giovedì 12 novembre 2009

TRADITI E TRADITORI



“Repetita juvant”? Non credo. L’essere umano è uno zoccolone!
di Filippo Giannini

"Non c’è niente di più difficile e pericoloso che introdurre un nuovo ordine di cose, perché il cambiamento ha per nemico tutti coloro che si trovano bene nelle vecchie condizioni e solo tiepidi difensori in quelli che potrebbero trovarsi bene nelle nuove". (Niccolò Machiavelli)

E’ molto probabile che questi argomenti furono da me già trattati; quindi chiedo perdono ai miei pazienti lettori se li ripropongo, dato che non ho ancora digerito – e mai digerirò – la mascalzonata di Fiuggi. D’altra parte gli antichi sostenevano che repetita juvant.
Appena dopo la nascita del MSI, da noi giovanissimi era stato accettato con entusiasmo un inno del quale desidero citare alcuni versi: "Siamo nati in un cupo tramonto – di rinuncia, vergogna, dolore – siamo nati in un atto d’amore – riscattando l’altrui disonor (…)". Questi versi che trovo tutt’ora bellissimi (e struggenti), oggi sono dimenticati o, addirittura sconosciuti, eppure dovrebbero essere stati riproposti subito dopo la mascalzonata di Fiuggi.

Perché questa premessa?
Qualche tempo fa fui invitato in una cittadina umbra per un incontro con alcuni giovani di Destra. L’organizzatrice conoscendo i miei sentimenti verso quel partito, mi pregò di non entrare in polemica politica e di attenermi scrupolosamente solo all’argomento storico, in quanto quei "giovani sono completamente a digiuno di storia contemporanea". Mi attenni alla richiesta e notai, nel corso dell’esposizione, il notevole interesse che suscitava nei presenti, l’argomento.
Ricevetti, poi, una lunga lettera spedita da uno dei partecipanti a quell’incontro, nella quale, fra l’altro si legge: "Ho ascoltato con interesse il suo intervento in occasione della inaugurazione del Circolo (…). Desidero sottolineare alcune questioni di carattere storico-politico, in ordine alle quali desidererei conoscere il suo pensiero". Andando avanti nella lettura è aumentato in me il dubbio che nel corso dell’esposizione mi fossi spiegato male o la platea avesse mal compreso il mio intervento. Questo giovane che mi ha scritto, che è giovane, ma non giovanissimo, e di cui per motivi intuibili non faccio il nome, si richiama alle “idee della Destra sociale” . Più avanti scrive: "A questo punto la destra sociale può e deve trovare il modo di “incidere” (come ha detto Fini) proponendo azioni che proseguano il cammino interrotto dagli avvenimenti della storia". Che significa? Forse anche i lettori che mi leggono interpretano questa frase come la intendo io? Cioè, colui che mi ha scritto ci vuol dire che Fini propugna la ripresa di quel cammino che fu interrotto nell’aprile 1945 a seguito della sconfitta militare ottenuta grazie all’apporto delle forze massoniche e plutocratiche? Se così fosse Gianfranco Fini, che gode la mia più profonda disistima, dimostrerebbe una capacità di truffare la buona fede del prossimo tale da insegnare la materia ad Arsenio Lupin.
Benito Mussolini – a cui tanto spesso faccio riferimento – ammonì: "La corruzione NON è nel sistema, ma è DEL sistema". Cioè, è il sistema (quello parlamentare democratico, per intenderci) che tutto corrompe, tant’è che senza questo sistema non si sarebbe verificata la mascalzonata di Fiuggi.
Allora, qualora mi fossi mal spiegato, invito chi mi ha scritto, a rileggere le dichiarazioni del suo presidente, dichiarazioni di inequivocabili denunce del fascismo e del suo Capo; si vada a rileggere le Tesi Programmatiche presentate nell’infame Congresso: "L’antifascismo fu il momento essenziale per il ritorno dei valori (belli, questi “valori”, li godiamo ogni giorno, nda) democratici che il fascismo aveva concultato (!!!)". Si vada a rileggere quanto disse in un’intervista nella City di Londra (non per nulla è una delle sedi della massoneria internazionale): "Mussolini è stato già condannato (?!) dalla storia"; o l’altra dichiarazione rilasciata al quotidiano parigino Le Monde il 16 giugno 1996: "J’ai rèpudiè solennellement la dictature de Mussolini". O anche, vada a riascoltare con quanta foga Fini condannò Mussolini, il fascismo e la Repubblica Sociale nella trasmissione Rosso e Nero rispondendo al super rosso super milionario Santoro.
Potrei continuare, ma qui mi fermo, non prima però di aver chiarito un concetto: quando scrivo di Storia, non lo faccio per una meritevole difesa di un Onesto, ma perché ancora credo che questo sistema che tutto corrompe può essere sostituito con un altro che negli anni ’30 del secolo scorso, pur se appena tracciato, dette ottimi risultati.
E concludo con una sentenza del Duce il quale, riconoscendo la sua ingenuità tutta romagnola, disse: "Il tradito può essere un ingenuo, ma il traditore è sempre un infame". E l’infame riesce a salire sempre più in alto nella scala delle cariche istituzionali.

Mi riprometto di riprendere questo argomento ancora e ancora e ancora.

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