giovedì 1 ottobre 2009

Benito Mussolini l’uomo della pace

– Da Versailles al 10 giugno 1940.

Nella storiografia niente è definitivo. Il mestiere dello storico consiste nella ricerca instancabile di nuovi documenti, e nella rilettura di quelli già noti ma non ancora valutati correttamente. Quest’attività ha il nome di revisionismo, che non è una notizia “criminis” ma il titolo di un mestiere rispettabile. Come sostenne Renzo De Felice, lo storico, che rifiuta di rivedere, è un disoccupato o un copista.
“L’uomo della pace” (Greco & Greco editori, Milano), riferito a Mussolini è, senza dubbio, un titolo sacrilego, un’offesa ai santuari della storiografia di regime e uno sgarro alle circolari di Berlinguer. Se non che gli autori di questo inedito profilo di Benito Mussolini e Filippo Giannini, allegano una documentazione che mette nella tentazione di rivedere.
I fatti e i discorsi citati dagli autori sono inediti solo in parte. Ma sono giacenti nei luoghi severamente vietati alla memoria storica (l’opera defeliciana compresa). Inutilmente si cercherebbero nei libri di testo per le nostre scuole, notizie come il vero significato del patto Ribbentrop-Molotov, la storia dell’influenza cattolica (e gandhista e sionista) sulla politica coloniale dell’Italia e informazioni sulle responsabilità inglesi dell’ascesa di Hitler.
Il disprezzo di Mussolini nei confronti dell’ideologia nazista l’oblio è totale, a sinistra e, in qualche caso, anche a destra.
"Trenta secoli di storia ci permettono di guardare con suprema pietà talune dottrine d’oltralpe sostenute da progenie di gente che ignorava la scrittura, con la quale tramandare i documenti della propria vita, nel tempo in cui Roma aveva Cesare, Virgilio e Augusto> (Op. cit., pag 65).
L’alleanza militare con la Germania non attenuò questo disprezzo; nel 1943, sulla rivista personale di Mussolini (“Gerarchia”) furono pubblicati diversi articoli di Francesco Orestano, dove si affermava che solo la religione cristiana poteva dare un senso al nuovo ordine europeo.
I Diari di Goebbels dimostrano che questi scritti furono giudicati come offese intollerabili dall’alleato. Perfino durante il tragico periodo della Rsi (lo ha documentato lo scrittore socialista Enrico Landolfi) il conflitto ideologico tra Mussolini e i nazisti rimase aperto ed ebbe momenti tempestosi. Identico il giudizio di Gianni Baget Bozzo, il quale considera assolutamente incompatibili le due ideologie, e assurdo il logo “nazifascista”.
Il disprezzo ideologico si coniugava con il timore, costantemente nutrito da Mussolini, nei confronti della potenza tedesca. Opinione, questa, manifestata da Renzo De Felice: Gli sforzi compiuti dal governo italiano per costruire un argine alla Germania nazista vanno dal tentativi di costruire (conferenza di Stresa) un fronte italo-franco-britannico, alla piccola intesa antinazista con l’Austria e l’Ungheria; dal sostegno a Dolfuss fino alla costruzione di un vallo alpino (il Vallo Littorio), progettato in funzione antitedesca. La costruzione di questa linea di difesa al Brennero fu interrotta solo nel 1941! (op. cit., pag.111).
Purtroppo i tentativi di Mussolini furono ostacolati prima dal governo inglese che firmò (1935) un indecoroso accordo navale con la Germania, in seguito al fronte popolare, che conquistò il potere in Francia nel 1936, in pratica nella fase che decise il destino dell’Europa (op. cit., pag. 75).
Della fatalità di questi errori si rese conto Winston Churchill quando dichiarò:
Ma il fatto più singolare documentato dagli autori riguarda la trattativa – condotta alla fine dell’agosto 1939 – dal governo italiano con quello inglese per evitare la guerra o almeno circoscriverla. Il seguito di questa trattativa fu la strana belligeranza italiana nella prima fase della guerra, in pratica l’ordine dato ai comandi delle truppe italiane schierate sul confine con la Francia di non intraprendere azioni aggressive.
Il generale Emilio Faldella così commentava: "Per la prima volta della storia una guerra aveva inizio con l’ordine di non sparare" (op. cit., pag. 180).
Pochi giorni dopo la comunicazione di quest’ordine la flotta e l’aviazione francese iniziarono pesanti bombardamenti sulle città della Liguria e Lombardia. Solo a questo punto Mussolini impartì il comando di cambiare la disposizione difensiva in offensiva. Il libro non ha la pretesa di sconvolgere la storiografia e di assolvere Mussolini da tutte le colpe.
Ma la sua lettura dimostra che esistono ancora vaste zone d’ombra, che gli storici, revisionisti per essenza, devono ancora indagare. Ad esempio il contenuto della voluminosa cartella di documenti che Mussolini portava con sé e che sparì nel misterioso vortice di Dongo.
(Piero Vassallo)
(Il Tempo)
http://www.filippogiannini.it/recensioneversailles.htm

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