Antonino Amato
19.09.09 - “Straniero, annunzia agli Spartani che qui giacciamo, obbedendo alle loro leggi”, sta scritto sull’epigrafe in onore degli Spartani caduti alle Termopili. Io penso che una simile epigrafe possa anche essere collocata sulle tombe dei nostri 6 soldati uccisi, il 17 settembre 2009, a Kabul e sulle tombe dei nostri 21 soldati uccisi, in questi anni, in Afganistan. Penso anche che una simile epigrafe andrebbe anche collocata sul sacrario di El Alamein e nei cimiteri nei quali sono stati sepolti i soldati della Repubblica Sociale Italiana.
Penso questo perché il “soldato” va dove lo manda lo Stato, struttura organizzata di una “Patria” e di una “Nazione”. E, pertanto, il soldato va sempre onorato. E solo ai “politici” andrebbe chiesto conto delle guerre. Finita la Seconda Guerra Mondiale, certi valori si sono capovolti. E’ successo, dunque, che taluni politici, andati ad El Alamein per onorare i nostri soldati caduti in quella storica battaglia, abbiano cianciato di “guerra sbagliata”.
Segno della confusione intellettuale e morale nella quale ci è toccato vivere. E, difatti nel 1948 abbiamo firmato il Trattato di Pace. E i politici, che si sono succeduti dal 1948 ai nostri giorni, non ne hanno ancora denunciato le clausole più disgustose, le clausole più ingiuste. Ci dicono, i politici di questa “Repubblica di Arlecchini e di Pulcinelli” che noi, da “nemici”, siamo diventati “amici” dei nemici da allora. Ma costoro, gli Arlecchini e i Pulcinelli, si sono ben guardati dal correggere i seguenti articoli:
Articolo 16: l’Italia s’impegna a non perseguire coloro che, nel corso della guerra, hanno favorito la vittoria degli Alleati;
Articolo 17: l’Italia s’impegna a non consentire la ricostituzione del Partito Nazionale Fascista sotto qualsiasi denominazione.
E non si avvedono, gli Arlecchini e i Pulcinelli che dal 1945 ai nostri giorni governano la “Italia liberata” che, così dicendo e così proclamando, fanno una sfacciata “apologia del fascismo”. Come se dirsi “Italiani” e dirsi “Fascisti” fosse la stessa medesima cosa; mentre per dirsi “antifascisti” si debba necessariamente dirsi anche “anti Italiani”. Concetto evidentemente aberrante e che io non mi sento di sottoscrivere.
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Succede, dunque, che quegli stessi medesimi figuri che condannano la riconquista della Libia e la conquista dell’Abissinia, esaltino come dovere il nostro “stare in armi in Afganistan”. Come se, mentre noi tutti sappiamo che gli USA ci hanno portato in Afganistan perché la multinazionale “UNOCAL” vi impiantasse i suoi gasodotti ed oleodotti; solo loro, gli Arlecchini e i Pulcinelli, ignorassero i “fatti concreti”. Segno evidente che, nel cuore e nelle menti di costoro, la “Patria” non si chiama più “Italia”. Ma “UNOCAL”.
Che Padre Giove li fulmini.
http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_AAmato_090919_La-Patria-degli-italiani-si-chiama-Italia.htm
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