domenica 9 agosto 2009

Perle risorgimentaliste

La negazione di Dio

"II governo borbonico rappresenta l’incessante, deliberata violazione di ogni diritto; l’assoluta persecuzione delle virtù congiunta all’intelligenza, fatta in guisa da colpire intere classi di cittadini, la perfetta prostituzione della magistratura, come udii spessissimo volte ripetere; la negazione di Dio, la sovversione d’ogni idea morale e sociale eretta a sistema di governo."

Il lord non aveva mai visitato di persona una prigione borbonica. Nonostante lo avesse ammesso egli stesso a Napoli - tra il 1888 e il1889 - dove si trovava per essere festeggiato dai maggiorenti del Partito Liberale, questa perla è circolata sui testi scolastici per un altro secolo ancora e qualcheduno (anche di notevole livello culturale - sic!) la ripete tuttora.

Per quel che ci risulta il primo testo a far luce su questo falso storico è stato quello di Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi editore.
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Epopea dei Mille e piastre turche

"Studi in archivi e su periodici di Edimburgo mi hanno permesso di rile­vare e confermare il versamento a Garibaldi di una somma veramente ingen­te, durante la sua breve permanenza a Genova, prima che la Spedizione sciogliesse le ancore.

La somma, riferita con precisione, è di tre milioni di franchi francesi. Questo capitale tuttavia non venne fornito a Garibaldi in moneta francese, bensì in piastre d’oro turche.

Non è agevole valutare il valore finanziario di tale somma. Riferito alle valute dell’epoca dei principali Stati europei, e rapportandolo al reddito na­zionale, con larga approssimazione si tratta di molti milioni di dollari di og­gi".

[Tratto della relazione tenuta da Giulio Di Vita al convegno “La liberazione d'Italia ad opera della Massoneria” organizzato a Torino (24 e 25 settembre 1988) dal Centro per la storia della Massoneria e dal Collegio dei Maestri Venerabili di Piemonte e Valle d'Aosta]

A questa perla bisogna aggiungere che sempre nella stessa relazione si parla anche del misterioso naufragio in cui perì Ippolito Nievo, custode dei fondi segreti della spedizione e della relativa documentazione.

A cosa servirono le piastre? A corrompere ufficiali e dignitari borbonici. Perchè in tanti si lasciarono corrompere? Qualcuno avanza l'ipotesi che la mancata epurazione dei quadri dell'esercito (mai avvenuta, neppure negli anni della restaurazione!) abbia lasciato mano libera alle varie sette liberali o liberaleggianti nei centri di comando dell'esercito borbonico.
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Calatafimi

"Qui si fa l'Italia o si muore", magari a pronunciare la famosa frase fu il generale borbonico Landi mentre accettava una fede di credito - si dice sia stato Garibaldi in persona a offrirgliela- di quattordicimila ducati [224mila €, 430milioni di vecchie lire] in cambio della non belligeranza contro i garibaldini.

La storiella della fede di credito potrebbe essere una bufala, il fatto che tutti i figli di Landi abbiano fatto poi carriera nell'esercito italiano invece è una verità acclarata.

Ovviamente questa perla sui testi scolastici è meglio evitarla, non ci sono prove documentali.

Abbiamo volutamente tralasciato altre perle siciliane, come la caduta di Palermo, l'aiuto dei picciotti, la promessa della terra ai combattenti per la libertà, le speranze separatiste poi deluse. Dovete studiare un po' anche voi, come abbiamo fatto noi, "fatti non foste a viver come bruti" o sì?
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Garibaldi a Napoli - Pensioni ai camorristi

Liborio Romano, in giugno, prende contatti col capo della Camorra Salvatore De Crescenzo - detto Tore ‘e Criscienzo, ospite delle galere napoletane per otto anni - e gli offre la liberazione in cambio del sostegno alla rivoluzione. Nel mese di luglio, Don Liborio, ministro della Polizia, li arruola nella guardia urbana col compito di mantenere l’ordine pubblico fino all’arrivo di “Don Peppino”.

Garibaldo, una volta giunto a Napoli e avendo saccheggiato tutto ciò che c'erta da saccheggiare, decretò un vitalizio a Marianna De Crescenzo [detta la Sangiovannara] sorella di Tore ‘e Criscienzo.

Si puo' infangare la storia patria con una perla simile? No, ovviamente, meglio che il popolo bue (soprattutto quello meridionale) non le sappia certe verità.

Magari, sapendole, potrebbe cominciare a votare diversamente.
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Il mito del Sud arretrato

Il Meridione possedeva una flotta mercantile pari ai 4/5 del naviglio italiano ed era la quarta del mondo, ne facevano parte più di 9800 bastimenti per oltre 250mila tonnellate ed un centinaio di queste navi (incluse le militari) erano a vapore.

Quando si sottolinea l'inadeguatezza del sistema viario meridionale al momento dell'unità si omette di parlare dei trasporti marittimi e dei commerci via mare che reano sviluppatissimi.

Nelle Due Sicilie ci fu l’istituzione del primo sistema pensionistico in Italia (introdotto nel 1813 con ritenute del 2% sugli stipendi degli impiegati statali).

Potremmo continuare con tanti esempi inconfutabili, ma per la perla del Sud arretrato - la più dura da sgretolare - vi consigliamo la lettura di un ebook gratuito scritto da un dottore, Giuseppe Ressa (visto che gli storici accademici non si scaldano per la verità storica - forse poco redditizia in termini di prebende statali - la storia per ora la riscrivono i dottori! complimenti a Ressa per la sua lodevole e documentatissima fatica) che potete liberamente scaricare e stampare - in formato pdf qui da noi, nella versione originale formato doc-msword dal sito di Brigantino, Il Portale del Sud.
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Il sistema industriale napoletano?

"Sarebbe difficile fare il totale di tutte le espressioni denigratorie messe in circolazione in Italia e fuori, e a tutti i livelli della pubblica informazione, per svilire il ricordo dei Borbone di Napoli. "Il protezionismo borbonico" è una di queste, e viene solitamente impiegata per sottintendere che il repentino crollo del sistema industriale napoletano e, in genere, della manifattura meridionale, dopo l'unificazione statale piemontese, va addebitato alla precedente politica".

Quando si sottolinea l'inadeguatezza del sistema industriale meridionale al momento dell'unità gli accademici lo liquidano come un inconsistente parto della politica protezionistica borbonica.

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