venerdì 7 agosto 2009

La gente era serena e laboriosa nel suo sguardo c’era amore e amicizia non odio e risentimento ....

IL NOSTRO CINQUECENTO DIECE E CINQUE, ATTENDE UN EQUO GIUDIZIO
CHI HA STUDIATO IL SOMMO POETA COMPRENDERA’ IL TITOLO
di Filippo Giannini
Da un quotidiano di tiratura nazionale, leggo e trascrivo: . Premetto che anche il sottoscritto si reca quasi ogni anno a rendere omaggio (e porsi delle domande) a colui che considero un grande, onestissimo uomo. Mai ho indossato, in quelle circostanze una camicia nera, né mostrato gesti nostalgici, anche se nel mio intimo questo senso lo avverto fortemente e ciò aumenta di giorno in giorno, man mano che vivo le rovine e lo sfascio di questo Paese.
Sono passati quasi sessantacinque anni (tre generazioni) dal suo assassinio e l’ombra di quell’uomo incute ancora timore. Perché? Molti, tanti, troppi sentenziano che la persona del Duce e la sua creatura, il fascismo . A prescindere dalla banalità dell’affermazione (quando mai la storia ha condannato qualcuno o qualcosa?), su quali basi è stato fatto uno studio serio e storico su Benito Mussolini?
Ho ricevuto dal Signor Fabreschi (un altro nostalgico) che vive a Sydney, una lettera di una signora che intendo proporre per esternare, alla fine di questo articolo, una SFIDA.
Ecco quanto scrive la Signora Maria Vezzi. Ricordando mi sento felice perché la mia mente fa un tuffo nel passato e rivedo per un attimo il mondo tranquillo.
La gente era, serena e laboriosa, nel suo sguardo c’era amore e amicizia, non odio e risentimento, i giovani felici, semplici e spensierati, vivevano la loro giovinezza fra persone oneste e serene, ignorando tutto ciò che di brutto e di infamante oggi viviamo.
Le belle città italiane erano ordinate, pulite, con le loro aiuole ed i loro giardini pieni di fiori. Si respirava aria salubre.
La nostra Italia era bella, dignitosa, rispettata e invidiata ovunque.
Grazie, BENITO MUSSOLINI (maiuscolo nel testo, nda), ancora grazie di cuore, della vita ci hai fatto assaporare solo il meglio ed hai saputo infonderci i più nobili valori, sei stato il migliore dei Padri!
La mia giovinezza e quella dei miei conterranei l’hai resa sana, limpida e pura. E noi che oggi ti sentiamo offendere da tanti che si dicono puri e non lo sono, che si dichiarano onesti e non lo sono, noi che ti sentiamo ingiustamente vilipeso da tanta zavorra, che ci guida e ci circonda. Ti ricordiamo con maggiore rispetto e tanta nostalgia.
Ci auguriamo che l’Onnipotente faccia luce sui giovani di oggi guidati verso il baratro! Essi che nella vita hanno conosciuto, purtroppo solo il peggio: assassinii, rapine, sequestri di persone, stragi,,atti di violenza, droga, intrallazzi, scandali in tutti i settori, possano un giorno non lontano conoscerti per quello che sei veramente stato e glorificarTi per quanto hai dato alla nostra Italia con vera coscienza e con spirito di abnegazione.
RIPOSA IN PACE, BENITO MUSSOLINI (così nel testo, nda).
Maria Vezzi>.

Queste parole di grande semplicità della Signora Vezzi, si contrappongono a quelle del Sindaco di Predappio, Sig. Giorgio Frassineti. La prima dipinge un uomo tutto dedito al proprio Paese, il secondo ne vieta, addirittura il ricordo. Qualcuno potrà obiettare: . Giusto, ma la Signora Maria Vezzi non lo è?

E allora: Chi era Benito Mussolini?

Ecco l’opinione di Silvio Bertoldi, tratta dall’introduzione dei volumi Io Mussolini di Guido Gerosa.
.
Sin qui (e altro ancora) il giudizio di Silvio Bertoldi.
Quella di Luigi Sturzo, il padre della moderna Democrazia Cristiana, secondo quanto scrive Francesco Malgari: .
Così era il fascismo? Così Mussolini?
Il giudizio del Pontefice Pio XII è completamente diverso; infatti nel 1952 disse: .
Commovente è la rievocazione dello storico e giornalista svizzero Paul Gentizon che sul n° 24 della rivista Les Mois Suisse, del maggio 1945, scrisse un necrologio su Benito Mussolini del quale riportiamo alcuni brani significativi: Coloro i quali vogliono in ogni costo raffigurarlo come un essere intrattabile, rude, duro come il granito si ingannano completamente (…). Il potere non lo logorò per niente. Per tutta la vita egli conservò intatta la sua spontaneità emotiva.
Non si possono enumerare i suoi atti di bontà (…). Il bilancio del Fascismo? Ha nome: strade, autostrade, ferrovie, canali di irrigazione, centrali elettriche, scuole, stadi, sports, aeroporti, porti, igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche, industrie, commercio, espansione economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia, Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, Corporazioni, Dopolavoro, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola, Enciclopedia, Accademia, Codici mussoliniani, Patti Lateranensi, Conciliazione, pacificazione della Libia, marina mercantile, marina da guerra, aeronautica, conquista dell’Abissinia.
Tutto ciò che ha fatto il Fascismo è consegnato alla storia. Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini (…)>.
Sul fascismo, allora, una scomunica o, come da molti considerato, una nuova concezione di vita, un nuovo rapporto con il mondo del lavoro, una nuova forza spirituale che si sintetizza in tutte le forme della vita morale e intellettuale dell’uomo? In altre parole, una specie di religione laica o una invenzione mefistofelica?
Silvio Bertoldi, Luigi Sturzo, Pio XII, Paul Gentizon, giudici dello stesso uomo, ma con giudizi così contrastanti, stridenti. Troppo stridenti: da una parte la descrizione di una specie di clown, con tutti i difetti possibili e con caratteristiche quasi demoniache. Dall’altra parte è il ritratto di un uomo, di un grande uomo.
Allora chi era Mussolini? Quello che lascia intravedere il Sindaco di Predappio, oppure quello invocato dalla Signora Maria Vezzi? Quello dipinto da Guido Gerosa e da Francesco Malgari, o quello commemorato da Paul Gentizon e da Pio XII?
C’è un solo modo per stabilirlo (e qui mi rivolgo principalmente al Sindaco di Predappio): un processo! Sì un processo; si faccia ora quel processo che non è stato mai fatto. Basta con le chiacchiere, basta con le “sentenze senza appelllo”. Sia il Sindaco di Predappio, il Signor Giorgio Frassineti ad organizzare il processo nella piazza principale del paese dove nacque Benito Mussolini. Si appresti un Collegio d’accusa, un Collegio di difesa e si nomini un Giudice. I due Collegi dovranno disporre di tecnici (storici) che illustrino cinquant’anni di storia italiana. Gli italiani – e non solo gli italiani – come abbiamo potuto constatare nei nostri contatti, saranno gli spettatori. Lasciamo a casa le “furbatine”, così che si potrà emettere un sereno giudizio conclusivo sull’uomo Mussolini Benito, e sul regime da lui concepito e realizzato.
Dato che i “liberatori ci hanno liberato” anche della nostra cultura, mi rivolgo ai giovani di oggi, somari nella scuola, per spiegare il titolo di questo articolo.
Cari giovani, quando la scuola italiana era fra le migliori del mondo (oggi siamo all’ultimo posto in Europa, dopo l’Albania) non c’era il chuwing gum, né i tatoo, e neanche i pearcing e avevamo la disgrazia di studiare la nostra letteratura, principalmente Dante Alighieri (che non era il terzino dell’Empoli) il quale scrisse la Divina Commedia (in realtà così fu citata da Boccaccio, perché Dante l’aveva titolata solo Comedia), ebbene nel Purgatorio, XXXIII canto (da non confondersi con gli acuti di Peppino Di Capri), Dante Alighieri fa parlare Beatrice (attenzione, cari giovani amici, Beatrice non era la compagna di Ronaldo), la quale così profetizzò la venuta di un Messo di Dio (attenzione, di nuovo, messo non è il maschile di Messa), appunto il D (cinquecento). V (cinque) e X (dieci). Comprendo che per voi studenti di oggi è una cosa piuttosto astrusa, ma sforzatevi un po’. Quindi ponendo insieme le lettere romane formiamo DVX, il quale, a detta di Beatrice sarà portatore di un tempo nuovo (1). Anche se è senza speranza di essere compreso, riporto i versi di Dante:
l’aguglia che lasciò le penne al carro,
per che divenne mostro e poscia preda;
ch’io veggio certamente, e però il narro,
a darne tempo già stelle propinque,
secure d’ogn’intoppo e d’ogne sbarro,
nel quale un cinquecento diece e cinque,
messo di Dio, anciderà la fuia
con quel gigante che con lei delinque>.
Allora, Signor Sindaco, ci faccia sapere… rompa l’omertà!

P.S. Questo articolo è stato spedito anche al Sindaco di Predappio.
______________________
1) A scanso di equivoci desidero ricordare che il DVX auspicato da Dante (tramite Beatrice) era molto probabilmente l’Imperatore Arrigo VII al quale fu concessa la corona imperiale, in Laterano, nel giugno 1312. Quello da “Noi” ricordato è stato un Messo d’altri tempi.

1 commento:

  1. Concordo.ho vissuto in parte la storia delle lapide ma mi rifiutati di eseguirle nel caso non venissero ricordati i fatti apposte le effigie ed i corpi di appartenenza.
    Onore ai caduti della R.S.I. Ai Martiri Della X°.
    E a tutti gli italiani che non aumentarono.
    Biasimo ai rinnegati....

    RispondiElimina