IGNUDE NEL VENTO
Post n°1137 pubblicato il 03 Luglio 2009 da vocedimegaride
Tag: Editoriali
di Marina Salvadore
Secondo il Garante della privacy "non tocca all’Autorità fissare le regole che presiedono al rispetto della libertà d’informazione garantita dalla Costituzione, se non quando siano concretamente in discussione eventuali e puntuali violazioni della riservatezza dei cittadini". Per Pizzetti "non vi è ragione di ritenere che la regolazione in via generale della libertà di stampa abbia una diretta e immediata connessione con la tutela della privacy, che deve invece sempre essere valutata caso per caso". Il succo: No alle sanzioni penali per i giornalisti che pubblicano informazioni acquisite e trattate dai giudici! Ad esprimere perplessità sulle nuove regole relative ai limiti della pubblicabilità di notizie acquisite e trattate dai giudici, Pizzetti l’ha precisato nella relazione sull’attività 2008, rilevando che "una nuova disciplina è opportuna" ma ribadendo "perplessità sul ricorso a sanzioni penali a carico degli operatori dell’informazione". Non è chiaro, però, se possono essere assimilati agli operatori dell’informazione anche certi personaggi piuttosto equivoci e molto politicizzati che hanno disinvolto accesso alle confidenze di certi discutibili magistrati in determinate procure. Stabilire quindi il legittimo confine dove la libertà d’informazione personale cessa laddove inizia la libertà della corretta informazione della collettività. Per scendere nei dettagli della controversa filosofia su privacy e diritto di stampa occorrerebbe l’applicazione di un codice etico in primis a certi “padreterneschi” magistrati eppoi agli unti di questi, gli intruppati politicizzati; per entrambi, infatti, la deontologia è un optional, soprattutto da quando proprio certi pennivendoli di regime hanno supportato il trasformismo dello scoop in scandalistica e della Giustizia in Giustizialismo. Statuti ed ordinamenti degli Ordini professionali sono normalmente aggirati, specialmente quando c’é da creare il MOSTRO da sbattere in prima pagina, strumentale agli sporchi affari personali degli scalpitanti Torquemada ed in campagne denigratorie senza fine per la danza macabra di vittime e carnefici, sullo schema trito e ritrito di quanto accade nei Tribunali con le litanie ispirate dei Pentiti o nelle sedi di Partito con i cecchini di professione. Il sistematico ricorso alla calunnia ed al giustizialismo ha finito con l’impreziosire di una certa allure solo una determinata schiatta schierata, la “sinistra” nomen omen, con le sue toghe, i suoi lacchè, i suoi pentiti, i suoi tutori del disordine ed i suoi paraprofessionisti del disOrdine dei giornalisti. E’ la Storia che certifica questa mia esternazione; personalmente, sono aliena ad ogni formazione partitica. Tornando ai paragiornalisti dei quali in tanti hanno surclassato in abilità e notorietà i professionisti dell’informazione, non mi spiego come mai il siciliano Pino Maniaci, uno dei più tenaci anchormen della cronaca sul territorio difficile della mafia siciliana, abbia dovuto subire vessazioni e denunce da parte del Potere e sudarsi all’inverosimile un tesserino da pubblicista, pur di poter accedere regolarmente all’inserimento nell’albo professionale. Da anni, i suoi servizi e le sue inchieste raccontano quel territorio – la mafia, gli affari, le complicità – come nessun altro. Per tale motivo ha ricevuto un’infinità serie di minacce e intimidazioni, fino all’aggressione dell’anno scorso…. senza contare le circa 300 querele. Lo scorso 8 maggio è comparso anche davanti al Tribunale di Partinico per rispondere del reato d’esercizio abusivo della professione giornalistica, in barba all'articolo 21 della Costituzione. Cosa ancora più grave, l'Ordine siciliano dei giornalisti, invece di sostenere chi fa informazione vera - cosa rara, in Sicilia - decise di costituirsi parte civile nel processo. La decisione dell’Ordine siciliano è un fatto indecente, rasenta il fiancheggiamento della mafia perché ha contribuito a isolare Pino Maniaci. Ritengo che Maniaci sia un uomo più orientato, probabilmente, a sinistra ma al di là dell’interpretazione del suo pensiero o delle sue collaborazioni, Maniaci sarebbe stato da considerarsi un giornalista anche senza imprimatur e bollino dell’Ordine Nazionale con relativo pagamento del balzello annuale; esattamente come quella stessa Sicilia ha nominato sul campo giornalista addirittura GRAN giornalista – soprattutto dopo che è morto assassinato – quel discusso personaggio di Peppe Alfano, chién de chambre del PM Olindo Canali, dichiarato, poi, Vittima della Mafia sulla base di dichiarazioni, poi ritrattate con lettere autografe alle varie Procure, del “pentito” Bonaceto, un povero diavolo tossicodipendente usato come un grimaldello dal Canali in alcuni processi personalizzati… Se fosse edotto sui fatti della lontana Sicilia, il Garante della Privacy avrebbe oggi liquidato con quei due o tre concetti filosofici il rapporto tra Informazione e Giustizia?… e l’inerzia della Destra al Governo, soprattutto del suo ministro autoctono della Giustizia – un giovane rampante e stimato, come lo definiscono - in qual maniera sarebbe da interpretare se non che ognuno, da sinistra a destra, ha i suoi bei scheletrini nell’armadio o – come si dice a Napoli – ha “fatto cofecchie”. Stranamente nessuno si è indignato – neppure la Difesa Contrada – ad un fatto gravissimo quale la pubblicazione di una “agenzia” Ansa mai battuta dall’Ansa da parte di uno dei peggiori detrattori di Bruno Contrada nonché eccelso esponente risarcito dell’ANTIMAFIA che dal network dei suoi “soliti noti” Blogger Riuniti, pontifica al vetriolo, da anni, contro l’inerme Contrada garantito al limone al pubblico ludibrio dall’utile sigillo della Cassazione! Eppure, l’”agenzia” motu proprio del soggetto in questione è risultata esser vera quindi raccolta tra le mani a coppa direttamente dalla fontana scrosciante di certa ciarliera magistratura! Che ne pensano il garante della Privacy e l’Ordine dei Giornalisti? Bruno Contrada, avendo perduto ogni diritto ha perso, forse, la qualifica di “cittadino” nonostante stia risarcendo la Nazione, da anni, con gli emolumenti pensionistici drasticamente ridotti poiché degradato di ruolo nella Polizia… nonostante stia “pagando” la pena inflittagli, come un comune contribuente? E che dire, per contro, del mai risarcito avvocato Giuseppe Santalco che dopo dodici anni di processo la Cassazione ha giudicato innocente? Tuttavia, il caos nell’Informazione alla collettività non è alimentato solo dal personalismo utilitaristico di certi privilegiati tuttofare dell’Antimafia – autentica Casta – o anche da giornalisti e principi del Foro adusi a raccattare comodamente casi, cause e popolarità su internet; è favorito soprattutto dalla mancanza di passione per il proprio lavoro, dalla globalizzazione infame di ogni settore amministrativo: dalla Giustizia alla Sanità alla Cultura all’Informazione. Professionisti o paraprofessionisti in corsa per il bollino blu sui sentieri della produttività quantitativa e non qualitativa. Esempio eclatante – dopo aver segnalato il gravissimo fatto dell’Ansa inventata – è quest’altra “agenzia” scritta peraltro da un cane: “Roma, 1 lug. (Adnkronos) - Bruno Contrada potrebbe ottenere il differimento della pena e quindi tramutare la detenzione domiciliare in differimento il libertà. La Cassazione, infatti, accogliendo un ricorso presentato dal difensore dell'ex agente del Sisde oggi 78enne ha sottolineato che il Tribunale di Sorveglianza di Palermo, lo scorso 13 gennaio, nel bocciare la richiesta di differimento in liberta' dell'esecuzione della pena non ha specificato con "elementi di fatto specifici, concreti e significativi l'attualità' della pericolosità sociale del condannato". Peccato che questa “news”, oltre la dislessia palese del compilatore non contenga i requisiti della tempestività essendo la perfetta replica molto postuma della medesima già battuta nei primi giorni di giugno 2009. Giornalisti come impiegati del Catasto? Persino lo yogurt soggiace ad una ministeriale data di scadenza! Ma il colmo lo si raggiunge con la sequela scalpitante di titoli che diverse testate dedicano a questa replica di agenzia ed alla postuma conferenza-stampa tenuta dalla Difesa Contrada; ne trascrivo parte finale di una, per tutte: ”…. La Suprema Corte ha annullato l'ordinanza impugnata e, rinviando per nuovo esame il caso al Tribunale di Sorveglianza di Palermo, ha sottolineato che Contrada "non può lamentarsi della mancata considerazione delle due note della Questura di Palermo" dal momento che esse hanno una data anteriore al provvedimento "a lui sfavorevole del Tribunale di Napoli che le valuta espressamente". Detto questo, però, piazza Cavour sottolinea che "il Tribunale di Sorveglianza", cosa che non ha fatto, "avrebbe dovuto valutare nuovamente (anche d'ufficio) la pericolosità sociale del condannato, che deve essere attuale". [Adnkronos/Ing]”. L’articolo, scritto con i piedi da chi non è in grado neppure di metabolizzare correttamente una notizia da divulgare alla plebe, lascia spazio a nuove odiose congetture, a dubbi incresciosi per chi – da tempo – cerca di dipanare matasse imbrogliate dell’incredibile caso Contrada. Cosa deve intendersi per "non può lamentarsi della mancata considerazione delle due note della Questura di Palermo" dal momento che esse hanno una data anteriore al provvedimento "a lui sfavorevole del Tribunale di Napoli che le valuta espressamente"? L’indecifrabilità del codice criptico giustiziere-giornalese adottato nella news cerca forse di assegnare qualche defaillance alla Difesa Contrada che innanzi il Tribunale di Napoli non avrebbe cumulato alle perizie cliniche anche le due informative della Questura di Palermo? Eh già! I non addetti ai lavori potrebbero capire persino questo… ma ritornando alle scadenze dello yogurt ed agli impiegati – questa volta, togati - del Catasto, il ridicolo li ammanta; se due informative della Questura di Palermo prodotte durante la carcerazione a S.Maria Capua Vetere trattano di un Contrada non socialmente pericoloso, quale “attualità” delle predette informazioni avrebbero preteso quelle teste di chiodo dei giudici di Napoli, stimando il detenuto impossibilitato ad intrattenere rapporti se non medianici ed in seduta spiritica con la criminalità palermitana? Colmo dello sfottò, la Cassazione sancisce pure che Contrada non è tenuto a lamentarsi di questa somma idiozia! Non faccio di tutta l’erba un fascio; so che esistono magistrati silenziosi e perbene che svolgono degnamente il proprio lavoro come una vera e propria missione sociale: sono quelli intelligenti, perspicaci, preparati… che non furoreggiano sulle pagine dei giornali ed in tivù, come, per esempio, il procuratore Gaetano Dragotto che – come apprendiamo in data odierna dal Corsera “ Su un blog anonimo metteva alla berlina le sentenze impresentabili. E per un titolo impresentabile il Csm non lo ha confermato procuratore generale di Ancona. A dispetto del parere unanime e altamente positivo inviato al Csm dal consiglio dei colleghi del suo distretto. Per questo Gaetano Dragotto lascia la magistratura. Questione di stile è la motivazione che avrebbe spinto il plenum a silurarlo. A causa di un doppio senso, utilizzato per bacchettare una collega (non nominata) che sbagliava i calcoli delle attenuanti e delle aggravanti regolati dall’articolo 69. Ma lui si difende: «Il blog era riservato a pochi amici. Era anonimo come le sentenze. Virgolettava solo alcune perle. Come la sentenza di un collega della Cassazione sul barista che serve detersivo per lavastoviglie nell’acqua minerale. Stabilisce che se il liquido è puro il barista non è punibile, se diluito sì: per contraffazione. Se il cliente morisse sarebbe omicidio colposo. E il primo presidente della Cassazione e il pg hanno votato contro la mia riconferma», dice, amareggiato, Dragotto.” Divertiamoci a segnalare gli altri “svarioni” pubblicati da Dragotto del quale apprezziamo l’autoironia ch’è, solitamente, attributo delle persone colte, intelligenti e sensibili. Ce n’è per tutti i gusti! “… ridevamo dei pasticci scritti nelle sentenze », come quella sulla «prostata salvifica». L’aveva fatta franca un maniaco che aveva mostrato la sua virilità a una bimba ferma in auto con il finestrino aperto, giacché il giudice aveva attribuito l’esibizione alla impossibilità di «trattenersi dall’urinare». Senza domandarsi perché non si fosse allora rivolto verso il muro. Oppure le attenuanti generiche, concesse a un senegalese «perché l'imputato è africano e l'Africa è povera ». O quella nella quale il computo di un terzo della pena di tre mesi faceva sempre tre mesi. E infine quella della giudice che applicava male l’articolo 69. «Lei deve essersi riconosciuta, forse avvertita da qualche collega, si è offesa per il titolo sarcastico e ha avvertito il Csm» - racconta Dragotto - ma la preistruttoria per incompatibilità ambientale a causa della caduta di stile si è subito chiusa. Ed è finita lì. “. E’ umano chiedersi come mai il Governo, la Presidenza della Repubblica ed i vari ministri della Giustizia succedutisi fino ad oggi non abbiano mai messo mano alla puntuale revisione di titoli, capacità e requisiti culturali e deontologici dei “togati del Catasto”? Noi servi della Gleba eleggiamo ad honorem Dragotto ai vertici del CSM! All’excursus ovvero alla diabolica sarabanda tra la Giustizia e l’Informazione che vanno a braccetto nei modi che abbiamo visto, non può mancare una perla: la neoeuro-neuro parlamentare Sonia Alfano, screditata vittima della mafia pluririsarcita, figlia del non giornalista Peppe Alfano (cui cristianamente tributiamo umana pietas per la sua tragica fine). Nel mentre ci informa d’essersi data allo studio del DIRITTO, pur non avendone bisogno, visto che da anni collabora anzi decide delle sorti di alcuni indagati e condannati amministrati dal solito Olindo Canali in quel dell’allegra Procura di Barcellona P.G., in procinto di sedere a Bruxelles sullo scranno di “Tonino Scaglio La Prima Di Pietro”, costei si interroga sui Grandi Misteri Italiani, in particolare su Ustica, promettendo dal suo blog di fare luce sul misfatto irrisolto (che grazie a lei sarà risolto!) dimenticandosi d’essere ella stessa uno dei più grandi Misteri Italioti degli ultimi vent’anni!
Buona fortuna, Itagliani Brava Gente.! A voi che silenziosi e pagnottisti , con la vostra ignavia , lacolpevole indiffernza, siete i veri responsabili ... i complici... della Casta!
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