domenica 5 luglio 2009

Azione unitaria dei movimenti meridionalisti al falso plebbiscito

A LARGO DI PALAZZO RIALZA LA TESTA LA NAZIONE DEL SUD

Prove tecniche di un’azione unitaria fra i movimenti meridionalisti. Sabato 20 giugno i principali responsabili dei Comitati per le Due Sicilie, i rappresentanti del Movimento Insorgenza, i Neo Borbonici, seguiti da numerosi simpatizzanti, si sono dati appuntamento innanzi a Palazzo Reale nella piazza intitolata al “falso Plebiscito”. Sempre più gente sta prendendo coscienza che per 150 anni il Meridione d’Italia è stato colonizzato dalle truppe piemontesi.
Per chi non avesse contezza del fenomeno basti pensare che nel giro di pochi anni, dalla Campania alla Basilicata, dalla Calabria al Basso Lazio, fino alla nostra Puglia si sono moltiplicati i movimenti di ispirazione Meridionalista.
Un arcipelago molto frammentato, a dire il vero, ma accomunato da un filo conduttore: la ritrovata consapevolezza di essere parte integrante di quella che per circa settecento anni è stata una grande Nazione: il Sud Italia, meglio rappresentata fino al 1861 come Regno delle Due Sicilie.
Una storia che affonda le radici nella preistoria degli orgogliosi popoli italici, mescolatisi nei secoli con le etnie del bacino del Mediterraneo, dando vita al glorioso e fecondo periodo della Magna Grecia che, con Taranto, tenne testa alla preponderante civiltà Romana.
Un territorio rimasto sostanzialmente immutato sin dai tempi di Ruggiero II d’Altavilla, definito “Il Reame per eccellenza”: a nord, il confine partiva da Civitella del Tronto sotto Ascoli ed arrivava a Gaeta passando per Leonessa, L’Aquila, sopra Pontecorvo e quindi giù fino al Mar Tirreno; a sud, il confine era il mare stesso, compresa la Sicilia. Dopo la caduta dell’Impero Romano, i territori del futuro Regno furono in parte sotto il dominio bizantino (Bassa Puglia, Calabria, Sicilia e Ducato di Napoli), in parte sotto il dominio longobardo (il Ducato di Benevento); nel IX secolo la Sicilia cadde in mano musulmana. Nei secoli successivi, specie
nell’XI, la situazione geopolitica del Meridione precipitò in una tristissima frammentazione di piccoli potentati locali, mentre gli antichi domini bizantini e longobardi andavano via via sempre più perdendo il controllo della situazione. Si arrivò progressivamente in una sorta di “guerra di tutti contro tutti”, aggravata dalle continue incursioni saracene. In tale stato naturalmente il Meridione si impoverì e indebolì; chi ne seppe approfittare furono i normanni, guidati dalla audace famiglia degli Altavilla (Hauteville). Questa ritrovata consapevolezza trae vigore dalla rilettura della storia recente, principalmente inquadrata nei decenni che precedono l’Unità ’Italia. Con Carlo III di Borbone il Regno delle Due Sicilie fu attraversato da fermenti culturali ed economici che lo portarono a divenire, dopo il periodo di occupazione francese ed il conseguente Congresso di Vienna, la terza potenza economica d’Europa, con Napoli capitale che primeggiava con Parigi. Innumerevoli sono i primati conseguiti dal Regno sotto la guida dei Borbone; guida illuminata e progressista, al contrario di quanto affermato dalla propaganda dei colonizzatori piemontesi cui fece da apripista il mercenario Giuseppe Garibaldi, che col suo “compagno di merende” Nino Bixio si rese autore di eccidi di massa, dalla Siclia sino ai confini settentrionali del Regno, consegnando a Vittorio Emanuele II un territorio per nulla rassegnato alla colonizzazione ed al sopruso. Si apre, quindi, uno squarcio di luce anche sul periodo definito “del Brigantaggio”, durante il quale per domare la forte resistenza partigiana l’esercito piemontese, guidato da Enrico Cialdini, non esitò ad inviare ben 120.000 uomini a bruciare villaggi, uccidere donne e bambini pur di sofforcare la resistenza dei “Briganti”: i nostri veri, primi Partigiani.
Il 1861 segnò per la nostra Nazione una data infausta: fummo depredati dei nostri cantieri navali; fu depauperata la nostra agricoltura di qualità, i cui prodotti erano presenti ed apprezzati sui mercati internazionali; rapinate lo flotte mercantili e militari che solcavano indisturbate il bacino del Mediterraneo; rapinate le casse del Regno, confiscati il Banco di Napoli ed il Banco di Sicilia, i cui tesori inestimabili servirono a rimettere in sesto l’asfittica economia del Piemonte e ad avviare l’infrastrutturazione del Lombardo Veneto, sottratto al dominio dell’Austria. Alle nostre genti restò la via dell’emigrazione verso le Americhe e l’Europa, accompagnati dal marchio d’infamia di “mafiosi” e “pezzenti”. Un destino triste ed inglorioso per un popolo sacrificato sull’altare di interessi internazionali:dalla, allora, imminente costruzione del Canale di Suez, per finire alla politica colonizzatrice dei paesi del Nord Africa ad opera di Francia ed Inghilterra, estromesse dal quadrante Nord Americano.
Il raduno di Napoli ha costituito uno dei primi, sostanziali, tentativi di incidere sull’opinione pubblica attarverso una presenza fisica e culturale di uomini e donne del Sud che hanno suonato la “sveglia” per il popolo meridionale.
(Salvatore Valentino)

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