mercoledì 24 giugno 2009

Ferdinando Galiani

I "LUMI" NAPOLETANI

la vita e le opere di
Ferdinando Galiani

a cura di Alfonso Grasso

Ferdinando Galiani, economista e pensatore, intuì con straordinario anticipo sui tempi l'inapplicabilità del liberismo al regno di Napoli, almeno nelle forme "selvagge" teorizzate dai suoi contemporanei.

Galiani fu in primo luogo un economista, e in tale campo fu per tanti versi un vero e proprio precursore: fu per esempio contrario all’applicazione “selvaggia” del liberismo economico, in quanto esso dove modularsi a seconda delle condizioni oggettive dell'economia dei singoli paesi. Sostenne anche che la ricchezza di una nazione non può essere commisurata unicamente alla quantità di oro posseduta. Fu scrittore e pensatore illuminista brillante, polemico sia verso il vuoto accademismo, sia verso l’eccessiva fiducia nella ragione.

Nato a Chieti il 2 dicembre 1728 da famiglia pugliese, fu avviato agli studi a Napoli dallo zio Celestino, Prefetto dei Regi Studi. Rivelò ben presto precoci doti intellettuali, nonché la predisposizione alla critica positiva ed al metodo scientifico applicato all’economia. Giovanissimo, nel 1735 aveva tradotto e commentato “Le considerazioni delle conseguenze del ribasso dell’interesse e del rialzo della valuta e della moneta” del Locke. Da questi studi, e dalla frequentazione di altri esperti di economia, quali Alessandro Rinuccini, Ferdinando maturò il proposito di organizzare razionalmente la materia, mettendo a confronto i diversi pensieri di economia politica. Ne scaturì nel 1751 il famoso trattato “Della Moneta” [scaricabile da questo stesso sito]. Ferdinando non aveva ancora compiuto ventuno anni!

L’opera riscosse enorme interesse in tutto il mondo ed il Galiani si impose all'attenzione degli studiosi d'economia, tra cui il lombardo Beccaria. La notorietà dell’opera sopravvisse all’autore tanto che finanche Carlo Marx la cita ripetutamente nel Capitale.

Tra il 1759 ed il 1769 “l’abate” [1] Galiani fu a Parigi come segretario dell'ambasciata napoletana, entrando in contatto con gli ambienti illuministici, e fu amico di Diderot. Dominò i salotti intellettuali della capitale francese con il suo spirito e il suo brillante ingegno. Al termine del periodo parigino, pubblicò in francese l'altro importante saggio di economia "Dialogues sur le commerce des bleds”, 1770 (Dialoghi sul commercio dei grani), in cui espose la tesi della limitazione delle teorie liberiste in funzione delle condizioni oggettive dell'economia dei singoli paesi.

Tornato a Napoli continuò i suoi studi scrivendo varie opere, tra le quali ricordiamo La Descrizione della spaventosa eruzione del Vesuvio, 1779; Del dialetto napoletano, 1779; Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, 1789; Sui doveri dei principi neutrali verso i principi belligeranti e di questi verso i neutrali, 1782): “Galeota in Parnaso venticinque motti”. Un posto sé occupa l’epistolario in cui, tra l’altro, il Galiani rievoca i ricordi dei costumi, le tradizioni e il dialetto della Capitanata.

Morì a Napoli il 3 ottobre del 1787 ed è sepolto nella chiesa dell’Ascensione.

Alfonso Grasso

ottobre 2006

[1] Abbiamo virgolettato il termine che avrebbe potuto trarre in inganno: il Galiani era un abate laico, non era cioè un religioso.

Centro Culturale e di Studi Storici "Brigantino - il Portale del Sud" - Napoli e Palermo ilportaledelsud@fastwebnet.it ®copyright 2006: tutti i diritti riservati. Webmaster: Brigantino.

Sito derattizzato e debossizzato

Nessun commento:

Posta un commento