di Maurizio Barozzi
A nessuno piace sentirsi parte di partiti o governi criminali e così molti “compagni” si aggrappano a tesi farlocche.
Girano, infatti, tesi che cercano con ogni mezzo di addebitare questo massacro ai tedeschi, utilizzando buona parte delle “prove falsificate” già a suo tempo usate dai sovietici e riciclate per palati di bocca buona.
Ma si tratta di una farsa storica, laddove oltretutto i tedeschi che pur hanno compiuto rappresaglie e repulisti etnici a sfondo razziale, non avevano alcuna necessità di un genocidio del genere, mentre invece i sovietici anche in altre regioni si erano sempre distinti in opere di “repulisti” soprattutto di intellettuali, ufficiali e rappresentanti della borghesia locale, al fine di garantirsi la “sovietizzazione del paese da loro invaso.
Tra le migliaia di ufficiali polacchi uccisi, vi erano 7000 soldati della riserva che nella vita civile erano laureati, professionisti e dirigenti, cioè costituivano quella élite intellettuale e sociale che il regime comunista sovietico considerava “nemica di classe”.
Nella prefazione del libro del prof. Victor Zaslavsy, università Luiss di Roma: “PULIZIA DI CLASSE”, ed, Il Mulino 2006 si sostiene:
«"Intorno al massacro di Katyn la propaganda staliniana realizzò, non senza la complicità dei politici e degli storici occidentali, una gigantesca operazione di falsificazione, occultamento e rimozione della verità che non ha paragone nella storia contemporanea. I sovietici cercarono di addossare la colpa dell'eccidio alle truppe tedesche, creando una propria
Oggi la Storia ha dovuto prendere atto delle responsabilità sovietiche, e le Enciclopedie di ogni paese hanno dovuto riconoscerle. Inevitabilmente anche la Enciclopedia on line Wikipedia si è dovuta adeguare.
Katyn, infatti, fu una esecuzione di massa, da parte dell'NKVD sovietica, di soldati, soprattutto ufficiali polacchi, ma anche civili polacchi che complessivamente riguarda 21.857 cittadini, prigionieri di guerra dei campi di Kozel'sk, Starobil'sk e Ostaškov e i detenuti delle prigioni della Bielorussia e Ucraina occidentali, fatti uccidere su ordine di Stalin nella foresta di Katyn' e nelle prigioni di Kalinin, Char'kov e di altre città sovietiche.
Quelli uccisi nella foresta di Kathyn vennero scoperti dai tedeschi e denunciati il 13 aprile 1943 e furono sottoposti alla ispezione di una commissione internazionale.
La responsabilità sovietica del massacro apparve evidente, tanto che alcuni membri del governo polacco in esilio a Londra, si rifiutarono per ogni eventuale azione di guerra comune con i sovietici.
I sovietici negarono per anni la loro responabilità, contro ogni evidenza, fino al 1990, quando riconobbero l'NKVD come responsabile del massacro e della sua copertura.
Persino Winston Churchill espresse in privato l'opinione che le atrocità erano state probabilmente compiute dai sovietici, ma al contempo rassicurò i russi: «Dobbiamo sicuramente opporci vigorosamente a qualsiasi "investigazione" da parte della Croce Rossa Internazionale o di qualsiasi altro organo»
Nel 1944 Franklin D. Roosevelt incaricò il capitano George Earle, suo emissario speciale nei Balcani, di raccogliere informazioni su Katyń.
E anche Earle concluse che l'Unione Sovietica era colpevole, ma Roosevelt per esigenze belliche ordinò la soppressione del rapporto di Earle, impedendo anche con un ordine scritto allo stesso Earle di pubblicare le sue indagini.
Nel 1951-‘52, un'indagine del Congresso statunitense chiuse ogni indagine e concluse che i polacchi erano stati uccisi dai sovietici.
A guerra appena conclusa i sovietici, con pressioni facilmente comprensibili, raccolsero alcune false confessioni di tedeschi prigionieri che si accusarono dell’eccidio, ottenendo la permuta a 15 anni di lavori forzati invece della esecuzione. Alcune confessioni però erano piene di assurdità, rasentando il ridicolo e quindi non furono usate a Norimberga.
La rivelazione della verità
Nel 1989 studiosi sovietici rivelarono che Stalin aveva effettivamente ordinato il massacro; nell'ottobre 1990 Michail Gorbačëv porse le scuse ufficiali del suo paese alla Polonia, confermando che l'NKVD aveva giustiziato i prigionieri e rendendo nota l'esistenza di altri due luoghi di sepoltura simili a quello di Katyń: Mednoe e Pjatichatki.
Che Gorbaciov fosse un infame liquidatore della eredità sovietica era vero, ma in qusto caso la verità in Russia si era già fatta strada fin dai tempi di Brezniev.
Finalmente nel 1992 alcuni funzionari russi rilasciarono documenti top secret del «Plico sigillato n. 1». Tra questi vi erano: la proposta del marzo 1940, di Lavrentij Berija, di passare per le armi 25.700 polacchi dei campi di Kozelsk, Ostashkov e Starobels e di alcune prigioni della Bielorussia e dell'Ucraina occidentali, con la firma (tra gli altri) di Stalin; estratti dell'ordine del Politburo del 5 marzo 1940; e una nota di Aleksandr Šelepin a Nikita Chruščëv del 3 marzo 1959, con informazioni sull'esecuzione di 21.857 polacchi e con la proposta di distruggere i loro archivi personali.
Il 22 marzo 2005 la Camera dei deputati della Polonia approvò all'unanimità un atto con il quale richiedeva che sugli archivi russi venisse tolto il segreto.
Nel 2007 con regia di Andrzej Wajda e produzione dell’ Akson Studio, Istituto Polacco di Roma, Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano, venne prodotto un film “KATYN, che cerco di attenersi ai fatti reali narrando la storia di 22.000 ufficiali dell’esercito polacco, sterminati con un colpo alla nuca e seppelliti in fosse comuni nella foresta di Katyn dai soldati sovietici dell’Armata Rossa che avevano invaso la Polonia.
Nel 2010, finalmente, il governo russo accolse parzialmente la richiesta polacca, mettendo online i documenti oramai già noti.
Tratto da.
https://www.facebook.com/maurizio.maubar.1/posts/152829745944355
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