Molti hanno la convinzione che un apparato legislativo che conta ben 945 parlamentari sia sinonimo di grande eterogeneità delle idee (dopotutto ogni parlamentare dovrebbe portare una boccata d’aria fresca composta dal portfolio delle competenze che si porta dietro); ciononostante dobbiamo constatare che le cose non sono così semplici.
Cosa dice la scienza politica in merito al parlamento?
Molte definizioni sono state enunciate, comunque è bene riassumere il tutto con un postulato dall’indiscutibile validità: in sostanza il parlamento è quell’istituzione dove le persone che sono state elette (a seguito di una candidatura) si impegnano per promuovere l’interesse generale del paese (mediante l’utilizzo delle prerogative legislative). Tutto questo dovrebbe far presumere che il nostro paese poggia su una base sicura, dopotutto stiamo parlando di persone (solitamente altamente competenti) che hanno messo a disposizione sé stesse e le proprie qualità per concorrere (insieme agli altri parlamentari) all’ obbiettivo cardine: il corretto funzionamento del paese.
Quando la realtà non va d’accordo con la teoria
Qui c’è veramente molto da dire, quindi ora più che mai, è bene partire con ordine. Nel nostro parlamento non sono presenti molti partiti (d’ altronde non è facile superare la soglia di sbarramento), però c’è da constatare un fenomeno abbastanza strano riguardo il corretto funzionamento dell’attività parlamentare: non è un segreto che ci sono teorie (di cui qualcuna abbastanza convincente) che affermano come la maggior parte dei parlamentari segue (a grandi tratti) le linee guida del partito di riferimento. Fino a qui nulla di strano, però potremmo porci una domanda abbastanza importante: se tutti (o quasi tutti) seguono il protocollo d’appartenenza alla lettera, dove va a finire l’unicità data dal contributo personale del singolo politico? Diverse volte ci sono state lamentele che riguardavano il fatto che c’erano persone che non sapevano cosa stavano votando durante un disegno di legge (puntualizziamo che per il momento si trattano solamente di voci); inoltre tutto questo ha irrimediabilmente decretato il sistema di baronato dove il leader del partito è una sorta di sovrano assoluto (dato che dispone di molte più risorse e potere carismatico rispetto a un semplice esponente politico). In tutto questo è bene dire che è abbastanza pronosticabile che, chi non la pensa come l’élite del partito di appartenenza possa avere qualche problema in più (come magari essere relegato in una sorta di condizione di minoranza con eventuale esclusione dai circuiti politici).
Contro la formazione di nuove idee e correnti che devono garantire il superamento dei problemi
Qui arriva la parte un po’ più celata. Un tempo potevamo dire che la politica era quel processo che portava alla formazione di nuove idee (chiamate anche paradigmi politici). Il motivo di tutto questo è dato dal fatto che: la politica stessa dovrebbe garantire quel costante processo di evoluzione che si conclude (di solito) con il superamento di una eventuale fase di stallo. Peccato che ora tutto questo è messo in discussione da ciò che abbiamo scritto in precedenza. In ultima analisi quindi, qualora ci fosse un problema (anche abbastanza grosso), potremo senz’altro porci qualche domanda circa le possibilità per il superamento di tale problematica.
Essere audaci nel pensare con la propria testa
Ogni tanto possiamo vedere che ci sono persone giovani che si mettono in gioco con la convinzione di portare un’aria di cambiamento (magari presentandosi come consiglieri comunali o regionali). Ebbene, in tutto questo va riscontrato che il più delle volte, tali persone decidono di far parte della lista del personaggio che già conta parecchio (o della persona più autorevole) con la speranza di avere buone chances di essere eletto/a. Badate bene, è sbagliato farne una colpa, però tutto questo denota una scarsa propensione generale nella formazione di liste nuove (con idee presumibilmente nuove); inoltre c’è un altro dato da considerare che spiega questa tendenza: le poche persone che hanno deciso di costruire una propria lista (da sole), hanno quasi sempre fallito miseramente, quindi quest’ultimo postulato dovrebbe spiegare (ma senza giustificare pienamente) la tendenza di cui abbiamo appena parlato. In ogni caso va detto che ora come non mai, c’è bisogno di una spinta verso la coalizione da parte dei giovani in modo tale da organizzare e costituire un organismo compatto e perfettamente funzionante.
L’ immobilismo ci fa da padrone
Dato il quadro generale, è bene concludere con un’ultima analisi: purtroppo i partiti pensano di più a cambiare nome (per prendere più voti) piuttosto che cambiare la stessa struttura apportando un elevato grado di innovazione. Tutto questo, ahimè, ci sta portando in una fase di immobilismo assoluto dove potremo solamente notare che combatteremo le sfide del futuro con strumenti arcaici (dato che non c’è più quel processo di formazione delle idee nuove).
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Immagine in evidenza presa da “skuola.net”
TRATTO DA:
https://lemarginato.it/2019/08/30/vedo-molte-facce-ma-nessuna-testa/?fbclid=IwAR1b0tuwNV_ZEUulEKKDmO70iT2lNXfMreycbYoyZUo3DF7veFZgu4hwxDg
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