La scienza non mente, e l'analisi medico-legale di Aldo Alessiani va posta all'attenzione della storia
Il rigor mortis, la dinamica dei fori dei proiettili: ecco lo studio di uno scienziato e le prove di ciò che afferma
Abbiamo
cominciato a parlare, qualche giorno fa, del dossier Alessiani,
documento di estremo interesse per chi si dimena tra i misteri di
quell'aprile del 1945 quando Benito Mussolini venne assassinato insieme a
Claretta Petacci. Abbiamo già visto come l'epoca della morte sia da
farsi risalire al mattino, e non al pomeriggio come all'epoca si tentò
di far credere, e abbiamo anche visto come Alessiani abbia basato questa
sua affermazione su dati scientifici fondati sui tempi (certi, è
scienza) del rigor mortis. Vi sono poi altri elementi che mettono in
discussione la versione data all'epoca: l'integrità, per esempio, degli
indumenti che il Duce indossava a piazzale Loreto. Non vi sono fori nel
cappotto, non vi sono sulla maglia intima né sui pantaloni. Inoltre lo
stivale destro ha la cerniera rotta sin da prima dell'appendimento,
"come se - dice la dottoressa Conti, collaboratrice di Luciano Garibaldi
- già in preda alla rigidità cadaverica, lo avessero calzato a forza
incontrando resistenza per una postura viziata del piede", appunto a
causa della rigidità. Dunque le due deduzioni che scaturiscono
inevitabilmente: uno, che Mussolini è morto prima del pomeriggio del 28
aprile (e Alessiani, sempre poggiando ciò che dice sulla scienza,
individua il momento nella notte o all'alba del 28); due, che quando è
morto era privo di indumenti. L'indagine continua quindi con l'esame dei
nove colpi d'arma da fuoco che sull'autopsia sono verbalizzati come
"colpi vitali". Per "colpi vitali" si intendono i colpi inferti quando
il soggetto era in vita. La scienza è cosa esatta, e la medicina legale è
infatti in grado di definire con precisione se un colpo è stato inferto
in vita o post mortem. L'esame delle lesioni su un corpo dice tante
cose, bisogna solo sapere come queste lesioni si interpretano, le regole
sono certe, non siamo nell'ambito delle ipotesi. I nove colpi, così
come sono ben visibili nelle molte foto di quelle ore, escludono la
dinamica della fucilazione e fanno invece propendere per la dinamica
della colluttazione. Si tratta di esaminare foro di entrata, foro di
uscita e tramite, cioè il tragitto che il proiettile compie nel corpo. I
colpi provengono da due armi diverse: nella foto che proponiamo al
lettore (e che ci proviene dalla documentazione fornita da Alessiani a
Luciano Garibaldi), si possono evidenziare i nove colpi "vitali",
numerati: 1, 2, 3, 4 e 5 sono stati sparati da pistola, a distanza
ravvicinata, presentano orletto escoriativo emorragico e affumicatura.
La presenza dell'orletto escoriativo emorragico e della affumicatura
lasciano comprendere senza ombra di dubbio che sono stati esplosi sul
corpo privo di indumenti. Se infatti Mussolini avesse indossato un
indumento, esso indumento avrebbe trattenuto l'affumicatura, che dunque
non sarebbe presente sulla pelle. La lesione si presenterebbe diversa da
quella che si può osservare sulle foto esaminate da Alessiani e che il
lettore può facilmente reperire anche in rete. Noi abbiamo scelto di non
pubblicare mai quelle immagini, esse sono destinate infatti ai libri e
alle riviste specializzate: lì sono necessarie per la comprensione anche
scientifica di come sono andate le cose, libri e riviste specializzate
forniscono lo spazio necessario per un esame completo della vicenda,
spazio che qui non abbiamo per ovvie ragioni di struttura. La decisione
di non pubblicarle su questo organo di stampa (il lettore non trova
infatti qui le immagini di piazzale Loreto), che è un quotidiano, deriva
da una precisa scelta di rispetto per quelle persone orrendamente
trucidate dopo morte in un piazzale di Milano. I colpi contrassegnati
invece con i numeri 6, 7, 8 e 9 sono stati sparati da mitraglietta
automatica, a distanza ravvicinata. Infatti se fossero stati sparati da
una distanza maggiore sarebbero più distanti l'uno dall'altro, perché i
proiettili sventagliando divaricano. Altri dati che possiamo rinvenire
dai fori sono i seguenti: il tramite del foro 4 è verticale, dal basso
verso l'alto, e uscendo ha sfondato la teca cranica; se si osservano le
immagini di Mussolini sul tavolo autoptico si può vedere che anche se il
corpo è stato lavato, presenta il "tatuaggio" tipico dei colpi a
bruciapelo: parliamo del foro che abbiamo contrassegnato con il numero
5. Quando si presenta il "tatuaggio" significa che il colpo ha raggiunto
il corpo senza elementi ostativi tra il proiettile e il corpo stesso, e
a bruciapelo, appunto. In buona sostanza non vi erano ostacoli
intercettanti, cioè il corpo era privo di vestiti. Viceversa, il foro
numero 1 non presenta segno di affumicatura, nessun "tatuaggio":
evidentemente indossava le mutande di flanella. E infatti osservando le
foto di piazzale Loreto, queste mutande sono ben visibili nella parte in
cui fuoriescono dai pantaloni, all'altezza della vita, e si presentano
fortemente stropicciate, come se qualcuno avesse trascinato il corpo
tirandolo proprio dalle mutande di flanella.
Per oggi siamo costretti a fermarci qui,
lo spazio a nostra disposizione è terminato. Ma domani proseguiremo
nella nostra indagine, perché è giusto e sacrosanto che i lettori
sappiano che c'è stato un uomo, che si chiamava Aldo Alessiani, che ha
dedicato anni della sua vita alla ricerca di una verità evidentemente
ancora scomoda, ma che deve emergere, che deve essere raccontata. Una
verità basata non su ipotesi o fantasiose congetture ma su dati
scientifici inequivocabili.
emoriconi@ilgiornaleditalia.org
Emma Moriconi
tratto da: http://www.ilgiornaleditalia.org/news/la-nostra-storia/875173/Mussolini-fu-ucciso-nella-notte-.html
tratto da: http://www.ilgiornaleditalia.org/news/la-nostra-storia/875173/Mussolini-fu-ucciso-nella-notte-.html
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