lunedì 10 novembre 2014
STORIA DEL SINDACATO UNITARIO
di Romano Licata
10.000. IMMOBILI DI PROPRIETA’, DI CUI 5000 LA SOLA CGIL, 1 MILIARDO DI FINANZIAMENTO STATALE ALLA FACCIA DEL CACIO CAVALLO, MAI UN SOLO LICENZIAMENTO, MAI CONOSCIUTA LA CASSA INTEGRAZIONE E LA PRECARIETA’
La Confederazione Generale del Lavoro, “CGdL”, vide la luce nella città operaia di Milano nell’anno 1906.
Tra i protagonisti benemeriti di quell’epoca spicca il nome di Bruno Buozzi, nato a Pontelagoscuro nel 1881, il quale morirà assassinato a Roma il 4 giugno 1944.
Operaio metallurgico, Bruno Buozzi nel 1911 ricoprì la carica di Segretario della Fiom.
Nel 1925 divenne Segretario della CGdL. E proprio nel 1925, in qualità di Segretario della CGdL, a lui si deve la conquista della giornata lavorativa di 8 ore.
Nel 1926 dopo l’emanazione delle leggi che segnarono l’inizio del regime, si scostò dal fascismo. Venne perseguitato a causa di alcuni suoi scritti molto critici, per cui dovette emigrare all’estero, occupandosi sempre del sindacato.
Uomo molto onesto, corretto e coerente, fu un combattente attivo durante la Resistenza.
Con l’avanzare degli Alleati rientrò in Italia.
Gli Alleati durante l’avanzata destituivano tutte le istituzioni e le affidavano a persone di loro piena fiducia.
Secondo i piani degli angloamericani, Bruno Buozzi avrebbe dovuto riorganizzare il nuovo Sindacato, prendendosi cura di tutte le sedi e dei grandi capitali della C.G.d.L.
Ma la notte tra il 3 e il 4 giugno 1944, poche ore prima che gli americani entrassero a Roma e si mettessero a contatto con lui, venne assassinato nell’eccidio di La Storta, vicino Roma.
Eccidio tuttora rimasto avvolto nel mistero, anche perché più avanti Togliatti, ministro di Grazia e Giustizia, emanerà una amnistia tombale, coprendo le tracce di tanti oscuri delitti, effettuati dai partigiani.
Dopo il delitto Buozzi i politici, come avvoltoi, si precipitarono sul sindacato, prendendosi cura delle sorti e del patrimonio appartenuto ai lavoratori.
Il Sindacato del lavoratori passò dalle mani dirette dei lavoratori a quelle sporche dei politici.
Questo momento segna l’avvento di un falso ideologico, in virtù del quale il sindacato dei lavoratori non esisterà più. Infatti, appena 4 giorni dopo l’assassinio di Bruno Buozzi, esattamente il 9 giugno 1944, tra Giuseppe Di Vittorio per il PCI, Emilio Carnevari per il PSI, Achille Grandi per la DC, venne firmato il Patto Unitario, tramite il quale Patto si diede vita al nuovo sindacato unitario, che prese nome di C.G.I.L. e raccolse in sé sedi e patrimoni della estinta CGdL.
Per la prima volta nella storia del sindacato, non solamente italiano ma addirittura mondiale, i partiti politici si impossessarono del sindacato dei lavoratori, manipolandolo al suo interno.
Il sindacato, quindi, divenne di fatto un organo politico, e tutt’oggi è un organo politico.
Un autentico falso ideologico.
E’ facile immaginare che sin dall’inizio la coesistenza delle tre anime politiche apparve difficile per motivi ideologici e di interesse.
Il PCI aveva una visione universalistica e massimalistica del sindacato, sostenendo che bisognava occuparsi di tutti e di tutto, che bisognasse mettere le mani su ogni cosa.
La corrente della DC, al contrario, sosteneva che il sindacato doveva occuparsi dei propri iscritti ed esclusivamente di problematiche inerenti le questioni del lavoro, come era avvenuto sino ad allora.
Il PCI, forte della sua presenza nelle fabbriche, face sentire la sua voce grossa e non si diede per vinto. La rottura fu inevitabile. Nel 1950 la corrente della DC uscì dalla CGIL e fondò la CISL, occupandosi delle questioni legate al pubblico impiego, sino a quella data rimasto escluso dal sindacato.
Sempre nel 1950 l’anima laica e centrista dei socialdemocratici uscì dalla CGIL, creando la UIL.
Tutte e tre le organizzazioni, proprio per la loro origine POLITICA E NON SINDACALE, divennero l’anticamera dei partiti di riferimento.
Dalle loro organizzazioni hanno preso il volo verso la politica una infinità di sindacalisti .
Fenomeno scandaloso, tipico dell’Italia partigiana.
La CISL e la UIL si sono interessati quasi esclusivamente dei diritti dei dipendenti pubblici.
Invece, la CGIL , universalistica e massimalistica, si è intestardita nell’ interessarsi di tutto e di tutti, finendo col far perdere ai lavoratori privati alcuni diritti acquisiti.
Riformare la politica non si può, se non si riforma il sindacato.
Così pure, riformare il sindacato non si può, se non si riforma la politica.
Occorre in Italia un cambiamento radicale, prima che avvenga la fine di tutto.
E’ proprio quello che propone la Lega Nuovista. Il sindacato deve uscire fuori dai partiti e ritornare nelle mani dei lavoratori.
Ma soprattutto deve uscire fuori dalla Pubblica Amministrazione.
Come era una volta e come è giusto che sia.
Romano Licata del movimento LEGA NUOVISTA
Tratto da: https://www.facebook.com/groups/1411654589078496/1528314544079166/?
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