Dietro le iniziative descritte, nell’articolo sotto riprodotto, ci appaiono, si leggono in trasparenza, le pressioni della israel-lobby-USA che cerca da anni di chiudere la bocca, in USA, alla revisione storica del cosiddetto olocau$to ebraico, unico “argomento” capace diavvelenare definitivamente la favola dello sterminio, anche con camere a gas, dei vantati sei milioni, mito fondante del ghetto ebraico incistato in Palestina, ed arma di ricatto universale delle israel-lobby nel mondo. Dopo la Waterloo degli storici omologati nel contrasto della ricerca storica revisionista solo con leggi speciali “ultima chance” su “odio” e “discriminazione” si può tentare di arginare lo tsunami revisionista nella speranza di tacitare, dietro condanne e pesanti risarcimenti, chi prova che “avete mentito, abitualmente“!
L’articolo riportato è la fotografiadello smarrimento totale vigente nel mondo dei Goyim, conseguente all’mposizione dell’ideologia dei “diritti dell’uomo” alla fine degli anni ’40, citiamo il dott. Gianantonio Valli…
(…) D’altronde, chi sia stato a ideare ed imporre i Sacrosanti (diritti dell’uomo,ndr) il 10 dicembre 1948 e, nel 1950, l’United Nations Covenant against Genocide «patto delle Nazioni Unite contro il Genocidio», ce lo dice l’American Jewish Year Book 1952: «Our work on behalf of international safeguards for human rights has progressed steadily ever since we were instrumental in having the Human Rights provisions incorporated in the United Nations Charter at San Francisco in 1945, La nostra opera a sostegno della salvaguardia internazionale deiDiritti dell’Uomo è proseguita regolarmente fin da quando fummo di valido aiuto per fare inserire le disposizioni per i Diritti dell’Uomo nella Carta delle Nazioni Unite a San Francisco nel 1945» (le più pressanti Teste d’Uovo dietro il Segretario di Stato Edward Stettinius sono infatti Henry Monsky, Louis Lipsky e Israel Goldstein dell’American Jewish Conference, e Joseph Proskauer, Jacob Blaustein e Simon Segal dell’American Jewish Committee)…(Fonte)
Serve null’altro!
Olodogma
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Il campus introduce la polizia morale contro la discriminazione
Gli studenti di Wake Forest sono incoraggiati a denunciare qualunque abuso, dall’omofobia all’offesa su base “genetica”
di Mattia Ferraresi | 07 Settembre 2014
…All’università di Wake Forest, in North Carolina, la discriminazione e la libertà di parola si distingueranno grazie a un apposito modulo che allerterà un’apposita commissione, la quale prenderà i provvedimenti necessari.
…
Nelle università americane si sono moltiplicate negli ultimi mesi e anni le segnalazioni di soprusi e forme varie di discriminazione, fenomeno che è stato accompagnato da crescenti polemiche intorno a personaggi invitati a tenere discorsi, ai quali hanno dovuto infine rinunciare a causa delle lamentele di questo o quel gruppo universitario.
Si tratta di specificazioni della stessa tendenza a bollare come illegittimo tutto ciò che può disturbare o offendere una categoria rappresentata nel campus, fino al limite in cui un singolo studente è autorizzato a muovere anonime accuse per qualsiasi forma di discriminazione, anche quelle ancora da codificare.
Il modulo offre diversi generi di discriminazione da indicare con una crocetta:
in base al sesso,
alla razza,
alle abilità fisiche,
alla nazionalità,
alla religione,
all’età,
alla situazione finanziaria,
all’orientamento sessuale e
al gender,
poi ci si addentra ancora più nello specifico, con la discriminazione per
cittadinanza,
stato coniugale,
gravidanza,
status di veterano di guerra,
appartenenza a un’associazione e
“informazioni genetiche”, qualunque cosa voglia dire.
…
Nelle università americane si sono moltiplicate negli ultimi mesi e anni le segnalazioni di soprusi e forme varie di discriminazione, fenomeno che è stato accompagnato da crescenti polemiche intorno a personaggi invitati a tenere discorsi, ai quali hanno dovuto infine rinunciare a causa delle lamentele di questo o quel gruppo universitario.
Si tratta di specificazioni della stessa tendenza a bollare come illegittimo tutto ciò che può disturbare o offendere una categoria rappresentata nel campus, fino al limite in cui un singolo studente è autorizzato a muovere anonime accuse per qualsiasi forma di discriminazione, anche quelle ancora da codificare.
Il modulo offre diversi generi di discriminazione da indicare con una crocetta:
in base al sesso,
alla razza,
alle abilità fisiche,
alla nazionalità,
alla religione,
all’età,
alla situazione finanziaria,
all’orientamento sessuale e
al gender,
poi ci si addentra ancora più nello specifico, con la discriminazione per
cittadinanza,
stato coniugale,
gravidanza,
status di veterano di guerra,
appartenenza a un’associazione e
“informazioni genetiche”, qualunque cosa voglia dire.
E queste sono soltanto le categorie suggerite dalla burocrazia universitaria. Gli studenti sono invitati a specificare la loro “narrazione” dell’episodio se si sono sentiti discriminati ma non sanno esattamente a quale casella attribuire l’abuso.
Significa, in sostanza, che tutto,
da un’occhiata in mensa
alla battuta infelice,
per tacere dei cori alla partita di football,
può teoricamente trasformarsi in una forma di discriminazione da censurare e punire in modo esemplare.
Persino
uno scherzo fra membri di confraternite in goliardica competizione può costare la caduta nel sordido girone del pregiudizio, accanto ai commenti razzisti e alla discriminazione sessuale.
Chi decide quali parole e comportamenti sono leciti e quali inaccettabili?
Chi stabilisce dove finisce la libertà di parola solennemente protetta dal Primo emendamento alla Costituzione e inizia la “uguale protezione” contenuta nel Quattordicesimo?
Nel caso di Wake Forest la decisione spetta al “The Bias Incident Review Group” una commissione di burocrati del campus che esamina le segnalazioni e decide dei provvedimenti disciplinari.
Se l’abuso può comportare anche un reato, la commissione lo segnala anche alla polizia.
E’ una specie di polizia della discriminazione che intercetta tutto ciò che urta la sensibilità degli studenti.
La moltiplicazione dei diritti non può che comportare la moltiplicazione delle violazioni, e nell’attesa che ogni forma discriminatoria ottenga una corrispondente fattispecie di reato (s’inizia dall’omofobia ma si arriverà alla discriminazione sulla base delle “informazioni genetiche”) ci si affida alla polizia del pensiero.
Twitter @mattiaferraresi(http://80.241.231.25/ucei/Viewer.aspx?Date=Today&ID=2014090628282458)(Altra fonte http://www.ilfoglio.it/articoli/v/120697/rubriche/il-campus-introduce-la-polizia-morale-contro-la-discriminazione.htm)
Significa, in sostanza, che tutto,
da un’occhiata in mensa
alla battuta infelice,
per tacere dei cori alla partita di football,
può teoricamente trasformarsi in una forma di discriminazione da censurare e punire in modo esemplare.
Persino
uno scherzo fra membri di confraternite in goliardica competizione può costare la caduta nel sordido girone del pregiudizio, accanto ai commenti razzisti e alla discriminazione sessuale.
Chi decide quali parole e comportamenti sono leciti e quali inaccettabili?
Chi stabilisce dove finisce la libertà di parola solennemente protetta dal Primo emendamento alla Costituzione e inizia la “uguale protezione” contenuta nel Quattordicesimo?
Nel caso di Wake Forest la decisione spetta al “The Bias Incident Review Group” una commissione di burocrati del campus che esamina le segnalazioni e decide dei provvedimenti disciplinari.
Se l’abuso può comportare anche un reato, la commissione lo segnala anche alla polizia.
E’ una specie di polizia della discriminazione che intercetta tutto ciò che urta la sensibilità degli studenti.
La moltiplicazione dei diritti non può che comportare la moltiplicazione delle violazioni, e nell’attesa che ogni forma discriminatoria ottenga una corrispondente fattispecie di reato (s’inizia dall’omofobia ma si arriverà alla discriminazione sulla base delle “informazioni genetiche”) ci si affida alla polizia del pensiero.
Twitter @mattiaferraresi(http://80.241.231.25/ucei/Viewer.aspx?Date=Today&ID=2014090628282458)(Altra fonte http://www.ilfoglio.it/articoli/v/120697/rubriche/il-campus-introduce-la-polizia-morale-contro-la-discriminazione.htm)
…”l termine “natura” è stato bandito dal vocabolario contemporaneo. E’ una parola indicibile, politicamente scorretta, una maschera che nasconde intenzioni sinistre, una categoria desueta che non va contrastata ma delegittimata ed espulsa dal discorso pubblico. E’ lo spaventapasseri linguistico che scaccia le opinioni perbene. Evocare l’idea di natura come datità organica che tende a un fine è vietato nei dibattiti”… Olodogma (Fonte)
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http://olodogma.com/wordpress/2014/09/07/0804-la-follia-dei-diritti-delluomo-la-polizia-moraleuna-commissione-di-burocraticontro-la-discriminazione/
http://olodogma.com/wordpress/2014/09/07/0804-la-follia-dei-diritti-delluomo-la-polizia-moraleuna-commissione-di-burocraticontro-la-discriminazione/
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