11 settembre 2014. Anche quest'anno le TV hanno trasmesso con dovizia di impegno le celebrazioni dell'11 settembre 2001 (attentato islamico alle torri gemelle) negli Stati Uniti d'America.
Ma. come al solito, la sudditanza culturale dei giornali e delle TV italiane ed europee all'americanismo ha dimenticato un altro 11 settembre, che ci riguarda più da vicino: l'11-12 settembre 1683, la battaglia che permise di liberare Vienna dall'assedio dei Turchi islamici, che volevano conquistare tutta l'Europa.
La Chiesa cattolica attribuì a Maria l'ausilio in quella vittoria della Cristianità, sicché il 12 settembre si celebra il "nome di Maria".
Ricordiamo quell'avvenimento, che, peraltro, è stato bene illustrato nel recente film di Renzo Martinelli, intitolato per l'appunto "11 settembre 1683", di cui vi inviamo il trailer (cliccate sull'icona in basso e si aprirà il filmato con il sonoro).
Qui di seguito riportiamo un brano tratto da un articolo di Massimo Scalfati pubblicato nella rivista IL CERCHIO, diretta da Giulio Rolando (anno 2005), che vi trasmettiamo integralmente qui allegato (cliccate in basso sul doc. in PDF) e, vi invitiamo a leggere nella sua interezza perché tratta delle figure dei "Difensori dell'Europa Cristiana" (Carlo Martello, El Cid Campeador, Pio V, Marco d'Aviano e Jan Sobieski, Eugenio di Savoria) e contiene riflessioni di grande attualità circa il rapporto con l'islam:
""Alla fine del 1600 l’Austria era alle strette sotto la duplice minaccia dell’impero ottomano e della Francia di Luigi XIV.
Nel 1663, i turchi, dopo aver invaso la parte asburgica dell’Ungheria, con la complicità francese, avevano marciato su Vienna, ma erano stati fermati dall’esercito imperiale al comando di Raimondo Montecuccoli.
Nel 1683 essi radunarono nella piana di Belgrado un’armata di 200.000 uomini, composta anche da Tartari, e si diressero sulla capitale austriaca, facendo strage di 40.000 cristiani sul loro cammino.
A Vienna, evacuata, restarono solo i difensori, che sopportarono le durezze degli assalti turchi. Fra quelli c’era anche il frate cappuccino Marco d’Aviano, che contribuì a rafforzare il morale con pubbliche preghiere. Il suo motto era: “preghiera, penitenza e fiducia assoluta nella Vergine”.
Marco d’Aviano (1631-1699), già negli anni precedenti, da predicatore, era stato animatore di una rinnovata pratica di vita cristiana, con un forte impegno nella preghiera e nelle opere di misericordia, rafforzate dal dono delle conversioni e delle guarigioni.
Fu proprio la fama di taumaturgo che ne fece richiedere la presenza in varie parti d’Europa. Fu invitato alla corte imperiale di Vienna ben quattordici volte da Leopoldo I e vi si recò anche per ordini del Papato. Lì si trovò al momento dell’assedio.
Intanto, da Passau, Leopoldo I, sostenuto dal Papa Innocenzo XI, strinse alleanza con altri principi, che in settembre arrivarono in Austria: Carlo di Lorena con 21.000 soldati, Massimiliano Emanuele con 11.000 bavaresi e Giovanni III Sobieski con 25.000 polacchi e 7.000 sassoni.
Giovanni Sobieski (1674-1696), che era il re di Polonia, assunse il comando di tutta l’armata. In totale circa 60.000 contro ben 200.000.
La mattina dell’11 settembre 1683, dopo la messa al campo, l’armata di Sobieski si dispose all’attacco. Marco d’Aviano avanzava tra le truppe con il Crocifisso in mano, suscitando l’entusiasmo dei soldati.
Sobieski fece una mossa vincente: occupò le colline del Wienerwald a nord della città e, l’indomani (12 settembre), scendendo di lì sorprese i turchi. La memoria popolare polacca ricorda ancor oggi che gli ussari di Sobieski, alti e con le corazze scintillanti munite di ali (ussari alati), sembravano angeli liberatori al comando dell’Arcangelo Michele.
Dinanzi alle loro schiere sventolava il vessillo con l’immagine della Madonna di Chestokowa, quella stessa immagine che due secoli più tardi (1980) Lec Walesa e i lavoratori di Solidarnosch hanno issato sulle fabbriche di Danzica per contrastare la dittatura comunista. Iconografia che ritorna costantemente nella storia d’Europa.
La battaglia di Vienna durò dodici ore. Grazie ad una manovra diversiva di Carlo di Lorena, gli ottomani furono battuti. Scapparono, lasciando sul campo armi, harem, tonnellate di rifornimenti e migliaia di bovini, ovini e cammelli, e 600 giovani schiavi cristiani destinati ad essere venduti nei mercati mediorientali. Da quel giorno, il 12 settembre è diventato festa del SS. nome di Maria.
Vienna era salva, ma i turchi restavano ancora in Ungheria, Bosnia e Serbia. Marco d’Aviano si prodigò ancora affinché fossero liberate pure queste terre. A cacciarli dal suolo europeo, ci penserà, qualche anno dopo, il principe Eugenio di Savoia, nuovo condottiero dell’armata austriaca.
Marco d’Aviano è stato proclamato Beato dal Papa Giovanni Paolo II. Lo stesso Pontefice ha sovente ricordato con calore la figura di Giovanni Sobieski, uno dei vanti della sua cattolicissima Polonia"".
In proposito vi trasmettiamo anche un breve filmato polacco (Husaria) dedicato agli Ussari alati di Polonia (cliccate sull'icona in basso e si aprirà il filmato con il sonoro).
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