di Filippo Giannini
25 luglio 1943, le logge massoniche-liberalcapitaliste in quegli anni, anche se fortemente domate, ancora resistevano negli ambienti industriali e vicini alla Corona. Riprendiamo alcune pagine del mio volume “Il sangue e l’oro” per proporre ai lettori un fatto poco noto o, comunque, trascurato per spiegare certi avvenimenti accaduti in quei giorni.
Il 21 aprile 1943 Vittorio Emanuele III aveva ricevuto alcuni uomini politici che lo sollecitavano ad allontanare il Capo del Governo. La cosa era stata segnalata a Mussolini il quale rispose che era a conoscenza di questo incontro, ma che fidava nella lealtà del Re:
Due giorni prima il Duce aveva nominato Tullio Cianetti ministro delle Corporazioni.
Cianetti, quando nell’agosto 1939 apprese dell’accordo Ribbentrop-Molotov, reagì con soddisfazione. Infatti aveva scritto:
Proprio per queste idee Tullio Cianetti era considerato negli ambienti di Corte
Ad accreditare questa tesi è sufficiente ricordare gli insistenti tentativi di Mussolini per indurre, nel corso della guerra, Hitler a trovare il mezzo per giungere ad una pace separata con l’URSS e rivolgere così tutti gli sforzi contro i reali nemici del fascismo: le democrazie plutocratiche.
Ma torniamo al
La stesura di questa sezione di capitolo è suggerita da un esame del libro di “Memorie” del Ministro delle Corporazioni, che nella Prefazione avverte:
Mussolini, che trascorreva in casa un periodo di convalescenza, ricevette Cianetti a Villa Torlonia in un pomeriggio degli ultimi di maggio 1943. Il colloquio durò più di due ore. Il Duce appariva stanco e dimagrito, Cianetti avrebbe voluto parlargli brevemente, ma Mussolini gli disse:
Cianetti: Duce, desidero innanzi tutto fare una premessa, dichiarandovi che io credo al corporativismo forse come al vangelo di Nostro Signore.
Mussolini: Perché dite questo?
Cianetti: Perché ce ne è bisogno.
Mussolini: Anch’io credo al corporativismo (…). Avete un progetto?.
Cianetti: Si parla molto di concentrazioni industriali e lo si fa senza rendersi conto della portata di un così vasto problema. La concentrazione delle industrie presuppone quella del capitale e quando questo ha raggiunto un certo stadio si slitta con più facilità verso i monopoli, nei confronti dei quali desidero manifestarvi, fin da questo momento, la mia più netta avversione.
Mussolini si dice d’accordo e invita Cianetti a continuare.
Cianetti:
Il Duce, nel corso dell’esposizione, aveva continuamente fatto cenno di condividere il punto di vista del suo interlocutore. E allora? chiese.
Cianetti: Allora non c’è che un rimedio: stroncare la tendenza al monopolio e socializzare le aziende più importanti.
Mussolini: Voi pensate che siamo maturi per la socializzazione?.
Cianetti: Penso che siamo in notevole ritardo, Duce. La socializzazione è cosa troppo seria perché si possa attuare di colpo (…). Siamo al quarto anno di guerra e le guerre accelerano fatalmente i tempi dell’evoluzione sociale. Avremo reazioni violente da parte di alcuni capitalisti, ma questi signori si devono convincere che oggi non si sfugge più al dilemma: o corporativismo o collettivismo.
In pratica il Duce accetta in toto il programma di Cianetti, poi disse: E’ importantissimo: potremmo presentarlo al Consiglio dei Ministri nel mese di ottobre.
Ma Cianetti osserva: No, Duce, mi permetto di insistere sull’urgenza del provvedimento, data la inevitabile perdita di tempo alla quale ho accennato. Vi propongo, quindi, di non andare oltre il mese di luglio o agosto.
Mussolini: Sta bene, parlate con il Ministro della Giustizia e superate con lui gli ostacoli formali.
Uscendo da Villa Torlonia Cianetti sapeva di andare incontro a difficoltà non comuni.
Interessante è leggere le motivazioni con le quali Alfredo De Marsico, Ministro della Giustizia, bocciò il progetto di Mussolini e Cianetti (“Memorie”, pag. 385):
De Marsico: Tu, caro Cianetti, con questa legge mi calpesti e mi devasti addirittura tutto il diritto tradizionale.
Cianetti: Non lo metto in dubbio, ma osservo soltanto che il diritto non può congelare la vita e l’evoluzione degli uomini; o serve ad entrambe o sarà spazzato quando si rivelerà un ostacolo al progresso sociale.
De Marsico: Ma io non posso ignorarlo, questo diritto, e tanto meno infirmarlo.
Cianetti: Chi pretende questo? Io ti chiedo soltanto di trovare le formule che siano atte alla preparazione di un clima giuridico che possa accogliere le innovazioni sociali che propongo. Tu non puoi chiuderti nel sancta santorum del tuo tempio, ignorando un fermento sociale che va incanalato.
De Marsico: D’accordo, ma mentre tu sei la fiumana che avanza, io non posso essere che la diga che frena>
Cianetti: Scusa se ti interrompo, caro De Marsico, ma il paragone non regge. Ammesso che io rappresenti la fiumana, non ti pare che sia poco saggia l’esistenza di una diga? La fiumana deve andare al mare; opporle una diga vuol dire provocare inondazioni e disastri. Alla fiumana si preparano il letto, gli argini e le piccole serre a cascata per regolarne il corso verso il mare; è proprio quello che io ti chiedo. Non parliamo, quindi, di dighe, ma predisponiamoci a costruire gli argini.
Ci siamo soffermati a lungo sulle memorie di Cianetti perché siamo convinti che la “congiura di Corte e militare”, già in programma per rovesciare il Governo fascista, fu accelerata nell’invitare Cianetti a
Il Duce, data la situazione militare difficilissima, cercò di evitare che a quella si aggiungesse anche una crisi ministeriale. Sicché fu costretto a soprassedere; ma, come ricorda Cianetti, lo rassicurò garantendogli che il provvedimento sarebbe comunque stato varato,
Scrive a conclusione di questa vicenda Santorre Salvioli (“StoriaVerità”, N° 16) e del quale condividiamo l’opinione:
Tullio Cianetti, quasi al termine della sua vita osserva:
Il colloquio con Cianetti in quel lontano giugno 1943, probabilmente va letto nella consapevolezza di Mussolini che la guerra per l’Asse era fortemente compromessa, e il suo animo di vecchio socialista gli imponeva di lasciare l’Italia, anche se sconfitta militarmente, socializzata, cioè vincitrice sul piano delle innovazioni sociali.
La stessa operazione verrà riproposta l’anno successivo.
Cianetti al termine della guerra, nel 1947, si trasferì in Mozambico dove morì nel 1976.
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