giovedì 12 settembre 2019

Così la Cia creò l’Lsd (per controllare le menti)



L’intelligence usò la droga per condurre test su detenuti, spie e psicopatici con l’obiettivo di alterare la personalità. Senza volerlo contribuì alla rivolta generazionale degli anni 60

Così la Cia creò l'Lsd (per controllare le menti)
 
NEW YORK La Seconda guerra mondiale è finita da pochi anni. L’Europa, ancora distrutta, è spaccata in due. L’Unione Sovietica, ormai potenza nucleare, fa paura. L’America continua a vivere nel terrore anche quando doma il maccartismo e mette fine alla «caccia alle streghe». È l’alba della Guerra fredda e la Cia, convinta che gli scienziati russi stiano cercando di trasformare l’essere umano in un’arma controllando la sua mente e attribuendogli una nuova personalità, decide di giocare d’anticipo affidando a un brillante chimico, Sidney Gottlieb, un progetto che ha gli stessi obiettivi: scoprire se è possibile sopprimere il carattere di un individuo sostituendolo con un altro creato artificialmente.
Gottlieb, un uomo inquieto, scosso da pulsioni etiche che lo spingono a rifiutare la religione ebraica, quella della sua famiglia, per battere altre strade, dall’agnosticismo al buddismo zen, accetta di guidare un programma segreto che lo porterà a usare molti uomini come cavie (alcuni moriranno, altri impazziranno) convinto che, per quanto alto, questo sia un prezzo che vale la pena pagare per difendere la libertà dell’America e dell’Occidente. Ottenuta carta bianca e molti soldi, privo di controlli, Gottlieb investe 240 mila dollari nell’acquisto di tutte le scorte di una nuova droga, l’Lsd, che trova in giro per il mondo. Può essere la materia prima per trasformare la personalità: il chimico decide di sottrarla ai russi (e alla Cina di Mao, ancora isolata ma già temuta).
Inizia, invece, a sperimentare lui l’Lsd: prima in centri di detenzione sotto controllo americano in Germania, Giappone e nelle Filippine. Serve a tenere i test lontani da occhi Usa indiscreti, ma anche a ottenere l’aiuto di medici e chimici nazisti: la Cia usa i dati degli esperimenti fatti nei campi di concentramento tedeschi e giapponesi. Anche i metodi ricordano quelli degli abissi del dottor Mengele, l’«angelo della morte»: detenuti non protetti (spie nemiche, assassini psicopatici) torturati e drogati per misurare fino a che punto può arrivare la resistenza della mente umana.
Poi Gottlieb trasferisce, in modo meno cruento, i suoi esperimenti negli Stati Uniti: distribuisce l’Lsd a penitenziari e ospedali psichiatrici per esperimenti di varia intensità. Questa storia agghiacciante della quale rimangono poche tracce (gli archivi del programma, chiamato MK-Ultra, furono distrutti quando Gottlieb lasciò la Cia) non è inedita: alla fine degli anni Settanta il caso venne fuori durante le indagini del Congresso sulle attività clandestine dell’intelligence Usa. Ormai sepolto da decenni, riemerge ora nella ricostruzione di un giornalista, Stephen Kinzer, che, dopo anni di ricerche, ha appena pubblicato Poisoner in Chief (avvelenatore capo), un libro nel quale ricostruisce questa pagina tragica della storia americana.
Tragica e paradossale: il programma che la Cia aveva ideato per cercare di mettere sotto controllo l’umanità finì, invece, per alimentare involontariamente la ribellione generazionale della controcultura californiana degli anni Sessanta e Settanta: gli hippy e i tanti giovani che cercavano la libertà nella droga. L’Lsd di Ken Kesey, l’autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo, veniva da un esperimento sponsorizzato dalla Cia. E anche la droga di Robert Hunter dei Grateful Dead o quella di Allen Ginsberg, il poeta della beat generation e dell’Lsd, arrivò, indirettamente, dai massicci acquisti dell’intelligence.
Ormai consapevole di poter distruggere una mente, ma di non poterne creare un’altra, Gottlieb, che per i servizi segreti produsse anche veleni — regali tossici per Fidel Castro, un fazzoletto avvelenato per uccidere un colonnello iracheno, una freccia avvelenata per eliminare un leader congolese, tutti attentati falliti — si ritirò nel 1972 quando andarono via i capi della Cia che lo avevano coperto. Passò i suoi ultimi anni creando comuni dedite alle danze folk e alla pastorizia e facendo il filantropo: gestore di un lebbrosario in India e poi a fianco dei malati terminali in un hospice.

TRATTO DA:
https://www.corriere.it/esteri/19_settembre_11/04-esteri-documentoicorriere-web-sezioni-e22027d4-d4d2-11e9-8dcf-5bb1c565a76e.shtml?fbclid=IwAR0UmvNvC-3J9ZK1JmOPyPJsDrIc908rYRu8QCacyJYXSwuNa3NQ4CGMo_E

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