domenica 2 agosto 2015
1 crimine di guerra inglese e 2 eroi italiani dimenticati
Forse un crimine di Guerra “minore”, perchè le vittime furono relativamente poche, ma un crimine è e rimane un crimine.
Yol, India, primavera 1942. Nel campo di prigionia n. 25 non ci sono novità. La vita quotidiana dei prigionieri italiani procede come al solito. Ma oggi, 21 aprile 1942, non è un giorno normale. E’ l’anniversario della nascita della Città Eterna, Roma, la Capitale d’Italia; è il suo 2695° compleanno. Nella Patria lontana, è un giorno di festa nazionale (durante il Fascismo lo era, “Natale di Roma e Festa del Lavoro”).
Due ufficiali, i capitani Pio Viale di Sanremo (Genova) ed Ercole Sante Rossi di Secugnago (Milano) – quest’ultimo fratello del noto orientalista e turcologo Ettore Rossi – incitano gli altri prigionieri a celebrare la ricorrenza con canzoni patriottiche a tema, come l’”Inno a Roma”, musicato da Giacomo Puccini ed ispirato al “Carmen Saeculare” di Orazio.
Rapidamente tutti i prigionieri italiani cominciano a cantare e un boato di canzoni patriottiche si spande per tutto il campo n. 25 fino a contagiare gli altri campi limitrofi. Va a finire che tutti o quasi tutti i circa 10000 prigionieri italiani di Yol cominciano a cantare, e né le urla né i fischi delle guardie riescono a fermarli.
Il comandante del campo, col. A. H. Wilson, si precipita presso il fulcro della “festa canora” e ordina a Viale e Rossi di tacere, minacciando di far aprire il fuoco sui prigionieri.
I due ufficiali gli rispondono che lui non può impedire ai prigionieri di cantare, o di festeggiare, e aggiungono in tono di sfida un… “Viva il Duce!”.
Allora il col. Wilson imbraccia un fucile mitragliatore e freddamente fa fuoco, ordinando anche al sergente Beatson di sparare a sua volta: i due ufficiali italiani vengono uccisi all’istante, senza scrupoli, e altri 5 prigionieri vengono più o meno gravemente feriti.
Ecco che le canzoni patriottiche si spengono sotto il rumore dei colpi di arma da fuoco, i prigionieri tacciono, hanno capito… i diritti umani e le loro voci vengono silenziati dalla prepotenza e dal sangue.
Però i reclusi non possono lasciare invendicata la memoria dei loro camerati, dopo questo ultimo atto di brutale violenza, e un tale crimine non si può lasciare impunito.
Naturalmente la vendetta sarà soltanto simbolica; una simbolica punizione sarà sufficiente e non fornirà pretesto per altri crimini.
Il tenete Marino Bolla, nella vita civile studente universitario di lettere, e nella vita del campo addetto ad alcuni lavori nella mensa ufficiali britannica, ha un’idea. I due camerati sono stati uccisi per aver festeggiato il Natale di Roma…? Bene, la vendetta sarà in latino!
Con un escamotage Bolla riesce a porre sopra ogni posto della mensa ufficiali britannica una scritta: "Memento Universi Romano Detestatio Exterminatio Ruinaque Supremae".
Forse non tutti gli ufficiali britannici di Yol conoscono il latino; ma a quelli che lo conoscono non può sfuggire il tono derisorio nei loro confronti, moderni nemici di Roma, dei versi latini; ma soprattutto la frase è stata scritta in modo tale che in ogni caso tutti gli inglesi possano leggere e capire chiaramente l’acronimo formato dalle iniziali delle parole latine: M.U.R.D.E.R.S. – “A.S.S.A.S.S.I.NI.”!
Viale e Rossi sono stati vendicati. Ancora una volta la fantasia italica ha avuto ragione dei suoi avversari.
La memoria di Viale e Rossi venne onorata dalla concessione della Medaglia d’Oro. Essendo stata tale onorificenza concessa dopo la guerra, ogni riferimento al Natale di Roma venne omesso dalla motivazione (nel frattempo la Celebrazione era stata soppressa) e a maggior ragione venne omesso ogni riferimento a quel “Viva il Duce!” che pure era costato la vita ai due Eroi.
http://ilcovo.mastertopforum.net/1-crimine-di-guerra-inglese-e-2-eroi-italiani-dimenticati-vt3040.html
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