I criteri su cui si fonda il provvedimento sono:
1)accompagnare l’azione delle armi con l’affermazione di un’idea
politica.
2) rivendicare la concezione
mussoliniana di una più alta giustizia sociale, di una più equa distribuzione
della ricchezza, della partecipazione del lavoro alla vita dello Stato;
3) normalizzare la situazione interna nei rapporti tra capitale e
lavoro, dando ad ogni fattore produttivi i diritti, i doveri e le
responsabilità che ad essi incombono per la vita stessa dello Stato;
4) valorizzare in pieno la funzione sociale, la responsabilità e la
figura del dirigente d’impresa nei confronti dell’attività produttiva, della
sua organizzazione e dei rapporti sociali nella vita dell’impresa stessa,
basando su concetti obiettivi la valutazione e i meriti di ciascuno;
5) aumentare, attraverso l’organizzazione della produzione e la
normalizzazione della vita dell’impresa, la capacità produttiva dei singoli
settori, creando uno strumento il più efficace possibile per la soluzione dei
problemi bellici, nell’intento di contribuire con lo sforzo dell’economia
italiana a quello continentale dell’Asse e del domani post - bellico;
6) contrapporre alla concezione comunista che si risolve in un
capitalismo di Stato, nel quale i singoli fattori produttivi non hanno diritto
di rappresentanza né di partecipazione alla vita dello Stato, il concetto
fascista e nazional-socialista che vuol portare il capitale ed il lavoro a
collaborare alla vita stessa dello Stato;
7) salvaguardare e potenziare l’attività privata entro l’orbita dei
principi sanciti dalla Carta del Lavoro, antidoto al programma comunista, da
una parte, e a quello plutocratico dall’altra;
8) creare il presupposto di un ordine nuovo che dia ai popoli la
possibilità di conquistare il loro posto sul piano internazionale europeo, dopo
la vittoria dell’Asse.
Il decreto legge si compone di 45 articoli:
Art.1. – Gestione dell’impresa
La gestione dell’impresa, sia questa di proprietà dello Stato, sia di
proprietà privata, è socializzata. Ad essa prende parte diretta il lavoro.
L’ordinamento delle imprese socializzate è disciplinato dal presente
decreto, dallo statuto o regolamento di ciascuna impresa, dalle norme del
Codice Civile e dalle leggi speciali, in quanto non contrastino col presente
provvedimento.
Art.2 – Organi di gestione d’impresa
Gli organi di gestione dell’impresa sono:
a) per le imprese private che abbiano forma di società per azione o di
una società a responsabilità limitata con almeno un milione di capitale: il
capo dell’impresa, l’assemblea, il consiglio di amministrazione (di gestione)
ed il collegio sindacale;
b) per le imprese private che abbiano altra forma di società: il capo
dell’impresa ed il consiglio di gestione;
c) per le imprese private individuali; il capo dell’impresa, il
consiglio di amministrazione ed il collegio sindacale.
Art.3 – Organi di gestione delle società per azioni e delle società a
responsabilità limitata.
Nelle società per azioni ed in quelle a responsabilità limitata con
almeno un milione di capitale, fanno parte degli organi collegiali di
amministrazione, rappresentanti eletti dai lavoratori dell’impresa: operai,
impiegati amministrativi, impiegati tecnici e dirigenti.
Art.4 – Assemblea, consiglio di gestione, collegio sindacale
All’assemblea, ferme restando le disposizioni degli articoli 2368 e
seguenti del Codice Civile sulla sua regolare costituzione nonché quelle
relative ai suoi poteri, partecipano i rappresentanti dei lavoratori con un
numero di voti pari a quelli del capitale intervenuto.
L’assemblea nomina un consiglio di amministrazione formato per metà dei
rappresentanti dei soci e per metà dei rappresentanti deilavoratori. L’assemblea
nomina altresì un collegio sindacale che deve avere tra i suoi componenti
almeno un sindaco effettivo e un supplente, proposti dai rappresentanti dei
lavoratori, ferme restando le disposizioni del Codice Civile per i collegi
sindacali.
Art.5 – Votazioni
Nelle votazioni tanto dell’assemblea quanto del consiglio di
amministrazione, prevale in caso di parità di voti il voto del capo
dell’impresa che di diritto presiede i predetti organi sociali.
Art.6 – Consiglio di gestione delle società che non sono per azioni o
a responsabilità limitata
Nelle società non contemplate nel precedente articolo 3) e che abbiano
almeno un milione di capitale o impieghino almeno cento lavoratori, il
consiglio di amministrazione è formato dai soci e da un
egual numero di rappresentanti, eletti dai lavoratori dell’impresa.
Art.7 – Poteri del consiglio di gestione
Il consiglio di amministrazione delle imprese private a capitale
sociale, sulla base di un periodico e sistematico esame degli elementi tecnici,
economici e finanziari della gestione:
a) delibera su tutte le questioni relative alla vita dell’impresa,
all’indirizzo ed allo svolgimento della produzione nel quadro del piano
nazionale determinato dai competenti organi dello Stato;
b) esprime il proprio parere sulla stipulazione dei contratti di lavoro
aziendale con le associazioni sindacali facenti capo alla Confederazione Unica
del Lavoro, della Tecnica e delle Arti e su ogni altra questione inerente alla
disciplina alla tutela del lavoro e
dell’impresa;
c) esercita in genere nell’impresa tutti i poteri attribuitigli dallo
statuto e quelli previsti dalle leggi vigenti per gli amministratori, ove non
siano in contrasto con le disposizioni del presente provvedimento;
d) redige il bilancio dell’impresa e propone la ripartizione degli utili
ai sensi delle disposizioni del presente provvedimento e del Codice Civile.
Art.8 – Cauzione di membri del consiglio di gestione
I membri del consiglio di amministrazione eletti dai lavoratori sono
dispensati dall’obbligo di prestare cauzione.
Art.9- Capo dell’impresa
Nelle società per azioni e in quelle a responsabilità limitata che
abbiano almeno un milione di capitale, il capo dell’impresa è nominato
dall’assemblea. Nelle altre imprese a capitale sociale il capo dell’impresa è
nominato tra i soci con le modalità previste dagli atti costitutivi, statuto e
regolamento delle società stesse.
Art.10 – Poteri del capo d’impresa
Il capo dell’impresa convoca l’assemblea nelle imprese in cui esiste, e
la presiede, presiede altresì il consiglio di amministrazione; rappresenta
l’impresa nei rapporti con i terzi. Egli ha le responsabilità
ed i doveri di cui agli articoli 21 e seguenti e tutti i poteri
riconosciutigli dallo Statuto, nonché quelli previsti dalle leggi vigenti ove
non contrastino con le disposizioni del presente provvedimento.
Art.11 – Consiglio di gestione
Nelle imprese individuali, purchè il capitale in esse investito sia di
almeno un milione o il numero dei lavoratori in esse impiegato sia di almeno
cento, viene costituito un consiglio di gestione, composto di
almeno tre membri eletti, secondo il regolamento dell’impresa, da ognuna
delle categorie di lavoratori: operai, impiegati amministrativi, impiegati
tecnici e dirigenti.
Art.12 – Capo dell’impresa, poteri del consiglio di gestione
Nelle imprese individuali l’imprenditore, il quale assume la figura
giuridica di capo dell’impresa con le responsabilità e i doveri di cui ai
successivi articoli 21 e seguenti , è coadiuvato nella gestione dell’impresa
stessa dal consiglio di gestione che dovrà uniformare la sua attività agli indirizzi della politica
sociale dello Stato.
L’imprenditore capo dell’impresa deve riunire periodicamente, almeno una
volta al mese il consiglio per sottoporgli le questioni relative alla vita
produttiva dell’impresa ed ogni anno, alla chiusura
della gestione, per l’approvazione del bilancio ed il riparto degli
utili.
Art.13 – Capo dell’impresa
Il capo dell’impresa di proprietà dello Stato è nominato con decreto del
Ministro per l’Economia Corporativa di concerto con il Ministro per le finanze,
designazione dell’Istituto di gestione e finanziamento, tra i membri del
consiglio di amministrazione dell’impresa e fra altri elementi dell’impresa
stessa o di imprese del medesimo settore produttivo che diano speciali garanzie
di comprovata capacità tecnica o amministrativa. Il capo dell’impresa ha la
responsabilità e i doveri di
cui agli articoli 21 e seguenti,
ed i poteri saranno determinati dallo Statuto di ogni impresa.
Art.14 – Consiglio di gestione
Il consiglio di amministrazione è presieduto dal capo dell’impresa ed è
composto di rappresentanti eletti dalle varie categorie dei lavoratori
dell’impresa: operai , impiegati tecnici, impiegati amministrativi, dirigenti,
nonché di almeno un rappresentante, proposto dall’Istituto di Gestione e
Finanziamento e nominato dal Ministro per l’Economia Corporativa di concerto
con il Ministro per le finanze. Le modalità di elezione ed il numero dei membri
del consiglio saranno determinati dallo statuto dell’impresa. Nessun speciale
compenso, salvo il rimborso delle spese, è dovuto ai membri del consiglio di
amministrazione per tale loro attività.
Art.15 – Poteri del consiglio di gestione
Per i poteri del consiglio di amministrazione delle imprese di proprietà
dello Stato valgono le norme contenute nel precedente articolo 7
Art.16 – Collegio sindacale
Il collegio sindacale delle imprese di proprietà dello Stato è costituito
con decreto del Ministro per l’Economia Corporativa di concerto con il Ministro
per le Finanze, su proposta dell’Istituto di
gestione e Finanziamento. Il compenso dei sindaci è determinato dall’Istituto
di gestione e finanziamento.
Art.17 - Approvazione del bilancio e riparto degli utili -
Deliberazioni eccedenti l'ordinaria amministrazione
Il bilancio delle imprese di proprietà dello Stato e il progetto di riparto
degli utili, gli aumenti e la riduzione di capitali, nonché le fusioni, le
concentrazioni, lo scioglimento e la liquidazione di imprese di proprietà dello
Stato, sono proposti dall’Istituto di Gestione e Finanziamento, sentito il
consiglio di amministrazione delle imprese interessate, e approvati dal
Ministro per l’Economia Corporativa, di concerto col Ministro per le Finanze e
con gli altri Ministri interessati.
Art.18 - Atti costitutivi e statutari delle imprese di proprietà
dello Stato
Gli atti costitutivi e gli statuti delle imprese di proprietà dello
Stato, come pure ogni loro modificazione, sono approvati con decreto del Ministri
per l’Economia Corporativa, di concerto con il Ministro per le Finanze.
Art.19 – Statuti e regolamenti delle imprese di proprietà privata
Entro il 30 giugno 1944 tutte le imprese a capitale privato dovranno provvedere
ad adeguare gli statuti alle norme contenute nel presente decreto. Le imprese
individuali non regolate da statuto dovranno redigere il regolamento entro il
termine suddetto Statuti e regolamenti saranno sottoposti nel termine di 30
giorni all’omologazione del tribunale competente per territorio che,
riscontrate la regolarità e la rispondenza al presente decreto ed alle altre
leggi vigenti in materia, ne ordinerà la trascrizione nel registro delle
imprese.
Art.20 – Modalità di elezione dei rappresentanti dei lavoratori
I rappresentanti dei lavoratori chiamati a far parte degli organi delle imprese
socializzate,siano esse di proprietà dello Stato o di proprietà privata, sono
eletti con votazione segreta da tutti i lavoratori dell’impresa: operai,
impiegati tecnici, impiegati amministrativi e dirigenti, su una lista formata
dai sindacati comunali delle singole categorie. La lista comprenderà un numero
di lavoratori multiplo di quello dei rappresentanti da eleggere e
proporzionalmente alle singole categorie dei lavoratori della impresa.
Art.21 – Responsabilità del capo dell’impresa di proprietà dello Stato
Nell’impresa di proprietà dello Stato, la sostituzione del capo dell’impresa
è disposta dal Ministro per l’economia Corporativa, di concerto con il Ministro
delle finanze, di ufficio o su proposta dell’Istituto Gestione e Finanziamento
o del consiglio di amministrazione o dei sindaci, premessi gli opportuni
accertamenti
Art.22 – Sostituzione del capo dell’impresa di proprietà dello Stato
Nell’impresa di proprietà dello Stato, la sostituzione del capo dell’impresa
è disposta dal Ministro per l’Economia Corporativa, di concerto con il Ministro
delle finanze, di ufficio o su proposta
dell’Istituto Gestione e Finanziamenti o del consiglio di amministrazione
o dei sindaci, premessi gli opportuni accertamenti.
Art.23 - Sostituzione del capo dell’impresa privata a capitale sociale
Nelle società per azioni, la sostituzione del capo dell’impresa è deliberata
dall’assemblea. Nelle altre imprese a capitale sociale la sostituzione del capo
d’impresa è regolata dagli atti costitutivi, statuti
e regolamenti, oppure può essere promossa dal consiglio di amministrazione,
con la stessa procedura prevista dagli articoli 24 e seguenti per le imprese
private a capitale individuale. E’ facoltà del Ministro per l’Economia
corporativa di provvedere alla sostituzione d’ufficio del capo dell’impresa
quando egli dimostri di non possedere senso di responsabilità e manchi ai
doveri indicati dall’articolo 21.
Art.24 – Sostituzione del capo dell’impresa a capitale individuale
Nelle imprese private a capitale individuale l’imprenditore, capo dell’impresa,
può essere sostituito solo in seguito a sentenza della Magistratura del lavoro
che ne dichiari la responsabilità. L’azione per la dichiarazione di
responsabilità può essere provocata dal consiglio di gestione dell’impresa,
dall’Istituto di gestione e di Finanziamento, qualora interessato nell’impresa;
o dal Ministro per l’Economia Corporativa, mediante istanza al Procuratore di
Stato presso la corte di Appello competente per territorio.
Art.25 – Procedura dinanzi alla Magistratura del lavoro
La Magistratura del lavoro, sentito l’imprenditore, il Pubblico Ministero,
il consiglio di gestione dell’impresa, o dell’Istituto di Gestione e
finanziamento, se interessato, premessi gli opportuni
accertamenti, dichiara con sentenza la responsabilità dell’imprenditore.
Contro la sentenza è ammesso ricorso per Cassazione a norma dell’art. 425 Cod.
Pr. Civ.
Art.26 – Sanzioni contro il capo dell’impresa
A seguito della sentenza che dichiara al responsabilità dell’imprenditore,
il Ministro per l’Economia Corporativa può sospendere con proprio decreto,
l’imprenditore capo dell’impresa dalla sua attività e nominare un commissario
per la temporanea amministrazione dell’Impresa medesima.
Art.27 – Misure cautelari
Pendente l’azione di cui agli articoli precedenti, il Ministro per l’Economia
Corporativa può sospendere con proprio decreto, l’imprenditore capo
dell’impresa dalla sua attività e nominare un commissario per la temporanea
amministrazione dell’impresa.
Art.28 – Responsabilità del consiglio di gestione
Qualora il consiglio d’amministrazione dell’impresa, sia di proprietà dello
Stato, sia di proprietà privata, dimostri di non possedere sufficiente senso di
responsabilità nell’assolvimento dei compiti affidatigli per l’adeguamento
dell’attività dell’impresa alle esigenze dei piani di produzione e della
politica sociale della Repubblica, il Ministro per l’Economia Corporativa, di
concerto con il Ministro delle Finanze può disporre premessi gli opportuni
accertamenti, lo scioglimento del consiglio e la nomina di un commissario per
la
temporanea gestione dell’impresa. L’intervento del Ministro per l’Economia
Corporativa può avvenire di ufficio o su istanza dell’Istituto di gestione e
Finanziamento s e interessato, o del capo dell’impresa, o dell’assemblea, o dei
sindaci.
Art.29 – Sanzioni penali
Al capo dell’impresa ed ai membri del consiglio d’amministrazione di
essa, sia di proprietà privata, sono applicabili tutte le sanzioni penali
previste dalle leggi per gli imprenditori, soci e amministratori
delle società commerciali.
Art.30 – Passaggio delle imprese in proprietà dello Stato
La proprietà di imprese che impegnino settori base per l’indipendenza
politica ed economica del Paese, nonché di imprese fornitrici di materie prime,
di energia e di servizi indispensabili al regolare svolgimento della vita
sociale; può essere assunta dallo Stato secondo le norme del presente decreto.
Quando l’impresa comprende aziende aventi attività produttiva diversa, lo Stato
può assumere la proprietà di parte soltanto della impresa stessa. Lo Stato può
inoltre partecipare alla formazione del capitale delle imprese private.
Art.31 – Determinazione dell’impresa da passare in proprietà dello
Stato
Con decreto del Capo dello Stato, sentito il Consiglio dei Ministri, su
proposta del Ministro per l’Economia Corporativa, di concerto col Ministro per
le Finanze, saranno di volta in volta determinate imprese di cui lo Stato
intenda assumere la proprietà.
Art.32 – Sottoposizione a sindacato, nomina dei sindacatori e di
commissari di Governo
Con lo stesso decreto di cui all’articolo precedente e con decreti successivi,
le imprese per le quali sia stato deciso il passaggio in proprietà dello Stato,
vengono sottoposte al sindacato con la procedura di cui alla legge 17 luglio
1942 n.1100, e vengono nominati i sindacatori. Potrà anche essere affidata ad
uno degli amministratori dell’impresa la gestione straordinaria di questa in
qualità di commissario del governo.
Art.33 – Nullità dei negozi che modificano il rapporto di proprietà del
capitale
Saranno considerati nulli in negozi tra vivi che comunque modifichino il
rapporto di proprietà nei riguardi dei titoli azionari rappresentanti il
capitale delle imprese, per le quali viene deciso il passaggio in proprietà
dello Stato, effettuati dal giorno dell’entrata in vigore del provvedimento che
decide il passaggio di proprietà.
Art.34 – Amministrazione del capitale delle imprese di proprietà dello
Stato
Il Capitale delle imprese assunte in proprietà dello Stato è amministrato
per mezzo di un Istituto di Gestione e Finanziamento,ente pubblico con propria
personalità giuridica. La costituzione dell’Istituto e l’approvazione del
relativo statuto saranno disposte con separati provvedimenti.
Art.35 – Compito dell’Istituto di Gestione e Finanziamento
L’Istituto di Gestione e Finanziamento controlla l’attività delle imprese
di cui all’art.30, secondo le direttive del Ministro per l’Economia Corporativa
ed amministra altresì le partecipazioni assunte dallo Stato in imprese private.
Art.36 – Trasformazione delle quote di capitale
Le quote di capitale già investito nelle imprese che passano in proprietà
dello Stato vengono sostituite da quote di credito dei singoli portatori verso
l’istituto di Gestione e Finanziamento, rappresentate da titoli emessi
dall’Istituto medesimo ai sensi dei successivi articoli.
Art.37 – Valore di trasferimento delle quote di capitale
La sostituzione delle quote di capitale già investito in ciascuna impresa
che passa in proprietà dello Stato con i titoli dell’Istituto di Gestione e
Finanziamento viene effettuata per un ammontare pari al valore reale di dette
quote di capitale.
Art.38 – Determinazione del valore delle quote di capitale
Il valore reale delle quote di capitale delle imprese da trasferire in proprietà
dello Stato sarà determinato con decreto del Ministro per l’Economia
Corporativa, di concerto col Ministro delle Finanze, su proposta dell’Istituto
di Gestione e Finanziamento, contraddittorio con gli amministratori
dell’impresa. Contro il decreto del Ministro per l’Economia Corporativa è
ammesso ricorso, entro 60 giorni dalla sua pubblicazione, al Consiglio di Stato
in sede di giurisdizione da parte degli amministratori dell’impresa o di tanti
soci che rappresentino almeno il decimo del capitale sociale.
Art.39 – Caratteristiche dei titoli dell’Istituto di Gestione e finanziamento
I titoli dell’Istituto di Gestione e Finanziamento sono nominativi, negoziabili
e trasferibili e a reddito variabile. Essi vengono emessi in serie distinte
corrispondenti a singoli settori di produzione. Per ciascuna serie il reddito
sarà annualmente determinato dal Comitato dei Ministri per la Difesa del
Risparmio e l’Esercizio del Credito, su proposta dell’Istituto di Gestione e
Finanziamento, tenuto presente l’andamento dei relativi settori produttivi e
quello generale della produzione.
Art.40 – Limitazioni alla negoziabilità dei titoli
E’ demandata al Comitato dei Ministri per la Difesa del Risparmio e l’Esercizio
del Credito la limitazione della negoziabilità dei titoli dell’Istituto di
Gestione e Finanziamento, emessi in sostituzione di quote di capitale, ed anche
l’iscrizione nei libri dell’Istituto di Credito dei titolari di tali quote,
senza che venga effettuata la materiale consegna dei titoli.
Art.41 – Modalità del passaggio di proprietà allo Stato
Con decreto che dispone il trapasso dell’impresa allo Stato verranno stabilite
le norme integrative e di esecuzione, le modalità e i termini del trapasso
medesimo, nonché quelle altre norme, modalità e termini
che si renderanno necessari ed opportuni per il trasferimento del capitale
allo Stato e per l’assegnazione e distribuzione dei titoli dell’Istituto di
Gestione e Finanziamento degli aventi diritto.
Art.42 – Determinazione degli utili
Gli utili netti, delle imprese risultano dai bilanci compilati secondo le
norme del Codice Civile e sulla base di una contabilità aziendale che potrà
successivamente essere unificata con opportuni provvedimenti di legge.
Art.43 – Remunerazione di capitale
Sugli utili netti, dopo le assegnazioni di legge alla riserva, e la costituzione
di eventuali riserve speciali, che saranno stabilite dagli statuti e
regolamenti, è ammessa una remunerazione al capitale investito nell’impresa in
una misura massima fissata per i singoli settori produttivi del Comitato
ministeriale per la tutela del risparmio e l’esercizio del credito.
Art.44 – Assegnazione degli utili ai lavoratori
Gli utili che residueranno dalle assegnazioni di cui all’articolo precedente
verranno ripartiti tra i lavoratori: operai, impiegati tecnici, amministrativi
e dirigenti, in rapporto all’entità delle remunerazioni percepite nel corso
dell’anno. Tale ripartizione non potrà comunque eccedere il 30% del complesso
delle retribuzioni nette corrisposte ai lavoratoti nel corso dell’esercizio. Le
eccedenze saranno destinate ad una Cassa di compensazione, amministrata
dall’Istituto di Gestione e Finanziamento e destinata a scopi di natura sociale
e produttiva. Con separato provvedimento del Ministro per l’Economia
Corporativa, di concerto con il Ministro delle finanze, sarà approvato il
regolamento di tale Cassa.
Art.45 – Le quote di utili
La quota di utile delle imprese a capitale individuale da volgere a favore
del lavoratore dovrà essere commisurata ad una percentuale del reddito
accertato ai fini dell’imposta di ricchezza mobile.
Nelle stessa seduta è approvato lo schema del decreto legislativo concernete
l’istituzione di un “Istituto di Gestione e Finanziamento (I.G.E.FI).
Ha per scopi:
a) amministrare il capitale delle imprese di proprietà dello Stato e controllare
la loro attività;
b) partecipare per conto dello Stato alla formazione del capitale di imprese
private;
c) curare lo smobilizzo di partecipazioni o di attività che lo Stato non
abbia interesse a conservare;
d) provvedere al finanziamento di imprese siano esse di proprietà dello
Stato o di proprietà privata.
Il decreto legge specifica poi:
Art.3. – l’Istituto di Gestione e Finanziamento comprende due sezioni:
a) Sezione Gestione per gli scopi di cui alle lettere a), b), e c);
b) Sezione Finanziamento per gli scopi di cui alla lettera d)
Ciascuna sezione ha personalità giuridica con proprio bilancio e distinto
patrimonio.
Art.4. – L’Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I) costituisce
la “Sezione gestione” ed assume la denominazione di Istituto di Ricostruzione
Industriale sezione dell’Istituto di Gestione e Finanziamento. L’Istituto
Mobiliare Italiano (I.M.I.) costituisce la “Sezione finanziamento” ed assume la
denominazione di Istituto Mobiliare Italiano (I.M.I.), sezione dell’Istituto di
Gestione e Finanziamento.
Art.5. – Alle Sezioni Gestione e Finanziamento dell’Istituto si intendono
applicabili le norme di legge e di statuto in vigore rispettivamente per
l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (I.R.I.) e per l’Istituto Mobiliare
Italiano (I.M.I.) salvo le disposizioni di cui ai seguenti articoli 7, 8 e 9.
Con successivo provvedimento del Ministro per l’Economia Corporativa d’intesa
col Ministro delle Finanze
verranno apportate agli statuti dell’I.R.I. e dell’I.M.I. le altre modificazioni
che si renderanno necessarie in dipendenza del presente provvedimento.
Art.6. – In deroga dell’articolo 16, dello Statuto dell’I.R.I. il consiglio
di amministrazione della Sezione Gestione è composto:
a) dal presidente dell’Istituto Gestione e Finanziamento;
b) dal vice presidente dell’Istituto Gestione e Finanziamento designato
a tale carica per la Sezione Gestione;
b) da nove membri nominati, tre dal Ministero per l’Economia Corporativa,
due dal Ministero per le Finanze, uno dal Ministero dei Lavori Pubblici, uno
dal Ministero delle Comunicazioni e due dalla Confederazione Unica del Lavoro, della
Tecnica e delle Arti.
Art.7. – In deroga dell’articolo 12 dello Statuto dell’I.M.I., il consiglio
di Amministrazione della Sezione Finanziamento è composto:
a) dal presidente dell’Istituto di Gestione e Finanziamento;
b) dal vice presidente dell’Istituto Gestione e Finanziamento , designato
a tale carica per la Sezione Finanziamento;
c) da 9 membri designati: due dal Ministero per le Finanze, tre dagli enti
partecipanti, due dal Ministero per l’Economia Corporativa, uno dal Ministero
delle comunicazioni, Direzione della Marina Mercantile,
uno dalla Confederazione Unica del Lavoro, della Tecnica e delle Arti.
Art.8. – In deroga all’articolo 18 dello statuto dell’I.R.I. ed all’articolo
27 dello statuto dell’I.M.I. la giunta esecutiva dell’Istituto Ricostruzione
Industriale (I.R.I.) ed il comitato esecutivo dell’Istituto Mobiliare Italiano
(I.M.I.) sono composti rispettivamente dal presidente dell’Istituto, dal vice
presidente di ciascuna delle Sezioni e dai tre membri designati dai rispettivi
consigli di amministrazione.
Art.9. – Il Ministro per l’Economia corporativa, con suo decreto, di concerto
con il Ministro per le Finanze nomina il Presidente e i due vice-presidenti a
quale Sezione debba intendersi preposto.
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