tag:blogger.com,1999:blog-25304135561362403662024-02-19T12:53:42.572+01:00SocialeLa natura é di tutti.
Tutti ne devono beneficiare nel modo più sostanziale, equo e certo possibile.Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.comBlogger2409125tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-575723573037861322019-12-31T20:35:00.001+01:002019-12-31T20:40:47.266+01:00Giuseppe Conte altro che "avvocato del popolo": ecco chi erano i suoi clienti <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM-d_zQHR3lBxZwC2nGETkBg0BJCQAlFWmE1w_ORMSQHbvxkCiF9IrXy85xlZilApOcIDRJWXzITZtkf5qTN8qSmnb6OyY25DDe7Tf2UF5zWfJM10TAzvvqoVDRzq_a4C17pU5i6TZmsg/s1600/image.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="260" data-original-width="390" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM-d_zQHR3lBxZwC2nGETkBg0BJCQAlFWmE1w_ORMSQHbvxkCiF9IrXy85xlZilApOcIDRJWXzITZtkf5qTN8qSmnb6OyY25DDe7Tf2UF5zWfJM10TAzvvqoVDRzq_a4C17pU5i6TZmsg/s400/image.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: left;">
<div class="author-container" itemscope="" itemtype="http://schema.org/Person">
<i class="author"><span itemprop="name"> <b><br />Vittorio Malagutti e Andrea Palladino</b></span></i><br />
<br />Lo aspetta un futuro da «avvocato del popolo italiano», come ha promesso in diretta tivù. Finora però il nuovo premier <i>Giuseppe Conte</i> si è distinto soprattutto per aver <b>difeso gli interessi milionari di grandi aziende</b>. E in almeno un caso Conte è diventato il professionista di fiducia di un uomo d’affari come <b>Giuseppe Saggese</b>,
arrestato con l’accusa di essersi arricchito facendo la cresta sulle
tasse, quelle pagate dai cittadini ai loro comuni di residenza.<br />
<br />
Nel
2009, il futuro presidente del Consiglio ha rappresentato Saggese in
alcuni collegi arbitrali. Tempo pochi mesi e l’imprenditore viene
travolto dalle perdite e nel 2012 finisce la sua carriera in carcere. Le
accuse sono pesanti: decine di milioni di euro spariti, intascati da
chi si è tenuto le tasse reclamate da centinaia di amministrazioni
locali. Tributi Italia, la società di Saggese, offriva un servizio
chiavi in mano per riscuotere le imposte comunali, dall’Imu alla tassa
per i rifiuti, fino alle concessioni per l’occupazione dello spazio
pubblico.<br />
<br />
Un successone, da principio. Per quasi un ventennio,
come hanno ricostruito le indagini, Tributi Italia ha goduto di ottimi
appoggi anche a Roma, al vertice dell’amministrazione fiscale. Il
castello di carte cade miseramente nel 2012, quando l’imprenditore viene
arrestato con l’accusa di peculato e appropriazione indebita. Prima del
crack, tra il 2009 e il 2010, Saggese era già finito in rotta di
collisione con alcuni comuni, a cui chiedeva un aumento dell’aggio cioè
dei compensi per la riscossione. La controversia venne affidata a un
collegio arbitrale e in almeno tre casi, ad Alghero, a Partinico
(Palermo) e Acate (Ragusa) il professionista chiamato a rappresentare
Tributi Italia fu proprio Conte. Nel 2009, quando il futuro presidente
del Consiglio prese le parti di Saggese, il suo cliente aveva già alle
spalle più di un incidente con la giustizia. Nel 2000 e poi ancora nel
2009, due diverse procure della Repubblica, prima Roma e poi a Velletri,
avevano chiesto e ottenuto il suo arresto, in entrambi i casi poi
revocato dal Gip.<br />
<br />
Con l’inchiesta penale del 2012, nata a in Liguria, a Chiavari, e in
seguito trasferita a Roma, si chiude la parabola di Tributi Italia, che
va in fallimento, mentre il presidente e fondatore dell’azienda, a oltre
sei anni di distanza dal crack, risulta ancora in attesa di giudizio.<br />
<br />
Navigano invece con il vento in poppa le società della famiglia pugliese <b>Marseglia</b>,
con cui il presidente del Consiglio vanta stretti rapporti personali e
professionali. Partito come produttore di olio, Leonardo Marseglia, 72
anni, salentino di Ostuni, adesso tira le fila di un gruppo con quasi un
miliardo di euro di attivo che viaggia al ritmo di 50 milioni di euro
l’anno di profitti. Non solo oleifici, quindi, ma alberghi, centri
turistici, immobili di pregio in diverse città italiane, comprese Roma e
Milano. Gran parte degli utili provengono dalla produzione di energia,
grazie a numerose centrali elettriche, alcune delle quali alimentate a
biomasse, soprattutto oli vegetali.<br />
<br />
La rincorsa dei Marseglia ha
preso velocità nel 2010 quando la famiglia pugliese, grazie a una
complessa operazione finanziaria, ha riportato in patria il controllo di
attività per un valore di circa 190 milioni. Si parte ad aprile 2010:
la Kirkwall Corporation, con base nel paradiso fiscale delle Antille
olandesi, trasferisce la propria sede in Lussemburgo per poi scomparire
dopo la fusione con la propria controllata Ludvika immobiliers di
Amsterdam. Il cerchio si chiude a fine 2010 quando quest’ultima società
olandese viene assorbita dalla holding dell’imprenditore di Ostuni.<br />
<br />
Più
di recente, nel 2015, i Marseglia (insieme a Leonardo c’è il figlio
Pietro) si sono conquistati un posto al sole a livello nazionale. Le
cronache finanziarie si sono accorte di loro grazie all’acquisto del
Molino Stucky di Venezia, il lussuoso hotel sull’isola della Giudecca
rilevato tre anni fa dal fallimento del gruppo Acqua Marcia di Francesco
Bellavista Caltagirone. A novembre del 2015 Marseglia ha nominato
Conte, pure lui di origini pugliesi, nel consiglio di amministrazione
della Ghms (Grand Hotel Molino Stucky), la società che gestisce
l’albergo veneziano. È un consiglio extra small, solo tre membri:
insieme al premier e allo stesso Marseglia troviamo l’amministratore
delegato <b>Antonio Giannotte</b>, manager di fiducia dell’azionista.<br />
<br />
<a href="https://rep.repubblica.it/pwa/locali/2018/05/25/news/leonardo_marseglia_il_premier_conte_ci_siamo_conosciuti_a_rosa_marina_-197314593/">Intervistato nei giorni scorsi da “la Repubblica”,</a>
l’imprenditore ha minimizzato i suoi rapporti con Conte, descrivendo
l’incarico in Ghms come il frutto di una conoscenza occasionale nata
sulle spiagge di Rosa Marina, la località turistica non lontana da
Ostuni dove tra l’altro Marseglia possiede un resort di lusso. «Una
nomina proforma», ha spiegato il proprietario dell’hotel Molino Stucky.
Conte, ha detto, «non è mai venuto nemmeno a una riunione». I documenti
ufficiali contraddicono questa versione dei fatti. Il 25 settembre
dell’anno scorso il futuro presidente del Consiglio ha partecipato in
audioconferenza all’assemblea di Ghms che aveva all’ordine del giorno,
tra l’altro, l’approvazione del bilancio 2016 della società.<br />
<br />
Carte alla mano, si può dire che<b> l’assistenza di un legale con l’esperienza di Conte faceva molto comodo a Marseglia</b>,
per mesi impegnato nelle complesse trattative che hanno portato
all’acquisto del lussuoso hotel veneziano. Alla fine è arrivato il via
libera delle banche creditrici di Bellavista Caltagirone, a cominciare
da Unicredit, esposte in totale per circa 250 milioni di euro. Il
compratore si è fatto carico di parte dei debiti e come garanzia gli
istituti di credito si sono presi in pegno le quote di Ghms,
proprietaria dell’albergo.<br />
<br />
Vedi anche<br />
Giuseppe Conte, ecco come si costruisce da zero un premier che deve piacere a tutti <br />
<br />
Questo però è solo il primo tempo di una partita che vale in totale quasi mezzo miliardo. L’anno scorso, infatti, <b>Unicredit</b>
aveva sponsorizzato anche un’ altra importante acquisizione di
Marseglia. Siamo sempre a Venezia e questa volta l’imprenditore puntava
al Ca’ Sagredo, hotel di lusso ospitato da Palazzo Morosini sul Canal
Grande. L’operazione si è però fermata per cause di forza maggiore, dopo
che l’hotel veneziano è stato messo sotto sequestro su richiesta della
procura di Monza che indaga su Giuseppe Malaspina, imprenditore di
origini calabresi residente in Brianza e finito agli arresti il 21
maggio scorso. Il Ca’ Sagredo faceva capo proprio a Malaspina ed era
stato messo in vendita dopo il fallimento delle sue società, indebitate
con Unicredit.<br />
<br />
Niente da fare allora, almeno per il momento.
Marseglia sarà costretto ad attendere che si sblocchi la partita
giudiziaria. Non è solo questione di hotel, però. Come detto, i profitti
del gruppo Marseglia derivano in buona parte dalla produzione di
elettricità da fonti cosiddette pulite. Un’attività che gode di generosi
incentivi statali, fissati per legge. Difficile immaginare, allora, che
all’occorrenza non possa far comodo un amico a Roma, seduto addirittura
sulla poltrona di presidente del Consiglio.
<br />
<br />
TRATTO DA:<br />
<br />
<a href="http://m.espresso.repubblica.it/palazzo/2018/06/12/news/giuseppe-conte-altro-che-avvocato-del-popolo-ecco-chi-erano-i-suoi-clienti-1.323698?fbclid=IwAR23KNiUywol9ETa7Z8oQLKB85LHbaR42u9JvVAkl3kiKYYdaoYNY8VFLUU" target="_blank">http://m.espresso.repubblica.it/palazzo/2018/06/12/news/giuseppe-conte-altro-che-avvocato-del-popolo-ecco-chi-erano-i-suoi-clienti-1.323698?fbclid=IwAR23KNiUywol9ETa7Z8oQLKB85LHbaR42u9JvVAkl3kiKYYdaoYNY8VFLUU</a><br />
<br />
<i class="author"><span itemprop="name"></span></i></div>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM-d_zQHR3lBxZwC2nGETkBg0BJCQAlFWmE1w_ORMSQHbvxkCiF9IrXy85xlZilApOcIDRJWXzITZtkf5qTN8qSmnb6OyY25DDe7Tf2UF5zWfJM10TAzvvqoVDRzq_a4C17pU5i6TZmsg/s1600/image.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a><br />
<br />Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-39405823823462877912019-12-29T22:41:00.001+01:002019-12-29T22:41:17.369+01:00La vera dittatura del mondo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_gI8qSO89SDgtRcRMf4TFijLuTmMAn61KV9IH2n-Un9DshIUxVu32HL2HKm3e8XnVZfoz4JgtnTzJgDYr-Ay1XCcFcQJpo0Uy77RMdqC7I3sNugGwWPaP5XkX0VPBwOTYUyuNtf34e1U/s1600/Terror-war-degli-USA.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="148" data-original-width="341" height="172" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_gI8qSO89SDgtRcRMf4TFijLuTmMAn61KV9IH2n-Un9DshIUxVu32HL2HKm3e8XnVZfoz4JgtnTzJgDYr-Ay1XCcFcQJpo0Uy77RMdqC7I3sNugGwWPaP5XkX0VPBwOTYUyuNtf34e1U/s400/Terror-war-degli-USA.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
di Manuel E. Yepe .<br />
<br />Nel suo discorso al Congresso del 4 luglio
1821, il segretario di Stato americano John Quincy Adams disse che se
gli Stati Uniti avessero abbandonato la loro politica estera che allora
era non interventista, sarebbe inevitabilmente diventata questa la
“dittatura” del mondo e avrebbero iniziato a comportarsi di conseguenza.
Lo scienziato politico Jacob G. Hornberger, fondatore e presidente
della fondazione “The Future of Freedom”, ha scritto il 10 maggio di
quest’anno , quando ha completato un importante lavoro giornalistico
intitolato ” La dittatura del mondo”, in cui afferma che <strong>non si può negare che questa previsione di JQ Adams sia diventata realtà. <br />
Gli Stati Uniti sono diventati veramente la dittatura del mondo, una
dittatura arrogante, spietata e brutale che non tollera alcun dissenso
da nessuno sulla terra.</strong><br />
“Ora sto usando il termine
America perché è quello originariamente usato da Adams, ma in realtà è
stato il governo degli Stati Uniti a diventare la dittatura del mondo “,
afferma Hornberger. .<br />
Un buon esempio di questo fenomeno si è verificato quando, all’inizio del secolo scorso, la dittatura mondiale ha applicato <strong>il suo sistema crudele di sanzioni contro Cuba</strong> per fini vendicativi e lo ha mantenuto fino ad oggi.<br />
È
abbastanza brutto punire cittadini stranieri innocenti con morte o
impoverimento in nome di un obiettivo politico. Ma è anche importante
notare che le sanzioni rappresentano un attacco alla libertà economica
della popolazione degli Stati Uniti perché comportano sanzioni contro i
cittadini statunitensi coinvolti. Se un americano intrattiene rapporti
con un iraniano, un cubano o un venezuelano, la dittatura mondiale
minaccia, persegue e lo condanna con intenzioni vendicative, attraverso
procedimenti penali, multe civili o entrambi.<br />
<strong>Un simile sistema di sanzioni è stato applicato negli anni ’90 contro l’Iraq,</strong> <strong>facendo
morire centinaia di migliaia di bambini iracheni nel paese arabo, per
mancanza di medicinali e altri generi indispensabili.</strong> Era
effetto delle sanzioni. Questo non ha disturbato la dittatura, almeno
non abbastanza per mettere fine a questo abuso. L’idea era che se un
numero sufficientemente grande di bambini poteva essere ucciso, il
dittatore iracheno Saddam Hussein avrebbe rinunciato a favore di un
dittatore approvato dagli Stati Uniti, o ci sarebbe stato un colpo di
stato o una rivoluzione violenta chi avrebbe realizzato la stessa cosa.
L’ambasciatrice degli Stati Uniti presso l’ONU, <strong>Madeleine Albright</strong>,
ha espresso l’opinione ufficiale della dittatura quando ha annunciato
che la morte di mezzo milione di bambini iracheni a causa delle sanzioni
“<strong>ne è valsa la pena” la pena</strong> ”.<br />
Un altro esempio è il caso di <strong>Meng Wanzhou</strong>,
cittadina cinese che lavora come direttore finanziario della gigantesca
società tecnologica cinese Huawei, che, dopo essere stato arrestata
dalle autorità canadesi e posta agli arresti domiciliari, ha subito i
fulmini della dittatura mondiale.<br />
Qual era il suo presunto
crimine? Per aver violato le sanzioni statunitensi contro l’Iran? Che
cosa hanno a che fare le sanzioni statunitensi contro l’Iran con la
Cina? Esattamente niente! È una cittadina cinese, non statunitense.
Allora perché è stata citata in giudizio dal governo degli Stati Uniti?<br />
<figure class="wp-block-image size-large"><img alt="" class="wp-image-43891 lazyloaded" data-lazy-sizes="(max-width: 1000px) 100vw, 1000px" data-lazy-src="https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2019/12/Meng-Wanzhou.jpg" data-lazy-srcset="https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2019/12/Meng-Wanzhou.jpg 1000w, https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2019/12/Meng-Wanzhou-300x162.jpg 300w, https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2019/12/Meng-Wanzhou-768x415.jpg 768w, https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2019/12/Meng-Wanzhou-700x379.jpg 700w" data-was-processed="true" height="216" src="https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2019/12/Meng-Wanzhou.jpg" width="400" /><figcaption> il caso di <strong>Meng Wanzhou</strong> arrestata perché non ha rispettato le sanzioni</figcaption></figure>Le
sanzioni sono diventate uno strumento regolare della politica estera
degli Stati Uniti. Quasi a nessuno importa della propria giurisdizione e
della applicazione in tutto il mondo. Il loro scopo è di minacciare le
persone straniere e i cittadini con morte, sofferenza e privazione
economica al fine di <strong>costringere i loro governi a inchinarsi alla volontà della dittatura americana e ai suoi agenti brutali e violenti.</strong><br />
Cosa
potrebbe esserci di più violento e spietato che minacciare gli
innocenti di morte e impoverimento per raggiungere i loro governi? È
noto che la maggior parte dei cittadini del mondo ha scarso controllo
sulle azioni del proprio governo, così come i cittadini americani hanno
scarso controllo sulle azioni dei loro governi. Qual è la moralità di
punire i cittadini innocenti per il raggiungimento di un obiettivo
politico? Questo è precisamente il motivo per cui il terrorismo viene
condannato, perchè si scatena contro cittadini innocenti.<br />
<figure class="wp-block-image size-large"><img alt="" class="wp-image-5936 lazyloaded" data-lazy-sizes="(max-width: 800px) 100vw, 800px" data-lazy-src="https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2014/07/Nationalist-demonstration-against-globalism-and-imperialism-paris_.jpg" data-lazy-srcset="https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2014/07/Nationalist-demonstration-against-globalism-and-imperialism-paris_.jpg 800w, https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2014/07/Nationalist-demonstration-against-globalism-and-imperialism-paris_-300x199.jpg 300w, https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2014/07/Nationalist-demonstration-against-globalism-and-imperialism-paris_-700x464.jpg 700w, https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2014/07/Nationalist-demonstration-against-globalism-and-imperialism-paris_-580x384.jpg 580w, https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2014/07/Nationalist-demonstration-against-globalism-and-imperialism-paris_-460x304.jpg 460w" data-was-processed="true" height="265" src="https://www.controinformazione.info/wp-content/uploads/2014/07/Nationalist-demonstration-against-globalism-and-imperialism-paris_.jpg" width="400" /><figcaption>Manifestazione contro la dittatura Imperialista</figcaption></figure>Washington non pretende solo che i suoi cittadini si attengano al suo sistema malvagio. <strong>Nel suo ruolo di dittatore globale, il governo federale esige che tutti in tutto il mondo rispettino il suo sistema malvagio</strong>. La dittatura rivendica la giurisdizione globale per se stessa.<br />
Perché
gli innocenti cittadini stranieri sono il bersaglio della morte e della
sofferenza economica semplicemente perché ai funzionari statunitensi
non piace il loro governo? Perché le libertà dei cittadini americani
vengono distrutte? <strong>E per quale motivo i cittadini stranieri di
tutto il mondo devono essere perseguiti per violazione del sistema
sanzionatorio del governo federale USA? Domande senza risposta.</strong><br />
fonte: LA DICTADURA DEL MUNDO<br />
Tradotto da Réseau International por Alejandro Sanchez<br /><br />TRATTO DA: <a href="https://www.controinformazione.info/la-vera-dittatura-del-mondo/?fbclid=IwAR2rPFK7BGntO8ssKMx3_iElNMDZ8RGZDBCkRS4p2LjEp9y7IGjPylIlUnA" target="_blank">https://www.controinformazione.info/la-vera-dittatura-del-mondo/?fbclid=IwAR2rPFK7BGntO8ssKMx3_iElNMDZ8RGZDBCkRS4p2LjEp9y7IGjPylIlUnA</a><br />
<br />Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-13616001178081134472019-12-27T19:49:00.002+01:002019-12-27T20:07:08.608+01:00UNO SPACCATO DI STORIA: I REDUCI FASCISTI CHE PASSARONO NEL PCI e nel PSI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkx0Di_lt3-do12RCqQn6cmpsXEFWVp9rVySo9lKBygXBb0qE6L5jKz6QylQpbujpCnpclk2Uz6MtMtwZm4BzC372SiKtnTBqQ5GKDIWdA6GCcXTUUpr2btJHlwBrPfSybegbZOv2QCaQ/s1600/80293852_161959098364753_1689108382935416832_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="227" data-original-width="470" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkx0Di_lt3-do12RCqQn6cmpsXEFWVp9rVySo9lKBygXBb0qE6L5jKz6QylQpbujpCnpclk2Uz6MtMtwZm4BzC372SiKtnTBqQ5GKDIWdA6GCcXTUUpr2btJHlwBrPfSybegbZOv2QCaQ/s400/80293852_161959098364753_1689108382935416832_n.jpg" width="400" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTSuk2hRqLbDBSPvkUAsTiBDLifnpV7i7SzERCzWh_4nFbNbuyV4RRVHtJ32z5yCQStU5x9kAa79wLDiUXQ_B3PI9MTGrUno9Hr21HBDAJJhdbHXFd4myTsdQxg4gKDbSHXfrD09rC5Eo/s1600/80801552_161959155031414_2566361642191290368_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="249" data-original-width="322" height="308" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTSuk2hRqLbDBSPvkUAsTiBDLifnpV7i7SzERCzWh_4nFbNbuyV4RRVHtJ32z5yCQStU5x9kAa79wLDiUXQ_B3PI9MTGrUno9Hr21HBDAJJhdbHXFd4myTsdQxg4gKDbSHXfrD09rC5Eo/s400/80801552_161959155031414_2566361642191290368_n.jpg" width="400" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
di Maurizio Barozzi</div>
<br />
Premessa il Fascismo dopo un ventennale percorso di compromessi,
giunse alla RSI dove Mussolini varò una grande riforma socialista per
completare le Corporazioni e rimediare al fatto che l’esperienza aveva
dimostrato come il padronato riusciva ad aggirarle. Fu la
Socializzazione delle Imprese con i lavoro portato alla direzione delle
aziende.<br />
<br />
Questa, e la proclamazione della Repubblica, costituirono
uno iato, una separazione totale con il fascismo del ventennio che non
si rinnegava ma si superava.<br />
<br />
<b>PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEL
MONDO il Fascismo aveva portato il Popolo tutto nello Stato, con le sue
componenti economiche e sociali, arti e professioni, il Lavoro e le
èlite combattentistiche.</b><br />
<br />
<b>La lotta del sangue contro l’oro intrapresa
dal fascismo, contro le grandi democrazie capitaliste raggiungeva il
pieno della compiutezza ideologica.</b><br />
<br />
ORBENE, immaginate come si
sentirono quei reduci del fascismo repubblicano, quando si resero conto
che il Partito, il MSI, che doveva continuarne gli ideali, sia pure
sotto forma di lotta democratica, si palesò subito ostaggio di una
accolita di traditori, di farabutti, manovrati dallo OSS di J. J.
Angleton. <br />
<br />
Già il fatto di posizionarlo a sinistra del parlamento,
non piacque di certo, e nel 1947 poi i primi 3 eletti al Comune di Roma
votarono per eleggere il sindaco democristiano Rebecchini e i suoi
palazzinari.<br />
<br />
Su tutto il territorio, gli inciuci con polizie, carabinieri, preti, padroni era all’ordine del giorno.<br />
A Torino, tramite il missista Tullio Abelli e l’ausilio di Valerio
Borghese, si organizzavano squadrette per contrastare gli operai della
Fiat in sciopero. Del resto quel furfante di Borghese concesse anche a
l’appena nato Israele, l’ausilio di ex decima Mas. Altri ne mandò in
Sicilia a cooperare con gli americani e la Mafia.<br />
<br />
<b>Ma fu nel 1949 che
ogni remora si ruppe quando il MSI, dopo una apparente ambiguità si
schierò per il Patto Atlantico, di fatto avvalorando e ratificando il
colonialismo americano in Italia.</b><br />
<b> Fu così che migliaia di reduci
fascisti, desiderosi di continuare a lottare contro il capitalismo e
contro gli anglo americani, decisero di entrare nel PCI.</b><br />
<br />
Purtroppo
rimasero fregati perché dopo il 1953 il Pci, morto Stalin, accelerò la
sua socialdemocraticizzazione e rinunciò ad ogni lotta rivoluzionaria.<br />
<br />
Ma del resto quei fascisti non avevano tante altre alternative. <br />
<br />
<b>La sinistra che era ancora nel MSI, non riusciva a combinare nulla e la
sola forza che manteneva alta la dirittura ideale, ma era frenata
dall’essere una associazione combattentistica, fu la Federazione
Nazionale Combattenti della Rsi che forse evitò un più ampio esodo.</b><br />
<br />
Si parla comunque di migliaia di fascisti che passarono nel PCI soprattutto, nel PSIUP e nel PSI.<br />
Di migliaia, genericamente, me ne parlarono a suo tempo i miei camerati della FNCRSI reduci del fascismo repubblicano.<br />
<br />
Lando dell’Amico, reduce della Decima Mas, che aveva operato in questo
senso, tramite un accordo con i comunisti Giancarlo Pajetta e Togliatti,
li ha quantificati in 34 mila, forse esagerando e lo racconta nel suo
libro: “La leggenda del giornalista spia”, Ed. Koinè 2013.<br />
Diversi altri autori ne parlano in qualche loro testo e tra questi Paolo Buchinani: “Fascisti Rossi”, Mondadori 1998.<br />
Alfredo Villano nel suo “Rodolfo Graziani fascista conteso”, Ed. Storia
Ribelle 2011, invece, ci segnala una notizia che io avevo già avuto
sentore in Fncrsi: nei primi anni ’50, la FNCRSI non accettando
assolutamente la svolta missista pro NATO e di accantonamento della
Socializzazione, incaricò Rodolfo Graziani, al tempo suo Presidente
onorario, di fare dei sondaggi con il PCI, che era su posizioni sociali
e anti Atlantiche, per vedere se poteva esserci un tavolo e una azione
comune su queste basi.<br />
<br />
Era anche un modo per evitare l’emorragia dei
reduci che al tempo era in atto. Ci furono incontri segreti alla
Libreria Rinascita a via Botteghe Oscure con Pajetta, la cosa stava
andando in porto, ma era complicata anche per il finanziamento di un
nuovo giornale, e quindi poi abortì. <br />
<br />
<b>Ecco questa è la vera storia
di un tradimento schifoso da parte del missismo, e le reazioni che ebbe,
purtroppo inconcludenti, ma numerose, se si Leggono vari trafiletti dei
giornali dell’epoca di destra, che criticavano fuoriuscita, comprese
diverse preoccupate vignette del Candido di Guareschi.</b><br />
<br />
<b>Con gli anni
’60 poi avvenne una squallida mutazione antropologica nei neofascisti
che assunsero in tutto e per tutto i ributtanti aspetti del
conservatore, reazionario, non di rado bombarolo, lustrascarpe degli
statunitensi e della Nato, con la sua base, che non contava un cazzo,
inebriata dall’anticomunismo come se fossimo ancora negli anni ’20,
portata a manifestare per Budapest e per Praga,<u> ma mai contro la NATO,
ad inneggiare per i Colonnelli greci e il criminale Pinochet, prima di
estinguersi e finire nella merda a Gerusalemme dove andarono a rinnegare
di tutto e di più.</u></b><br />
TRATTO DA:<br />
<a href="https://www.facebook.com/maurizio.maubar.1/posts/161959588364704?from_close_friend=1&notif_id=1577460941177655&notif_t=close_friend_activity" target="_blank">https://www.facebook.com/maurizio.maubar.1/posts/161959588364704?from_close_friend=1&notif_id=1577460941177655&notif_t=close_friend_activity<br /></a><br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "trebuchet ms" , "sans-serif";">"Presto
tutte le fabbriche saranno socializzate e sarà esaminato anche il
problema della terra e della casa perché tutti i lavoratori devono
possedere la loro terra e la loro casa…"</span><span class="apple-converted-space"> </span></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span class="apple-converted-space">Nicola Bombacci<br /><a href="http://nicolabombacci.blogspot.com/" target="_blank">http://nicolabombacci.blogspot.com/<br /></a></span></span></div>
<h1 id="section_0">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;">Stanis Ruinas<br /><a href="https://it.m.wikipedia.org/wiki/Stanis_Ruinas?fbclid=IwAR1Js32ADZtm01thMJHGn4FuRdwMbCUFFDWh0GcQCrfzjJOdMmUkvYsVk0g" target="_blank">https://it.m.wikipedia.org/wiki/Stanis_Ruinas?fbclid=IwAR1Js32ADZtm01thMJHGn4FuRdwMbCUFFDWh0GcQCrfzjJOdMmUkvYsVk0g</a></span></span></h1>
<h1 id="section_0">
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: small;"><a href="https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/storia/pensiero-nazionale-stanis-ruinas-pci/?fbclid=IwAR0JEcNj90un2NL3y2TaH2Gwx31xGcIPLIO8BqQWpDGiOrZnCr2AoR8ENPs" target="_blank">https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/storia/pensiero-nazionale-stanis-ruinas-pci/?fbclid=IwAR0JEcNj90un2NL3y2TaH2Gwx31xGcIPLIO8BqQWpDGiOrZnCr2AoR8ENPs</a></span></span></h1>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<span style="font-size: small;"><span class="apple-converted-space"></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<br />Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-1407365075277285162019-12-27T10:07:00.000+01:002019-12-27T10:09:00.433+01:00L’altra metà di Tangentopoli: Umberto Bossi Gianfranco Miglio ed i progetti secessionistici<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghhJTKj5Ct6AO3_JEt7Rc0dHp8WQH8TP8Brqj6NuffnITH_KjvEoAovFaGtMKYyPwfMarTulPX2UUpkqzpQcizyXpQdet-sqXbUF5IGle1rPC4Ej7KEDQpIiUbsgKPm465OHBiiDg1CDk/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="299" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghhJTKj5Ct6AO3_JEt7Rc0dHp8WQH8TP8Brqj6NuffnITH_KjvEoAovFaGtMKYyPwfMarTulPX2UUpkqzpQcizyXpQdet-sqXbUF5IGle1rPC4Ej7KEDQpIiUbsgKPm465OHBiiDg1CDk/s400/images.jpg" width="400" /></a></div>
<span class="byline"> <span class="author vcard"><a class="url fn n" href="http://federicodezzani.altervista.org/author/federicodezzani/">Federico Dezzani</a></span></span><br />
<br />
<i>Ogni fase politica della Repubblica italiana è stata scandita da
un partito “di protesta”, funzionale agli interessi dell’establishment
atlantico: si comincia con L’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini per
terminare col Movimento 5 Stelle di Gianroberto Casaleggio, passando per
il Partito Radicale di Marco Pannella e la Lega Nord di Umberto Bossi.
Fino alla recente svolta nazionalista, filorussa ed anti-euro, il
Carroccio è infatti stato uno dei tanti prodotti di Washington e Londra,
schierato su posizioni “thatcheriane” ed europeiste. Nei primi anni ‘90
la Lega Nord avrebbe dovuto essere lo strumento per attuare un
ambizioso disegno geopolitico: la frantumazione dello Stato unitario e
la nascita di una confederazione di tre “macroregioni”, così da
cancellare l’Italia come attore del Mar Mediterraneo. Il ruolo della
Lega Nord durante Tangentopoli e la figura, determinante, di Gianfranco
Miglio.</i><br />
<h2>
Non si muove foglia che Washington non voglia: anche in Padania…</h2>
La <b>democrazia liberale</b> è simile al <b>mercato dei beni di consumo</b>:
ogni segmento della domanda deve essere coperto, l’offerta deve essere
costantemente rinnovata e nuovi prodotti possono essere lanciati grazie
ad un’adeguata campagna pubblicitaria. Nel caso della politica, i beni
di consumo non sono ovviamente bibite, detersivi o dolciumi, <b>bensì i partiti</b>. L’abilità di chi tira i fili della democrazia consistente nel rifornire gli scaffali dalla politica di <b>partiti giusti, al momento giusto:</b>
ad ogni tornata elettorale, i votanti acquisteranno i loro prodotti
preferiti, con grande soddisfazione di chi controlla il grande
supermercato della democrazia.<br />
C’è un segmento del mercato politico particolarmente interessante,
molto ingrossatosi negli ultimi anni di crisi economica e sociale: <b>i partiti di protesta</b>.
La loro origine non è recente e risale agli albori della Repubblica
Italiana, quando Washington e Londra foggiarono per l’Italia una
singolare democrazia, dove le seconda forza politica del Paese, il PCI,
era esclusa <i>de iure</i> dal governo.<br />
È per ovviare a questo opprimente immobilismo, che un po’ stona con
le logiche del mercato, che in 70 anni sono state immesse diverse sigle
per intercettare il malcontento dell’elettorato e la domanda di
cambiamento: si comincia, prima delle elezioni del 1948, con <b>l’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini </b>e si termina oggi con il<b> Movimento 5 Stelle di</b> <b>Davide Casaleggio</b>. Sia Giannini che Casaleggio sono, incidentalmente, inglesi da parte materna. Tra i due estremi, bisogna annoverare anche il <b>Partito Radicale di Marco Pannella</b>,<b> </b>che
prestò non pochi servigi all’establishment atlantico: la campagna per
le dimissioni del presidente Giovanni Leone, quella per l’aborto ed il
divorzio, i referendum del 1993 contro “la partitocrazia” e “lo
Stato-Padrone”, etc. etc. C’è, infine, il caso della <b>Lega Nord</b>, nata e cresciuta nei travagliati primi anni ‘90, nutrendosi dei voti in uscita dal PSI e soprattutto dalla DC.<br />
Ma come? Anche il folkloristico Carroccio, i raduni di Pontida, il dio Po ed il leggendario Alberto da Giussano, sono un <b>prodotto dell’establishment atlantic</b><b>o?</b><br />
La risposta, come vedremo nel proseguo dell’articolo, è affermativa. È
una verità che probabilmente spiazzerà molti leghisti della prima ora,
indispensabile però per capire, ad esempio, perché <b>Umberto Bossi</b>, padre-padrone della primigenia Lega Nord, contesti la recente <b>svolta nazionalista, anti-euro e filorussa </b>di <b>Matteo Salvini</b>, deciso a trasformare (con esiti incerti) il Carroccio nella versione italiana del Front National: <i>“Lega, Bossi chiede il congresso: La base è stufa di Salvini”<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote1sym" name="sdfootnote1anc"><sup>1</sup></a>, “</i><i>Bossi: La Lega nazionale morirà, Salvini al Sud crea solo caos<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote2sym" name="sdfootnote2anc"><sup>2</sup></a>”, “</i><i>Attacco frontale di Bossi al segretario: secessione, il resto sono chiacchiere”<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote3sym" name="sdfootnote3anc"><sup>3</sup></a>.</i> <b>Bruxelles </b>è
sempre stata ed è tuttora il faro di Umberto Bossi, sebbene il suo
obiettivo fosse agganciarsi all’Unione Europea non attraverso l’Italia,
ma tramite la “Padania”, in ossequio a quella <b>“Europa della macroregioni”</b> tanto cara all’establishment atlantico<b>. </b><b>S</b><b>membrare gli Stati nazionali</b>
per sostituirli, al vertice, con un governo sovranazionale e, alla
base, con una costellazione di cantoni, regioni e feudi: l’oligarchia
libera di comandare indisturbata <b>su 500 milioni di persone </b>ed i paesani appagati delle loro effimere autonomie.<br />
La storia della Lega Nord è indissolubilmente legata <b>al crollo del Pentapartito</b> ed alle manovre, iniziate con la firma del <b>Trattato di Maastricht</b>,
per traghettare l’Italia verso la nascente Unione Europea a qualsiasi
costo: vergognose privatizzazioni, saccheggi del risparmio privato,
attentati terroristici e giustizialismo spiccio. <span style="color: blue;"><b><a href="http://federicodezzani.altervista.org/alle-radici-dellinfamante-seconda-repubblica-il-biennio1992-1993-parte-i/" style="color: blue;">Studiare
l’origine della Lega Nord significa quindi completare l’analisi
dell’infamante biennio 1992-1993 che travolse la Prima Repubblica e
forgiò la Seconda, dove Umberto Bossi ha giocato un ruolo di primo
piano.</a></b></span><br />
La Lega Nord nasce ufficialmente nel<b> febbraio del 1991</b>, come
federazione della Lega Lombarda, della Liga Veneta, del Piemont
Autonomista e dell’Union ligure: esula dalla nostra analisi, ma chi
volesse indagare sul periodo proto-leghista, scoprirebbe quasi
certamente che anche questi movimenti autonomisti nascono nel medesimo<b> humus massonico-atlantista</b> da cui germoglierà poi il Carroccio. È sufficiente dire che la <b>Liga Veneta</b>, certamente la lega più radicata ed “antica”, risalendo ai primi anni ‘80, compie i primi passi presso <b>l’istituto privato linguistico Bertrand Russel </b>di
Padova, dove nel 1978 è istituito un corso di storia, lingua e civiltà
veneta. Chi volesse scavare più indietro ancora, potrebbe riallacciarsi
alla lunga serie<b> di attentati destabilizzanti</b>, di matrice autonomista e secessionista, che colpiscono tra gli anni ‘50 e ‘60 il Nord-Est dove, è bene ricordarlo, la <b>concentrazione delle forze armante angloamericane</b>
è più alta che in qualsiasi altra parte dell’Italia continentale (Camp
Ederle ed Aviano). L’idea di superare le leghe su base “etnica” e di
federarle in un’unica Lega allargata all’intero Nord, ribattezzato
all’occorrenza come <b>“Padania”</b>, è comunque ufficialmente attribuita ad <b>Umberto Bossi.</b><br />
È però legittimo chiedersi se il parto del Carroccio sia effettivamente naturale e se<i> “il Senatur” </i>(titolo che Bossi si conquista nel 1987 entrando in Senato) ne sia effettivamente l’autentico padre, oppure se, <b><span style="color: blue;"><a href="http://federicodezzani.altervista.org/m5s-la-stampella-del-potere/" style="color: blue;">come nel caso del Movimento 5 Stelle</a></span></b>, dietro la genesi della Lega Nord non si nasconda una <b>regia molto più sofisticata ed altolocata. </b>Diversi elementi fanno propendere per la seconda ipotesi, declassando Umberto Bossi al ruolo di <b>capo carismatico di facciata</b>, di semplice tribuno e di arringatore: la stessa funzione, per intendersi, svolta da <b>Beppe Grillo </b>nel
M5S. Siamo infatti nel febbraio 1991, il muro di Berlino è crollato da
due anni e l’Unione Sovietica collasserà entro pochi mesi: l’oligarchia
atlantica ha già stilato i suoi piani per il <b>“Nuovo Ordine Mondiale”</b>
che, calati nella realtà italiana, significano l’abbattimento della
Prima Repubblica, l’archiviazione della DC e del PSI, lo smantellamento
dell’economia mista e, se possibile, anche un nuovo<b> assetto geopolitico per la penisola.</b> Da attuare attraverso <b>la Lega Nord e parallele leghe indipendentiste in Meridione e sulle isole.</b><br />
L’accoglienza che la grande stampa anglosassone riserva al neonato
Carroccio, simile a quella che il Movimento 5 Stelle riceverà a distanza
di 15 anni, non lascia adito a dubbi circa l’interessamento che Londra e
Washington nutrono per la neonata formazione nordista: il 4 ottobre
1991 il <b>Wall Street Journal</b> definisce la formazione di Umberto Bossi come <i>“il più influente agente di cambiamento della scena politica italiana”</i>, nel gennaio 1992 il settimanale statunitense <b>TIME</b> definisce Bossi come il leader più popolare e temuto della politica italiana, il 28 marzo 1992 il settimanale inglese <b>The Economist</b>, megafono della City, accomuna la Lega Nord al Partito Repubblicano di Ugo La Malfa, definendolo come <i>“l’unico fattore di rinnovamento nel decadente panorama politico italiano”. </i>Sono le stesse settimane in cui <b>Mario Chiesa</b>,
esponente socialista e presidente del Pio Albergo Trivulzio, è
arrestato per aver intascato una bustarella: è il primo atto di
quell’inchiesta giudiziaria, <b>Mani Pulite</b>, destinata a travolgere il Pentapartito e la Prima Repubblica.<br />
Non c’è dubbio che la Lega Nord debba “completare”, nei piani
angloamericani, l’inchiesta di Tangentopoli: il pool di Mani Pulite è
incaricato di smantellare la DC ed il PSI, mentre il Carroccio ha lo
scopo <b>di intercettare i voti in fuga</b> dai vecchi partiti prossimi al collasso. Il<i> </i><i>trait d’union</i> tra il palazzo di giustizia milanese e la Lega Nord è fisicamente incarnato dal console americano <b>Peter Semler:</b> il funzionario statunitense che alla fine del 1991, un paio di mesi prima dell’arresto di Mario Chiesa, “’incontra” <b>Antonio di Pietro</b>
nei suoi uffici per discutere delle imminenti inchieste giudiziarie. Lo
stesso funzionario che, quasi contemporaneamente, “incontra” <b>i dirigenti della Lega Nord</b>. Ha affermato Semler in un’intervista a La Stampa del 2012<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote4sym" name="sdfootnote4anc"><sup>4</sup></a>:<br />
<blockquote>
“Ricordo che un primo gennaio (del 1992, Ndr) ebbi un pranzo con <b>due leader della Lega e quello che mi colpì di più era un ex poliziotto, ex militare. </b>Giocammo al golf club di Milano e mi dissero: <b>“Cambierà tutto”. </b>Ma a Roma Secchia continuava a dirmi: “Basta perdere tempo con queste storie”.</blockquote>
C’è da scommettere che non siano stati i due leader della Lega Nord
ad avvertire il console americano che tutto sarebbe cambiato,<b> bensì l’opposto</b>. Il Carroccio, infatti, con la sua <b>corrosiva e talvolta violenta</b> <b>retorica</b>
contro la partitocrazia, la vecchia classe dirigente della Prima
Repubblica, lo Stato clientelare ed assistenzialista (si ricordi il
cappio sventolato nel 1993 a Montecitorio, per “appendere” i politici
corrotti), è parte integrante della manovra angloamericana per
smantellare il PSI e la DC.<br />
Perché, però, l’attacco è sferrato “su base regionale”, attraverso una formazione che inneggia alla<b> Padania onesta e laboriosa,</b> contro la Roma corrotta e la ladrona, sede di <b>“un Parlamento infetto”</b>?
Perché la stessa funzione non è assolta da un partito di protesta
“nazionale”, come il Movimento 5 Stelle? Compito della Lega Nord è anche
quello di attuare il piano geopolitico che l’establishment atlantico ha
in serbo per l’Italia in questa drammatica fase della vita nazionale:
passare dall’Italia unita<b> all’unione, o confederazione, di tre macroregioni. </b>La
Repubblica del Nord (o Padania), una repubblica del Centro ed una del
Sud: è il periodo, infatti, delle “stragi mafiose” e Cosa Nostra ed il
Carroccio sembrano <b>lavorare all’unisono</b> (d’altronde, la regia a monte è comune) per ritagliarsi ognuno <b>il proprio feudo</b>, cannibalizzando lo Stato nazionale.<br />
Veniamo così ad una figura chiave della Lega Nord delle origini, il personaggio politico che avrebbe dovuto essere <i>“la mente”</i> del processo di secessione della Repubblica dal Nord: <b>Gianfranco Miglio</b> <b>(1918-2001</b>).
Allievo del filosofo liberale Alessandro Passerin d’Entrèves (a lungo
docente all’Università di Oxford e quella di Yale) e del giurista
Giorgio Balladore Pallieri (primo giudice italiano alla Corte europea
dei diritti dell’uomo), professore all’Università Cattolica di Milano,
teorizzatore del decisionismo, studioso del federalismo ed ascoltato
consulente in materia di riforme costituzionali, “<i>giacobino di destra”</i>,
Gianfranco Miglio è un intellettuale molto gettonato dai politici e
dagli alti manager della Prima Repubblica in cerca di consigli: comincia
coll’assistere <b>Eugenio Cefis</b> ( presidente dell’ENI dal 1967 al 1971 e della Montedison dal 1971 al 1977), per poi diventare consulentedel premier <b>Bettino Craxi.</b><br />
Nei tumultuosi anni che seguono la caduta del muro di Berlino, il professor Miglio compie una <b>spettacolare e singolare metamorfosi</b>:
nel giugno del 1989, constata la precarietà delle finanze pubbliche e
del panorama politico italiani, suggerisce nientemeno che <i>“sospendere
le prove elettorali per un certo periodo, dar vita a un lungo
Parlamento, bloccare il ricambio parlamentare, che so, per 8-10 anni.<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote5sym" name="sdfootnote5anc"><sup>5</sup></a>”, </i>affidando quindi poteri speciali al Pentapartito per fronteggiare le emergenze. Dopo nemmeno due anni, Miglio è invece diventato<i><b> “l’ideologo” </b></i>della costituenda Lega Nord ed <b>il più severo e spietato censore </b>della
partitocrazia, dello Stato parassitario e della deriva mafiosa del
Meridione: è difficile spiegare questo repentino cambiamento ed il suo
“affiancamento” a Umberto Bossi, se non come<b> un’operazione studiata a tavolino</b>, concepita da quegli “ambienti liberali ed anglofoni” che Miglio frequenta sin dalla gioventù.<br />
Gianfranco Miglio è l’architetto di quelle riforme costituzionali che
dovrebbero scardinare l’assetto geopolitico dell’Italia, servendosi
della Lega Nord e di Umberto Bossi come semplici grimaldelli.
Esisterebbero, secondo il professore, due Italie: <b>una europea</b>, da agganciare alla nascente Unione Europea, <b>ed una mediterranea</b>,
da abbandonare alla deriva verso il Levante ed il Nord Africa. Lo Stato
unitario ha fatto il suo tempo e sulle sue macerie bisogna edificare
uno Stato federale, o meglio ancora confederale, <b>costruito da tre entità </b><b>separate</b>:
una Repubblica del Nord, una del Centro ed una Sud. Al governo centrale
della neo-costituita Unione Italiana, spetterebbero soltanto più la
difesa esterna e <b>parte della politica estera</b> (<i>“perché una certa autonomia in questo campo dovrà spettare ai singoli membri della federazione”</i>).
Il disegno sottostante alle ricette di Miglio è chiaro: sfruttare
l’inchiesta di Tangentopoli che sta sconquassando la politica, il crollo
del Pentapartito, la strategia della tensione e l’emergenza
finanziaria, per cancellare l’Italia unitaria <b>come soggetto geopolitico</b>.
Un’Italia che, con Enrico Mattei, Aldo Moro e le politiche filo-arabe
di Bettino Craxi e Giulio Andreotti, ha dimostrato di poter infastidire
gli angloamericani<b> nello strategico bacino mediterraneo. </b><br />
Le elezioni politiche del <b>5 aprile 1992</b> vedono la Lega Nord
raccogliere una discreta percentuale dei voti in uscita dalla DC e dal
PSI: in Lombardia il Carroccio raccoglie il 23% delle preferenze, ad un
solo punto dai democristiani, ma si ferma<b> all’8,65% a scala nazionale</b> e le varie leghe del Sud non decollano. <i>“Non è andata così bene, dovevamo essere determinanti”</i> commenta Bossi: già, perché la secessione della Repubblica del Nord dal resto dell’Italia, implica <b>una forza elettorale</b> che la Lega Nord, all’atto pratico, <b>dimostra di non avere</b>.
I 55 deputati e 25 senatori sono comunque un prezioso patrimonio, utile
per portare a compimento la demolizione della Prima Repubblica ed il
rapido smantellamento dell’economia mista, come auspicato <b>dai croceristi del Britannia.</b><br />
<b>Non c’è una singola mossa</b> del Carroccio, infatti, che si
discosti dall’agenda che l’establishment atlantico ha in serbo per
l’Italia: la Lega è decisiva per bloccare l’elezione di <b>Giulio Andreotti </b>al Quirinale, si schiera contro l’ipotesi di una presidenza del Consiglio affidata a <b>Bettino Craxi,</b> è favorevole ad un aggressivo <b>piano di privatizzazioni</b> (<i>“Gli economisti di Bossi credono nella Thatcher<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote6sym" name="sdfootnote6anc"><sup>6</sup></a>”</i> titola la Repubblica, riportando che la Lega vuole <i>“privatizzare
tutte le imprese di Stato dall’ Iri all’ Eni all’ Efim. Senza
risparmiare le banche pubbliche come Bnl, Comit, Credito italiano, San
Paolo di Torino. Largo ai privati anche per le Ferrovie, l’ Enel e le
Poste”</i>), è fautrice di un <b>liberismo spinto </b>contrapposto allo Stato-padrone, definito ovviamente come<i> “parassitario, bizantino, romano-centrico, corrotto, ladrone, etc. etc. </i>Non solo, il Carroccio <b>gioca di sponda</b> con <i>“le menti raffinatissime”</i> che stanno attuando<b> una spietata strategia di destabilizzazione </b>per meglio saccheggiare i risparmi degli italiani e l’industria pubblica: mentre i<b> servizi segreti “deviati</b>” piazzano bombe in tutt’Italia e gli squali dell’alta finanza si accaniscono sui Btp, la Lega Nord getta<b> altra benzina sul fuoco,</b>
incitando allo sciopero fiscale, sconsigliando di comprare i titoli di
Stato, evocando la separazione del Sud mafioso dal resto dell’Italia,
gridando all’imminente secessione della Padania.<br />
“<i>Ma se la casa crolla, il Nord deve andarsene…”</i> è un sintomatico titolo di la Repubblica del 31 dicembre 1992<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote7sym" name="sdfootnote7anc"><sup>7</sup></a>.
Nell’articolo il professor Miglio dipinge un futuro a tinte fosche per
l’Italia e pronostica un prossimo drammatico peggioramento della
situazione economica, anticamera della secessione della Repubblica del
Nord: <i>“</i><i><b>Se si arrivasse a non riuscire a controllare più niente, </b></i><i>se non si riuscisse più ad avere i servizi, se la sicurezza e le garanzie crollassero è evidente che</i><i><b> ciascuno penserebbe a se stesso</b></i><i>. Probabilmente </i><i><b>anche il Sud se ne andrebbe per conto suo”.</b></i>
Le parole dell’ideologo del Carroccio sono musica per chi, a Washington
e Londra, lavora per tenere l’Italia in costante fibrillazione.<br />
Siamo ora nel 1993 e l’inchiesta di <b>Mani Pulite</b> ha sortito gli
effetti sperati: la DC ed il PSI, i vincitori morali della Guerra
Fredda, sono stato spazzati via dal pool di Milano. L’unico grande
partito risparmiato dalle inchieste giudiziarie è stato <b>il PCI,</b> riverniciato ora come PDS, cui gli angloamericani contano di affidare il governo facendo affidamento<b> sulla sua ricattabilità </b>(nella
Russia allo sfascio si comprano gli archivi del KGB a prezzo di saldo).
Se dalle prossime elezioni uscisse un Nord saldamente in mano al
Carroccio ed un Centro-Sud in mano alla sinistra, si concretizzerebbe lo
scenario di una secessione<i> de-facto</i> della Padania dal resto dell’Italia.<br />
Per la Lega Nord non che resta, a questo punto, che ricevere la
benedizione “ufficiale” da parte dell’establishment atlantico, dopo
lunghi rapporti reconditi ed opachi:<b> il 18 ottobre 1993 </b>una delegazione del Carroccio si reca in visita al <b>Quartiere generale della NATO a Bruxelles </b>ed il 23 ottobre è la volta degli Stati Uniti, con una prima tappa a New York per incontrare il<b> milieu dell’alta finanza e di Wall Street </b>ed una seconda tappa a Washington, dove sono in programma pranzi di lavoro con <b>deputati e senatori repubblicani</b> ed esponenti della<b> National Italian American Foundation </b><b>(sic!)<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote8sym" name="sdfootnote8anc"><sup>8</sup></a>.</b><br />
<span style="color: blue;"><b><a href="http://federicodezzani.altervista.org/golpe-2011-una-ministra-riscaldata-servita-quando-fa-comodo-parte-i/" style="color: blue;">In
questo quadro, “la discesa in campo” di Silvio Berlusconi annunciata
nell’autunno del 1993 è un evento non previsto dall’establishment
atlantico</a></b></span>: la neonata Forza Italia si impone alle
elezioni politiche del 27-28 marzo 1994, drenando buona parte dei voti
in uscita dal PSI e dalla DC ed imponendosi come<b> primo partito del Nord Italia</b>. La Lega Nord, ferma all’8% delle preferenze su scala nazionale, dimostra ancora <b>di non avere una forza sufficiente</b>
per strappare la secessione della Padania ed attuare gli ambiziosi
cambiamenti costituzionali sognati da Gianfranco Miglio. Forte di 122
deputati e 59 senatori, la Lega Nord dispone però di manipolo di
parlamentari sufficienti per staccare la spina <b>al primo governo Berlusconi,</b>
di cui è entrata a far parte nella cornice del Popolo della
Libertà. Riemerge quindi la natura della Lega Nord come strumento
politico <b>nelle mani di Londra e Washington:</b> quando Berlusconi,
durante la conferenza mondiale dell’ONU contro la criminalità
organizzata, riceve un invito a comparire dal pool di Milano, Umberto
Bossi completa l’operazione per disarcionare il Cavaliere, togliendogli
la fiducia ed avvallando “il ribaltone” che insedia l’ex-Bankitalia <b>Lamberto Dini</b> a Palazzo Chigi.<br />
Si marcia così rapidamente verso nuove elezioni ed ancora una volta
il Carroccio agisce in perfetta sintonia con l’establishment atlantico:
scegliendo di correre da solo e di non rinnovare l’alleanza col Popolo
della Libertà, spiana la strada ai governi di <b>Romano Prodi e Massimo D’Alema</b>: seguirà <i>“il Contributo straordinario per l’Europa”,</i> la scandalosa privatizzazione della Telecom, <i>“la marchant bank”</i>
di Palazzo Chigi, la liquidazione finale dell’IRI, il vergognoso cambio
di 2.000 lire per ogni nuovo euro, l’avvallo alle operazioni militari
della NATO contro la Serbia. E così, mentre quel rimane dell’economia
mista è smantellato a prezzi di saldo ed i risparmi degli italiani sono
immolati sull’altare della moneta unica, Umberto Bossi continua a
blaterare di secessione, di camice verdi, di milizie armate del Nord, di
rivolta fiscale, etc. etc.: <b>utile idiota</b> manovrato dall’oligarchia atlantica. La Lega Nord tornerà al governo solo dopo le elezioni politiche del 2001, quando <b>i giochi “europei” sono ormai fatti.</b><br />
Le vicende della Lega Nord, di Gianfranco Miglio e di Umberto Bossi
sono legate a doppio filo alla nascita Seconda Repubblica, alla perdita
di qualsiasi sovranità nazionale ed all’avvento della moneta unica. Il
Senatur ne è in fondo perfettamente cosciente e, intervistato dal
Corriere della Sera, ha recentemente affermato<a class="sdfootnoteanc" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote9sym" name="sdfootnote9anc"><sup>9</sup></a>:<br />
<blockquote>
“<b>Se venisse giù l’euro, verrebbe giù tutto, una situazione che nessuno saprebbe gestire</b>.
Tra l’altro, pagheremmo di più le materie prime, cosa che per un Paese
di trasformazione come l’Italia sarebbe un disastro. Berlusconi parla di
doppia moneta, il che è una presa per il culo. Ma non è che Berlusconi
non sia in grado di capire le cose…”</blockquote>
Sono le ultime battute dell’ennesima<b> “stampella del potere”.<br /><br />VIDEO - </b>Gianfranco Miglio parla di Secessione ospite di Gad Lerner<br />
<a href="https://www.youtube.com/watch?time_continue=346&v=kz3ZIVI3Dug&feature=emb_logo" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?time_continue=346&v=kz3ZIVI3Dug&feature=emb_logo</a><br />
<br />
Bibliografia<br />
Il vento della Padania, Guido Passalacqua, Mondadori, 2009<br />
Dalla Liga alla Lega, Francesco Jori, Marsilio, 2009<br />
Come cambiare, Gianfranco Miglio, Mondadori, 1992<br />
<br />
<div id="sdfootnote1">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote1anc" name="sdfootnote1sym">1</a>http://www.repubblica.it/politica/2016/11/27/news/lega_bossi_chiede_congresso_base_stufa_salvini-152955314/</div>
</div>
<div id="sdfootnote2">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote2anc" name="sdfootnote2sym">2</a>http://www.corriere.it/politica/17_marzo_14/bossi-la-lega-nazionale-morira-1392067c-082d-11e7-b69d-139aae957b51.shtml</div>
</div>
<div id="sdfootnote3">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote3anc" name="sdfootnote3sym">3</a>http://www.ilgiornale.it/news/politica/attacco-frontale-bossi-segretario-secessione-resto-sono-1308152.html</div>
</div>
<div id="sdfootnote4">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote4anc" name="sdfootnote4sym">4</a>http://www.lastampa.it/2012/08/30/italia/cronache/di-pietro-mi-preannuncio-l-inchiesta-su-craxi-e-la-dc-DOydQU77k6yZcRwHkpJc9I/pagina.html</div>
</div>
<div id="sdfootnote5">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote5anc" name="sdfootnote5sym">5</a>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/06/01/miglio-ha-una-proposta-dieci-anni-senza.html?ref=search</div>
</div>
<div id="sdfootnote6">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote6anc" name="sdfootnote6sym">6</a>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/01/30/gli-economisti-di-bossi-credono-nella-thatcher.html?ref=search</div>
</div>
<div id="sdfootnote7">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote7anc" name="sdfootnote7sym">7</a>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/12/31/ma-se-la-casa-italia-crolla.html?ref=search</div>
</div>
<div id="sdfootnote8">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote8anc" name="sdfootnote8sym">8</a>http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/10/15/Politica/LEGA-NORD-DAL-18-VISITA-ALLA-NATO-POI-NEGLI-USA_130800.php</div>
</div>
<div id="sdfootnote9">
<div class="sdfootnote">
<a class="sdfootnotesym" href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k#sdfootnote9anc" name="sdfootnote9sym">9</a>http://www.corriere.it/politica/17_marzo_14/bossi-la-lega-nazionale-morira-1392067c-082d-11e7-b69d-139aae957b51.shtml<br />
<br />
TRATTO DA:<br />
<a href="http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k" target="_blank">http://federicodezzani.altervista.org/laltra-meta-di-tangentopoli-umberto-bossi-gianfranco-miglio-ed-i-progetti-secessionistici/?fbclid=IwAR0ksr3MV0zdZqLsCkr2yI8ODerDsRcyicZQnbYQ_BOv3XOkgmMjsKydl_k</a></div>
</div>
<b></b>Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-79823908067545799892019-12-25T09:35:00.001+01:002019-12-25T09:40:31.534+01:00I FINANZIAMENTI DI WALL STREET ALLA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGsPW4bVi_UfAy0ezwIF4DaSjU7Q0S5NreNAKfm-BmkRe3SHcDEoxfxFwncTtlhBKjGJSQh4YfdzfZQCuY0Yk910jTDjy3SHKXb_TdKqNgNnV65bQViqSqOe6BIXuJdnrAPkcDzbZXSK8/s1600/index.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="174" data-original-width="290" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGsPW4bVi_UfAy0ezwIF4DaSjU7Q0S5NreNAKfm-BmkRe3SHcDEoxfxFwncTtlhBKjGJSQh4YfdzfZQCuY0Yk910jTDjy3SHKXb_TdKqNgNnV65bQViqSqOe6BIXuJdnrAPkcDzbZXSK8/s400/index.jpg" width="400" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmyePNQXPloI13l-h0o7C-zHfpngj5U5SE1ge2GMMVWe-Y6H0vUnJ5R_Sy1lny1ZxNrFKdTowYxa5wI9CFTkX2saOj3odhHdhmJKKuSH94teg7gdgQgQgHWbzuYMw74yk0gsRJSbscmvA/s1600/segreto_900_01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="416" data-original-width="350" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmyePNQXPloI13l-h0o7C-zHfpngj5U5SE1ge2GMMVWe-Y6H0vUnJ5R_Sy1lny1ZxNrFKdTowYxa5wI9CFTkX2saOj3odhHdhmJKKuSH94teg7gdgQgQgHWbzuYMw74yk0gsRJSbscmvA/s400/segreto_900_01.jpg" width="336" /></a></div>
<br />
<b><span style="font-size: small;"><span style="font-family: sans-serif; left: 165.4px; top: 119.364px; transform: scalex(1.01585);">UNA OSCURA PAGINA DI STORIA, SU CUI ALBERGA MOLTA DIETROLOGIA CHE
FINISCE PER NON FAR BEN COMPRENDERE QUANTO INVECE E’ ACCADUTO; I
FINANZIAMENTI DI WALL STREET A LENIN E LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA. </span></span></b><br />
<br />
<br />
<b><span style="font-size: small;"><span style="font-family: sans-serif; left: 165.4px; top: 119.364px; transform: scalex(1.01585);">I FINANZIAMENTI DI WALL STREET </span></span></b><span style="font-family: sans-serif; font-size: 33.4px; left: 165.4px; top: 162.564px; transform: scalex(1.02412);"><span style="font-size: small;"><b>ALLA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA<br /><br /><br />di Maurizio Barozzi</b><br /><br /><a href="https://vk.com/doc476559165_528513488?hash=a58d46b6ac765e84ba&dl=d5c58c4d0ebcb3c3c&fbclid=IwAR2raqBVxh1i0C66hH3vOTNnUyqpiJPBhqCSkHDBW8d1FZHB5wIdJnJ1zkE" target="_blank">https://vk.com/doc476559165_528513488?hash=a58d46b6ac765e84ba&dl=d5c58c4d0ebcb3c3c&fbclid=IwAR2raqBVxh1i0C66hH3vOTNnUyqpiJPBhqCSkHDBW8d1FZHB5wIdJnJ1zkE</a><br /><br /><br /></span></span><br />
<span style="font-family: sans-serif; font-size: 33.4px; left: 165.4px; top: 162.564px; transform: scalex(1.02412);"><span style="font-size: small;"></span></span><br />
<span style="font-family: sans-serif; font-size: 33.4px; left: 165.4px; top: 162.564px; transform: scalex(1.02412);"><span style="font-size: small;"></span></span><br />
<span style="font-family: sans-serif; font-size: 33.4px; left: 165.4px; top: 162.564px; transform: scalex(1.02412);"><span style="font-size: small;"></span></span><br />
<span style="font-family: sans-serif; font-size: 33.4px; left: 165.4px; top: 162.564px; transform: scalex(1.02412);"><span style="font-size: small;"><br /><br /><br /><br /></span><br /> </span>Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-12180535185197074812019-12-19T10:58:00.001+01:002019-12-19T12:03:32.168+01:00L’usura per Ezra Pound<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name">
L’usura, per Ezra Pound, e non solo per lui, ha mosso guerra al mondo dal 1694, quando nacque la Banca d’Inghilterra
</h3>
<div class="post-header">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" border="0" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-Oprod-HtbFIT-tqNCp5_PlMHu5Pa9S1KxLY2RmYEY2T8FG5v6xVCmF0DueqwwBBwD9Y02v64WcliIwYpgInc36B-iVSkTrYV5-9P1q_McEm9Oog3107UiPorH55NmhAOK3JnMIYheMM/s280/a.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="La Piovra dell'Usura e del Malaffare ..." width="280" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-size: 12.8px;"><span style="font-size: x-small;">La Piovra dell'Usura e del Malaffare ...</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div>
<span style="font-size: medium;">Le parole giuste per iniziare questo articolo sono :</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium;"><i>"Ricordatevi bene: abbiamo spaventato
il mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori. Essi non hanno
voluto che ci fosse data la possibilità di vivere. Se le vicende di
questa guerra fossero state favorevoli all’Asse, io avrei proposto al
Führer, a vittoria ottenuta, la socializzazione mondiale. Lavorerò anche
in Valtellina. Cercherò che il mondo sappia la verità assoluta e non
smentibile di come si sono svolti gli avvenimenti di questi cinque anni.
La verità è una".</i> - Benito Mussolini -</span></blockquote>
<span style="font-size: medium;">E finirono tutti appesi a testa in giù in un rito massonico ...</span><br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/68/Ezra_Pound_1945_May_26_mug_shot.jpg/190px-Ezra_Pound_1945_May_26_mug_shot.jpg"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/6/68/Ezra_Pound_1945_May_26_mug_shot.jpg/190px-Ezra_Pound_1945_May_26_mug_shot.jpg" title="Foto segnaletica di Ezra Pound alla sua cattura (1945)" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption"><div style="text-align: center;">
<i style="font-size: medium;">Foto segnaletica di Ezra Pound </i></div>
<span style="font-size: x-small;"></span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><i>alla sua cattura (1945)</i></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: medium;">Ezra Pound invece è stato arrestato nel
1945 dai partigiani e consegnato alle forze americane in Italia, venne
accusato di collaborazionismo e tradimento, reati per cui rischiava la
pena di morte o l'ergastolo. Ha trascorso mesi di detenzione in un campo
militare statunitense a Pisa, di cui tre settimane in una gabbia
d'acciaio all'aperto di 1,8 m. per 1,8 m, era una delle <i>"celle della morte"</i>
del campo, una serie di gabbie d'acciaio all'aperto di sei piedi
illuminate di notte dai proiettori; gli ingegneri hanno rinforzato la
sua gabbia con acciaio più pesante per paura che i fascisti cercassero
di liberarlo.</span><span style="font-size: medium;"><span style="background-color: white; color: #222222; font-family: sans-serif;"> </span></span></div>
<div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b2/Security_cages_where_Ezra_Pound_was_held%2C_Pisa%2C_Italy%2C_1945.JPG/190px-Security_cages_where_Ezra_Pound_was_held%2C_Pisa%2C_Italy%2C_1945.JPG"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/b2/Security_cages_where_Ezra_Pound_was_held%2C_Pisa%2C_Italy%2C_1945.JPG/190px-Security_cages_where_Ezra_Pound_was_held%2C_Pisa%2C_Italy%2C_1945.JPG" title="Celle di sicurezza nel campo di Arena Metato dove venne rinchiuso Pound nel 1945" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption"><div style="text-align: center;">
<i style="font-size: medium;">Celle di sicurezza nel campo</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i style="font-size: medium;">di </i><i style="font-size: medium;">Arena </i><i style="font-size: medium;">Metato dove venne</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i style="font-size: medium;">rinchiuso </i><i style="font-size: medium; text-align: left;"><i>Pound nel 1945</i></i><br />
<i style="font-size: medium; text-align: left;">
</i></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<div>
<span style="font-size: medium;">Pound ha trascorso tre settimane in isolamento sotto il sole, dormendo sul calcestruzzo, </span><span style="font-size: medium;">senza servizi igienici e possibilità di ripararsi dal freddo e dal caldo (la <i>"gabbia da gorilla"</i>,
disse lui), subì un tracollo fisico e mentale, gli fu negato
l'esercizio fisico e le comunicazioni, fatta eccezione per le
conversazioni con il cappellano.</span></div>
<div>
<span style="font-size: medium;">Il 15 novembre 1945 venne trasferito negli Stati Uniti. L'impressione di un ufficiale di scorta era che</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium;"><i>"fosse un intellettuale picchiattello
che immaginava di correggere tutti i mali economici del mondo e che
risentiva del fatto che i mortali ordinari non erano sufficientemente
intelligenti per comprendere i suoi scopi e motivi" </i>(come lo capisco NdR).</span></blockquote>
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4e/Center_building_at_Saint_Elizabeths%2C_National_Photo_Company%2C_circa_1909-1932.jpg/220px-Center_building_at_Saint_Elizabeths%2C_National_Photo_Company%2C_circa_1909-1932.jpg"><img alt="" border="0" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/4e/Center_building_at_Saint_Elizabeths%2C_National_Photo_Company%2C_circa_1909-1932.jpg/220px-Center_building_at_Saint_Elizabeths%2C_National_Photo_Company%2C_circa_1909-1932.jpg" title="St. Elizabeths Hospital di Washington" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><i>St. Elizabeths Hospital di<br />Washington</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div>
<span style="font-size: medium;">È stato ammesso all'ospedale psichiatrico di St. Elizabeth (manicomio</span><span style="font-size: medium;"> criminale federale)</span><span style="font-size: medium;">,
e nel giugno dell'anno successivo Dorothy è stato dichiarato il suo
tutore legale. È stato trattenuto per un certo periodo nel reparto della
prigione dell'ospedale Howard's Hall, noto come <i>"il buco dell'inferno"</i>,
un edificio senza finestre, in una stanza con una spessa porta
d'acciaio e nove spioncini per permettere agli psichiatri di osservarlo
mentre provavano a mettersi d'accordo su una diagnosi.</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /><span style="font-size: medium;">I
visitatori sono stati ammessi solo per 15 minuti alla volta, mentre i
pazienti vagavano intorno continuando a urlare e schiumare dalla
bocca. L'avvocato di Pound, Julien Cornell, i cui sforzi per farlo
dichiarare folle sono accreditati per averlo salvato dalla prigionia a
vita, ha chiesto la sua liberazione ad un'audizione di riserva nel
gennaio 1947. Il sovrintendente dell'ospedale, Winfred Overholser, ha
accettato invece di trasferirlo nel contesto più piacevole del
Castagneto, vicino ai quartieri privati di Overholser, dove ha passato i
seguenti 12 anni. Allo storico Stanley Kutler è stato concesso, negli
anni Ottanta, l'accesso ai rapporti dell'intelligence militare e ad
altri documenti governativi di Pound, inclusi i suoi documenti
ospedalieri, e ha scritto che gli psichiatri credevano che Pound avesse
una personalità narcisistica, ma lo consideravano sano. Kutler crede che
Overholser abbia protetto Pound dal sistema giudiziario penale perché
era affascinato da lui.</span></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://cs.ilgiardinodeilibri.it/cop/f/w110/false-flag-perucchietti.jpg"><img alt="" border="0" height="320" src="https://cs.ilgiardinodeilibri.it/cop/f/w110/false-flag-perucchietti.jpg" title="False Flag - Sotto Falsa Bandiera" width="228" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b><span style="font-size: x-small;"><a href="https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__false-flag-enrica-perucchietti.php?pn=4898" target="_blank">False Flag - Sotto Falsa Bandier</a></span></b></i><br />
<i><b><span style="font-size: x-small;"><a href="https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__false-flag-enrica-perucchietti.php?pn=4898" target="_blank">Strategia della tensione</a></span></b></i><br />
<i><b><span style="font-size: x-small;"><a href="https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__false-flag-enrica-perucchietti.php?pn=4898" target="_blank">e terrorismo di stato</a></span></b></i></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: medium;"><b>Tutto questo per</b> :</span></div>
<div>
<span style="font-size: medium;">Durante il 1940 Ezra Pound, tornato in
Italia, iniziò a trasmettere, dalle frequenze dell'EIAR, il programma
radio in lingua inglese <i>"Europe calling"</i>, Ezra Pound nel
programma difendeva il fascismo e accusava gli angloamericani e la
finanza internazionale di aver provocato la guerra contro i Paesi che si
erano ribellati al giogo dell'usura. In tutto tenne circa 600 discorsi,
invitando gli americani alla disobbedienza e a <b>rispettare la Costituzione, a suo parere violata da Roosevelt </b>;
rimase sempre fedele, anche se non iscritto, alla linea politica del
Partito Nazionale Fascista, prima della deposizione di Mussolini il 25
luglio, in seguito alla quale Pound aderì alla Repubblica Sociale
Italiana.</span><br />
<br />
<span style="font-size: medium;">Pound aderì alla RSI (ottobre 1943 -
aprile 1945) come cittadino straniero residente e si trasferì a Milano
per continuare le sue trasmissioni radio e tentare di convincere ancora
il governo fascista ad applicare le sue teorie economiche,<b> rimanendo comunque soddisfatto della socializzazione dell'economia, progettata dal Partito Fascista Repubblicano</b>; Pound affermerà che, per molti <i>«uomini onesti»</i>, era impossibile stare con la corruzione e<i> «il lerciume di Badoglio»</i>, motivando così la scelta di stare con un governo collaborazionista con i nazisti. In questo periodo <b>intensificò
gli attacchi verbali alla finanza internazionale, colpevole a suo dire
di aver complottato per trascinare gli Stati Uniti nella guerra</b>, e si fece portavoce di campagne antisemite, identificando gli ebrei come i banchieri usurai. Tuttavia dichiarò in seguito di</span><span style="font-size: medium;"> non essere razzista:</span></div>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium;"><i>«<b>Non sono un antisemita. Non confondo l'usuraio ebreo e l'ebreo che si guadagna onestamente da vivere di giorno in giorno</b>».</i></span></blockquote>
<div>
<span style="font-size: medium;">I suoi strali si indirizzavano invece contro chi, a suo avviso, non vedeva l'ombra dei <i>"prestatori di denaro" </i><b>dietro l'entrata in guerra degli Alleati.</b></span></div>
<div>
</div>
<div>
<span style="font-size: medium;"><b>La vendetta degli usurai</b>, c'è chi ha fatto una fine ben peggiore, <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/02/limpero-anti-cristiano-e-il-movimento.html" target="_blank">Carlo I</a>, i <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2013/11/il-comunismo-e-il-nuovo-ordine-mondiale.html" target="_blank">Romanov</a>, <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/02/benito-mussolini-fu-assassinio.html" target="_blank">Mussolini</a>, <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/01/la-storia-vera-della-fine-di-ceausescu.html" target="_blank">Ceausescu</a>, <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/01/i-tre-motivi-perche-e-stato-ucciso.html" target="_blank">Gheddafi</a>, <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/01/iraq-libia-dominique-strauss-kahn-e-se.html" target="_blank">Saddam Hussein</a>, per fare solo qualche esempio limitatissimo.</span></div>
<div>
</div>
<div>
<span style="font-size: medium;">Nel periodo di detenzione nel manicomio
criminale conobbe e divenne amico di Eustace Mullins a cui affidò una
indagine che sfociò nel libro<span style="font-size: x-small;"> </span><a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/p/blog-page.html" target="_blank">I SEGRETI DELLA FEDERAL RESERVE - SECRETS OF THE FEDERAL RESERVE By Eustace Mullins</a>, dove si svela l'ulteriore passaggio dopo la fondazione della Bank of England, </span><span style="font-size: medium;">e così anche lui passò i suoi guai </span><a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/11/la-mia-lotta-contro-gli-ebrei-my.html" style="font-size: x-large;" target="_blank">La mia Lotta contro gli Ebrei - My Struggle against the Jews, by Eustace Mullins</a>..<br />
<br />
<span style="font-size: medium;">In questo articolo </span><a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/10/i-padroni-e-gli-schiavi-della-moneta.html" style="font-size: x-large;" target="_blank">I Padroni e gli Schiavi della Moneta. Dalle Compagnie delle Indie Orientali alla Globalizzazione</a><span style="font-size: medium;"> troviamo
buona parte della storia e vediamo anche che il rappresentante del
congresso Lindemberg, padre del famoso aviatore, da subito denunciò
anche con un libro i crimini e i problemi derivanti dalla crezione del
Federal Reserve System. Le conseguenze attuali : <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/11/perche-il-debito-pubblico-e-illegittimo.html" target="_blank">Perchè il Debito Pubblico è Illegittimo, Quindi Detestabile</a>, </span><span style="font-size: medium;"><a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2017/08/non-posso-credere-che-tu-permetta.html" target="_blank">Non posso credere che TU permetta questo - Sistema monetario e Codice Penale. Avv. Alfonso Luigi Marra</a>.</span></div>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium;"><i>"Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui"</i> - </span><span style="font-size: medium;">Ezra Loomis Pound -</span></blockquote>
<div>
<span style="font-size: medium;">direi che è rimasto coerente, <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/01/if-se-lettera-al-figlio-joseph-rudyard.html" target="_blank">questa frase mi segue da un pò</a> ...</span></div>
<div>
</div>
<div style="text-align: center;">
<a href="http://www.ilgiardinodeilibri.it/?pn=4898" style="font-family: "times new roman";" target="_blank"><img alt="Acquista Online su IlGiardinodeiLibri.it" border="1" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEjMSkmmYORFeNMWQ8ECvq3hT3lJkFRxunxqUQocjE4ghHx0n91RAOTgvbvCahUGlV0fdwh1nW9FFtAs9PUeg7OuXJgFxY9yxW9ThNEf1rA6ezJPQCIl6HE7qYv2XavfL8VBurUl4Qs5LFgCttr0lDpxTMiYFhwcOep2Pxoba5eH5lJiHj4pDakS=s0-d" /></a> </div>
<div>
</div>
<div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNZfI-b4KqZlwyovCkTRJp5vJCOefCaMSGabZxxKskqS5Dw_ZclSMKz1XisG-35AQT3u9EpuzxJ-b6DA32e1nXHo-8slmuhU1e1Uhvi_xk2L6HHZDZbz8N3ktlJiCiR9ygREw4-js76yw/s1600/rothschild-pietro-ratto.jpg"><img alt="" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNZfI-b4KqZlwyovCkTRJp5vJCOefCaMSGabZxxKskqS5Dw_ZclSMKz1XisG-35AQT3u9EpuzxJ-b6DA32e1nXHo-8slmuhU1e1Uhvi_xk2L6HHZDZbz8N3ktlJiCiR9ygREw4-js76yw/s320/rothschild-pietro-ratto.jpg" title="I Rothschild e gli Altri. Dal governo del mondo all'indebitamento delle nazioni, i segreti delle famiglie più potenti del mondo. Piero Ratto" width="228" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: left;"><div style="text-align: center;">
<span style="font-size: x-small;"><b><a href="https://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/09/i-rothschild-e-gli-altri-dal-governo.html" target="_blank"><i>I Rothschild e gli Altri. </i><i>Dal governo</i></a></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<i><span style="font-size: x-small;"><b><a href="https://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/09/i-rothschild-e-gli-altri-dal-governo.html" target="_blank">del mondo all'indebitamento delle</a></b></span></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><span style="font-size: x-small;"><b><a href="https://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/09/i-rothschild-e-gli-altri-dal-governo.html" target="_blank">nazioni, i segreti delle famiglie</a></b></span></i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><span style="font-size: x-small;"><b><a href="https://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/09/i-rothschild-e-gli-altri-dal-governo.html" target="_blank">più potenti del mondo. Piero Ratto</a></b></span></i></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: medium;">Dirimere, arrivare a questa conclusione
al di fuori della propaganda usuraia e imperialista è abbastanza
semplice quanto imbarazzante, imbarazzante per chi le nega o meglio la
occulta per evidenti interessi personali, semplice come sapere che la II
Guerra Mondiale non è iniziata nel 1939 per colpa di Adolf Hitler ma
bensì il 24 marzo 1933, tre mesi dopo la sua ascesa al potere e quasi un
decennio prima delle sanzioni tedesche contro i giudei quando
l'internazionale giudaica dichiarò guerra alla Germania tramite il
boicottaggio e le sanzioni economiche :</span></div>
<div>
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" border="0" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhitBTS50jkXb0wBincVkU_EBV3ksC9Rpacr6t_3ahZI4_oxUwuo86FOkUhZuTAF9et_x0cQ5MqsuT3cq0AaJ5cEWTr28Xap-25umgUIC-LFt7abJrGqKTA6WyW7DuMA6QXfNOya7qtlW8/s280/judea.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Internazionale giudaica dichiara guerra alla Germania. 24 marzo 1933" width="280" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: x-small;">Internazionale giudaica dichiara guerra alla Germania. 24 marzo 1933</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div>
<span style="font-size: medium;"> semplice anche scoprire le origini del problema :</span></div>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium;"><i>“Il tuo Dio, l’Eterno, ti benedirà come t’ha promesso, e <b>tu farai dei prestiti a molte nazioni</b>, e non prenderai nulla in prestito; <b>dominerai su molte nazioni</b>, ed esse non domineranno su te”. </i></span></blockquote>
<span style="font-size: medium;">- Deuteronomio 15:6 - Bibbia, Antico testamento <br />(L'Usuraio è padrone, il Debitore è schiavo ... CHIARO O NO ??) </span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium;"><i> “Il ricco domina sui poveri, e chi prende in prestito è schiavo di chi presta”.</i> - Proverbi 6 -</span></blockquote>
<span style="font-size: medium;">semplice anche scoprire come è proseguito :</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<i style="font-size: x-large;">«La nostra politica deve essere quella di
fomentare le guerre, per sprofondare sempre di più le nazioni nel loro
debito, e di dirigere le Conferenze di Pace».</i></blockquote>
<span style="font-size: medium;"><a href="https://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/05/la-dottrina-del-terrore-i-25-punti-di.html" target="_blank">La “DOTTRINA DEL TERRORE”, i 25 punti di Amschel Mayer Rothschild. 1773</a>, ma al riguardo disse anche :</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<i style="font-size: x-large;">«come la Rivoluzione Inglese (1640-90)
fosse stata organizzata e mise in risalto gli errori che erano stati
commessi: il periodo rivoluzionario era stato troppo lungo,
l’eliminazione dei reazionari non era stata eseguita con sufficiente
rapidità e spietatezza e il programmato “regno del terrore”, col quale
si doveva ottenere la rapida sottomissione delle masse, non era stato
messo in pratica in modo efficace. Malgrado questi errori, <b>i
banchieri, che avevano istigato la rivoluzione, avevano stabilito il
loro controllo sull’economia e sul debito pubblico inglese</b>».</i></blockquote>
<br />
<span style="font-size: medium;">Infatti proprio in conseguenza della
rivoluzione inglese nacque la Bank of England, in verità è proprio con
la rivoluzione che l'usura ha iniziato la guerra al mondo, anche i
cristiani ortodossi inglesi sono del medesimo parere <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2016/02/limpero-anti-cristiano-e-il-movimento.html" target="_blank">L'impero
anti-cristiano e il movimento di resistenza - Il genocidio
anticattolico di Cromwell finanziato dagli ebrei - Il Globalismo</a>.</span><br />
<div style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium;"><i>«Un prestito è un attestato emesso
dal governo, che lo impegna a pagare una percentuale della somma totale
del denaro preso in prestito. Se un prestito è al 5%, in 20 anni il
governo avrà inutilmente pagato una somma pari a quella ricevuta, per
coprire gli interessi. In 40 anni avrà pagato il doppio, e in 60 il
triplo della somma, senza comunque estinguere il debito»</i></span></blockquote>
<span style="font-size: medium;">- Protocolli dei Savi Anziani di Sion p. 77 - 1910</span><br />
<br />
<span style="font-size: medium;">Qualcun altro si era accorto che c'era qualcosa di strano <a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/11/john-f-kennedy-discorso-il-presidente-e.html" target="_blank">John
F. Kennedy. Discorso Il presidente e la stampa. La Dichiarazione di una
Guerra Segreta:- Speech The President and the Press. The Declaration of
a Secret War</a> e anche :</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-size: medium;">"L’individuo viene handicappato dal trovarsi faccia a faccia con </span><b style="font-size: x-large;">una cospirazione talmente mostruosa</b><span style="font-size: medium;"> da rendergli impossibile ammetterne l’esistenza". </span></i></blockquote>
<i style="font-size: x-large;">- </i><span style="font-size: medium;">Edgar Hoover -</span><span style="font-size: medium;"><b> </b>Capo FBI - 1956</span><br />
<span style="font-size: medium;"><a href="https://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/11/nuovo-ordine-mondiale-nessun-complotto.html" target="_blank">NWO - Nuovo Ordine Mondiale - Nessun Complotto - Tutto fin troppo alla luce del sole ...</a>, </span><span style="font-size: medium;">dal medesimo articolo una confessione :</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<i style="font-size: x-large;">“L’attività bancaria fu fecondata con
l’ingiustizia e nacque nel peccato. I banchieri posseggono il mondo. Se
glielo toglierete via lasciando loro il potere di creare denaro, con un
colpo di penna creeranno abbastanza depositi per ricomprarselo.
Toglieteglielo via in qualunque modo e tutti i grandi patrimoni come il
mio scompariranno, ed è necessario che scompaiano affinché questo
diventi un mondo migliore in cui vivere. <b>Ma se preferite restare schiavi dei banchieri e pagare voi stessi il costo della vostra stessa schiavitù,</b> <b>lasciate che continuino a creare denaro</b>”.</i></blockquote>
<span style="font-size: medium;">- Sir Josiah Stamp -</span><span style="font-size: medium;"> Direttore
della Banca d’Inghilterra negli anni venti, considerato a quel tempo il
secondo uomo più ricco di tutta l’Inghilterra.</span><br />
<br />
<span style="font-size: medium;">Bene, dopo questa <i>"brevissima"</i>☺introduzione possiamo vedere il punto di vista del Poeta, credo che la mia posizione sia evidente.</span><br />
<span style="font-size: medium;">In linea di massima gli step di questa guerra contro l'umanità sono stati <b>una lunga serie di bagni di sangue</b> :</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Rivoluzione Inglese e fondazione Bank of England e nascita delle <i>"imposte", </i>900.000 morti,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Guerre di religione del 1700 tra protestanti e cattolici,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Tratta degli schiavi, genocidio Nero e Rosso,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Guerre dell'Oppio in Cina e varie conseguenze tra cui in India,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Colonizzazione in Africa, guerre e rivoluzioni,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Rivoluzione Francese e <b>un precursore</b> <b>:</b> le Guerre Napoleoniche per portare la <i>"Democrazia"</i> in giro per il mondo, incalcolabili le vittime,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Guerra d'Indipendenza, Guerra Civile o di Secessione Americane,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Guerra Mippo - Sovietica del 1095 per indebolire la Russia e arrivare alla Rivoluzione d'Ottobre,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Crisi economica del 1907 per arrivare alla ...</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Fondazione del Federal Reserve System e nascita delle tasse sul reddito,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- I Guerra Mondiale, la sue cause
studiate a tavolino e le sue conseguenze, la Conferenza di Versailles,
la Repubblica di Weimar, 30 milioni di morti,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Rivoluzione d'Ottobre nel 1917 in Russia e 85 milioni di morti,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Influenza Spagnola 1918 / 1919 50 milioni di morti,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Crisi economica del 1929 per arrivare alla ...</span><br />
<span style="font-size: medium;">- II Guerra Mondiale, tutte le sue cause
e le conseguenze delle menzogne allegate di cui paghiamo il conto
ancora adesso, 60 milioni di morti.</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Patti di Bretton Woods</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Genocidio Palestinese e Guerre in Medio Oriente dagli anni '60</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Guerra Fredda,. Strategia della Tensione in Europa, Droga, Terrorismo, False Flags,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Guerre e Rivoluzioni in Centro e Sud
America, Nicaragua, Dittatura Argentina e desparesidos, Rivoluzione
Cilena e assassinio Salvador Allende <b>11 settembre</b> 1973, Crisi Argentina 2001 e altre,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- Guerra in Jugoslavia e relativo genocidio, colpo di stato straniero in Romania assassinio di Ceausescu e moglie,</span><br />
<span style="font-size: medium;">- 11 settembre 2001</span><br />
<span style="font-size: medium;">Per chi segue questo blog e non è un
caso che lo segua, non stiamo dicendo nulla di nuovo, quì andiamo a
condensare quanto contenuto in tutti gli altri articoli, <b>questa è l'unica verità </b>per quanto scomoda di tutti i drammi, le tragedie, i problemi di questo mondo, la fame, le guerre, la povertà, l'<a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/11/cannabis-connection-di-marcello-pamio.html" target="_blank">inquinamento</a>, le crisi, le ingiustizie, eliminando l'usura e i suoi protagonisti tutto andremo a risolvere <b>ma
quanto anche noi ne siamo complici ? Questo è il vero dilemma da
risolvere anticipatamente e definitivamente, i nostri atteggiamenti,
opportunismi e convenienze ....</b></span><br />
<div style="text-align: right;">
<a href="https://plus.google.com/101903362814890140848" target="_blank">Arturo Navone</a><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b>L’usura, per Ezra Pound, ha mosso guerra al mondo dal 1694, quando nacque la Banca d’Inghilterra. </b></span></div>
<span style="font-size: medium;">
</span>
<br />
<div>
<div style="text-align: right;">
di Francesco Lamendola </div>
<div style="text-align: right;">
Il Corriere delle regioni</div>
<div style="text-align: right;">
29/07/2015</div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.effedieffe.com/images/stories/pound_ezra.jpg"><img alt="" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEg9Hq9-p4Z0XyvUCE30-HR4pG6c12fxNXx98e_GEAmYdwYdaL38kmHbi2sOEu3yDuzqaPTAzMwdmZZ3PiCuQtl4KBFBAEol6_ZKGOfFFcxpXCS_VE8fL1e4QIik26urmZEYcdcrETre7t3vpAP8zqil1iWt7L00eQ=s0-d" title="Ezra Pound" width="270" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><i>Ezra Pound</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Ezra Pound era un poeta: e i poeti, qualche volta (non sempre) vedono più lontano degli specialisti e dei </span><i style="font-size: x-large;">“tecnici”</i><span style="font-size: medium;">, siano essi specialisti e </span><i style="font-size: x-large;">“tecnici”</i><span style="font-size: medium;"> della politica, dell’economia, della finanza, e perfino della scienza.</span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Quel che Pound aveva visto con
folgorante chiarezza, pur nella modestia della sua cultura economica e
finanziaria, era una cosa fondamentale, che, strano a dirsi, continua a
sfuggire a molti economisti e a molti esperti del mondo finanziario; a
meno che non sfugga loro intenzionalmente: ma allora ci troveremmo in
presenza non di specialisti e di <i>“tecnici”</i> che, per un eccesso di
specialismo, tecnicismo e riduzionismo, hanno perso di vista l’insieme,
ma, molto più semplicemente e banalmente, di <b>corrotti e traditori, che hanno venduto l’interesse generale in cambio di vantaggi personali. </b>In breve, Pound si era reso conto che <b>l’intera
storia del mondo moderno è la storia di una lotta continua, incessante,
senza quartiere, fra l’usura e il lavoro; guerra combattuta talvolta
con le armi, più spesso con i tassi d’interesse sui prestiti che le
banche concedono ai privati e perfino agli Stati sovrani, i quali
ultimi, in cambio, cedono gradualmente quote della loro sovranità,
indebitandosi sempre di più e accumulando un peso debitorio che, alla
fine, li mette completamente alla mercé dei creditori.</b></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://cs.ilgiardinodeilibri.it/cop/i/w110/incredibile-menzogna.jpg"><img alt="" border="0" height="400" src="https://cs.ilgiardinodeilibri.it/cop/i/w110/incredibile-menzogna.jpg" title="L'incredibile Menzogna" width="285" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b><span style="font-size: x-small;"><a href="https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__lincredibile_menzogna.php?pn=4898" target="_blank">L'incredibile Menzogna</a></span></b></i><br />
<i><b><span style="font-size: x-small;"><a href="https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__lincredibile_menzogna.php?pn=4898" target="_blank">Thierry Meyssan</a></span></b></i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Oggi la cosa è divenuta talmente palese,
che anche l’uomo della strada ha finito per rendersene conto, o quanto
meno, per averne una certa qual consapevolezza, e sia pure incompleta e
superficiale, sia pure priva di adeguati riscontri e conoscenze
puntuali; negli anni Trenta del XX secolo ciò poteva anche non essere
altrettanto evidente, specialmente per un poeta. Quel che aprì gli occhi
a Pound non fu la crisi del 1929 in se stessa, ma la <i>“scoperta”</i> degli antichi statuti del Monte dei Paschi di Siena: di una banca, cioè, sorta proprio allo scopo di concedere <b>prestiti a interesse moderato</b>,
e mirante non all’arricchimento sfrenato mediante il nodo scorsoio
dell’usura nei confronti del debitore, ma avente lo scopo preciso di
sostenere il piccolo commercio e la piccola impresa, di sostenere i
singoli e le famiglie in difficoltà, <b>in modo da promuovere, o contribuire a promuovere, il benessere e l’attività produttiva dell’intero corpo sociale.</b></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">(Poi arrivò il Partito Delinquenti e anche il </span><span style="font-size: medium;"><span style="text-align: center;">Monte dei Paschi di Siena finì nello sputtanamento e fallimento generale, grazie moralisti ... <i>"Morte dei Paschi"</i> NdR</span>)</span><br />
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQr3I0-gc87GPuRwBzzl4_FAz1Lc7KrKDf5QQJ2IOWomJtO0Okl"><img alt="" border="0" height="264" src="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQr3I0-gc87GPuRwBzzl4_FAz1Lc7KrKDf5QQJ2IOWomJtO0Okl" title="Monte dei Paschi di Siena" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="font-size: medium;">Monte dei Paschi di Siena</i></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: medium;"><b>Nella loro saggezza,</b> i fondatori del Monte dei Paschi di Siena, nel tardo XV secolo, avevano visto e compreso che <b>nessun
privato e nessun gruppo sociale possono progredire e avvantaggiarsi,
quando l’intera popolazione soffre nelle strette dell’indigenza;</b> che la povertà sempre crescente dei molti non può finanziare, all’infinito, l’accumulo di ricchezza di pochi, o di pochissimi, <b>pena il corto circuito dell’intera struttura sociale e l’insorgere di violenze, carestie, rivolte, guerre</b>, le quali, comunque, ben difficilmente varranno a ripristinare l’armonia del corpo sociale, <b>fin tanto che non si deciderà di agire sui meccanismi perversi della finanza</b>,
oggi diremmo: dell’economia virtuale e speculativa, tendenti a
distorcere il sano ed equilibrato rapporto fra lavoro, risparmio
individuale e benessere collettivo.</span>
<br />
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;"><b>Il vero conflitto, dunque, non è, come vorrebbe il marxismo, fra capitale e lavoro</b>, perché il capitale e il lavoro sono i due termini di una sana e necessaria dialettica economico-sociale; <b>il vero conflitto</b>, conflitto malefico e puramente distruttivo,<b> è quello</b> <b>fra lavoro ed usura</b>, intesa, quest’ultima, nel senso più ampio del termine: ossia tutto ciò che vive, <b>parassitariamente</b>, <b>a spese</b> del lavoro, e <b>non incrementa </b>la produzione, anzi, la <b>frena</b> e la <b>scoraggia, né favorisce</b> il risparmio, bensì lo<b> distrugge</b>, perché <b>sottrae</b> capitali a chi produce e li fa crescere a vantaggio di chi <b>non produce,</b> <b>non lavora, non risparmia</b> (nel senso intelligente del termine), ma vuole accumulare una ricchezza <b>sterile e mostruosa</b>, tendenzialmente <b>illimitata</b>, la quale, come una <b>piovra maligna</b>, <b>assorbe e divora</b>, una dopo l’altra, <b>tutte le parti sane</b> della società, fino a <b>togliere ogni speranza</b>, non solo di lavoro, ma <b>di un futuro qualsiasi, alle giovani generazioni.</b></span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="http://www.tv2000.it/beativoi/wp-content/uploads/sites/25/2017/05/bernardino.jpg"><img alt="" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEjdqm1eqoWqsP0K2La3HEEcbUSPjKLPjBaUk_VRosYDURJnWg70HVag6gh4NddHh9G7uj3dKbJ9aKRDPZoDa0q7VZ79bks8_78Gvg44vuPFaw6A-z5qE72RIjG4ClYKJfTxJw3E3aefa05zclh_JN8Hc0snWUAXrXL0KNIcQ2yHiYLrqjrC5UkCVPKXFZiwMPE=s0-d" title="San Bernardino da Siena" width="214" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><span style="font-size: x-small;">San Bernardino da Siena</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-size: medium;"><a href="http://www.santiebeati.it/dettaglio/27300" target="_blank">San Bernardino da Siena,</a>
che tanto si era impegnato sul fronte della questione sociale, e tanto
si era adoperato per il prestito a basso tasso d’interesse, scagliandosi
contro usurai ed Ebrei, muore nel 1444; il Monte dei Paschi di Siena
viene fondato nel 1472, con la precisa finalità di soccorrere il lavoro e
di favorire il piccolo risparmio, vale a dire come un vero e proprio
monte di pietà, con la missione di soccorrere le classi e le persone
disagiate. (In questo ambito andremo ad approfondire <i>"</i></span><span style="font-size: medium;"><i>Vix Pervenit: sull'usura e sull'altro profitto disonesto"</i> un'enciclica, promulgata da Papa Benedetto XIV il 1° novembre 1745 e che fine ha fatto NdR) </span><span style="font-size: medium;">Le
due date non sono lontane, le finalità sono pressoché identiche, come
pure il luogo: tutte queste sono delle mere coincidenze? Ed è forse una
coincidenza il fatto che si sia messo il silenziatore sull’aspetto
sociale ed economico dell’apostolato di San Bernardino, così come si è
scagliato l’anatema, o si è fatto cadere il velo dell’oblio, sulla
dimensione sociale ed economica degli scritti di Pound e dei discorsi da
lui pronunciati alla radio italiana durante la Seconda guerra mondiale,
nei quali denunciava l’affarismo delle grandi banche e la volontà del
governo americano di scendere in guerra, apparentemente per la difesa
della libertà e della democrazia, ma in effetti </span><b style="font-size: x-large;">per
ripristinare il sistema mondiale della speculazione finanziaria e
dell’usura, messo in crisi dal sorgere del modello alternativo
rappresentato dal fascismo </b><span style="font-size: medium;">?</span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Ha scritto Walter Mariotti nel suo articolo <i>«Pound e l’MPS, banca contro l’usura»</i> (sul mensile <i>«Communitas»</i>, Milano, febbraio 2007, pp. 27-35) :</span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium; font-style: italic;">«Un mondo nuovo.
Dove il denaro è fondato sull’abbondanza della natura per tutti e non
sulle speculazioni finanziarie di pochi. Dove il tasso di interesse è
controllato e umano, dove l’orario di lavoro è ridotto per assistere le
famiglie e gli anziani, dove la base dell’economia non è l’usura ma la
natura. Non sono le teorie di un economista visionario ma di un poeta,
l’americano Ezra Pound, che davanti agli Statuti del Monte dei Paschi
di Siena, scoperti grazie all’ospitalità del conte Guido Chigi
Saracini, capì tutto. Capì che la sua Musa non poteva più fare a meno di
occuparsi dell’economia. Capì che le Magistrature repubblicane, che
nel 1472 (Cristoforo Colombo non aveva ancora scoperto le Americhe)
avevano fondato la prima banca del mondo, erano nel giusto. Una
folgorazione. Quello era il modello per il mondo che si doveva
costruire, a costo di seguire l’assurdo Benito Mussolini e la sua
crociata contro la demoplutocrazia anglosassone, che ispirata dalla
Banca d’Inghilterra stava distruggendo l’Europa e l’America in nome
dell’usura. Per Pound, quegli statuti senesi erano una possibile
risposta al nodo da sciogliere: quello fra interessi finanziari ed etica
dello Stato. Il suo avvertimento era rivolto agli uomini del nostro
tempo: le lotte, le grandi lotte che viviamo in maniera sempre più
drammatica (dall’epilogo della Seconda guerra mondiale, in poi) sono, in
realtà, la proiezione della <b>lotta mortale fra l’usura, apolide e piratesca, e gli interessi di uno Stato ideale</b>,
che, rifiutandosi di asservirsi alle logiche finanziarie finalizzate
al puro profitto, indebitandosi, dovrebbe difendere le ragioni vitali
dei popoli </span>[…]<i>".</i></blockquote>
</div>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/proxy/AVvXsEj2koFgpwukn8q9tHiy1aBVzAyuO0-MbMqoa6I4PlnmmhMMXLbkrrO7vD02uXYwiQJuQqhpRFWqSs-XehaNjKrvU_zA-lqAaHQzE6LSY8Nxp62crR98bO2vuxqhXsR7h6gOp6wx1_R_NRdPBSsdPXOuXOiQwAgvQSnlbWYyiM0pcdpi=s0-d" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="La pulizia del Tempio, Gesù caccia i mercanti ..." /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: x-small;"><i>La pulizia del Tempio, Gesù caccia i mercanti di sacrifici animali, i cambia valuta ...<br />Non è cambiato nulla ...</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Da allora, l’elaborazione di un sistema
politico ed economico efficace contro l’usura, diventerà il cuore delle
riflessione di Pound, che nei suoi interventi intensifica la polemica
contro le manovre politiche internazionali e l’anno seguente (1933),
nell’</span><i style="font-size: x-large;">”Abc dell’economia”</i><span style="font-size: medium;">, scrive:</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: left;">
<i style="font-size: x-large;">“La guerra è parte dell’antica lotta tra
l’usuraio e il resto dell’umanità: tra l’usuraio e il contadino, tra
l’usuraio e il produttore e, infine, tra l’usuraio e il mercante, tra
l’usucrocrazia e il sistema mercantilista”</i><span style="font-size: medium;">.</span></blockquote>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">E sarà ancora l’usura la molla che lo
spingerà all’ammirazione definitiva del fascismo e di Mussolini,
incontrato proprio sul finire del 1933:</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;"><b><i>“L’usura è il cancro del mondo che solo il bisturi del fascismo può asportare dalla vita delle nazioni”</i>,</b></span></blockquote>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">disse, dichiarando</span><br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-size: medium; font-style: italic;">"la necessità di disciplinare le forze dell’economia e adeguarle alla necessità della nazione. </span>[…]<i style="font-size: large;">"</i></blockquote>
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">[A Radio Roma, tra il 1941 e il 1943]
attacca la guerra, l’interventismo di Roosevelt, la filosofia degli
Alleati. L’alleanza tra il governo statunitense, la finanza inglese e il
bolscevismo sovietico è contraria alla vera tradizione americana :</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;"><i>“Non c’è nessun motivo per
l’intervento degli Stati Uniti, perché il luogo dove difendere
l’identità americana è il continente americano”.</i></span></blockquote>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Ancora una volta è l’usura la causa della guerra e saranno</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;"><i>“l’usura, l’oro, il debito, il
monopolio, l’interesse di classe e l’indifferenza verso l’umanità a
vincere davvero il conflitto”.</i> </span></blockquote>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Qualcuno legge in quei discorsi <i>“rare perle di saggezza”</i>, ma per le autorità americane sono <i>“un miscuglio confuso di apologetica fascista, teorie economiche, antisemitismo e giudizi letterari”</i>, che alla fine di luglio spingeranno per una sentenza di tradimento contro lo <i>“pseudo americano Pound”</i>.</span><span style="font-size: small;"> […]</span><br />
<span style="font-size: small;"><br /></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://cs.ilgiardinodeilibri.it/cop/v/w110/vendere_la_guerra.jpg"><img alt="" border="0" height="320" src="https://cs.ilgiardinodeilibri.it/cop/v/w110/vendere_la_guerra.jpg" title="Vendere la Guerra" width="256" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b><span style="font-size: x-small;"><a href="https://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__vendere_la_guerra.php?pn=4898" target="_blank">Vendere la Guerra</a></span></b></i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">[In due lettere private scritte al conte
Chigi, nel gennaio e nel febbraio 1944] ha ancora la forza di criticare
la stampa traditrice, l’usurocrazia che muove il mondo e gli scempi
degli Alleati, che bombardando l’Italia e distruggendo i suoi monumenti
hanno distrutto i simboli dell’umanità occidentale. Chiarisce, infine,
in tre lucide righe, il suo rapporto con il fascismo:</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;"><i>“Io volevo una riforma moderata. Dico
Riforma, perché in essenza il ripristino della sanità già dimostrata
dai fondatori del Monte dei Paschi in un mondo impazzito dai seguaci dei
guastatori, stile San Giorgio”.</i></span></blockquote>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><img alt="" height="204" src="https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT1tFLJyaUtJgZD4GqaPxhT1oOYTJoZaxfKOTKWxw350BzTBM5eJg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" title="Banca d’Inghilterra Londra" width="280" /></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i style="text-align: left;"><span style="font-size: x-small;"> Banca d’Inghilterra </span></i><i style="font-size: 12.8px; text-align: left;"><span style="font-size: x-small;">Londra</span></i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">E conclude ancora una volta con l’idea elaborata proprio a Siena dodici anni prima:</span></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: left;">
<i style="font-size: x-large;"><b>“</b></i><span style="font-size: medium;"><i><b>Questa guerra non s’iniziò nel 1939 ma nel 1694 a Londra </b>(data di fondazione della Banca d’Inghilterra, ndr)<b> facendo parte della guerra tra usurai, ovvero usuroni, e chiunque produce, chiunque fa crescere il grano”.</b></i> </span>[…]</blockquote>
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: center;">
<i style="font-size: medium;"></i></div>
<br />
<span style="font-size: medium;">A trentacinque anni dalla morte di Ezra Pound (1972) il problema su cui ha passato l’intera vita rimane ancora sul tappeto: l<b>a
perdita di sovranità dello Stato di qualsiasi nazione indebitata a
favore di quella illimitata del potere finanziario creditore</b>, che all’epoca in cui Pound scriveva poteva sembrare un’oscura e catastrofica previsione è, oggi, una realtà incontestabile.<b> Quasi tutti i Paesi del mondo, senza esclusione, sono o si avviano a diventare debitori di potenze finanziarie globali</b>,
super e trans nazionali (Fondo Monetario Internazionale e Banca
Mondiale, in primo luogo). Così come, a livello individuale, viviamo
nell’epoca del credito al consumo dei bilanci familiari in default
(fenomeno che Pound nemmeno immaginava). Forse bisognerebbe ripartire
dagli statuti delle magistrature repubblicane senesi del 1472, e provare
a uscire dal malinteso poundiano: ciò che è del popolo resti al popolo
e alle sue forme di auto-organizzazione, lo Stato ideale non c’è e lo
Stato, se c’è, favorisca l’auto-organizzazione del popolo».</span></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Al di là dei giudizi specifici su
Mussolini e della personale conclusione dell’Autore del brano sopra
riportato, secondo la quale <b>lo Stato non può o non sa opporsi allo strapotere delle grandi banche</b>
e, pertanto, dovrebbe limitarsi a favorire una non meglio precisata
auto-organizzazione popolare, ci sembra che in questa sintesi della
posizione di Pound sulle questioni economico-finanziarie ci sia
praticamente tutto; e va dato atto che, di questi tempi, è raro trovare
un giornalista o uno studioso che sappia dire pane al pane e vino al
vino, con altrettanta franchezza.</span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Ecco perché il pensiero di Ezra Pound
sulle questioni del lavoro, della produzione, del risparmio e
dell’usura, anche se non è il pensiero di uno specialista e di un <i>“tecnico”</i>,
ma di un dilettante, e, per giunta, di un dilettante che è soprattutto
un poeta, che vede le cose, economia compresa, con l’occhio del poeta e
nella prospettiva del poeta, non ha perso nulla della sua attualità;
anzi, le vicende degli ultimi decenni sono state tali da evidenziare
quanto egli sia stato lucido, e addirittura profetico, nel denunciar e
il male dell’usura e nel<b> richiamare i popoli dell’Europa alla loro vera tradizione, alla loro vera identità</b>.
Tradizione e identità che sono entrate definitivamente in crisi in
quell’anno e in quel luogo, il 1694 a Londra, allorché venne fondata la
prima grande banca di Stato, la Banca d’Inghilterra: la prima di quelle
centrali del potere finanziario, che <b>emettono moneta e prelevano il
frutto del lavoro, in cambio di denaro virtuale, falso, immaginario,
creando il meccanismo del debito e strangolando, poco alla volta,
l’economia reale, fatta di persone, di famiglie, di imprese, di commerci</b>, <b>i quali, a un certo punto, soccombono per asfissia, </b>affinché, nel deserto universale creato dall’usura, rimanga, trionfante e necrofila, una sola vincitrice: <b>la borsa.</b></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikVUAKd1ApNPIUbamp4UE4rkvf-CnYwehits7xUIJiKT7g0WRjcVcWGp2VILuEIWd9mh4DY2XviK2XopbmqXU0VbmH7-JzyFluM0ecw7JkaPdcPVKps3PfXykSEF85r_UCGBlIo8dwzhQ/s1600/azzannate-le-iene.jpg"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikVUAKd1ApNPIUbamp4UE4rkvf-CnYwehits7xUIJiKT7g0WRjcVcWGp2VILuEIWd9mh4DY2XviK2XopbmqXU0VbmH7-JzyFluM0ecw7JkaPdcPVKps3PfXykSEF85r_UCGBlIo8dwzhQ/s320/azzannate-le-iene.jpg" title="Azzannate le Iene. Lobby di Banchieri, tecnici della politica e media manipolati stanno divorando l'Italia e il mondo intero... Francesco Amodeo" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i><b><span style="font-size: x-small;"><a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/09/azzannate-le-iene-lobby-di-banchieri.html" target="_blank">Azzannate le Iene. Lobby di<br />Banchieri, tecnici della<br />politica e media manipolati<br />stanno divorando l'Italiae<br /> il mondo intero...<br />Francesco Amodeo</a></span></b></i></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;">Resta solo da aggiungere che, dai tempi
di Pound, i meccanismi dell’usura mondiale si sono enormemente
perfezionati e ulteriormente ramificati, per esempio con la creazione
delle agenzie di <i>“rating”</i>, vere e proprie centrali di potere finanziario <i>“terroristico”</i>, dai cui verdetti <b>dipende
la sorte di immense somme di denaro, spostate a vantaggio o a
svantaggio non solo di singole imprese e società, ma di intere nazioni
sovrane (o che s’illudono di essere ancora sovrane)</b>; e che il suo
appello, pertanto, non ha perso nulla della sua drammatica urgenza, al
contrario, è divenuto questione di vita o di morte…</span></div>
<div>
<div style="text-align: left;">
</div>
</div>
<div>
Fonte <a href="https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=51642" target="_blank">ariannaeditrice</a> <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Ezra_Pound" target="_blank">en.wikipedia</a> <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ezra_Pound" target="_blank">wikipedia</a><br />
<div style="text-align: center;">
</div>
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<b><a href="https://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/09/i-rothschild-e-gli-altri-dal-governo.html" target="_blank">I Rothschild e gli Altri. Dal governo del mondo all'indebitamento delle nazioni, i segreti delle famiglie più potenti del mondo</a></b>
<br />
<div align="LEFT" style="border: none; font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.4cm; margin-right: 0.26cm; orphans: 1; padding: 0cm;">
</div>
<b><a href="http://unmondoimpossibile.blogspot.com/2015/09/azzannate-le-iene-lobby-di-banchieri.html" target="_blank">Azzannate le Iene. Lobby di Banchieri, tecnici della politica e media manipolati stanno divorando l'Italia e il mondo intero...</a></b></div>
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: center;">
</div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-10072782466015141762019-12-18T08:33:00.003+01:002019-12-18T08:33:33.321+01:00Protesta contro Natura <div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;"> <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-JwwksP4DH8NfBwud6_IGNPEUrN4cNblyfuh4NbLv3fgcqFmABhacDGXUjOEZOQJENBMFC9QWgV9N4sksy5y487L1oeqVGlmy3l8k8aKYXEnXV0h8avDrWAW1kKVhD9kUdnDGVuh2i1E/s1600/cinghiali-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="695" data-original-width="1000" height="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-JwwksP4DH8NfBwud6_IGNPEUrN4cNblyfuh4NbLv3fgcqFmABhacDGXUjOEZOQJENBMFC9QWgV9N4sksy5y487L1oeqVGlmy3l8k8aKYXEnXV0h8avDrWAW1kKVhD9kUdnDGVuh2i1E/s400/cinghiali-2.jpg" width="400" /></a></div>
</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;"> </span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;">Protestare
contro i cambiamenti climatici, che ci sono sempre stati e sempre ci
saranno, è come contestare i temporali. Sono fenomeni che fanno parte
delle dinamiche della natura, alcuni sono ciclici e prevedibili come le
stagioni, altri sono improvvisi e imponderabili come i terremoti. Eventi
che dipendono da un’enorme quantità di fattori in continua
modificazione, che nessun modello matematico è in grado di elaborare.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;">
L’isteria collettiva mette sul banco degli imputati i cosiddetti gas
serra e principalmente la CO2, accusata di essere la causa primaria del
surriscaldamento del pianeta. L’anidride carbonica è invece fonte di
vita: è indispensabile per le piante che la trasformano in ossigeno
attraverso la fotosintesi clorofilliana. Senza la CO2 non ci sarebbe
alcuna forma di vita sulla terra. Per compensare l’aumento dell’anidride
carbonica – che comunque va contenuto - basterebbe incrementare la
quantità di alberi e di superfice verde.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;"> L’aria
che respiriamo è costituita per l’78% di azoto, 21% di ossigeno e 1% di
altri gas, dove la CO2 è presente per lo 0,03%. Un eventuale aumento
della concentrazione di anidride carbonica quale incidenza può avere nei
cambiamenti climatici in atto? Praticamente nulla.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;"> Questo,
chiaramente, non significa che non va contrastato l’inquinamento
dell’aria causato dalle attività umane (industria, riscaldamento, auto).
Tutt’altro.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;"> Il
nostro pianeta è un circuito chiuso dove tutto si trasforma, nulla si
crea e nulla si distrugge (legge della conservazione della massa,
Lavoisier). La quantità di energia prodotta è sempre uguale a quella
consumata… se non intervengono fattori esterni. L’aumento o la
diminuzione della temperatura media della superfice terrestre dipende da
due condizioni: il sottosuolo, costituito dalla lava che fuoriesce
attraverso i vulcani, e l’irradiazione del sole. E’ sufficiente un
aumento delle attività vulcaniche di superficie e/o sotto gli oceani (la
terra galleggia su un mare di magma incandescente) o un impercettibile
scostamento dell’inclinazione del sole rispetto alla terra per
determinare i cosiddetti cambiamenti climatici.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;"> La
terra, da quando è nata, circa quattro miliardi di anni fa, ha subito
ben quattro glaciazioni (l’ultima, quella di Würm è avvenuta 100 mila
anni fa), e tra una glaciazione e l’altra il clima e la temperatura
della superficie terrestre si sono ovviamente modificati. Questi
cambiamenti sono avvenuti a volte in maniera graduale e quasi
impercettibile, considerato il lungo lasso di tempo in cui sono
avvenuti, e altre volte in modo repentino, come avvenne 15 mila anni con
l’interstadio di Allerod che portò all’improvviso scioglimento dei
ghiacciai alpini.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;">
Pretendere che il clima sia perennemente stabile e immutabile e
attribuire all’uomo il cambiamento in atto, significa non aver capito
nulla di come funziona la natura.</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
<em><span style="color: navy;"><span style="font-size: medium;">Gianfredo Ruggiero - </span></span></em>circolo.excalibur@libero.it<br /><br />TRATTO DA: <br /><a href="http://paolodarpini.blogspot.com/2019/12/protesta-contro-natura.html" target="_blank">http://paolodarpini.blogspot.com/2019/12/protesta-contro-natura.html</a></div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
</div>
<div style="background-color: white; color: #222222; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; text-align: justify;">
</div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-39644794150606401572019-12-17T05:39:00.003+01:002019-12-17T05:41:39.756+01:00Guerra all'Europa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyPJr40BB5RylmCTZWYlC60wHDEcOwiGuw1XiTZQBiCSBEVoCbMxnu6cVVDrdLu3vSusIyTybrbwKLgcNSCeD4V999qXO2e5TLCEpVZzf48ePNtNIU5aY92drhCJujf8_Nm0xlSzVxon0/s1600/librociccio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="491" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyPJr40BB5RylmCTZWYlC60wHDEcOwiGuw1XiTZQBiCSBEVoCbMxnu6cVVDrdLu3vSusIyTybrbwKLgcNSCeD4V999qXO2e5TLCEpVZzf48ePNtNIU5aY92drhCJujf8_Nm0xlSzVxon0/s400/librociccio.jpg" width="272" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
<h3 align="center">
<b><i>Renzo Pellicano</i></b></h3>
<div style="text-align: left;">
<b><i>"...è in corso nell'intero pianeta un'aggressione globale
allo Stato-nazione, che i media tentano di mascherare come operazioni di
pace, sotto forma di sistemi vassalli neocoloniali di caste politiche,
esponenti della cultura accademica organici al sistema, intellettuali,
poteri esecutivi degli Stati, tutti asserviti alla plutocrazia globale.
Imperversa una guerra totale, combattuta con i più sottili artifizi, che
giunge alla liquidazione delle élites culturali e politiche
indipendenti, che potrebbero riuscire a respingere le suggestioni
sistematiche dei media. Si giunge così all'imposizione di una
monocultura tirannica. Si finanziano le economie nazionali per poterle
più agevolmente mondializzare e le si obbliga all'indebitamento, come
ulteriore mezzo di assoggettamento, e si usano le privatizzazioni come
mezzo per far perdere il controllo sulle aziende strategiche
nazionali..." </i></b></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<br />
<div id="testolungo">
L’Autore parte da un accenno alle realtà nascoste nelle vicende
politiche e sociali che ne restano influenzate. Nel secondo capitolo
spiega la truffa del “<b><i>signoraggio</i></b>” che viene accettata dai Governi un po’ per timore un po’ per interesse, cedendo la sovranità monetaria alla <b><i>Banca Centrale</i></b> (privata) che stampa la moneta e la cede al Governo in cambio di <b><i>titoli di Stato </i></b>i quali non vengono mai pagati, ma si pagano gli interessi che costituiscono il cosiddetto “<b><i>Debito Pubblico</i></b>”. Anche questi non si riusciranno mai a pagare, perché non si riesce ad estinguere il cosiddetto “<i>debito</i>”:
interessi che si sommano ad intereaai. Una fonte di smisurato
arricchimento legalizzato, strabocchevolmente lucrosa, in mano a poche
famiglie di grossi <i>magnati</i> della finanza, che da oltre tre
secoli hanno cominciato a indebitare i governi, in mezzo mondo,
attraverso enormi vere e proprie truffe legalizzate. Quei pochi che
hanno avuto il coraggio di cominciare a intaccare questo potere ci hanno
rimesso la vita.<br />
Nel secondo capitolo Pellicano accenna anche una breve storia del formarsi di una casta di banchieri di affari di “<i>alta finanza</i>”
attraverso il commercio di contrabbando, droga, schiavismo, tentato
monopolio dell’energia, controllo delle Banche Centrali, produzioni di
guerra e interessi sui pagamenti, ecc. Ma le conquiste materiali,
ottenute con la prepotenza, non bastavano per un popolo che ambiva a
ottenere anche una certa <i>supremazia morale</i>. <b>Emilio Gentile</b> ci aiuta a capire con il suo libro, <i>La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore</i><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn1" id="_ftnref1" name="_ftnref1" title="">[1]</a> Egli ci spiega quanto sia diffusa e condivisa tra gli statunitensi una certa ”<b><i>pseudocultura</i></b>”, una <b><i>Weltashauung</i></b>, una particolare visione del mondo, in virtù della quale i più bigotti <i>yankees</i>
sono rimasti superstiziosamente persuasi che il loro popolo abbia
instaurato un rapporto speciale con il Creatore dell’universo,
risoltosi con l’assegnazione agli USA di «<i>un ruolo missionario</i>» inteso «<i>come modello di redenzione per l’umanità</i>».
Una tradizione fanatica ed esaltata tipicamente americana, molto
funzionale, perciò, all’imperialismo plutocratico statunitense<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn2" id="_ftnref2" name="_ftnref2" title="">[2]</a>. Un fondamentalismo a sfondo religioso, opportuno per portare gli <i>yankee</i>, guidati, in un primo tempo, dai<i> WASP (White Anglo Saxon Protestants)</i><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn3" id="_ftnref3" name="_ftnref3" title=""> [3]</a> a una specie di fanatica “<i>guerra santa”</i> onde asservire gli altri popoli che si dovrebbero “<i>evangelizzare”</i>. Da ciò deriva l’ipocritamente sfacciato motto rooseveltiano: «<i>To evangelize the World</i>».<br />
<i>“Evangelizzazione”</i> che continua ancora oggi. <br />
<b>Edgar L. Jones</b>, eminente storico militare e
corrispondente di guerra americano, ci spiega come avveniva questa
evangelizzazione, testimoniando concretamente:<br />
«<i>Noi americani abbiamo la pericolosa tendenza nel nostro
atteggiamento verso le altre Nazioni di adottare una posa di superiorità
morale. Ci consideriamo più nobili e decenti di altri popoli e quindi
in posizione migliore per decidere che cosa è bene e che cosa è male
nel mondo. Ma quale tipo di guerra la nostra popolazione civilizzata
immagina che abbiamo combattuto? Abbiamo fucilato prigionieri a sangue
freddo, bombardato ospedali, sparato su marinai di navi silurate,
ucciso o maltrattato civili nemici, dato il colpo di grazia ai feriti,
seppellito i moribondi in fosse comuni insieme ai morti, e nel Pacifico
abbiamo perfino fatto commercio di teschi e ossa di giapponesi. Abbiamo
inventato i bombardamenti a tappeto e sganciato bombe atomiche su due
città indifese, stabilendo così un primato mondiale di massacro di
massa. Ho chiesto ad alcuni dei nostri soldati perché, per esempio,
hanno regolato i loro lanciafiamme in modo che i nemici morissero
lentamente e dolorosamente, invece di ucciderli quasi istantaneamente..
E perché essi odiavano così tanto il nemico?... No. Solo perché essi
odiavano la guerra. Forse per la stessa ragione le nostre truppe hanno
mutilato i corpi dei nemici, tagliato loro le orecchie e strappato i
loro denti d’oro da portare via come <i>souvenir, </i>tagliato loro i
testicoli mettendoglieli in bocca, ma tali flagranti violazioni di
tutti i codici morali possono essere studiate nel campo della
psicopatia.</i>»
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn4" id="_ftnref4" name="_ftnref4" title=""> [4]</a> <br />
Fin dal 1845 <b>John O’Sullivan</b> aveva impostato la sua sedicente “<i>dottrina</i>”, pretenziosa e apodittica, la cosiddetta “<b><i>Dottrina del Manifest Destiny</i></b>”, che pretende indottrinare il popolo yankee circa la mitologica missione degli Stati Uniti «<i>di ampliare il continente assegnatoci dalla Provvidenza per la crescita delle nostre moltitudini, che ogni anno si moltiplicano</i>». Questo dogma fuori da ogni logica, ha trovato acriticamente e supinamente negli <i>States</i>
innumerevoli fanatici e faziosi sostenitori. Si affanna a darci una
qualche spiegazione la sociologa americana Roberta Coles rilevando che
la tradizione americana del “<i>destino manifesto</i>” deriverebbe da… “<i>miti originari della religione americana</i>”: il mito della “<i>nazione moralmente superiore perché scelta da Dio, col dovere di redimere il continente e forse il mondo</i>”, mito valido come rassicurazione per gli scrupoli e gli eventuali dubbi <i>quaccheri</i> di qualche pio e ipervirtuoso pacifista. Per <b>Josiah Strong</b>, preminente imperialista americano, il<b> “<i>Manifest Destiny</i>” </b>possedeva una destinazione “geopolitica”(sic!): <b>la creazione di un impero mondiale.</b><br />
<b>La continuità delle mire belliche espansioniste americane fin dall'epoca della <i>Dottrina</i> del <i>Manifest Destiny</i> è stata la caratteristica dominante della politica estera, nella quale sono confluite altre tre componenti della “<i>dottrina”</i> espansionista americana:</b><br />
<br />
<b>I - la Dottrina del <i>Manifest Destiny</i>: la componente teologica (la conquista, preordinata da Dio e dalla Provvidenza, al fine di compiere il volere</b><b> <b>dell'Onnipotente) (sic!);</b></b><br />
<b>II - la conquista al fine di instaurare la <i>democrazia</i>
(in concreto, però, in regime plutocratico, serve per instaurare la
democrazia come strumento di asservimento inavvertito dei popoli);</b><br />
<b>III - la <i>Dottrina Monroe</i> (estesa allo spazio vitale): la componente geopolitica;</b><br />
<b>IV - la Dottrina della <i>Open Door</i> (Porta Aperta) : la componente economica.</b><br />
Alla fine dell’800 i fondamenti della cosiddetta “<i>dottrina geopolitica</i>” americana vennero formulati da <b>Frederick Jackson Turner</b>, da <b>Brooks Adams</b> e dall'ammiraglio <b>Alfred T. Mahan</b>; una <i>profonda convinzione </i>espansionista per le successive generazioni di americani. La sua realizzazione fu avviata da <b>Theodore Roosevelt</b>, continuata in seguito da <b>Thomas Woodrow Wilson</b> e portata a conseguenze nefaste dall’ineffabile <b>Franklin D. Roosevelt</b>, “<i>to evangelize the world</i>”.<br />
Nel secondo capitolo l’Autore riporta sinteticamente certe razzie di ricchezze materiali, (la cosiddetta <b><i>Guerra del Petrolio</i></b>), ma anche razzie e commercio di persone ridotte in schiavitù e così possiamo apprendere che <b>la schiavitù fu adottata perfino dagli Inglesi nei riguardi degli Irlandesi ribelli</b>
alle loro inaccettabili imposizioni di abbandonare le proprie terre
ancestrali per emigrare in posti inospitali e improduttivi
dell’Irlanda.<br />
È diffusa l’idea che ebbero fortuna negli Stati Uniti parecchi
inventori, scienziati e cervelli eccellenti in ogni campo, emigrati
specialmente dall’Europa. In particolare l’Autore si è voluto
soffermare sulla vicenda che ha visto il fisico serbo <b>Nikola Tesla</b>,
inventore del motore elettrico a induzione e di molte altre importanti
intuizioni scientifiche in elettrotecnica, ufficialmente riconosciute,
il quale aveva trovato il modo di assorbire energia elettrica dall’<i>etere</i>
(la cosiddetta “free energy”) con un’antenna e con un ricevitore a
valvole termoioniche, analogamente a come avviene con le onde radio.
Fece attrezzare una grossa auto con un motore elettrico a induzione che
funzionava con l’elettricità assorbita dall’<i>etere </i>attraverso
l’antenna e il ricevitore.
Provò per otto giorni, in segreto con l’auto guidata da un suo parente,
venuto apposta dalla Serbia, spingendo l’auto a diverse velocità sulle
strade periferiche e pure in città, per otto giorni. Dopo fece
nascondere l’auto in una rimessa in campagna e non ne parlò con
nessuno. Ma la notizia strabiliante trapelò ugualmente ed egli dovette
rispondere ai giornalisti. Tesla era ospite della Westinghouse
Corporation per studiare nuove tecnologie, ma venne subito bloccato e
gli fu intimato di non parlare più della sua scoperta che avrebbe
intaccato enormi interessi legati allo sfruttamento dell’energia dal
petrolio, dal carbone, dal gas e da altri eventuali sistemi, avrebbe
portato una rivoluzione nella distribuzione dell’elettricità e tanto
altro ancora, che adesso non interessa ipotizzare. La sua scoperta
sarebbe stata straordinariamente utile all’umanità in genere, ma
basterebbe dire che avrebbe tolto ogni valore alle industrie
petrolifere e affini. <b>Tesla</b> non fu assassinato soltanto
perché capì, da uomo pratico, di non poter affrontare una battaglia
contro lo strapotere dei padroni mondiali dell’energia, padroni dei
governi e dell’economia mondiale. Fu tenuto sotto continua
sorveglianza, sia pure in una prigione dorata in un grande albergo.<br />
Se queste nozioni sono servite per meglio capire l’ambiente e le
caratteristiche dei protagonisti delle azioni che hanno innescato la
prima e preparato anche il seguito nella seconda guerra mondiale, nel
III capitolo Renzo Pellicano entra nell’argomento principale,
affrontando le cause nascoste della prima guerra mondiale.<br />
Dopo aver accennato alla mentalità diffusa tanto nel clan
plutocratico annidato a Wall Street, quanto nelle massonerie, e in
particolare nella <b><i>B’nai B’rith</i></b>, la loggia
massonica riservata agli Ebrei, Renzo Pellicano ci ha informato della
fanatica convinzione del popolo statunitense di essere stato scelto dal
Creatore dell’universo per evangelizzare e redimere il mondo, a
cominciare dall’Europa tradizionalista, con gli imperi centrali e
l’impero cristiano feudale dello Zar.<br />
L’attivismo delle massonerie restò sul piano accademico, mentre i
plutocrati della Consorteria del Grosso Capitale Transnazionale
sostenevano finanziariamente i fuoriusciti antitradizionalisti emigrati
in America e i politici europei decisi a combattere le mire egemoniche
degli imperi centrali. Furono fomentate rivoluzioni e moti in Europa
nell’Ottocento,<br />
La <b>Gran Bretagna</b>, nella sua tradizionale politica, si era sempre opposta, nei secoli, <b>all’emergere</b> <b>di una potenza europea</b>
capace di aggregarne altre in un corpo organico tale da costituire una
minaccia per la supremazia dell’Impero Britannico; quindi fu facile
farla schierare contro il Kaiser.<br />
I plutocrati di Wall Street complottavano piuttosto copertamente, ma
hanno lasciato alcune tracce. L’Inghilterra era spinta nell’orbita
“atlantista” per <b>la comunanza di lingua fra Inghilterra e
America, concordavano i banchieri di affari di Wall Street che usavano
le matrici religiose parzialmente convergenti nei popoli
anglo-sassoni, e la forza della Società di Rhodes e Milner che sognava
un ritorno dell’America nella “<i>gran Madre fabianista</i>”<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn6" id="_ftnref6" name="_ftnref6" title=""> [6]</a>,
aggiungendovi le concordi pretese del British Israelism. Ma i
banchieri agivano soprattutto potentemente per la pressione dei grossi
capitali senza patria, che da Wall Street dominavano il governo degli
USA e le massonerie e che dalla City di Londra si diramavano in America a
costruire il mito dell’<i>Occidente.</i></b><br />
Si deve ricordare anche che il <b>Kaiser Guglielmo II von Hohenzollern</b> aveva proposto a suo cugino lo <b>Zar di tutte le Russie Nicola II</b>
l’instaurazione di un mercato europeo che potesse difendere gli Europei
dall’invadenza americana. I plutocrati di Wall Street, si allarmarono,
prevedendo la concorrenza di <b>un secondo polo capitalistico in Europa</b>,
che avrebbe potuto costituirsi attorno al Kaiser e allo Zar, una volta
che avessero superato le questioni che li dividevano. La Germania aveva
le industrie e l’impero russo aveva la complementare ricchezza delle
materie prime. I plutocrati di Wall Street mobilitarono tutte le loro
forze massoniche e diplomatiche senza riuscire ad ottenere il risultato
proposto, che fu ottenuto però per la<b> decisiva necessità di un rifinanziamento dei Rothschild</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn7" id="_ftnref7" name="_ftnref7" title=""> [7]</a>, e lo Zar lasciò cadere la proposta del Kaiser.<br />
Certo la geopolitica russa che tendeva all’espansione verso gli slavi
dell’ovest e in particolare verso i Balcani per giungere al
Mediterraneo (Panslavismo), entrava in collisione con la geopolitica
tedesca che tendeva all’espansione verso est. Tuttavia, guardando oltre
i confini nazionali, la geopolitica planetaria avrebbe dovuto produrre
la contrapposizione delle potenze marittime alle potenze terrestri
continentali, ossia la contrapposizione tra “<i>atlantisti</i>” (Stati Uniti e Gran Bretagna) ed “<i>eurasisti</i>” (Potenze del continente Eurasia: Imperi centrali, Russia, Giappone<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn8" id="_ftnref8" name="_ftnref8" title=""> [8]</a>.
Ben vedeva quindi Guglielmo II von Hohenzollern, Kaiser di Germania e
re di Prussia, nel proporre un‘alleanza commerciale alla Russia,
un’alleanza che si inquadrava correttamente nella geopolitica
continentale che avrebbe dovuto informare la contrapposizione in atto<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn9" id="_ftnref9" name="_ftnref9" title=""> [9]</a>.
Dal punto di vista inglese il politologo <b>Harold Mackinder</b>(1861-1947). massimo teorico della geopolitica, raccomandava <b>di impedire un'alleanza eurasiatica, e soprattutto l'alleanza di Russia - Germania – Giappone.</b><br />
L’Inghilterra inoltre, era attirata nell’orbita “atlantista” per <b>la
comunanza di lingua fra Inghilterra e America, per le matrici
religiose parzialmente convergenti, e per la forza della Società di
Rhodes e Milner che sognava un ritorno dell’America nella “<i>gran Madre fabianista</i>”<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn10" id="_ftnref10" name="_ftnref10" title=""> [10]</a>,
e per le concordi pretese del British Israelism. Ancora più
potentemente per la pressione dei grossi capitali senza patria, che
dalla City di Londra si diramavano in America a costruire il mito dell’<i>Occidente.</i></b><br />
Il Sistema Bancario trasnazionale agiva in simbiosi con le <b>industrie di guerra</b> (acciaierie, chimica, munizioni, aerei) formando l'efficiente struttura finanziaria-industriale, chiamata anche "<b><i>Conglomerate</i></b>" o "<b><i>Corporate</i></b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn11" id="_ftnref11" name="_ftnref11" title="">[11]</a><b><i> Banking</i></b>",
ovviamente piuttosto incline a influenzare le diplomazie
internazionali affinché le latenti ostilità si trasformassero in guerra
aperta. <br />
In Europa<b>, già dal 1913</b>, Gran Bretagna<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn12" id="_ftnref12" name="_ftnref12" title=""> [12]</a> Francia e Russia, istigate e <b>incoraggiate da diplomatici statunitensi</b>, sempre pilotati. senza troppo apparire, dall’<i>International Banking Fraternity,</i> confermati e sospinti con organica complicità, dalla <b>massoneria</b> e da <b>eminenze grigie</b> della <b>Pilgrim’s Society</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn13" id="_ftnref13" name="_ftnref13" title=""> [13]</a>, ma soprattutto da politici massoni asserviti, si erano accordate segretamente su di un dettagliato progetto di <b>distruzione e smembramento politico ed economico della potenza tedesca</b>,
che sembrava minacciare i loro interessi. Con la guerra esse si
proponevano vantaggi territoriali per se stesse e il maggior danno
possibile al “<i>nemico</i>”. <br />
La <b>Francia, rancorosa e <i>revanscista</i></b> per la sconfitta di Sedan<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn14" id="_ftnref14" name="_ftnref14" title=""> [14]</a>, e la <b>Russia panslavista</b> si distinguevano per la <b>voracità delle loro pretese</b>,
quanto per la pochezza di ciò che erano disposte a concedere agli
alleati minori. E tra questi si inseriva, entrando in guerra nel 1915, <b>l’Italia</b>, che si aspettava un “<b><i>parecchio</i></b>”, concesso con riserva mentale, che poi si ridusse ad un “<b><i>po’ poco</i></b>” giacché le <b>ripartizioni erano già state fatte fin dal 1913</b>! <br />
D’altro canto la Germania di <b>Guglielmo II von Hohenzollern</b>,
continuando il moto di accelerato sviluppo unitario, cominciato nel
cuore dell’Europa, aveva preso a sollevare, (parallelamente e in
istintiva risposta alle pretese dell’America), la rivendicazione del
diritto ad avere <b>un popolo unito e indipendente; era questo l’ideale profondamente sentito del Pangermanesimo</b>, tendente all’assorbimento dei <b>tedeschi dell’Austria, dell’Olanda, del Belgio fiammingo, dei Sudeti,</b> nel contesto europeo di milioni di <i><b>Volksdeutschens</b></i>,
i tedeschi emigrati da secoli in Ungheria, Romania, Paesi slavi e, in
particolare, in Russia. Perciò cominciò a preparare un’adeguata potenza
militare.<br />
Parallelamente negli <b>Stati Uniti d’America</b> montava
l’imperialismo mascherato da libera espansione commerciale, ma
supportato fanaticamente da una maniaca fede messianica nella missione
che “<i>Il Creatore dell’Universo</i>” avrebbe riservato al popolo americano “<i>di moralizzare il mondo</i>”.
Ne conseguiva che per farlo avrebbe dovuto asservirlo! Supportava tali
pretese la scuola geopolitica americana con la teoria avanzata
dall’ammiraglio <b>Alfred Mahan</b> che trovava somiglianze tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Nel 1897 esponeva in ‘<i>The Interest of America in Sea</i> <i>Power’</i> <a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn15" id="_ftnref15" name="_ftnref15" title=""> [14]</a> (<i>L’interesse</i> <i>dell’America nel potere marittimo</i>)
la dottrina che doveva guidare l’azione del suo paese, se anch’esso
voleva innalzarsi al rango di potenza mondiale. Questa teoria si
articolava in più punti: collaborazione con la potenza navale inglese,
opposizione alle pretese tedesche sui mari, vigilanza di fronte alla
prevedibile espansione giapponese nel Pacifico, infine, difesa
coordinata, tra europei e americani contro i popoli asiatici. <br />
Oltre agli espliciti propositi espressi nel 1897 dal senatore repubblicano dell'Indiana <b>Albert J. Beveridge</b> : «<i>Le
fabbriche americane producono più di quanto serve al popolo americano;
il suolo degli Stati Uniti produce più di quanto esso può consumare.
Il corso della nostra politica è quindi fissato; <b>il commercio mondiale dev'essere, e sarà nostro</b></i><b>». </b><br />
Per raggiungere gli obbiettivi mondialisti era necessario il dominio dei mari<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn16" id="_ftnref16" name="_ftnref16" title=""> [16]</a>. Gli <i>States</i> si inserivano così, perfettamente nel quadro planetario geopolitico “<b>atlantista</b>”.<br />
Indagando le cause nascoste della prima (e anche della seconda)
guerra mondiale, Pellicano oltre a raccontarci le riunioni segrete di
magnati della cosiddetta “<i>alta Finanza</i>” per complottare la
guerra in Europa, ci documenta che anche la preparazione e la regia
dell’assassinio del principe ereditario austriaco, che erano state
organizzate dalla setta terrorista segreta della “<b><i>Mano Nera</i></b>”.Questa era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo Dragutin Dimitrievich, nata negli Usa <b>tra immigrati serbi, sostenuta e pilotata a Chicago da finanziatori americani occulti</b>, la cui attività clandestina, però. ci è stata svelata nel suo diario dal fantomatico “<i>colonnello</i>” House, eminenza grigia israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La Mano Nera, dunque, pianificò il <i>casus belli,</i> l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, <b>l’arciduca Francesco Ferdinando</b><b> </b><b>d’Austria</b> e armò l’attentatore <b>Gavrilo</b> <b>Princip</b> e diversi altri. Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e di un suo complice, <b>l’Impero austroungarico</b> chiese alla Serbia di assumersi le proprie responsabilità per l’attentato ed, avendo questa negato ogni addebito, <b>l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia.</b> <br />
<b>L’Impero russo</b>, frattanto, che si considerava <b>protettore dei popoli slavi</b> nei Balcani, <b>mobilitò le sue truppe alla frontiera con l’Impero austroungarico</b>, ma <b><i>l’interessato guerrafondaio, massone di alto grado,</i></b> <b>ministro</b> <b>della Guerra russo</b> <b>Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov</b>, senza averne neppure parlato con lo Zar, <b>diede l’ordine di mobilitazione delle truppe anche</b> <b>alla
frontiera con la Germania, allargando così la guerra localizzata tra
Austria e Serbia anche alla Germania; ne restò coinvolta l’Europa
intera e fu la prima guerra mondiale</b>. I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a tenere separati e nemici lo <b>Zar</b> e il <b>Kaiser</b>,
evitando così la costituzione di un polo industriale europeo
intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime
dell’impero dello Zar, ma, essendosi, poi, <b>lo Zar rifiutato di lasciarsi asservire dai banchieri “<i>d’assalto”</i> di Wall Street</b>, e <b>della City di Londra</b>,
(sia pure rinunziando soltanto alla sovranità monetaria per delegarla
ad una Banca Centrale privata, (come avevano già ottenuto i banchieri
d’affari in molti altri Stati), questi banchieri di Wal Street e della
City si risolsero a finanziare la Rivoluzione d’Ottobre per arrivare
ugualmente a conquistare le ricchezze del sottosuolo dell’impero russo,
<b>come infatti nel tempo è avvenuto.</b> Si voleva ottenere una nuova classe dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, inserire una <b><i>nomenklatura</i></b> infiltrata da parecchi elementi <b>massoni, ebrei, socialisti e “comunisti” a libro paga dei banchieri di Wall Street</b>. Anche se, invece, <b>le
cause immediate esposte per giustificare i finanziamenti sono servite a
mascherare di ragioni ideali i loro prestiti (che, oltre tutto, sono
risultati poi anche pagati con i dovuti interessi</b>, oltre a <b>consentire l</b>a <b>continuazione di rapporti di affari privilegiati</b>). Il testo indagatore di “<i>Guerra all’Europa</i>”
ci documenta particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e
le loro mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle espressioni
socialistiche nella Bibbia, e ci riferisce ancora che ci furono
perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “<i>bolscevichi americani", </i>come
furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di
affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della <i>sete di vendetta</i> per i <i>pogrom</i> che ancora avvenivano in Russia.<br />
Ma, per la verità, tutto ciò finì per ribaltare la situazione
economica e già con la prima guerra mondiale i capitalisti di affari
transnazionali stavano ottenendo quel che più li interessava: oltre al <b> disfacimento degli imperi centrali d’Europa</b> e la <b>dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista</b>, perfino una certa qual <b>riduzione dell’Impero inglese</b>: un notevole passo in favore del <b>capitalismo mondialista</b>. Tuttavia <b>il colpo di mano più ambito</b> e producente per la Cupola del grosso capitale di affari, <b>fu la conquista economica che capovolse i rapporti con la vecchia Europa</b>, divenuta <b>irreparabilmente debitrice</b> di <b>Wall Street</b> e <b>dell’economia americana</b> e <b>quindi rimasta ricattata e assoggettata anche politicamente, come è avvenuto in particolare per la Gran Bretagna</b>.<br />
Nel 1939 infatti Lord Halifax, ministro degli Esteri, si giustificava dichiarando che Roosevelt e gli Stati Uniti <b>sarebbero divenuti ostili</b> verso la Gran Bretagna, se essa non fosse scesa in guerra<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn17" id="_ftnref17" name="_ftnref17" title=""> [17]</a> <br />
Secondo quanto scrive <b>Jacques Bordiot</b>, le prime tappe per l’instaurazione di un Governo Mondiale sono da ricercare nell’elezione a presidente degli Stati Uniti di <b>Thomas Woodrow Wilson</b> nel novembre del 1912, «<i>con una manovra di finanzieri internazionali, condotti dalla <b>Banca J. P.</b></i><b> <i>Morgan</i></b><i>, principale sostegno del Gruppo della Round Table americano e agente negli “States” dei</i> <b><i>Rothschild di Londra</i></b>».<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn18" id="_ftnref18" name="_ftnref18"> [18]</a><br />
<b>Jacques Bordiot ha </b>citato anche la testimonianza del colonnello americano Curtis B, Dall,<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn19" id="_ftnref19" name="_ftnref19"> [19]</a> amico di <b>Bernard M. Baruch</b>, finanziere israelita, altra <i>eminenza grigia</i>,
consigliere economico di sei presidenti americani, membro di società
segrete di grado superiore come la “Pilgrim’s Society” e il “Council on
Foreign Relations”(<b><i>CF</i></b><i>R</i>). Baruch gli confidò di essere stato proprio lui ad andare a prendere <b>Thomas W. Wilson</b>, per accompagnarlo a conferire con i finanzieri di <b>Wall Street</b>. Wilson si impegnò a sostenere , oltre <b>l’entrata in guerra degli Usa</b>, la legge istitutiva della Banca Centrale privata, chiamata col nome fuorviante “<i>Federal Reserve Sistem</i>”,
oltre l’elezione di senatori ecc. I plutocrati di Wall Street
spesero milioni di dollari per la campagna elettorale di Thomas Woodrow
Wilson, che venne poi <b>affidato anche alla <i>sorveglianza</i> dell’eminenza grigia, <i>longa</i> <i>manus</i> dei plutocrati di Wall Steet sedicente “<i>colonnello</i>” Edward Mandell</b> <b>House,</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn20" id="_ftnref20" name="_ftnref20"> [20]</a> affiliato alla società segreta <i>Illuminatista</i> dei “Masters of Wisdom”, (<i>Maestri della Saggezza</i>).<b> </b>Edward Mandell House partecipò a molte manovre segrete che sfociarono nella prima e poi a,che nella seconda guerra mondiale.<br />
Confermano queste pulsioni alla guerra anche le risultanze di un
convegno segreto di banchieri e politici di vertice, riuniti
paradossalmente, e con strafottente senso di humor, proprio nella “<b>Fondazione Carnegie per la pace</b>” per fomentare invece la guerra, già anni prima del 1914. Cfr. articolo di M. William P. Hoar intitolato: “<i>World War I</i>”. sull’accreditata rivista “<i>American Opinion</i>”,
del 1976, in base a documenti originali scoperti nel 1950. Da molti
indizi traspare che ci potrebbero essere state parecchie altre riunioni
segrete tra banchieri, industriali e politici delle quali non si è
potuta rintracciare ancora una documentazione specifica, ma sappiamo
comunque che i banchieri di affari di Wall Street e della City non
trascurarono occasione per fomentare la guerra specialmente in Europa.<br />
<b>Pellicano</b> ci ha raccontato dettagliatamente nel suo libro anche un altro convegno segreto ad alto livello nell’isola di <b>Jekyll</b>, in cui fu complottata la realizzazione della Banca Centrale degli Stati Uniti, che venne chiamata col termine fuorviante “<b><i>Federal Reserve”</i></b>, convegno in cui fu discussa e progettata in alcuni dettagli, <b>anche la conflagrazione della prima guerra mondiale, già decisa</b>.<br />
Indagando le cause nascoste della prima (e poi anche della seconda)
guerra mondiale. Pellicano oltre a raccontare le riunioni segrete di
magnati della cosiddetta “<i>alta Finanza</i>” per complottare la
guerra in Europa, ci documenta che finanche la preparazione e la regia
dell’assassinio del principe ereditario austriaco erano state
organizzate negli Usa dalla setta terrorista segreta della “<b><i>Mano Nera</i></b>” che era una filiazione massonica guidata dal colonnello serbo <b>Dragutin Dimitrievich</b>, questa setta nata negli <b>Usa</b> tra <b>immigrati serbi</b>, era sostenuta e pilotata a Chicago da <b>finanziatori americani occulti, ce ne parla nel suo diario intimo</b> il fantomatico “<b><i>colonnello</i>” House</b>, <b>eminenza grigia</b> israelita, implicato anche in tanti successivi complotti. La <b>Mano Nera</b> pianificò il <i>casus belli,</i>della Prima Guerra Mondiale<i>,</i> l’assassinio del Principe ereditario dell’Impero austroungarico, <b>arciduca Francesco Ferdinando</b><b> </b><b>d’Austria</b> e armò l’attentatore <b>Gavrilo</b> <b>Princip </b>e
diversi altri, Pellicano ci documenta che dopo l’arresto di Princip e
di un suo complice, l’Impero austroungarico chiese alla Serbia di
assumersi le proprie responsabilità per l’attentato, ed avendo questa
negato ogni addebito, <b>l’Impero austroungarico dichiarò guerra alla Serbia.</b> <b>L’Impero russo</b>, che si considerava <b>protettore dei popoli slavi</b> nei Balcani, <b>mobilitò le sue truppe</b> alla frontiera con l’Impero austroungarico, ma <b>l’interessato, amico dei banchieri di Wall Street, guerrafondaio, ministro della Guerra russo Grigorij Jakovlevič Sokol'nikov</b>, senza averne <b>neppure parlato con lo Zar</b>, diede <b>l’ordine
di mobilitazione delle truppe anche alla frontiera con la Germania,
allargando così la guerra localizzata tra Austria e Serbia anche alla
Germania</b>; ne restò coinvolta l’Europa intera <b>e fu la prima guerra mondiale</b>. <br />
I plutocrati della Consorteria di Wall Sreet e della City riuscirono a
tenere separati e nemici lo Zar e il Kaiser, evitando così la
costituzione di un <b>polo industriale europeo,</b> intimamente collegato con le enormi disponibilità di materie prime dell’impero dello Zar; ma, essendosi, poi, <b>lo Zar rifiutato</b> di lasciarsi asservire dai banchieri “<i>d’assalto”</i> di Wall Street, e della City di Londra, (sia pure rinunziando soltanto alla <b>sovranità monetaria per delegarla ad una Banca Centrale privata</b>, (come avevano già ottenuto i banchieri d’affari in molti altri Stati), questi estroversi banchieri si risolsero a <b>finanziare la Rivoluzione d’Ottobre</b> per arrivare ugualmente a <b>conquistare le ricchezze minerarie dell’impero russo,</b>
come infatti nel tempo è avvenuto. Si voleva ottenere una nuova classe
dirigente nella quale sarebbe stato più facile, per loro, <b>inserire</b> <b>una <i>nomenklatura</i></b> infiltrata da parecchi <b>elementi</b> <b>massoni, ebrei, socialisti e “comunisti</b>” <b>a libro paga dei banchieri di Wall Street.</b>
Anche se. invece, le cause immediate esposte per giustificare i
finanziamenti sono servite a mascherare di ragioni ideali i loro
prestiti (che, oltre tutto, sono risultati poi anche pagati con i
dovuti interessi, oltre a <b>consentire la continuazione di rapporti di affari privilegiati</b>).
Il testo di questo esclusivo volume ci documenta
particolareggiatamente la partecipazione dei banchieri e le loro
mascherature ideologiche, arrivando a trovare delle <b>espressioni socialistiche nella Bibbia</b> e ci furono perfino banchieri che non esitarono a indossare i panni di “<b><i>bolscevichi americani</i></b><i>", </i>come
furono chiamati, pur senza nulla togliere alle loro attività di
affari; e quando capitò vestirono i loro finanziamenti anche della <i>sete di vendetta</i> per i <i>pogrom</i> che ancora avvenivano in Russia. Ma, per la verità, quel che più concretamente avvenne, già <b>con
la prima guerra mondiale i capitalisti di affari transnazionali
stavano ottenendo, oltre il disfacimento degli imperi centrali d’Europa e
la dissoluzione della società feudale terriera nell’Impero zarista,
perfino la riduzione dell’Impero inglese:</b> un notevole passo <b>in favore del capitalismo mondialista</b>. Tuttavia il risultato più ambito e producente per la Cupola del grosso captale di affari, fu la conquista economica che <b>capovolse i rapporti con la vecchia Europa, divenuta irreparabilmente debitrice di Wall Street e dell’economia americana.</b><br />
Al finanziamento dei rivoluzionari parteciparono i più potenti finanzieri ebrei: i <b>Warbur</b>g, i <b>Gunzburg</b>, gli <b>Schiff</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn21" id="_ftnref21" name="_ftnref21" title="">[21]</a> e i <b>Kahn</b>, i <b>Rockefeller</b>, ma anche <b>Max Breitung</b>, <b>Jerome H. Hanauer</b>, il banchiere svedese <b>Olof Aschberg</b> e i <b>Gugenheim</b>;<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn22" id="_ftnref22" name="_ftnref22" title=""> [22]</a> tutti membri della <b>B’nai B’rith.</b><br />
In questo suggestivo libro rivelatore di tanti fatti e misfatti
nascosti, di tante avventure, di tante occulte regie, in realtà vengono
indagati anche i retroscena dell’entrata in guerra degli <b>Stati
Uniti, che attesero bene che le nazioni europee si rovinassero e si
massacrassero senza sosta in un conflitto annientatore</b>, per intervenire al tavolo della pace soltanto <b>a cose fatte</b>, con la loro potenza militare ed economica fresche e intatte, anzi <b>moltiplicate</b>.
Il loro intervento fu valutato non ulteriormente procrastinabile anche
per evitare il pericolo della impossibilità di restituzione dei
prestiti di guerra ottenuti dai belligeranti più disastrati.<br />
Un particolare non deve essere trascurato e invece <b>dobbiamo valutarlo con estrema attenzione</b>, il fatto che <b>i <i>sionisti</i> pretesero dalla Gran Bretagna</b> in difficoltà,<b> </b><b>di far entrare gli Stati Uniti in guerra in aiuto dell’Inghilterra soltanto</b><b> </b>se quella <b>avesse promesso la Palestina</b> per far rinascere nel dopoguerra un “<b><i>focolare nazionale ebraico</i></b>”; e la Gran Bretagna promise la Palestina con la “<b><i>Dichiarazione Balfour</i></b>”. Noi oggi possiamo facilmente riconoscere, col senno del poi, <b>la Palestina come uno dei punti nevralgici più armati</b> per la valutazione storica di questa vicenda. <br />
La Gran Bretagna, quando era intervenuta in guerra, proclamando di farlo disinteressatamente, soltanto per difendere il ”<b><i>poor Belgium</i></b>”, aveva costituito <b>un rigoroso blocco navale,</b>
inserendovi non solo armi e munizioni, ma anche tutte le altre merci,
di cui, le convenzioni internazionali permettevano invece ai
belligeranti l’importazione; la strategia del blocco navale subì nel
1911 un radicale inasprimento, voluto dal venerabile (?) massone e
Primo Lord dell'Ammiragliato <b>Winston Churchill</b>.
Pertanto il criminale blocco navale, ottenne di ridurre alla fame gli
imperi centrali, causando milioni di morti tra la popolazione civile
per fame e per malattie causate dagli stenti, specialmente vecchi,
bambini e donne. All'illegalità del blocco, il Reich rispose con la «<b><i>guerra da corsa</i></b>»,
condotta nel rispetto delle norme internazionali, col fine di
ostacolare l'approvvigionamento dell'Inghilterra. Ma la minaccia dei
sommergibili tedeschi, tanto efficace da ridurre dell’ottanta per cento
l’attività della navigazione intorno alle isole inglesi, era condotta
da una ben modesta flottiglia di non più di una ventina di <i>U-Boote. </i>Inoltre
il numero dei battelli in missione contemporanea si riduceva spesso a
sole due unità, per i tempi di avvicinamento dalle basi di partenza e
per i tempi di riparazioni, manutenzione e allestimento. <br />
Tuttavia la propaganda dell’Intesa era ovviamente univoca e manichea. I Tedeschi erano “<i>gli Unni</i>”, la loro guerra era <i>barbara</i> e la lotta dell’Intesa era <i>la Crociata della “Libertà contro la barbarie teutonica”.</i><br />
Grande scalpore sollevò, poi, nel <b>maggio 1915</b>, l’affondamento del transatlantico <b>Lusitania</b>,
che stava collegando New York con l’Inghilterra con un grosso carico
di munizioni che esplosero pochi minuti dopo il siluramento, aprendo
enormi falle all’acqua. La nave aveva imbarcato passeggeri anche
americani. l.a tragedia conseguente fu <i>pompata</i> dai giornali e
dalla radio; fu anche affisso un suggestionante manifesto che
raffigurava una madre fra le onde che sollevava disperatamente il suo
bambino piangente. La propaganda dilagò sui media neutrali e
dell’Intesa, che speravano di strumentalizzarla per farne un <i>casus</i> <i>belli</i>
onde ottenere l’entrata in guerra degli Usa. Se ne fa ancora un gran
parlare da certi storici che hanno dimenticato che il transatlantico
Lusitania, non solo era carico di munizioni, ma era anche armato con un
cannone da 152 millimetri, capace di affondare al primo colpo qualsiasi
sommergibile, per cui doveva essere considerato una nave da guerra
ausiliaria. Addirittura se ne fece una <i>false flag</i>, per
l’entrata in guerra degli Usa; ma Wall Street ritenne che i
belligeranti europei non si fossero ancora sufficientemente straziati e
collassati. D’altra parte le forniture di armi, munizioni aerei e
altri generi, vettovaglie, alimenti ecc. costituivano fortissimi
guadagni e generavano anche l’urgenza della concessione di altrettanto
forti prestiti, largamente concessi dalle usuraie banche di affari
statunitensi dietro forti interessi. Ma, tant’è <b>lo scalpore gonfiato all’epoca dura ancora</b> al punto che qualche “<i>storico</i>”
distratto è convinto ancora oggi, che gli Stati Uniti siano entrati in
guerra per l’indignazione provocata dall’affondamento del Lusitania.<br />
Fino a che punto fosse giunto l’incancrenimento dell’odio, lo
dimostra il brano di questa lettera scritta all'amico Ezra Pound, nel
maggio 1915, dall'inglese Henry Gardier-Brzeska: “<i>Avevamo una
decina di prigionieri, quando abbiamo saputo dell'affondamento del
Lusitania; dopo una decina di minuti di discussione con i
sottufficiali, li abbiamo ammazzati col calcio dei fucili. Alcuni
soldati tedeschi che si erano arresi, strisciavano sulle ginocchia.
Tenevano in mano, sopra le teste, fotografie di una donna o di un
bambino. Ma li abbiamo uccisi tutti.</i>”<br />
Si attese quindi il momento “<i>opportuno</i>”, ma si dovette resistere ancora esasperatamente finché due anni dopo, il 19 marzo, fu affondato un altro transatlantico, il <b>Vigilantia,</b>
con tutto il suo equipaggio. Nessuno riuscì a salvarsi per le enormi
falle aperte dallo scoppio delle munzioni imbarcate; non fu difficile
allora per il Presidente Wilson ottenere l'approvazione da parte del
Congresso per una partecipazione diretta nel conflitto. Era il <b>2 aprile del 1917.</b><b></b><br />
Renzo Pellicano ci relaziona ancora sui particolari romanzeschi del viaggio di <b>Lev</b> <b>Trotskij</b> sulla nave finlandese “<i>Cristiania Fjord</i>”
con altri 275 compagni rivoluzionari di vertice e con molto cospicui
finanziamenti, oltre ad esponenti del mondo industriale americano (di
cui è stata nascosta l’attività preliminare a rapine di sconfinati beni
del sottosuolo, avvenute in seguito, negli anni 1990, in Russia).
Trotskij & C. raggiunsero appunto in Russia <b>Lenin</b>, il quale era già arrivato per via terra, attraversando incredibilmente perfino la linea del fuoco nel famoso “<b><i>vagone piombato</i></b>”. <br />
Si ricordi sempre quanto ci ha spiegato nel cap. I <b>Nicholas Murray Butler</b> e cioè che: «<i>Il
mondo si divide in tre categorie di persone: un piccolissimo numero
che fanno produrre gli avvenimenti; un gruppo un po’ più importante che
veglia alla loro esecuzione e assiste</i>.<i> al loro compimento, e infine una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in realtà è accaduto</i>». <br />
Il Presidente <b>Thomas W. Wilson</b> una volta
insediatosi al tavolo della pace, a Versailles, a pontificare con
l’ottusa o forse corrotta, anzi ricattata e comunque collusa,
collaborazione dei due premier: inglese, <b>David Lloyd George</b> e francese, <b>George Clemenceau</b> , assistito dai suoi <b>centodiciassette consiglieri</b>,<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn23" id="_ftnref23" name="_ftnref23" title=""> [23]</a> capeggiati da <b>Bernard Baruch</b>
(più del novanta per cento erano banchieri ebrei), inventò tanti stati
artificiali, senza storia, come ripetiamo, esasperò incredibilmente
nazionalismi e particolarismi, cinicamente spaccò l’Europa per lasciare
incolmabili fossi di odio esasperato tra i popoli, a garanzia della
prossima conflagrazione di una seconda guerra mondiale <b>per completare la distruzione dell’Europa e delle Nazioni iniziata con la prima. </b><br />
Si deve anche tener conto di chi potesse giovarsi di un prolungamento
nel tempo del conflitto sospeso e della conseguente ulteriore
prostrazione delle nazioni europee di entrambe le alleanze. Oltre tutto
una <b>strategia che creò anche una potenza nemica dell’Europa ad est</b>
per il prosieguo delle operazioni di sfaldamento e consunzione
dell’Europa nella seconda fase, cioè nella seconda guerra mondiale. La
mancanza di proteste delle nazioni dell’Intesa dimostra <b>l’unicità del comando</b>
nella guerra dell’Intesa al contrario di quanto è avvenuto nel campo
avverso, in cui gli imperi centrali non riuscirono a mantenere un’unità
strategica e tattica dei propri alleati al di sopra dei loro interessi
particolari. <br />
Dopo Versailles, la Germania, devastata dalla guerra, schiacciata da
un debito di guerra ingente, senza più riserve auree, senza più una
flotta militare, con la flotta mercantile ridotta alle sole navi di
piccolo tonnellaggio, senza locomotive e senza le migliori vetture
ferroviarie, con un esercito limitato a soli centomila uomini, senza
cannoni e senza carri armati, annichilita da oltre sette milioni di
disoccupati, distrutta economicamente per industrie in rovina, fallite o
chiuse e importazioni inesistenti, non avrebbe mai potuto risorgere
senza un aiuto finanziario adeguato al disastro del <i>Dictat</i>. <br />
Per riaccendere la guerra disgregatrice in quest’Europa, pure
smembrata, e scissa a Versailles (ma era ancora un’Europa che resisteva
al completo asservimento, legata alle sue secolari tradizioni, alla
sua orgogliosa identità, alla sua storia millenaria), si doveva ridare
alla Germania annientata economicamente, la possibilità di riprendere
le armi, secondo il programma già deciso. Fu messo quindi in atto un
piano luciferino, finanziando e favorendo il riarmo della Germania,
affinché questa <b>potesse fungere da detonatore nella situazione instabile e potenzialmente esplosiva</b> - <b>creata da</b> <b>Wilson</b> e dai suoi funesti “<i>consiglieri</i>-<i>banchieri”</i>, a Versailles - <b>onde poter giustificare poi le strumentali e ipocrite ”<i>reazioni</i>” delle demoplutocrazie </b>occidentali <b>e </b>della precostituita e ben assecondata <b>Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS</b>) ad Est. <br />
Dunque <b>il rilancio economico della Germania venne reso possibile</b> <b>da un massiccio afflusso di capitali,</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn24" id="_ftnref24" name="_ftnref24" title=""> [24]</a> ovviamente dell’<i>International Banking Fraternity</i>, <b>già molto prima della scalata al potere dei nazionalsocialisti</b>. Il considerevole afflusso di capitali fu facilitato a seguito di un'abile svalutazione del marco<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn25" id="_ftnref25" name="_ftnref25" title=""> [25]</a>.
Nel peiodo 1924 - 26 Wall Street e la City di Londra, vale a dire: la
National City Bank, la Chase Manhattan Bank, la Morgan Bank, la Kuhn
& Loeb Bank, la Standard Oil dei Rockefeller, la General Motors e
Paul Warburg trasferirono all’economia tedesca 975 milioni di
dollari, dei quali 170 destinati alla creazione di tre grandi
cartelli: Vereinigte Stahlwerke (acciaio), IG-Farben (chimica),
guidata dalla potente famiglia ebraica dei Warburg, AEG (settore
elettrico). <br />
I banchieri della Morgan Bank e il direttore della Banca
d'Inghilterra Montagu Norman fin dal 1924 avevano, infatti, escogitato
il “<b><i>Piano Dawes</i></b>” (Charles G. Dawes, 1924), assieme al <b><i>Piano Young</i></b> che permise la stabilizzazione dell’economia tedesca, favorendo l’afflusso di capitali stranieri in Germania, Il <b><i>Piano Young</i></b> (Owen D. Young)<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn26" id="_ftnref26" name="_ftnref26" title=""> [26]</a> sostituì il 7 giugno 1929 il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Dawes" title="Piano Dawes"><i>Piano Dawes</i></a> offrendo soluzioni meno pesanti, con la suddivisione dei versamenti a pagamento dei prestiti in 59 anni. <br />
Il libro dello storico <b>Antony Cyril Sutton</b>: <i>Wall Street and the rise of Hitler,</i><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn27" id="_ftnref27" name="_ftnref27" title=""> [27]</a>
documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria
nel ‘900. Nella prima parte del suo volume l’Autore dimostra che
l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico,
sono stati consentiti <b>dall'assistenza economica e tecnologica</b> offerta fin dagli anni Venti da <i>Wall Street </i>alla Repubblica di Weimar. <b>Antony C. Sutton</b>, ha evidenziato che i negoziati per la "<b><i>ricostruzione</i></b>"
videro al tavolo delle trattative da una parte banchieri come Charles
Dawes e Owen Young, notori esponenti dell'Establishment
supercapitalista, dall'altra il presidente della Reichsbank <b>Hjalmar Horace Greeley Schacht</b>, anche lui legato all'Establishrnent da vincoli familiari. <a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn28" id="_ftnref28" name="_ftnref28" title=""> [28]</a> <br />
Potrebbe sembrare paradossale che se ne sia occupata proprio la
Cupola del grosso Capitale Transnazionale, la quale intervenne già fin
dai primissimi anni Venti con forti aiuti economici alla Germania di
Weimar. Nel contempo, completando la strategia decisa, i tre principali
cartelli industriali di Weimar e cioè <b>Vereinigte Stahlwerke</b> (<i>carbone e acciaio</i>), <b>AEG e Osram</b> (<i>elettricità</i>) e pure <b>IG Farben</b> (<i>chimica</i>), furono tutti e tre finanziati compiutamente da <b>Wall Street</b>. Lo storico <b>Antony Cyril Sutton</b> nel suo libro <i>Wall Street and the rise of Hitler,</i><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn29" id="_ftnref29" name="_ftnref29" title=""> [29]</a> documenta chiaramente la storia segreta dell'espansione rivoluzionaria nel ‘900. Nella prima parte del suo volume <b>Sutton</b> dimostra che l'ascesa del nazionalsocialismo, e pure il suo enorme sforzo bellico sono stati consentiti dall'a<b>ssistenz</b>a <b>economica e tecnologica</b> offerta <b>fin dagli anni Venti da <i>Wall Street</i></b> alla Repubblica di Weimar, e che <b>tanti aiuti alla Germania erano prestati unicamente per il secondo fine</b> di metterla in condizioni di “<b><i>aprire le operazioni belliche</i> <i>in Europa</i></b>”. E perché ciò potesse avvenire, come vedremo in seguito, ci fu prima anche la politica di “<b><i>appeasemen</i></b><i>t</i>”,
che lasciava mano libera in Europa a Hitler per le sue rivendicazioni
nazionali, in modo che lo stesso si sentisse incoraggiato e quasi <b>spronato ad agire</b> <b>con la forza</b>. Contemporaneamente l<b>’URSS </b>di <b>Stalin</b> aveva fin dai tempi della Repubblica di Weimar costantemente <b>attuato una strategia di collaborazione politica e commerciale,</b>
fornendo alla Germania tutti gli aiuti, che neanche la simpatizzante
Italia avrebbe dato. Pellicano ci ha documentato che l’URSS, unico
Stato nemico a farlo, aveva rinunziato a chiedere le riparazioni di
guerra, passando poi per il patto di Rapallo e per una sempre più
stretta ed efficace collaborazione economica e commerciale, fornendo
pure alle risorgenti forze armate tedesche la p<b>ossibilità di riarmarsi e di esercitarsi in territorio sovietico</b>, per sfuggire alle ispezioni delle Commissioni di controllo alleate. Il dittatore comunista si spinse fino all’”<i>assurdo</i>” di comandare al partito comunista tedesco di <b>appoggiare i nazionalsocialisti nelle elezioni del 1933</b>; <b>Stalin</b> aveva già scelto di fare di Hitler la sua “<i>nave rompighiaccio</i>”,<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn30" id="_ftnref30" name="_ftnref30" title=""> [30]</a>
cioè si aspettava che la Germania nazionalsocialista, conquistando
l’Europa, avesse messo in ginocchio Francia e Gran Bretagna, onde
aprirle alle rivoluzioni comuniste; vedremo in seguito come favorì la
Germania in guerra. Era, dunque, un piano concordante con quello dei
plutocrati d’America per la distruzione dell’Europa. Non concordava,
ovviamente, nel fine ultimo delle progettate rivoluzioni comuniste.
Pertanto gli stessi <i>banksters</i> hanno usato Stalin per il
raggiungimento del loro scopi, ben attenti a non consentirgli la
realizzazione delle rivoluzioni comuniste..<br />
Si dice che poi decisero di appoggiare il partito nazionalsocialista
e Hitler, in una riunione segreta di banchieri, Comunque sia,
Pellicano assicura che Pierre Faillant de Villemarest ha documentato
che i nazionalsocialisti abbiano ricevuto dai Banchieri d’affari
americani complessivamente in quattro anni, cioè dal 1929 al 1932, <b>trentadue milioni di dollari;</b> infatti nei piani dei <i>Banchieri di affari</i> di <b>Wall Stre</b>et e della <b>City</b> di Londra, la Germania doveva rinascere per poter essere strumentalizzata ad usare la forza per recuperare i <i>Volksuddeutsken</i>,
i tedeschi etnici irredenti, perseguitati in Polonia. Una cinica
strategia preordinata nei dettagli anche nelle vicende precedenti, il
cosiddetto “<b><i>appeasement</i>”</b> durante il quale gli
“Alleati” furono indirizzati dal vertice unico plutocratico a
consentire a Hitler di liberare e incorporare nel Terzo Reich i
Tedeschi etnici: Austriaci, Sudeti, e rioccupare la Renania, che era
stata smilitarizzata, oltre ad occupare anche l’intera Cecoslovacchia
per farne due protettorati. <i>L’appeasement</i> quindi fu una
manovra, durata sette anni per ottenere che Hitler potesse sentirsi più
sicuro della comprensione amichevole delle demoplutocrazie
occidentali.<br />
Intanto <b>Mussolini</b> si era proposto decisamente di <b>forgiare il carattere degli italiani</b>, come aveva affermato nel discorso del 28 ottobre 1926 «<i>Creeremo l’“<b>italiano nuovo</b>”» </i>e continuava a ribadirlo nel 1933, quando scriveva: <i>«Oggi noi seppelliamo il liberismo economico. Noi <b>abbiamo respinto la teoria dell’uomo economico, la teoria liberale, </b>e ci siamo inalberati tutte le volte che abbiamo sentito dire che il lavoro è una merce</i><i>.</i><br />
<b><i>L’uomo economico non esiste, esiste l’Uomo integrale</i></b><i> che è <b>politico</b>, che è <b>economico</b>, che è <b>religioso</b> che è <b>guerriero</b>»</i><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn31" id="_ftnref31" name="_ftnref31" title=""> [31]</a>. Il fascismo partiva quindi dalla <b>rieducazione del popolo</b>, attraverso una attenta e <b>ben studiata propaganda</b>, usando anche strumenti efficaci come la <b>radio</b>, il <b>teatro di massa</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn32" id="_ftnref32" name="_ftnref32" title=""> [32]</a>, e più tardi, anche <b>il cinema</b> e in particolare, rivolgendosi ai giovani. le cui coscienze più facilmente potevano accogliere le impronte delle nuove idee. <b>Enzo Erra</b> <b>ha scritto che il fascismo è azione</b> e che «<b><i>propugnava l’intervento</i></b> [d<b>ell’individuo</b>] <b><i>nella vita e nella storia</i></b> […]<i>»</i><b>.</b> <b><i>De Felice ha restituito alla loro concreta </i>«<i>realtà storica gli sforzi compiuti dal regime</i></b><i> <b>fascista</b> <b>per trasformare l’italiano in un</b></i><b> “uomo nuov</b>o”<b>»</b>.<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn33" id="_ftnref33" name="_ftnref33" title=""> [33]</a> <br />
Ha riconosciuto, infatti, <b>Renzo De Felice</b>: «<b><i>Il</i></b><i> <b>fascismo è un fenomeno rivoluzionario</b></i>[…] <i> <b>che tende alla mobilitazione delle masse e alla creazione di un nuovo tipo di uomo</b></i>»<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn34" id="_ftnref34" name="_ftnref34" title=""> [34]</a>. E più avanti: «<i>Un altro elemento rivoluzionario è che il <b>fascismo italiano</b></i>[…] <i>si pone un compito, quello di <b>trasformare la società e l’individuo</b> <b>in una direzione che non era mai stata sperimentata né realizzata</b></i>»<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn35" id="_ftnref35" name="_ftnref35" title=""> [35].</a> Concorda <b>Pierre Milza (eminente storico francese, comunista):</b> «<b>con</b> la <b>campagna antiborghese</b> <b>si voleva sostituire all’individuo decadente prodotto dalla cultura borghese un <i>”uomo nuovo</i></b><i>” <b>dinamico,
virile, deciso, efficace, pronto a qualunque sacrificio, indurito da
un’educazione spartana e dagli effetti sublimati del rigore autarchico</b></i>»<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn36" id="_ftnref36" name="_ftnref36" title=""> [36]</a>. Su un binario parallelo, nel 1930 <b>Niccolò Giani aveva fondato</b> nell’università di Milano la “<b>Scuola di Mistica Fascista</b>” (SMF) che ebbe tra i seguaci e i docenti intellettuali di primo piano in tutta Italia. Coerentemente con le loro idee molti <b>andarono volontari in guerra</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn37" id="_ftnref37" name="_ftnref37" title=""> [37]</a>: <b>Niccolò Giani</b> cadde in Albania; caddero in combattimento anche i docenti <b>Guido Pallotta</b> e <b>Berto Ricci</b> e molti altri di questi giovani militanti (<b>cinque le Medaglie d’oro</b>)<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn38" id="_ftnref38" name="_ftnref38" title=""> [38].</a>«<i>Con i “<b>mistici</b>” capeggiati da <b>Niccolò Giani</b> tornava <b>l’anima più genuina e fedele al fascismo delle origini</b>, riecheggiando quello spirito genuino delle origini che negli anni era stato represso e coinvolto nel <b>compromesso conservativo</b>, «vera e propria “guardia armata”, questa si, dell’immobilismo sistematizzato e strumentale</i>», come ha scritto <b>Luigi Emilio Longo</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn39" id="_ftnref39" name="_ftnref39" title=""> [39]</a>. <br />
<b>Mussolini aveva ancora da risolvere gravi problemi di mancanza di lavoro in Italia</b>,
per cui ancora troppi italiani erano costretti ad emigrare, producendo
così la depauperazione delle forze vitali in patria ed il
rafforzamento delle nazioni concorrenti. Oltre alla lottizzazione di
poderi nelle bonifiche in Italia, e dei villaggi agricoli in Libia, f<b>u necessario creare uno sbocco al lavoro italiano in Africa oriental</b>e. Tale iniziativa è <b>oggi criticata da storici asserviti al potere egemone</b> <b>globalista</b>, come politica coloniale arretrata, poco producente e troppo costosa; costoro <b>non hanno capito lo spirito che ha animato la conquista dell’”<i>Impero</i>”;</b> si trattava di aprire una terra semiselvaggia <b>al lavoro delle masse di italiani dispersi all’estero</b>, per redimerla e civilizzarne gli indigeni, onde farne una <b>fonte di ricchezza per la madre-patria, ma anche fonte di ricchezza per i coloni e per i popoli autoctoni.</b> Lo ribadìrà <b>Mussolini</b>, nel discorso della proclamazione dell’Impero: «<i><b>Impero di civiltà e umanità per tutte le popolazioni d’Etiopia</b></i>». Conferma questi principi di civiltà <b>Renzo De Felice</b>: «<b><i>Non
si tratta di imperialismo di tipo inglese o francese: è un
imperialismo, un colonialismo che tende all’emigrazione, che spera cioè
che grandi masse di italiani possano trapiantarsi in quelle terre</i></b><i> <b>per lavorare, per trovare quelle possibilità che non hanno in patria.</b> Insomma non si parte tanto dall’idea di sfruttare le colonie, quanto soprattutto dalla <b>speranza di potervi trovare terra e lavoro</b></i>»<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn40" id="_ftnref40" name="_ftnref40" title=""> [40].</a> <b></b><br />
La conquista dell’Impero fu rapida e vittoriosa, ma venne ostacolata
dalla Società delle Nazioni, egemonizzata dalla Gran Bretagna<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn41" id="_ftnref41" name="_ftnref41" title=""> [41]</a>, decretando <b>sanzioni economiche</b>
per le quali l'Italia non avrebbe potuto più importare né materie
prime né prodotti industriali; ma ciò rimase pura teoria. La <b>patetica
reazione della Società delle Nazioni giovò al regime fascista ed
all’economia italiana in due direzioni. Il regime seppe approfittare
efficacemente di queste sanzioni</b> piuttosto teoriche: <b>fu proclamata l’"Autarchia”,</b> fu ottenuta l'offerta dell'oro alla Patria nella “<b>Giornata della Fede” (medaglie, monete, anelli), ma anche ne rimase esaltata la forza del fascismo</b>
“che non si lasciava piegare da ben cinquantadue nazioni e soprattutto
dalle potenze plutocratiche, decise ad impedire all'Italia di avere il
suo "<i>posto al sole</i>". <b>Soltanto Germania, Giappone e Stati Uniti</b> non votarono le sanzioni economiche. <b>L’autarchia
produsse un incremento della ricerca di nuovi sistemi di produzione
autarchica, orientò i consumi verso i prodotti italiani e incrementò la
produzione agricola: con la “<i>Battaglia del grano</i>” e con la meccanizzazione dell’agricoltura</b> <b>si
raggiunse l’autosufficienza, svincolandosi dalla dipendenza straniera.
Si incrementarono le industrie estrattive e si ottenne dalla Germania
nazionalsocialista la vendita</b><b> </b><b>di materie prime indispensabili e di prodotti “<i>sanzionati</i></b>”. Parlando della guerra d’Africa è stata diffusa da giornalisti, ma anche da <b>Denis Mac Smith e poi da Angelo Del Boca</b>, la <b>calunnia che </b>gli <b>italiani avrebbero usato i gas asfissianti, provocando le smentite e le testimonianze di moltissimi protagonisti della guerra</b> <b>d’Africa</b>; a noi <b>basta far notare che il Negus</b> <b>mai disse che lo abbiamo combattuto col gas</b>, benché ne avrebbe avuto tutto l’interesse.<br />
Ritenendo di aver condizionato Hitler, con i sette anni dell’”<b><i>Appeasement</i></b>”,
rassicurandolo sulla comprensione dei suoi avversari democratici, si
arrivò alla conclusione della strategia amichevole per creare il
previsto “<i>casus belli” </i>affinché si potesse poi, dare alle
demoplutocrazie una scusa, un appiglio apparentemente plausibile per
entrare in guerra, dando così cinicamente inizio alla <b>seconda guerra mondiale</b>.<br />
<b>Danzica</b> era una città abitata esclusivamente da Tedeschi, per cui gli impudenti impositori del <i>Dictat</i>,
a Versailles, non riuscendo ad assegnarla alla Polonia, la costrinsero
nel paradossale assetto giuridico di città libera, sotto la
giurisdizione di un commissario della Società delle Nazioni, ma,
concretamente, sotto il controllo di truppe polacche. Vollero dare
anche alla Polonia un illogico e innaturale sbocco al mare tagliando dal
territorio tedesco una enorme fetta dell’alta Slesia, un cosiddetto
paradossale “<i>corridoio</i>” largo addirittura 50 kilometri in un
territorio altamente industrializzato, popolato quasi esclusivamente da
Tedeschi; tagliando così la Germania in due. Molti altri tedeschi “<i>volksuddeutschen</i>”erano rimasti nelle loro terre ancestrali assegnate alla Polonia. Nel dopoguerra il <b>Maresciallo Joseph Pilsudski</b>,
Presidente della Polonia, pur conoscendo l’orientamento delle
plutodemocrazie, avendo poi visitato le fortificazioni della Linea
Maginot sulla frontiera della Francia rispetto alla Germania, si era
reso conto che l’esercito francese, in caso di guerra, si sarebbe
schierato dietro le potentissime fortificazioni della Linea Maginot e
sarebbe rimasto sulla difensiva: una realtà che annullava tutte le
previsioni. Belle parole e promesse demoplutocratiche di accorrere a
difendere la repubblica polacca in caso di eventuale aggressione. <br />
Di conseguenza Pilsudski aveva impostato <b>una politica conciliante, sancita nel 1934 da un Trattato</b> <b>di non aggressione</b> e di reciproca consultazione con il Terzo Reich. Un anno dopo il <b>maresciallo Pilsudski moriva stranamente all’improvviso</b>.
Storici, studiosi e testimoni dell’epoca sospettarono che Pilsudski
fosse stato avvelenato a causa della sua amicizia con la Germania.
Ufficialmente fu dichiarato, come si è ripetuto nella storia in tanti
simili casi (senza cadere nella smentita di un’autopsia), che quella
strana morte era stata causata da un tumore fulminante al fegato. <br />
Hitler e i suoi collaboratori, pur essendo straziati dalle orribili
notizie che giungevano quotidianamente dai consoli tedeschi in Polonia
continuarono “<i>pazientemente</i>” (si trattava di una pazienza soltanto apparente) a trattare diplomaticamente per risolvere la questione di <i>Danzica</i>, del “<i>corridoio</i>”
attraverso la Slesia occupata dalla Polonia. Poi ancora
diplomaticamente continuarono nella difesa dei tedeschi perseguitati e
massacrati in Polonia su cinica istigazione delle demoplutocrazie, e
pertanto tentarono di rivolgere la loro diplomazia alla radice del
problema, cercando cioè di trovare un qualche appoggio in Inghilterra,
fonte principale delle istigazioni al massacro più provocatorio di
tedeschi etnici. Ma Hitler trovò in Halifax un imperturbabile e cinico
muro di gomma. Resistevano, è vero, ancora in Inghilterra molti
politici disposti a difendere la pace: i continui instancabili
sovrumani sforzi diplomatici superarono ogni aspettativa di chi non
riusciva a capire quanto orrore fosse necessario per ottenere la
provocata guerra guerreggiata. <br />
Mussolini, il Papa e altri politici esasperati e inorriditi,
intervennero sui polacchi per fermare le feroci squadracce sanguinarie
di ebrei e bolscevichi organizzati di Polonia e perfino mobiliati dai
Servizi segreti della Russia sovietica mentre cominciava ad accorrere
anche qualche volenteroso, esaltato e perfino inferocito soldato dei
reparti regolari dell’Esercito polacco. I tedeschi etnici continuavano a
morire assassinati con modalità strazianti in un crescendo di follia
sterminatrice.<br />
Il ministro degli Esteri rumeno <b>principe Michel Sturdza</b> ha scritto: «<b><i>Gli
uomini e le donne tedesche venivano cacciati come bestie selvagge per
le strade di Bromberg. Quando venivano catturati, venivano mutilati e
fatti a pezzi dalla folla polacca. Ogni giorno il massacro aumentava.
Migliaia di tedeschi partivano dalle loro case in Polonia con solo i
vestiti addosso. Inoltre non vi era alcun dubbio che l’esercito polacco
stesse preparando i piani per il massacro di Danzica. Nelle notti tra
il 25 ed il 31 Agosto 1939, ci furono, oltre a innumerevoli attacchi a
civili di sangue tedesco, ben 44 atti perfettamente autenticati di
violenza armata contro tedeschi e loro proprietà. Nella notte del 31
Agosto un gruppo di disperati polacchi occuparono la stazione di
trasmissioni radiofoniche tedesche di Gleiwitz</i></b><b><i>…»</i></b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn42" id="_ftnref42" name="_ftnref42" title=""> [42]</a><br />
<b>Mentre David Irving</b> conferma ciò che altri avevano già detto circa l’intenzione di Hitler di non aggredire l’Inghilterra: « <b><i>Per
20 anni Hitler aveva sognato un’alleanza con l’Inghilterra. Fino a
guerra inoltrata egli rimase attaccato a questo sogno con la vana e
ridicola tenacità di un amante che non vuole ammettere di non essere
corrisposto. Come disse Hitler al Maggiore Quisling il 18 Agosto 1940: ”</i></b><b><i>dopo
aver fatto una proposta dietro l’altra agli inglesi circa la
riorganizzazione dell’Europa, mi trovo ora costretto contro la mia
volontà a combattere questa guerra contro l’Inghilterra</i></b><b>.”» </b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn43" id="_ftnref43" name="_ftnref43" title=""> [43]</a><br />
Il principe Sturdza racconta anche: «<i><b>Solo poche ore dallo
scoppio delle ostilità fra la Germania e la Polonia, Mussolini,
rinnovando i suoi sforzi per la pace, propose a tutte le potenze
interessate </b></i><i><b>un’immediata sospensione delle
azioni belliche e l’immediata convocazione di una conferenza fra le
grandi potenze, alla quale avrebbe partecipato anche la Polonia</b></i><i><b>. Le proposte di Mussolini furono sollecitamente accettate da tutti i governi interessati, tranne che dalla Gran Bretagna.»</b></i><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn44" id="_ftnref44" name="_ftnref44" title=""> [44]</a><br />
<i><b>Churchill aveva imposto di non rispondere alle proposte italiane</b></i><i><b>.</b></i><br />
<i><b>Potrebbe dirsi che </b></i>la guerra europea sia divenuta<b> la Seconda Guerra Mondiale il 12 settembre 1941, quando il presidente Roosevelt, </b>pur senza aver interpellato il Congresso<b>, ordinò alla Marina americana di affondare qualsiasi nave da guerra tedesca che avesse incontrato. </b><br />
Ci conforta in quest’idea l’illustre storico americano della cosiddetta “<i>Alta Finanza</i>” <b>Ferdinand Lundberg, </b>il quale specifica nelle mille pagine del suo ben documentato bestseller: «<i>Lungi dal salvare il mondo nel 1914-16, <b>i magnati dell’industria</b> sono stati i <b>principali promotori della guerra</b>,
sono essi che hanno spinto gli Stati Uniti nel conflitto col pretesto
di assicurare la libertà dei mari e il trionfo della democrazia</i>»<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn45" id="_ftnref45" name="_ftnref45" title=""> [45]</a>.
Lungo tutto l'arco della guerra si assiste all'"imparziale" sostegno
finanziario, attraverso la concessione di crediti e con la prosecuzione
degli investimenti, ai Tedeschi, ai Russi e agli "Alleati".<br />
<br />
<div style="font-size: 22px; font-weight: bold;">
TERZA GUERRA</div>
<b>Renzo Pellicano ci fa constatare, </b>che<b> il
cinico attacco militare all’Europa con due atroci guerre mondiali,
complottate, decise e provocate fortemente dalla Cupola del Grosso
Capitale Mondialista, è continuato e si è accanito ancora contro
l’Europa, dal 1945 fino alla dissoluzione dell’Urss nel 1991 (e oltre;
continua ancora) con una terza guerra non convenzionale: una guerra
finanziaria, con l”’imposizione di una banca centrale, assolutamente
privata e nutrita della truffa del Signoraggio”; una guerra
psicologica; una guerra demografica; una guerra etnica; una guerra
culturale; ecc</b>.<b> una guerra non convenzionale, ma anche più dissolutoria delle prime due, perché tenta il “<i>lavaggio</i> <i>del carattere</i>” dell’intera Europa, inquinandone e distruggendone definitivamente l’identità etnica e culturale. </b><br />
<b>In particolare Pellicano ha riferito che anche Costanzo Preve </b><b>nel suo libro</b><a href="http://www.insegnadelveltro.it/catalogo/metropoli/preve_quarta_guerra_mondiale.htm" target="_blank"><i> La quarta guerra mondiale,</i> Edizioni all’insegna del Veltro</a><b>, Parma, 2008, p. 143, ha scritto: <b><i>«La
quarta guerra mondiale in corso è una guerra di tipo
geopolitico-culturale condotta dall’impero messianico USA contro tutto
il resto del mondo ‘ribelle’».</i></b></b><br />
<b>Pur aderendo alle tesi di Costanzo Preve, vogliamo subito
chiarire che gl Stati Uniti sono il braccio armato della Cupola del
Grosso Capitale Mondialista, che continua a combattere non
convenzionalmente per annullare ogni resistenza all’imposizione del
mondialismo attraverso l’opera degli Stati Uniti […], i quali sono,
secondo Preve, un nuovo tipo di impero: messianico, geopolitico e
culturale.</b> <b>Messianico</b> (pur trattandosi di un
messianesimo quasi del t:utto privo di secolarizzazione) in quanto sono
loro a detta dell’ex presidente Clinton “<i>l’unico paese indispensabile al mondo</i>“. Si ricordi, aggiungiamo noi, che anche l’ineffabile Franklin D. Roosevelt predicava, secondo il <i>vangelo-messianico-puritano-americano</i>: ”<i>To evangelize the world</i>”. <br />
<b><i>Geopolitico</i></b> in quanto rinuncia ad un
controllo capillare e formale dei propri feudi, ma si limita a
disseminare il pianeta di basi militari in appoggio alla protezione dei
propri traffici, nonché dei separatisti di turno (secondo la logica
del <i>divide et impera</i>). <b>Culturale</b> (e
psicologico, aggiungiamo noi) perché in grado di radicare (attraverso
la guerra psicologica) nei propri sudditi una forma di linguaggio e di
pensiero dalle quali non ci si riesce tanto facilmente a liberare. Ad
esempio per gli USA Saddam, Milosevic, Chavez, Castro…, sono il male
minore, quindi va bene tutto così: tutto ciò ci porta a non ritenere
meno pericolosi proprio quelli che dovrebbero essere gli alleati nel
cammino da compiere. <b>Un piano segreto di rieducazione psicologica</b> era già stato studiato fin dal 1944; ufficiali dell’OSS<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn47" id="_ftnref47" name="_ftnref47" title=""> [47]</a>
studiavano il sistema per allineare rapidamente l’Europa alle esigenze
politiche di Washington e per attuare un vero e proprio lavaggio
collettivo del cervello per l’intero popolo tedesco e, più in generale,
per i popoli d’Europa. Infatti il 10 settembre 1944 Jan E Libich e H.
F. Broch de Rothermann, agenti del 2677° (<i>sic?</i>) Reggimento OSS Operazioni Psicologiche (Moral Operations Rome)<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn48" id="_ftnref48" name="_ftnref48" title=""> [48]</a>
di stanza a Roma, indirizzarono, al loro superiore, capo del Settore
Operazioni Psicologiche dell'OSS, colonnello Kenneth D. Mann, una
relazione che è un vero e proprio <b>piano di “rieducazione” politica e sociale</b>
della Germania (e più in generale dell'intera Europa occupata dagli
“Alleati”) . Questo piano segreto è stato dimenticato, indenne, tra
altri documenti secretati e distrutti; esso risulta applicato in pieno
in Germania, in Giappone e anche in Italia. per ottenere un lavaggio
del carattere dei popoli che avevano tenacemente combattuto la “<i>guerra del Sangue contro l’or</i>o”.<br />
Nel riassumere i concetti principali della terza guerra, Renzo Pellicano accenna i <b>Piani di “rieducazione” delle nazioni vinte</b>: il <b>Piano Morgenthau</b>, più ristretto, rapidamente sgorgò nel <b>Piano Kalergi</b>, più generale. Richard Nikolaus di Coudenhove Kalergi, ossessionato dal suo ideale massonico di un’Europa unita, ma <b>svirilizzata</b> e <b>asservita al potere economico mondialista</b>, sosteneva ostinatamente un velleitario sogno che portava avanti sin dagli anni venti e che venne utilizzato dai cosiddetti “<b><i>Poteri Forti</i></b>” per imporre la costituzione di un falso legame che si fa chiamare <b><i>Unione Europea</i></b>. In questa soltanto il <b>Parlamento europeo</b> è eletto dai cittadini dei popoli europei, ma questo <i>parlamento</i>
è chiamato a decidere soltanto le questioni meno importanti; le
decisioni che interessavano la riduzione progressiva della sovranità
delle nazioni vennero emanate da altri organi costituiti dai Presidenti
delle varie nazioni aderenti all’Unione o da persone nominate
direttamente <i>dall’alto</i>.<br />
Fu costituita la Banca Centrale Europea, assolutamente privata (come
ormai sono tutte le Banche Centrali) e gli stati nazionali cedettero la
sovranità monetaria alla banca privata che si fa chiamare <b><i>Banca Centrale Europea</i></b> (<i>(<b>BCE</b></i>). Il presidente della BCE viene nominato <i>dall’alto</i>
e la BCE stampa l’euro, la moneta unica, ceduta dietro pagamenti in
Titoli di Stato. che non vengono mai pagati, ma generano interessi che
si sommano agli interessi, costituendo il cosiddetto “<b><i>Debito Pubblico</i></b>” (truffa del cd. “<i>Signoragio</i>”). La costituzione dell’<b>Eur</b>o quale moneta unica dell’Unione e la fondazione della BCE fu approvata nel <b><i>Trattato di Maastricht</i></b><i>,</i> per l’Italia approvato da Andreotti, (<i>spigliato Presidente dl Consiglio, che non sentì il bisogno di consultare il Parlamento</i>)
e da altri due disinvolti ministri, ma senza discutere l’operazione,
neanche in seguito, in Parlamento. L’Unione Europea, insomma servì a
ridurre progressivamente la sovranità degli stati aderenti
trasferendola (inavvertitamente per il popolo bue) ad organi
occultamente diretti dal Grosso Capitale Mondialista, ma lasciando
l’illusione di essere vincolati a questa <i>Unione Europea</i>, che in apparenza dovrebbe essere <i>l’Unione</i>
di tutte le Patrie, le quali, però, avranno progressivamente perduto
ogni sovranità. Renzo Pellicano annota diligentemente tutte le tappe di
questi “asservimenti nel più incivile vassallaggio” (1999; imposizione
dell’Euro e della BCE).<br />
Ancora non bastava, però. Intervenne, infatti, un’<i>eminenza grigia</i>,
un animatore e coordinatore politico, discreto, nascosto, ma
efficientissimo: e sicuro, collegato in continuo contatto e in piena
sincronia con le teste pensanti dell’establishment mondialista: <b>Joseph </b><b>Hieronimus Retinger</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn49" id="_ftnref49" name="_ftnref49" title=""> [49]</a>, economista polacco di famiglia ebrea, ma cattolico, con concordi contatti con i gesuiti, conosciuto proprio come <i>'Sua Eminenza Grigia</i>'. Fu tra i fondatori e segretario generale fino al 1952 <b>dell'<i>United European Movement </i></b>presieduto da Winston Churchill e <b>finanziato dall'ACUE </b><b>(<i>American Committee for United Europe</i>)</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn50" id="_ftnref50" name="_ftnref50" title=""> [50]</a><b>.</b> L’ideale di <b>Retinger</b> era ovviamente: “<i>costruire
un'Europa Unita per arrivare ad un Mondo unito in pace, guidato da
Organizzazioni Sovranazionali che avrebbero garantito più stabilità ai
singoli governi nazionali”.</i><br />
Sappiamo ancora di più grazie a <b>Joshua Paul,</b> un ricercatore presso la Georgetown University di Washington. il quale ha scovato presso gli <b>US National Archives di Washington</b> documenti governativi americani declassificati, che dimostrano con quanta solerzia <b>i servizi segreti degli Stati Uniti avessero condotto una campagna negli anni Cinquanta e Sessanta</b> per costruire gli <b>impulsi europeisti</b>
e, per quanto possibile, un’ideologia unitaria europea nei popoli, ma
soprattutto fra i governi dell’Europa, onde poterli affastellare in
un’Unione, chiamata Europa, ma senza carattere, tradizioni e cultura
specifici, della precedente Europa<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn51" id="_ftnref51" name="_ftnref51" title=""> [51]</a>. Tutti stati annullati in uno spirito “<i>atlantico</i>”
sotto l’egida Usa e ben inseriti nella sua politica per arrivare
infine ad un governo unico mondiale. E in tale prospettiva fu
finanziato e diretto il cosiddetto <b>movimento federalista europeo</b>.
Infatti, tra i documenti citati esiste un memorandum, datato 26 Luglio
1950, nel quale si davano precise e dettagliate istruzioni per una
campagna di promozione di un cosiddetto <b>“<i>Parlamento europeo</i>”</b>. Questo documento è firmato proprio dal generale <b>William J. Donovan</b>, che era stato in tempo di guerra, capo dell’OSS (Office of Strategic Services<b>),</b> precursore della CIA<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn52" id="_ftnref52" name="_ftnref52" title=""> [52]</a>. <br />
Nel 2007, ancora peggio, il <b>Trattato di Lisbona</b>, che
affossa definitivamente le libertà degli Stati nazionali aderenti
all’UE, fu approvato, senza discutere. Tale trattato, un compendio di
oltre 400 pagine, fu approvato all’unanimità senza mai essere stato
letto. Tuttavia oggi, meditando sul delitto commesso dai politici,
cominciamo a capire che questo trattato prevede: <br />
1) l’aumento dei poteri del consiglio; un consiglio del quale
nessun cittadino europeo riesce a sapere quali provvedimenti prendano i
suoi membri.<br />
2) la diminuzione dei poteri del parlamento europeo.<br />
3) L’ulteriore perdita di sovranità degli stati nazionali.<br />
E in particolare:<br />
La UE avrà il controllo totale sulle <b><i>politiche d’immigrazione</i></b> (articolo 79 del TFEU), <b><i>che saranno sottratte agli Stati nazionali.</i></b><br />
Oggi <b>l’unico organo dell’Unione europea che possa avviare nuove leggi è la</b> <b>Commissione europea</b>. <b>I commissari non sono eletti</b>, ma scelti dagli Stati membri. L’esperienza ci dice che <b>non sono indipendenti, ma seguono direttive</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn53" id="_ftnref53" name="_ftnref53" title=""> [53].</a> Ufficialmente, le linee generali della politica dell’UE sono stabilite dal <b>Consiglio europeo</b>, una riunione biennale dei capi di governo degli stati membri. In realtà, <b>i politici più influenti</b> come Barroso, Juncker, <b>e
i capi di governo dei grandi paesi si incontrano costantemente con i
politici al di fuori dell’UE e con i leader economici internazionali
(cioè con le persone che sono invitate a Davos</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn54" id="_ftnref54" name="_ftnref54" title=""> [54]</a> ed alla <b>Conferenza Bilderberg</b> a porte chiuse.<br />
Nel 1950 consistenti <b>divergenze di vedute tra Stati Uniti e Unione Sovietica portarono l’attenzione degli Usa sul problema</b> <b>della labilità militare dei popoli vinti nella sfera che a Yalta fu assegnata all’Occidente</b>; si disse che ne era scaturita la necessità di <b>rafforzare la difesa </b>dei paesi satelliti, ai quali <b>fu “<i>suggerito</i>” di riarmarsi, per essere in grado di difendersi in caso di un eventuale attacco dell’Unione Sovietica;</b> finché si giunse nel 1954 a tentare di costituire la <b>Comunità Europea di Difesa.</b> Ma essendo fallito il tentativo per l’opposizione della Francia, gli Usa vollero tagliare ogni indugio stipulando <b>un patto di reciproca difesa col governo giapponese</b> e concludendo anche <b>un misterioso accordo bilaterale col governo italiano,</b> che dopo averlo firmato, <b>non ebbe il permesso di informarne il Parlamento</b>. Questo accordo è <b>tuttora
valido, ma le sue clausole segrete, alla pari delle clausole segrete
del Trattato di Pace, non furono mai rivelate al Parlamento</b>. Sappiamo soltanto che <b>sul suolo italiano sono state impiantate più di 120 basi militari Usa</b>, ufficialmente mascherate <b>come basi Nato</b><a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn55" id="_ftnref55" name="_ftnref55" title=""> [55],</a> <b>presidiate da notevoli formazioni</b> di truppe speciali statunitensi (<i>marines</i>) <b>per il mantenimento delle quali il nostro bilancio nazionale sborsa quattrocento milioni di euro annui</b>, a quel che finora è dato sapere<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn56" id="_ftnref56" name="_ftnref56" title=""> [56]</a><b>. </b><br />
In seguito alla crisi apertasi nel 2007-2008; la supremazia del
dollaro, stava per vacillare. Come era già accaduto in passato, ci fu
chi pensava ad esportare l’epicentro della crisi in Europa. Un articolo
del “Wall Street Journal”, del 10 febbraio 2010, riportato da Stefania
Limiti durante lo sviluppo della crisi finanziaria, provocata nel 2008
dal crollo della finanza americana, riferiva di una cena ad alto
livello tenutasi a New York per complottare una manovra finanziaria a
cui in realtà si voleva dare la massima pubblicità, come se la
segretezza fosse sfuggita al Wall Street Journal, strettamente
controllato da Wall Street. Era una notizia utile e necessaria per
realizzare il piano di aggressione finanziaria all’Europa.<br />
Pertanto si è fatto anche ricorso all’opera delle agenzie di <i>rating</i>,
che hanno colpito l’area dell’euro, declassando il valore dei relativi
titoli di Stato: un criminale gioco al ribasso per far riguadagnare al
dollaro le posizioni di prestigio di qualche anno prima e
contemporaneamente ottenere .lo sconquasso economico dell’Europa.<br />
L’attacco delle agenzie di <i>rating</i>, preliminare ad una serie
di vendite al ribasso, nella zona Euro, accompagnate da articoli
negativi, ispirati da veline di Wall Street, si è completato
infiltrando nei mercati sotto attacco anche una forma di <i>strumenti finanziari</i> <i>derivati</i> che si chiamano <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Credit_default_swap" target="_blank"><i>Credit Default Swaps</i></a>(<i>Cds</i>)<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn57" id="_ftnref57" name="_ftnref57" title=""> [57], </a>detti anche talvolta, più trasparentemente, <i>derivati di assicurazione</i>: una strategia con i mezzi più sofisticati, fra cui, anche altri famigerati <i>derivati</i>, definiti dal miliardario finanziere Warren Buffet come "<i>financial weapons of mass destruction </i>(<i>armi finanziarie di distruzione di massa</i>).<br />
In Europa avvenne che si infiltrassero anche venditori di <i>derivati</i>
provenienti dalla City e le stesse banche europee
parteciparono all’operazione con strutture coperte di queste vendite
al ribasso; Renzo Pellicano ci riporta i particolari e ce ne spiega il
cinico funzionamento. <br />
Noi Italiani abbiamo perduto la guerra! Non abbiamo più diritti, non
possiamo neanche sapere, capire; dobbiamo soltanto pagare per le
truppe di occupazione che si fanno chiamare NATO<b>.</b><br />
Loro, invece, hanno vinto e continuano a festeggiare, in Russia ancora negli anni 1990, la vittoria della “<i>Guerra patriottica”! </i> Sembrerebbe giusto: hanno vinto!<br />
Due-trecentomila morti, due-trecentomila compagni lasciati a
ingrassare la terra tedesca per la gloria dell’Armata Rossa, ma in
sostanza soltanto per i concreti interessi del Capitalismo di Wall
Sreet. Forse qualcosa era sbagliato… Ora il “<i>Grande Timoniere”(!) </i>Mikhail Gorbaciov, il luciferino Gorbaciov, invasato della setta massonica del <i>Lucis Trust</i>, sta cambiando le cose… ma in peggio: “<i>privatizzare</i>”. <br />
Al reduce dalla <i>Guerra Patriottica</i> hanno portato un <i>voucher</i>
per la proprietà dell’azienda ex statale, che non dà più salario; lo
Stato non distribuisce più stipendi, né pensioni, né aiuti sociali. In
un anno: sei, forse sette, milioni di morti di fame, di stenti, di
malattie, provocate dalla deficienza assoluta di risorse economiche:
vecchi, ragazzi, donne, ma anche uomini robusti muoiono!. Il <i>Grande timoniere</i> ripara lestamente in Occidente; Boris Yeltsin privatizza più rapidamente con l’aiuto del vice presidente <b>Anatolij Chubais</b> e di agenti della Cia come consulenti specializzati in privatizzazioni: è proprio la ”<i>svendita del secolo”</i>, la “<i>Sale of the century</i>”. I capitali vengono dall’America. In Russia la burocrazia statale, la <i>Nomenklatura</i>
era costituita al 90 % da ebrei; fu facile intendersi tra
correligionari per i capitalisti ebrei americani. Tutto fu
privatizzato, perfino ad un centesimo circa del valore ufficiale; le
enormi risorse del sottosuolo della Federazione Russa furono svendute a
prezzi stracciatissimi. <br />
Negli Stati Uniti già in tempo, finanzieri d’assalto si erano
preparati a speculare sulle sventure russe: si erano bene informati
sui valori delle imprese più grosse, pingui e redditizie e sulle
valutazioni delle grandi risorse minerarie dell’ex URSS; il loro
intervento in massa fu ben descritto con una frase sarcastica: “<i>l’attacco dei piraña alla carcassa di un bue grasso caduto nel fiume”.</i><br />
Dalla Reuter, 1° agosto 2011: <b><b><i>«</i></b></b>Il Primo Ministro russo Vladimir Putin ha oggi accusato gli Stati Uniti di vivere al di là dei propri mezzi “<i>come parassiti</i>”<b><b><i>»</i></b></b>.
La sua dichiarazione fa eco con l’attacco di Stalin nel 1950
all'egemonia tirannica del dollaro. Stalin, come Kennedy, venne poi
ucciso (avvelenato) perché tentava di instaurare nel 1952 il <b>rublo d'oro</b>,
uffrendo la possibilità di evitare, così, di utilizzare il dollaro
come moneta mondiale di scambio. Oltre ad essere un affronto per coloro
che volevano il dollaro come moneta di egemonia mondiale anche per
pagare il petrolio, la politica di Stalin costituiva un attacco diretto
al sistema di dominio mondiale del dollaro. Stalin fu avvelenato;
tanto è bastato, ovviamente, per i Banksters, per comprare qualche
traditore in Russia. Questa tesi è sostenuta egregiamente dal prof.
Nicolai Starikov in molti libri, tutti purtroppo non ancora tradotti dal
russo<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn58" id="_ftnref58" name="_ftnref58" title=""> [58]</a>. (Ovvio).<br />
Dobbiamo ricordare che nel luglio del 1944, a Bretton Woods, fu
concordato che il dollaro sarebbe stata l’unica moneta convertibile in
oro; mentre tutte le altre valute potevano essere commutate
esclusivamente in dollari. Con tale espediente si obbligavano gli stati a
munirsi di dollari per i loro acquisti internazionali, incrementando
così gli introiti da signoraggio della Federal Reserve e consentendo
agli USA l’acquisto di beni e servizi all’estero disponendo di dollari,
stampandoli senza limiti. <br />
Ma nel 1971 gli USA, non potendo onorare gli impegni presi,
annullarono la convertibilità del dollaro in oro. In seguito si diede
una nuova <i>convertibilità</i> al dollaro, un surrogato, rendendo
obbligatorio il pagamento in dollari per l’acquisto di petrolio; il
dollaro così riusciva a mantenere il ruolo di prima moneta di scambio e
bene di rifugio internazionale. Ovviamente gli Usa, stampando dollari
senza alcun limite, avevano ottenuto anche la possibilità di acquistare
beni e servizi senza limiti all’estero; se ne giovarono l’economia
generale degli USA e quindi anche le disponibilità dei civili americani
a carico del resto del mondo.<br />
Giovedì 3 luglio 2014 Vladimir Putin ha dichiarato alla televisione: <b><b><i>«</i></b></b>… <i>nei primi</i> <i>anni Novanta le <b>privatizzazioni</b>-truffa in <b>Russia</b>? Furono manovrate <b>dalla</b><b> <b>CIA</b></b></i>; agenti della CIA <i>affiancarono l’allora vicepremier <b>Anatolij Chubais</b> come consulenti specializzati nella privatizzazione di beni pubblici di Stato. Molti di questi</i> <i>agenti</i> – ha aggiunto Putin – <i>furono
poi processati negli Stati Uniti per essersi arricchiti in maniera
illecita, durante il processo di privatizzazione nel nostro Paese.
Due di questi agenti erano membri dell’organizzazione “umanitaria”
USAID”».</i><br />
Sembra che nessuno abbia ancora osato impegnarsi nella gravosa fatica di quantificare il potere di rapina dei <i>piraña</i> dell’International Banking Fraternity nella “<i>Sale of the Century</i>”, <i>la Svendita del Secolo,</i>
in Russia negli anni Novanta. Se ne è dovuto occupare Putin, il quale
avrà incaricato suoi collaboratori di raccogliere i dati di queste
privatizzazioni-truffa: un lavoraccio lungo, pesante e pericoloso<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftn59" id="_ftnref59" name="_ftnref59" title=""> [59]</a>. Intanto Putin ha cominciato a recuperare e a ri-statalizzare tre importanti comparti del settore energetico russo.<br />
Buon lavoro presidente Putin per la giustizia e per la lotta contro il capitalismo di rapina mondialista!</div>
<div id="testonote">
<div id="ftn1">
<br />
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref1" id="_ftn1" name="_ftn1" title=""> [1]</a> <b>Emilio Gentile</b>, <i>La democrazia di Dio. La religione nell’era dell’impero e del terrore,</i> Laterza, Roma-Bari, 2006. Cfr. anche il fondamentalismo religioso di matrice <i>evangelical</i> negli Usa nel libro: <i>Gli eletti di Dio. Lo spirito religioso dell’America, </i>di <b>Marco Nese</b>,
dove ha descritto in quale maniera la sindrome elettiva dei puritani
non tenda per nulla ad una democrazia sociale, quanto invece ad una
“repubblica teocratica” su base oligarchica, strumento diretto di una
ristretta minoranza di fondamentalisti, che si spacciano come
possessori di un mandato universale, del quale assicurano che si tratta
della diretta volontà del <b>Geova biblico</b>. Quella che normalmente si direbbe una <b>patologia da alienati</b> è divenuta la giustificazione di un <b>gigantesco potere che avanza pretese di universalità</b>, e che ottiene incredibili riscontri di assuefazione e persino di condivisione<b>, attraverso lo strumento della minaccia e dell’intimidazione</b>,
oppure dei beni materiali diffusi, col miraggio dei quali si registra
l’ammorbidimento dell’opinione pubblica internazionale.</div>
<div id="ftn2">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref2" id="_ftn2" name="_ftn2" title=""> [2]</a>Si possono trovare conferme nel libro di <b>Sergio Romano</b>, <i>Il rischio americano. L’America imperiale, l’Europa irrilevante, </i> Longanesi,Milano, 2003, p. 17 e ss.</div>
<div id="ftn3">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref3" id="_ftn3" name="_ftn3" title=""> [3]</a><b>WASP</b>,
il gruppo etnico dominante fino a cinquant’anni fa negli Stati Uniti.
Una concezione tracotantemente razzista, che ha dovuto piegarsi, però,
all’intromissione di molto facoltosi ebrei. Un pervadente
fondamentalismo trovava e trova i suoi riferimenti in tanti incitamenti
della Bibbia - testo sacro, nella propria traduzione, anche per tutti
i Wasp. <br />
<br /></div>
<div id="ftn4">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref4" id="_ftn4" name="_ftn4" title=""> [4]</a>Edgar L. Jones, corrispondente di guerra per il mensile nordamericano “Atlantic Monthly” (nell’articolo “<i>One War is Enough</i>”: numero di febbraio 1946). Ma la “<i>psicopatia</i>”
non era limitata al rango di soldato, lo stesso generale Mark Clark,
Ike Eisenhower erano soggetti da studiare per psicopatia. Lo spietato
generale George Patton, che il 9 luglio 1943, prima dello sbarco a
Gela: «<i>Kill, kill and kill some,…</i>» incitava ad assassinare gli
avversari che avessero opposto una resistenza troppo decisa, anche se
poi si fossero arresi: «… se si arrendono quando tu sei a due-trecento
metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la
quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il
momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di
assassini, perché gli assassini sono immortali!». </div>
<div id="ftn6">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref6" id="_ftn6" name="_ftn6" title=""> [6]</a> L’anglosassone <i>Fabian Society </i>era un’ affiliazione massonica mondialista socialistica, diffusa in America e nell’impero britannico. </div>
<div id="ftn7">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref7" id="_ftn7" name="_ftn7" title=""> [7]</a><b>Nicola II</b>
era angustiato dai precedenti prestiti ottenuti da Alessandro II e
Alessandro III, per cui era stata costituita "in pegno" buona parte
del tesoro dei Romanov, custodita nelle casse delle Accepting Houses
londinesi. Era , quindi, praticamente, nelle mani dei Rothschild. </div>
<div id="ftn8">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref8" id="_ftn8" name="_ftn8" title=""> [8]</a>Il Giappone visto come potenza continentale eurasiatica per la sua <i>Weltashauung</i> e per la sua “Civiltà continentale”. </div>
<div id="ftn9">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref9" id="_ftn9" name="_ftn9" title=""> [9]</a>La
scienza geopolitica vede nella storia due opposti in costante
competizione per la conquista di nuovo spazio vitale via terra o via
mare: potenze terrestri o “<i>continentali</i>” e potenze “<i>marittime</i>”. Esempio classico nella storia antica la competizione tra Roma e Cartagine, tra l’Impero ”<i>terrestre</i>” di Roma e l’impero “<i>marittimo</i>”
dei fenici. Si può riscontrare nelle due manifestazioni geopolitiche
lo sviluppo di due concezioni della vita, di due civiltà: la “civiltà
marittima” basata sulle ricchezze materiali, sull’individualismo, sugli
interessi economici e quindi sul liberismo economico e sul prevalere
dell’economia sulla politica; la “civiltà continentale”, al contrario,
si basa su principi diametralmente opposti a quelli ”atlantisti” e cioè
sull’idealismo, sull’autorità e la gerarchia, sulla comunità e sulla
nazione, cioè in definitiva sul primato della politica sull’economia. </div>
<div id="ftn10">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref10" id="_ftn10" name="_ftn10" title=""> [10]</a>L’anglosassone <i>Fabian Society </i>era un’ affiliazione massonica mondialista socialistica, diffusa in America e nell’impero britannico. </div>
<div id="ftn11">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref11" id="_ftn11" name="_ftn11" title=""> [11]</a>“<b><i>Corporate</i>”</b>
significa gruppo di potere che manipola lo Stato per i propri egoistici
interessi:”neocorporativismo anglosassone”. Al contrario nel
corporativismo fascista, le corporazioni sono organi dello Stato che
partecipano alla vita politica nell’interesse collettivo della Nazione.
Il concetto è stato stravolto nel dopoguerra dalla “<i>guerra delle parole</i>” per cui il termine “<i>corporativo</i>”si usa impropriamente e faziosamente per qualificare interessi di parte. </div>
<div id="ftn12">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref12" id="_ftn12" name="_ftn12" title=""> [12]</a>La politica delle “<i>Ententes</i>”con la Francia e la Russia venne consolidata dal massone sir Edward Grey quando divenne ministro degli Esteri.</div>
<div id="ftn13">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref13" id="_ftn13" name="_ftn13" title=""> [13]</a>La Pilgrim’s <b>Society</b>
era ed è tuttora un’associazione segreta angloamericana di ordine
superiore, collegata, ovviamente, con l’International Banking
Fraternity. </div>
<div id="ftn14">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref14" id="_ftn14" name="_ftn14" title=""> [14]</a>Nella
battaglia di Sedan (31 agosto - 1º settembre 1870) la Francia di
Napoleone III fu sconfitta dalla Prussia di Otto von Bismarck, preludio
alla cessione dell’Alsazia e della Lorena. Ma era ugualmente
importante: controbilanciare, con un’azione militare, la crescente
inferiorità economica e demografica nei confronti della Germania. </div>
<div id="ftn15">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref15" id="_ftn15" name="_ftn15" title=""> [15]</a><b> Alfred</b> <b>Mahan</b>, <i>The Interest of America in Sea</i> <i>Power</i> , Present and Future, Boston, 1897. </div>
<div id="ftn16">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref16" id="_ftn16" name="_ftn16" title=""> [16]</a>Alfred Mahan, <i>The Interest of America in Sea Power</i>, Edizioni ‘Sampson Low’, London, 1890. (Traduzione in italiano edizioni ‘Casanova’, Torino, 1904).</div>
<div id="ftn17">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref17" id="_ftn17" name="_ftn17" title=""> [17]</a>Le
manovre militari ai confini del Canada e perfino la costruzione di tre
piste di volo nella prossimità del confine, piste ben individuabili
perché malnasoste con strisce di zolle erbose mal disposte, che
costituivano una chiarissima minaccia di guerra degli USA al Regno
Unito di Gran Bretagna e Irlanda se non fosse entrata in guerra contro
la Germania, anche per il vincolo di un pesantissimo debito di guerra
(della Prima Guerra Mondiale). Un asservimento che con la Seconda
Guerra mondiale sarebbe aumentato sproporzionatamente. </div>
<div id="ftn18">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref18" id="_ftn18" name="_ftn18" title=""> [18]</a><b>Jacques Bordiot</b>, <i>Le Gouvernement Invisibile</i>. edizioni ‘Avalon’, Paris, (Francia) 1987. </div>
<div id="ftn19">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref19" id="_ftn19" name="_ftn19" title=""> [19]</a>Curtis B. Dall, <i>F.D.R.My Exploited Father-in-Law, ( F.D. Roosevelt il mio sfruttato suocero) </i>Action
Associates, Washington, 1970, p.137. Dall, ex genero del presidente
Franklin Delano Roosevelt, fu un alto funzionario della potente banca
“Lehman Brothers”, della quale almeno uno dei fratelli faceva parte
della loggia massonica ebraica B’nai B’rith </div>
<div id="ftn20">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref20" id="_ftn20" name="_ftn20" title=""> [20]</a>Altra “<i>eminenza grigia</i>” israelita, <i>longa manus</i>
della Confraternita del Grosso Capitale transnazionale, di cui avremo
presto occasione di parlare per altre operazioni segrete. <b>Edward Mandell House</b>
era in contatto con i più potenti banchieri israeliti di New York, in
particolare con Paul e Felix Warburg, Otto H. Kahn, Louis Marburg,
Henry Morgenthau, Jacob e Mortimer Shiff, Herbert Lehman e manteneva
anche potenti relazioni con banchieri e politici in Europa.(Dan Smoot, <i>The invisible Governement, </i>Western Islands , Belmont (Mass), 1962, p. 2). </div>
<div id="ftn21">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref21" id="_ftn21" name="_ftn21" title=""> [21]</a><b>Jakob Schiff</b>, nell’ aprile 1918 ebbe a dichiarare pubblicamente che grazie al suo appoggio finanziario la rivoluzione russa era riuscita.</div>
<div id="ftn22">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref22" id="_ftn22" name="_ftn22" title=""> [22]</a>Cfr. <b>Joaquin Bochaca,</b> <i>La finanza e il potere, </i>Edizioni di Ar, Padova, 1982, p. 49. Epiphanius, <i>Massoneria e sette segrete, </i>cit., pp. 285 – 291. </div>
<div id="ftn23">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref23" id="_ftn23" name="_ftn23" title=""> [23]</a>Epiphanius, <i>Massoneria e sette segrete…, </i>cit<i>.,</i> p. 324, scrive: «<i>…nel 1918 il “Colonnello” <b>House</b>, attraverso Wilson, nomina i plenipotenziari</i> <i>negoziatori
a Versailles, tutti, nessuno escluso, appartenenti alla massoneria,
alla Round Table, o alla Pilgrims’ Society con la sponsorizzazione
dell’Alta Finanza, <b>posta allora sotto il controllo delle grandi famiglie ebraiche</b></i>». I politologi chiamano l'”<b><i>Inner Circle</i></b>”
il circolo ristretto di consiglieri che lavorano con il presidente
americano, sovente scavalcando la Costituzione (e talvolta persino lo
stesso presidente), agendo illegalmente ed in segreto. Basterebbe
ricordare l’incredibile vicenda occorsa Il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/25_settembre" title="25 settembre">25 settembre</a> <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/1919" title="1919">1919</a>, prima della conclusione della conferenza di pace di Parigi, quando <b>Wilson fu colto da un </b><a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ictus" title="Ictus">ictus</a>, e dopo una settimana da un secondo attacco, che lo rese quasi totalmente inabile. La gravità della sua <b>menomazione venne tenuta segreta fino alla sua mort</b>e,
Wilson fu tenuto lontano da tutti: dal suo vice presidente Thomas R.
Marshall, dal suo governo e dai parlamentari in visita alla <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Casa_Bianca" title="Casa Bianca">Casa Bianca</a>, per il resto della sua presidenza. </div>
<div id="ftn24">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref24" id="_ftn24" name="_ftn24" title=""> [24]</a>Come
sarebbe stato possibile un qualsiasi progresso economico partendo da
un’economia inflazionata al massimo, quale si può evincere dalle
allucinanti cifre riportate da Renzo Pellicano?
Lo storico americano Antony Ciril <b>Sutton</b> (docente di economia e storia all'Università di Stato della California), col suo libro “<i>Wall Street and the rise of Hitle</i>r”,
ha rivelato e comprovato che la regia dello scenario europeo di allora
andava ricercata non in Germania, bensì a New York in un palazzo sito
al 120 di Broadway, vale a dire <b>nell’American International Corporation (AIC):</b> zoccolo duro di <b><i>Wall Street</i></b>. </div>
<div id="ftn25">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref25" id="_ftn25" name="_ftn25" title=""> [25]</a>Una manovra truffaldina che si è ripetuta in seguito, anche per le cosiddette “<i>privatizzazioni</i>” in Italia e in altri Stati. </div>
<div id="ftn26">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref26" id="_ftn26" name="_ftn26" title=""> [26]</a>Non a caso - osserva il prof. Antony Cyril <b>Sutton</b>, eminente storico ed economista americano - i negoziati per la "<i>ricostruzione</i>" videro al tavolo delle trattative da una parte banchieri come <b>Charles Dawes e Owen Young</b>, notori esponenti dell'Establishment supercapitalista, dall'altra il presidente della <i>Reichsbank</i> <b>Hjalmar Horace Greeley Schacht</b>, legato all'Establishment da vincoli familiari, l'uomo che si rivelò il "<i>legame chiave tra l'élite di Wall Street e il circolo più chiuso di Hitler</i>". (<b>Antony C. Sutton</b><i>, Wall Street and the rise of Hitler, </i>’76 Press, Seal Beach, California, 1976,p.18). Vedi anche <b>Henry Coston</b>, <i>La Haute Finance et Ies Révolutions</i>, Parigi, 1963. </div>
<div id="ftn27">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref27" id="_ftn27" name="_ftn27" title=""> [27]</a>Antony C. <b>Sutto</b>n, <i>Wall Street and the rise of Hitler, </i>cit.</div>
<div id="ftn28">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref28" id="_ftn28" name="_ftn28" title=""> [28]</a> A. C. Sutton, op. cit., p. 18.</div>
<div id="ftn29">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref29" id="_ftn29" name="_ftn29" title="">[29]</a><b>Sutton</b> Antony C., nel suo libro “<i>Wall Street and the rise of Hitle</i>r”
ha rivelato e comprovato che la regia dello scenario europeo di allora
andava ricercata non in Germania, bensì a New York in un palazzo sito
al 120 di Broadway, vale a dire <b>nell’American International Corporation (AIC):</b> zoccolo duro di <i>Wall Street</i>. Anche <b>Churchil</b>l e <b>Rooseve</b>lt d’accordo, avevano bisogno di <b>Hitler</b> per provocare <b>la scintilla, a Danzica</b>,
da far apparire come la provocazione della seconda guerra mondiale,
già. dettagliatamente progettata da loro. Forse ancora troppo pochi
sanno che anche <b>Stalin</b> aveva bisogno di spingere Hitler alla guerra, come ha dimostrato ancora meglio <b>Viktor Suvorov</b> , ex alto ufficiale dei quando pubblicò a Parigi, per le Edizioni Olivier Orban, <i>Le brise glace - Juin 1941: le plan sécret de Staline pour conquerir l’Europe</i>, In poche parole, <b>Stalin</b> avrebbe voluto conquistare l’Europa, una volta che <b>Hitler</b>, come una nave <b>rompighiaccio,</b> avesse aperto la strada all’Armata Rossa sfiancando le nazioni europee. Infatti <b>Stalin</b>, oltre ad aver favorito in ogni modo l’economia tedesca, impose anche al partito comunista tedesco di <b>appoggiare i nazionalsocialisti</b> nelle elezioni del 1933 e addirittura consentì ai <b>reparti dell’esercito e dell’aviazione tedeschi</b> di e<b>ffettuare esercitazioni segrete nel territorio sovietico</b>, lontani dalla vista delle Commissioni alleate di controllo., </div>
<div id="ftn30">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref30" id="_ftn30" name="_ftn30" title=""> [30]</a><b>Suvorov</b> Viktor, (Vladimir Rezun: <i>Le brise glace - Juin 1941: le plan secret de Staline pour conquerir l’Europe,</i> Ed. Olivier Orban, 1989..</div>
<div id="ftn31">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref31" id="_ftn31" name="_ftn31" title=""> [31]</a><b>Benito Mussolini</b>, scritti da “Dottrina del Fascismo”, vol. VIII, p. 259 sgg. Dopo la crisi del 1929, l’“<i>italiano nuovo</i>” avrebbe salvato i popoli dell’Occidente dal pericolo di degenerazione. </div>
<div id="ftn32">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref32" id="_ftn32" name="_ftn32" title=""> [32]</a>Per portare il teatro nei piccoli centri si faceva circolare il cosiddetto “<b>Carro di Tespi</b>”. </div>
<div id="ftn33">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref33" id="_ftn33" name="_ftn33" title=""> [33]</a><b>Enzo Erra</b>, <i>Le radici del fascismo, una storia da riscrivere,</i> Settimo Sigillo, Roma, 1995, pp. 83, 84. </div>
<div id="ftn34">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref34" id="_ftn34" name="_ftn34" title=""> [34]</a><b>Renzo De Felice</b>, <i>Intervista sul fascismo,</i> a cura di Michael A. Ledeen, Laterza, Roma-Bari, 1975, p. 40. </div>
<div id="ftn35">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref35" id="_ftn35" name="_ftn35" title=""> [35]</a>Idem, p. 41. </div>
<div id="ftn36">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref36" id="_ftn36" name="_ftn36" title=""> [36]</a>Riportato da <b>Emilio Gentile</b>, <i>Fascismo. Storia e interpretazione, </i>Laterza, Roma-Bari, 2002, p. 236. </div>
<div id="ftn37">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref37" id="_ftn37" name="_ftn37" title=""> [37]</a>Vedasi: <i>La</i><b> </b><i>partecipazione dei volontari napoletani alla guerra, </i>intervento di <b>Antonio de Pascale</b> al convegno di studi storici “<i>Napoli nella seconda guerra mondiale</i>”, Napoli, 2005. Atti pubblicati dall’Isses, Napoli (<i>www.isses.it</i>). </div>
<div id="ftn38">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref38" id="_ftn38" name="_ftn38" title=""> [38]</a><b>Aldo Grandi</b>, <i>Gli eroi di Mussolini, Niccolò Giani e la Scuola di mistica fascista, </i>Rizzoli, Milano, 2004. Riporto per brevità soltanto i primi tre punti del decalogo della Scuola di Mistica Fascista: <br />
<b>1)</b>. "<i>Non vi sono privilegi, se non quello di compiere per primi la fatica e il dovere</i>." <br />
<b>2).</b> "<i>Accettare tutte le responsabilità,
comprendere tutti gli eroismi, sentire come giovani italiani e fascisti
la poesia maschia dell’avventura e del pericolo</i>." <b><br />
3).</b> "<i>Essere intransigenti, domenicani, fermi al
proprio posto di dovere e di lavoro, qualunque esso sia: ugualmente
capaci di comandare e obbedire</i>." </div>
<div id="ftn39">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref39" id="_ftn39" name="_ftn39" title=""> [39]</a><b>Luigi Emilio Longo</b>, <i>Dalla formazione teorica all’azione, </i>su “<b>Historica Nuova</b>”, anno IV, N° 10, p. 19. </div>
<div id="ftn40">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref40" id="_ftn40" name="_ftn40" title=""> [40]</a><b>Renzo De Felice</b>, <i>Intervista sul fascismo, </i>a cura di Michael Ledeen, Bari, Laterza, 1975.<i> p. 52.</i></div>
<div id="ftn41">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref41" id="_ftn41" name="_ftn41" title=""> [41]</a>Si deve notare che <b>la
Gran Bretagna, se veramente avesse voluto, avrebbe potuto impedire il
passaggio delle navi italiane attraverso il Canale di Suez e bloccare
così ogni possibilità italiana</b> <b>di conquista</b>. No, da parte britannica <b>si voleva che prendessimo l’Etiopia, per poterci condannare alle sanzioni e gettarci nelle braccia di </b>Hitler, <b>onde poter combattere entrambi i fascismi nella guerra che stavano preparando le <i>demoplutocrazie</i></b>. Comunque, <b>in contraccambio al consenso</b> a<b>l
passaggio indisturbato attraverso il canale di Suez gli avidi inglesi
si fecero cedere gli assetti dell’Agip nel petrolio dell’Iraq.</b></div>
<div id="ftn42">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref42" id="_ftn42" name="_ftn42" title=""> [42]</a>Michel Sturdza, <i>The suicide of Europe</i>, Western Islands edition, Boston,1968.</div>
<div id="ftn43">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref43" id="_ftn43" name="_ftn43" title=""> [43]</a><b>David Irving</b>, <i><b>Hitler’s War,</b></i><i><b> </b></i>Avon History, 1989. <br />
Che tipo di guerra volesse la Germania, quando e contro chi, è
ancora materia di discussione, dal momento che Hitler non era uomo da
documentare le proprie decisioni. Ma due cose sono chiare: una guerra
contro la Polonia (appoggiata dalla Francia e dalla Gran Bretagna) nel
1939 non era assolutamente nei suoi piani strategici e la guerra che
alla fine fu costretto a combattere sia contro l'URSS sia contro gli USA
era l'incubo di ogni generale e diplomatico tedesco.</div>
<div id="ftn44">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref44" id="_ftn44" name="_ftn44" title=""> [44]</a><b>Michel Sturdza</b>, <i>The suicide of Europe</i>, Western Islands edition, Boston,1968..</div>
<div id="ftn45">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref45" id="_ftn45" name="_ftn45" title=""> [45]</a><b>Ferdinand Lundberg</b>, <i>The Rich and the super-Rich, </i>Isle Stuart, New York, 1968, best seller che ha avuto una dozzina di edizioni in un solo anno, citato da Yann Moncomble, <i>Les vrais responsables de la troisième guerre mondiale</i>, Paris, Ed. Yann Moncomble, 1982, p. 82. </div>
<div id="ftn47">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref47" id="_ftn47" name="_ftn47" title=""> [47]</a>L'OSS, l'antenato militare di quello che diventerà la CIA<u>,</u>
durante la seconda guerra mondiale aveva lo scopo di produrre
propaganda antinazionalsocialista e antifascista per la 5a Armata
americana e collaborare con l'8a britannica per gli stessi obbiettivi.
La sezione «<i>Moral Operations Rome</i>» è stata una delle sedi più importanti dell'OSS. </div>
<div id="ftn48">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref48" id="_ftn48" name="_ftn48" title=""> [48]</a>Archivi
Nazionali di College Park (Maryland) nella cartella classificata RG
226, Entry 108b, box 67. Se non fosse stata trovata la documentazione
dimenticata in archivio, ci sarebbe stata ragione di pensare
all’esuberanza di un romanziere. </div>
<div id="ftn49">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref49" id="_ftn49" name="_ftn49" title=""> [49]</a>Retinger fu anche «<i>l’ideatore del</i> <i>Bilderberg Group,</i> massone del 33° grado, <i>sedeva
fra i più alti dignitari delle Logge polacche e svedesi e intratteneva
rapporti con diverse eminenze dell'Ordine dei Gesuiti e con uno degli
esperti del Vaticano</i> (fautore di un avvicinamento fra Chiesa e Massoneria, cfr. <i><b>Philip Gardiner, </b></i><a href="http://books.google.it/books?id=nal4Orm3nQIC&pg=PA417&lpg=PA417&dq=retinger+jesuit&source=bl&ots=2EQA8geVSN&sig=doGsaYCRCUp1MSFBIiO08ffXX8I&hl=it&sa=X&ei=VwrfT7bhA-Sg6QHopOCgCw&ved=0CGQQ6AEwBTgK#v=onepage&q=retinger%20jesuit&f=false" target="_blank"><i>Secret Societies</i></a><i><b>, </b></i><i><b>2008)</b></i> <i>il rev. Padre Gruber»</i>. Retinger manteneva strette relazioni col più anziano «<i>Colonnello</i>» israelita <b>Edward Mandell House</b> (altra eminenza grigia già più volte menzionato), con la potentissima famiglia ebraica dei Warburg, col <i>Pilgrims</i> Henry Morgenthau, appartenente all'<i>entourage</i> del 33º Grado Franklin Delano Roosevelt, col banchiere internazionale Herbert H. Lehman, membro della B’nai B’rith e della <i>Pilgrims Society</i>, e col banchiere, <b>Bernard Baruch</b>, (altra eminenza grigia, come si ricorderà) a sua volta membro di rilievo della <i>Pilgrims Society</i> e del <b><i>Council on Foreign Relations</i></b>. <br />
Con l’intreccio delle sue relazioni e amicizie, con l'appoggio
finanziario della famiglia Rockefeller e la collaborazione del
principe Bernardo di Olanda, Retinger fondò nel 1954 anche il <i>Bilderberg Group</i>,
dal nome dell'hotel olandese in cui si tenne dal 29 al 31 maggio la
prima conferenza, con la partecipazione di un centinaio di persone. La
visione di Retinger e di Bernardo d’Olanda era: “<i>annullare le tradizioni, le culture e le sovranità delle nazioni in</i> <i>un'Europa Unita per arrivare attraverso il Gruppo Bilderberg ad un Mondo unito, guidato </i><i>proprio dal Bilderberg e da altre Organizzazioni Sovranazionali. </i>Riportiamo
qualche nome di italiani, alcuni di loro “membri”, altri semplici
invitati al convegno del Bilderberg, a Stresa nel 2004: Mario Monti;
Romano Prodi; Alessandro Profumo, Credito Italiano; Sergio Romano,
editorialista della Stampa; Paolo Scaroni, Enel; Giulio Tremonti; Marco
Tronchetti Provera, Pirelli; Valter Veltroni, Unità; Emma Bonino;
Giovanni Agnelli; Umberto Agnelli; Mario Draghi; Gabriele Galateri,
Mediobanca; Giampiero Cantoni, BNL; Gianni De Michelis; Giorgio La
Malfa; Claudio Martelli; Rodolfo De Benedetti. </div>
<div id="ftn50">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref50" id="_ftn50" name="_ftn50" title=""> [50]</a>Per controllare meglio e finanziare il nuovo assemblamento dell’Europa fu creato nel <b>1948</b> il <b>Comitato americano per l’Europa unita</b>,. Il presidente era proprio <b>Donovan</b>, che però allora, appariva come un qualsiasi avvocato privato.</div>
<div id="ftn51">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref51" id="_ftn51" name="_ftn51" title=""> [51]</a>Le élites dei Popoli europei avevano cementato nella lotta comune “<b><i>del sangue contro l’oro</i></b>”
un profondo sentimento unitario europeo, che affiorava nel cameratismo
più profondo, rimasto, però, ancorato al sentimento patriottico della
rispettiva Nazione. <b>Su questi spontanei sentimenti non fu facile, ma tuttavia si riuscì ad innestare l’idea di un’Europa unita,</b>
nel progressivo annullamento della sovranità dei governi nazionali. Si
dovette molto insistere e faticare per annullare le voci fasciste che
volevano “<b><i>un’Europa delle Patrie</i></b>”; <b>Jean Thiriart</b> inseguì velleitariamente un grande sogno: “<i>l’Europa, non supina e suddita, ma libera, unita, armata e</i> <i>indipendente</i>”. Lo stesso <b>Charles </b><b>De Gaulle</b>, meno velleitario, dalla presidenza della Repubblica francese, si batteva per “<i>l' <b>Europa delle patrie</b></i>”, contro “<i>l'Europa dei popoli</i>” di <b>Coudenhove Kalergi</b>. Ma tutto fu superato nel <b>lavaggio del carattere</b> dei popoli e nell’ingaggio di tanti <b>faccendieri, improvvisatisi politici</b>, corrotti o ammansiti furbescamente <b>nel conformismo</b> <b>più allettante e obbligatorio per chi aspirava a far carriera.</b><b></b></div>
<div id="ftn52">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref52" id="_ftn52" name="_ftn52" title=""> [52]</a>Secondo documenti trovati da <b>Joshua Paul</b>, ricercatore della Georgetown University di Washington <b>nell’US National Archives, di Washington</b>, per favorire una<b> Unione Europea controllata dagli USA</b>, è statò costituito nel 1948, l’<b>ACUE</b> (<b><i>American Committee for United Europe</i></b>). il “<b><i>Comitato americano per l’Europa unita.</i></b>” Presidente, come sappiamo, era <b>Donovan</b>, vice-presidente è stato<b> Allen Dulles</b>, che negli anni Cinquanta divenne direttore della CIA. Inoltre si sfruttò anche la collaborazione organizzativa del generale <b>Walter Bedell Smith</b>, che in seguito fu primo direttore della CIA. Vi operavano anche discretamente decine di <b>agenti ex-OSS</b> (branca “Guerra psicologica”), che si muovevano dentro e fuori la CIA. Il finanziamento dell’ ACUE veniva dalle <b>fondazioni Ford e Rockefeller</b>, nonché da gruppi di <i>business</i> con stretti legami con il governo degli Stati Uniti. Il capo della Fondazione Ford, ex-agente OSS <b>Paul Hoffman</b>,
fu preposto come capo dell’ACUE alla fine degli anni Cinquanta. Si
noti la disinvoltura con cui la plutocrazia mescola pubblico e privato,
anche nei finanziamenti; <b>ovviamente i finanziamenti secondo la
prassi plutocratica, producono la certezza del dominio, ma anche il
guadagno sui finanziamenti versati.</b>. Lo stesso Joshua Paul ha documentato che la ACUE (<i>American Committee for United Europe</i>). ha finanziato il <b><i>Movimento europeo</i></b> (<i>United European Movement</i>), la più importante organizzazione federalista negli anni del dopoguerra. La <b><i>Campagna europea della gioventù</i>,</b> un braccio del <i>Movimento europeo</i>,
è stata interamente finanziata e controllato da Washington. Ad
esempio, il regista belga, barone Boel, tanto per citarne uno, ha
ricevuto i pagamenti mensili in un conto speciale. Il 19 settembre 2000,
il ”<b><i>Telegraph</i>” </b>britannico ha rivelato finalmente: “<b><i>Eurofederalisti finanziati dai capi dello spionaggio statunitense</i></b> “. </div>
<div id="ftn53">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref53" id="_ftn53" name="_ftn53" title=""> [53]</a>Pertanto, due istituzioni (<b>Commissione e Consiglio</b>),
che sono dominate da pochi personaggi, hanno tutto il potere nella
Comunità Europea. L’unica istituzione formalmente rispettosa dei
dettami democratici è il <b>Parlamento europeo, ma non viene consultato su questioni importanti</b>.
Si fanno proprio chiacchiere accademiche per mantenere le apparenze,
chiacchiere molto spesso del tutto inutili, ma sempre troppo ben
pagate. Poiché il diritto comunitario è stato imposto al di sopra del
diritto nazionale, i <b>Parlamenti nazionali sono stati privati del loro potere a favore di un Parlamento che non decide le questioni importanti</b>: un’evidente e sfacciatamente arrogante violazione dei diritti degli Stati membri da parte della UE.</div>
<div id="ftn54">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref54" id="_ftn54" name="_ftn54" title=""> [54]</a>A <b>Davos</b>, in Svizzera, si svolge il consueto <b><i>World Economic Forum</i></b> , la consueta carrellata di big della politica, dell’economia e delle imprese.</div>
<div id="ftn55">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref55" id="_ftn55" name="_ftn55" title=""> [55]</a>la cui presenza è stata stabilita con <b>accordi segreti</b>, in spregio alla sovranità nazionale, <b>presi nel 1944 dal CLN con le truppe di occupazione anglo-americane</b>, che non sono noti se non al capo del governo e ad alcuni membri dello stesso,</div>
<div id="ftn56">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref56" id="_ftn56" name="_ftn56" title=""> [56]</a><b>Mauro Bulgarelli</b>, ex deputato verde, ha denunciato: “Ogni anno gli italiani versano in media 400 milioni di euro per le basi Usa Nato”. <a href="http://www.youtube.com/watch?v=_WMWLvxDvco" target="_blank"><u>www.youtube.com/watch?v=_WMWLvxDvco</u></a> <b>pubblicato in data 05/aprile 2013</b>. L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (viene comunemente denominata <b>NATO</b>: in inglese <i>North Atlantic Treaty Organization</i>.
Il trattato istitutivo della NATO, il Patto Atlantico, fu firmato a
Washington, D.C. da dodici Stati (Belgio, Canada, Danimarca, Francia,
Islanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno
Unito, Stati Uniti) <b>il 4 aprile 1949</b> ed entrò in
vigore il 24 agosto dello stesso anno. Dal 1952 al 1969 altri sedici
stati aderiranno al patto. Nel 1949 incontrò una forte resistenza
francese, trascinatasi a lungo per i timori francesi, complicati da
interferenze sovietiche per l’Indocina francese. La rsitenza francese
si ammorbidì dopo l’impegno della Repubblica Federale di Germania a non
armarsi di bombe atomiche, di armi chimiche e e biologiche. E solo
allora la Repubblica Federale di Germania divenne a pieno titolo un
membro della NATO. Il giorno prima era entrato in vigore lo Statuto
europeo sulla Saar. Quando gli Alti Commissari alleati dichiararono la
fine del regime di occupazione, questo cessò ufficialmente. La
Repubblica Federale di Germania era rientrata a far parte formalmente
del consesso delle nazioni, ma restò occupata militarmente anche più di
prima. Vedasi: “<i>Helga Haftendorn analizza le discussioni e gli
eventi che 50 anni fa hanno caratterizzato l'adesione della Germania
alla NATO.” .</i></div>
<div id="ftn57">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref57" id="_ftn57" name="_ftn57" title=""> [57]</a>. <b>Un <i>cds</i> è una scommessa</b>
fatta da un terzo rispetto alla bancarotta o meno di un altro titolo
(spesso fatta nel caso in cui colui che fa la scommessa non e' il
proprietario del titolo di cui si tratta: “<i>naked cds</i>”, <i>cds</i> allo scoperto). <b>E' come scommettere su un cavallo che appartiene ad un altro</b><b>. </b>Sembra
una fantasia di un cervello malato, ma si tratta di un caso reale che
ha trovato milioni di investitori, producendo danni gravissimi, un mix
infernale di gioco d’azzardo e finanza, A ben pensare, i <i>cds</i>
sono illegali: se fossero polizze di assicurazione, bisognerebbe
incriminare i venditori perché non hanno fatto le formalità legali per
registrarsi come società assicuratrici, ne' hanno le riserve di
capitale: chiunque può vendere <i>cds</i> anche se non ha risorse ne' fondi. Se i <i>cds</i>
si valutassero come giochi di azzardo, allora bisognerebbe incriminare
i venditori come operatori di una bisca fuorilegge. Si potrebbe quindi
colpire i <i>cds</i> senza nuove leggi, solo con quelle già
esistenti. Evidentemente manca la volontà di intervenire. Pertanto,
nella primavera del 2011, il ministro tedesco delle finanze Shauble ha
introdotto una serie di misure contro i <i>cds</i> allo scoperto (<i>naked credit default swaps</i>): si tratta di misure che hanno avuto un <a href="http://tarpley.net/2010/05/19/germany-bans-naked-cds/%20http:/tarpley.net/2010/05/22/euro-momentarily-stabilized/" target="_blank">effetto positivo</a> per la stabilità dell'euro e delle obbligazioni dell'eurolandia. L'ufficio di Londra di AIG aveva emesso <i>cds</i> per 3 mila miliardi di dollari. più del prodotto nazionale lordo della Francia. I <i>cds</i> hanno distrutto la più grande ditta assicuratrice del mondo<b>, <b>l'AIG</b></b>, nel settembre 2008, ma iI cancro dei <i>derivatives</i> continua a crescere. I fatti che più ci riguardano ci dicono che i <i>cds</i>
sono stati impiegati per scatenare vere e proprie ondate speculative,
come quella che ha colpito la Grecia e che ha attaccato l’euro, è per
questo che in Europa ma anche negli Stati Uniti si cerca di intervenire
per combattere questi strumenti micidiali.</div>
<div id="ftn58">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref58" id="_ftn58" name="_ftn58" title=""> [58]</a> prof. Nikolai Staricov, del quale sono stati pubblicati tutti I seguenti libri;" <br />
· Who Killed the Russian Empire? The Major Mystery of 20th Century.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)<br />
· "Myths and Truth about Civil War. Who Finished Off Russia?", Moscow, Yauza, Eksmo, 2006. (in Russian)<br />
· "Betrayed Russia. Our 'Allies' from Godunov to Nicholas II.", Moscow, Yauza, Eksmo, 2007. (in Russian)<br />
· "From Decembrists to Mujahids", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)<br />
· "Who Forced Hitler to Attack Stalin?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)<br />
· "Chercher la Oil. Why Our Stabilizing Fund is Placed There?", St. Petersburg, Piter, 2008. (in Russian)<br />
· "Crisi$: How is It Organized", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)<br />
· "Saving Dollar is War", St. Petersburg, Piter, 2009. (in Russian)<br />
· "The nationalization of the ruble is the path to freedom of Russia.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).<br />
· "Crisis: How to do it (+ audio CD, read the author)", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).<br />
· "Chaos and Revolution is the weapon of the dollar.", St. Petersburg, Piter, 2011. (in Russian).<br />
<b>Krushov</b>. poi, nel 1962 abolì il <b>rublo d'oro</b> e riallacciò i rapporti con gli Stati Uniti.</div>
<div id="ftn59">
<a href="http://www.isses.it/gueur.htm#_ftnref59" id="_ftn59" name="_ftn59" title=""> [59]</a>Pericoloso, ovviamente perché <b>lesivo di troppi ed enormi interessi</b>.<br />
<br />
Tratto da: <a href="http://www.isses.it/indexFRAME.htm" target="_blank">http://www.isses.it/indexFRAME.htm</a><br />
<br /></div>
</div>
</div>
<h3 align="center">
<b><i></i></b><b><i></i></b><br /><b><i></i></b></h3>
<br />Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-64692866370031143652019-12-17T03:11:00.001+01:002019-12-17T05:04:12.587+01:00La marina <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvb2PS803Yhfj071jVuYajcNM1OyGT7cbe-2nMJMh3LNAqBeAyh98LdhGT5h5pV61uHn8hhURJC559EFXanvDiWKei7uFbSB3cmDyRKNYRJIDcApDzs7-PXaAjD3gm2ZhDJDkzk_E-3og/s1600/realcantiere-300x183.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="300" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvb2PS803Yhfj071jVuYajcNM1OyGT7cbe-2nMJMh3LNAqBeAyh98LdhGT5h5pV61uHn8hhURJC559EFXanvDiWKei7uFbSB3cmDyRKNYRJIDcApDzs7-PXaAjD3gm2ZhDJDkzk_E-3og/s400/realcantiere-300x183.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
Uccio de Santis<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
La nascita dell’industria navale in Campania la possiamo ascrivere a merito<br />
della regina di Napoli Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV (che regnò<br />
dal 1759 al 1825) la quale, su suggerimento del fratello, Giuseppe II<br />
imperatore d’Austria, impose al Re un totale rinnovamento della marina da<br />
guerra del regno.<br />
La Regina chiese al fratello Leopoldo, Granduca di Toscana, di inviargli un<br />
ufficiale che potesse fare ciò.<br />
Giunse così a Napoli nel 1778 John Francis Edward Acton, francese di nascita<br />
ma di origine irlandese, che, dopo aver prestato servizio nella marina francese,<br />
era al servizio del Granduca e si era distinto nella spedizione spagnola-toscana<br />
contro Algeri del 1775.<br />
Nominato Direttore della Real Segreteria di Marina approntò un ambizioso<br />
programma di costruzioni navali (7 vascelli da 74 cannoni, 4 fregate da 32<br />
cannoni, 4 sciabecchi oltre a vario naviglio sottile) che avrebbe posto il Regno<br />
tra le potenze marittime del Mediterraneo.<br />
Il programma fu approvato da Ferdinando, anche se poi non fu del tutto<br />
realizzato, ma come conseguenza, pensando che l’Arsenale di Napoli fosse<br />
insufficiente e che ci fosse bisogno di un nuovo grande cantiere, l’Acton<br />
identificò in Castellammare il luogo dove questo doveva sorgere, per i<br />
seguenti motivi :<br />
- i boschi di proprietà demaniale di Quisisana garantivano il legname,<br />
- le acque minerali permettevano il trattamento dei legni,<br />
- la distanza da Napoli era solo di tre ore di carrozza.<br />
I lavori per approntare il cantiere iniziarono nel 1784 e già nel 1786 fu varato<br />
il primo vascello: il Partenope da 58 cannoni e 680 uomini di equipaggio.<br />
Il cantiere all’epoca impiegava 430 unità.<br />
Fino al 1795 furono costruiti altri 5 vascelli e sei corvette.<br />
Sei fregate classe Minerva furono invece realizzate nell’Arsenale di Napoli.<br />
Tutte queste unità utilizzavano manufatti prodotti dalla Real Fabbrica d’Armi<br />
di Torre Annunziata.<br />
Alla fine del ‘700 la Marina Napoletana costituiva una realtà di tutto rispetto<br />
operando in alleanza con gli inglesi.<br />
Le sorti della guerra portata in Italia dai Francesi ebbero come conseguenza a<br />
Napoli la costituzione dell’effimera Repubblica Partenopea (dal 23 gennaio al<br />
13 giugno del 1799), ma per la Marina la perdita di gran parte della flotta,<br />
incendiata nella notte dell’8 gennaio 1799 per evitarne la cattura da parte dei<br />
francesi.<br />
Bruciarono 4 vascelli, una fregata, una corvetta e un’ottantina di unità minori,<br />
mentre a Castellammare veniva affondato il Partenope.<br />
Nel successivo decennio francese (1806-1815) ci fu un ulteriore<br />
potenziamento del cantiere.<br />
Alla restaurazione la Marina andò momentaneamente in ombra, per quanto<br />
una nave di 150 ton., varata in un cantiere a Vigliena il 24 giugno 1818, la<br />
“Ferdinando I” con una macchina inglese da 50 CV, fu la prima nave a vapore<br />
del Mediterraneo.<br />
Fu solo nel 1830, con l’avvento al trono di Ferdinando II, che il Regno delle<br />
due Sicilie, sia pure in ritardo rispetto ad altri stati europei, cominciò a dotarsi<br />
di un apparato industriale.Il cantiere di Castellammare di Stabia nella seconda metà del XIX secolo<br />
<br />
Nel campo della cantieristica Castellammare e l’Arsenale di Napoli erano i<br />
due unici opifici in grado di costruire navi, mentre Palermo e Messina<br />
svolgevano solo lavori di raddobbo.<br />
A Napoli al Castel Nuovo era la Real Fonderia dei cannoni e a Torre<br />
Annunziata la Real Fabbrica d’armi.<br />
Fuori della Campania c’era un solo stabilimento: la “Fonderia della<br />
Mongiana” che sfruttava alcune miniere di ferro in Calabria.<br />
Per dotare il regno di una grande industria metalmeccanica, Ferdinando II fece<br />
impiantare dal 1840 a Pietrarsa nel comune di Portici un opificio che ebbe un<br />
grande sviluppo eguagliando come importanza le Officine Ansaldo di<br />
Sanpierdarena.<br />
Altri stabilimenti privati sorsero nel Regno Borbonico: la Zino & Herry e la<br />
Guppy fondata da due industriali inglesi, Thomas Guppy di Bristol e John<br />
Pattison di Newcastle upon Tyne.<br />
Parallelamente alla costruzione delle navi a vapore (che dapprima montavano<br />
macchine inglesi e poi, a partire dalla pirofregata a ruote “Fieramosca”, furono<br />
equipaggiate con motori prodotti a Pietrarsa), continuavano ad essere varate<br />
navi a vela.<br />
La realizzazione più importante fu il grande vascello da 80 cannoni<br />
“Monarca”. Progettato dal Brigadiere Sabatelli, fu il più grande veliero mai<br />
costruito in Italia. Stazzava 3.669 ton., aveva tre alberi a vele quadre e un<br />
equipaggio di 976 uomini. Ribattezzato nel 1860 “Re Galantuomo” ricevette<br />
un motore di 1.351 hp.<br />
Fu radiato del 1875 dopo aver anche partecipato alla battaglia di Lissa.<br />
Sessant’anni dopo il Cantiere di Castellammare mise sugli scali due unità<br />
estremamente simili nell’aspetto al “Monarca”, anche se con lo scafo in ferro:<br />
il Colombo e l’Amerigo Vespucci.<br />
Il Monarca fu protagonista di una episodio emblematico, nel clima di<br />
generale sfascio che caratterizzò la fine della marina del Regno di Napoli.<br />
Ad agosto del 1860 Garibaldi, oramai padrone della Sicilia, era entrato in<br />
possesso, per tradimento del suo comandante barone Anguissola, della nave<br />
Borbonica “Veloce” (una pirofregata a ruote di 972 ton.). Quindi progettò<br />
un’azione corsara: inviare la nave, ribattezzata “Tukery”, a Castellammare<br />
di Stabia per impadronirsi del vascello Monarca, che era lì in allestimento e<br />
il cui comandante Vacca, tramite l’ammiraglio inglese (sempre loro!), aveva<br />
fatto sapere che avrebbe consegnato la nave senza opporre resistenza.<br />
Il Tukery partì da Messina con a bordo due compagnie di bersaglieri e a<br />
mezzanotte del 13 agosto a luci spente affiancò il Monarca. Ma il traditore<br />
Vacca prudentemente non era a bordo e il suo secondo Tenente di Vascello<br />
Guglielmo Acton (nipote del fondatore della marina borbonica), nulla<br />
sapendo delle trame del suo superiore, aveva fatto spostare la nave, che ora<br />
era ben difficile da prendere a rimorchio.<br />
Inoltre le sentinelle diedero l’allarme. I marinai respinsero il maldestro<br />
tentativo di arrembaggio dei bersaglieri, i cannoni del Forte cominciarono a<br />
sparare. Il Tukery riuscì a stento a fuggire e subì 7 morti e 11 feriti.<br />
Anche l’Acton fu ferito e per la sua azione risoluta fu ricevuto dal Re<br />
Francesco che lo promosse Capitano di Vascello e lo insignì della Croce di<br />
Cavaliere dell’Ordine Militare di San Ferdinando.<br />
Tutto questo non impedì dopo poche settimane, il 9 settembre, a Guglielmo<br />
Acton di giurare fedeltà a Vittorio Emanuele a bordo della pirofregata sarda<br />
Maria Adelaide nel porto di Napoli.<br />
Partecipò all’assedio di Gaeta e di Messina e fece una luminosa carriera.<br />
Ministro della Marina nel Gabinetto Lanza del 1871, fu nel 1979 anche Capo<br />
di Stato Maggiore della Marina…<br />
Alla fine del Regno nel 1860 Napoli aveva sul suo territorio un complesso di<br />
industrie navali che senz’altro erano all’avanguardia in Italia.<br />
Al momento dell’unità a Castellammare lavoravano 1.800 operai, all’Arsenale<br />
di Napoli 1.600, a Genova 1.200, a Livorno 390, ad Ancona 60.<br />
L’abolizione delle varie tariffe doganali fu devastante per l’industria<br />
meridionale.<br />
Il Governo rivolse le sue cure agli stabilimenti di Genova e di Livorno, ma<br />
nonostante tutto nel 1869 fu fondato un cantiere a Pozzuoli , nel 1870 uno a<br />
Baia e nel 1875 uno a Procida.<br />
Lo Stabilimento di Pietrarsa fu dismesso dallo Stato e dato in fitto per 20 anni<br />
alla Società Mecry, Henry & C., che però dopo qualche anno abbandonò la<br />
produzione di motori marini e si dedicò alle costruzioni ferroviarie.<br />
Rimasero attivi anche lo stabilimento della Guppy con 600 addetti e i cantieri<br />
navali Pattison.<br />
Anche in penisola sorrentina, dove vi era una antica tradizione marinara, negli<br />
anni tra il 1860 e il 1870 furono costruite diverse piccole unità ad Alimuri,<br />
Meta, Cassano ed Equa.<br />
Ma già nel 1880 erano rimasti attivi solo Castellammare e Cassano (Piano di<br />
Sorrento).<br />
Comunque nettamente preminente fu il Regio Cantiere di Castellammare che,<br />
trasformando la sua produzione dal legno al ferro, continuò malgrado tutto la<br />
sua attività per la costruzione di navi.<br />
Nel 1861 fu varata la fregata Italia e poi le corvette Etna (1862) e Caracciolo<br />
(1869), la fregata ad elica Gaeta (1863), la pirofregata corazzata Messina<br />
(1864) e i piroscafi Ischia, Marittimo, Gorgonia, Tremiti, Tino (1867).<br />
La sconfitta di Lissa del 1866 indusse il Governo a potenziare la flotta militare<br />
ed ad assegnare commesse di nuove unità.<br />
Nel 1872 fu varata un’altra pirofregata corazzata, la Principe Amedeo, che, per<br />
la prima volta dall’unità, montò un apparato motore costruito dall’industria<br />
nazionale, per la precisione dalle Industrie Meccaniche Napoletane di<br />
Pietrarsa.<br />
Nel 1873 venne impostata a Castellammare la corazzata Duilio, che insieme<br />
alla gemella Dandolo, costruita nell’Arsenale di La Spezia, fu una nave<br />
estremamente innovativa per l’epoca.<br />
Il progetto, dovuto al Direttore del Genio Navale Benedetto Brin (che fu poi<br />
Ministro della Marina e Ministro degli Esteri), prevedeva un possente<br />
armamento: 4 cannoni da 450 mm a torri e con un ridotto centrale, una<br />
corazzatura in acciaio e non più in ferro ed una notevole velocità per l’epoca<br />
(15 nodi).<br />
Le due navi ebbero una costruzione lenta per le continue modifiche, ma alla<br />
fine, quando nel 1880 entrarono in servizio, furono unanimemente<br />
riconosciute come le più potenti unità dell’epoca ed aprirono una nuova era.<br />
L’Inghilterra ne fu allarmata e subito impostò le unità della classe Inflexible,<br />
molto simili alla Duilio.<br />
Oramai il cantiere di Castellammare si era specializzato nella costruzione di<br />
grosse unità.<br />
Nel 1876 si vide commissionare la corazzata Italia (varata nel 1880), nel 1881<br />
la Ruggiero di Lauria (varata nel 1884), nel 1884 la corazzata Re Umberto<br />
(varata nel 1888), nel 1888 l’incrociatore Partenope (varato nel 1889), nel<br />
1889 gli incrociatori Euridice e Iride (varati nel 1890 e 1891), nel 1890 gli<br />
arieti corazzati Marco Polo e Elba (varati nel 1892 e nel 1893), nel 1892<br />
l’incrociatore corazzato Vettor Pisani (varato nel 1895), nel 1893 la corazzata<br />
Emanuele Filiberto (varata nel 1897), nel 1899 la corazzata Benedetto Brin<br />
(varata nel 1901), che segnò l’inizio di un rinnovamento della flotta e quindi<br />
di nuove commesse. Nel 1904 fu varata la corazzata Vittorio Emanuele, nel<br />
1905 la corazzata Napoli, nel 1905 gli incrociatori corazzati San Giorgio e San<br />
Marco, nel 1910 la corazzata Dante Alighieri, nel 1911 l’esploratore Bixio, nel<br />
1912 l’esploratore Marsala. Nel 1912 fu impostata la Duilio che forse, con la<br />
gemella Andrea Doria, fu una nelle navi che ha servito per più tempo nella<br />
nostra marina.<br />
La corazzata Duilio da 22.964 ton.ed armata con 13 cannoni da 305, varata<br />
nel 1913, entrò in servizio nel 1915 in tempo per partecipare alla prima<br />
guerra mondiale. Nel 1937 fu sottoposta ad imponenti lavori di<br />
rimodernamento rientrando in servizio solo il 1° giugno del 1940 .<br />
Nel corso della seconda guerra mondiale ebbe un’intensa attività operativa<br />
con 41 missioni e 13mila miglia percorse.<br />
Fu colpita nell’attacco a Taranto del 1940 restando inattiva per 5 mesi.<br />
Il trattato di pace che decimò la nostra Flotta, lasciò all’Italia la Duilio e la<br />
Doria che rimasero in servizio fino al 1956.<br />
Poi nel 1914 il Cantiere costruì due incrociatori leggeri per servizi coloniali: il<br />
Campania e il Basilicata e la grande corazzata Caracciolo.<br />
La prima guerra mondiale portò numerose forniture statali all’Amstrong di<br />
Pozzuoli, all’ILVA di Bagnoli ed alla Bacini e Scali.<br />
I Cantieri Pattison costruirono 17 unità durante il periodo bellico.<br />
Il cantiere Mainelli di San Giovanni a Teduccio varò tre Mas, il Cantiere<br />
Amendola di Napoli due, il cantiere Bonifacio di Castellammare quattro, il<br />
cantiere Casamatti di Napoli tre, il cantiere Donnarumma di Castellammare<br />
due.<br />
Il Regio Cantiere di Castellammare non ebbe commesse di grandi unità, ma<br />
lavorò a pieni ritmo per la costruzione e l’allestimento di unità minori,<br />
riuscendo comunque a mantenere i suoi 5.000 operai.<br />
La fine della guerra provocò gravi conseguenze sull’industria cantieristica<br />
nazionale. Innanzitutto si interruppero bruscamente le commesse di unità<br />
militari, poi ci fu la caduta dei noli marittimi che ebbe riflessi anche sulle<br />
commesse della marina mercantile.<br />
Enormi furono anche i problemi che vennero per il ricongiungimento all’Italia<br />
della Venezia Giulia.<br />
L’Impero Austriaco aveva effettuato grossi investimenti sui sei grandi cantieri<br />
a Monfalcone, Trieste, Pola e Fiume, che avevano 14.000 dipendenti e un<br />
potenziale di 310mila tonnellate annue, quando tutti gli altri cantieri italiani<br />
potevano produrre 500mila tonnellate.<br />
Inoltre il cantiere di Monfalcone era il più moderno del Mediterraneo.<br />
Un ulteriore danno alla cantieristica venne dal Trattato di Washington del<br />
1922, che stabilì dei limiti alla consistenza della flotte militari per evitare una<br />
nuova corsa agli armamenti.<br />
Fu stabilito che le Marine militari di Stati Uniti e Gran Bretagna non<br />
oltrepassassero le 525mila ton., quella del Giappone le 315mila ton., quelle di<br />
Italia e Francia le 175mila ton.<br />
La prima vittima di questo trattato fu proprio il cantiere di Castellammare, che<br />
il 12 maggio 1920 aveva finalmente varato, dopo quasi sei anni, la corazzata<br />
“Caracciolo” (da 34.000 ton, 8 cannoni da 381 e un apparato motore da 93.000<br />
hp), capoclasse di 4 unità.<br />
Le altre tre navi, tutte impostate nel 1915, erano la Colombo nei cantieri<br />
Ansaldo di Genova, la Marcantonio Colonna nel cantiere Odero di Genova e<br />
la Morosini nel Cantiere Orlando di Livorno .<br />
Mentre per queste ultime tre la costruzione fu annullata mentre i lavori erano<br />
ancora allo stato iniziale, per la Caracciolo furono sospesi nel marzo 1916, ma<br />
ripresi nell’ottobre 1919.<br />
Al varo la Caracciolo era la più grande nave da battaglia italiana, ma le<br />
difficoltà finanziarie e le clausole, di cui si stava già discutendo a<br />
Washington, ne decretarono la fine prematura.<br />
Lo scafo fu rimorchiato subito a La Spezia.<br />
Si pensava di trasformarla in portaerei ma poi lo stesso progettista, il<br />
generale Ferrati, approntò uno studio per la sua trasformazione in nave<br />
mercantile.<br />
La Società di navigazione Italia acquistò lo scafo il 25 ottobre del 1920, ma<br />
anche questo progetto non venne realizzato e la “Caracciolo” fu mestamente<br />
avviata alla demolizione.<br />
Il Cantiere di Castellammare era intanto agitato negli anni tra il 1918 e il 1921,<br />
più di altri stabilimenti, da scioperi ed occupazioni.<br />
Nel 1919 il ministro Sechi progettò di cedere all’industria privata sia il<br />
Cantiere di Castellammare che l’Arsenale di Napoli.<br />
L’avvento del Fascismo portò un po’ d’ordine nel disastrato panorama della<br />
cantieristica .<br />
L’Italia aveva perduto per cause belliche 900.000 ton.di navi a propulsione<br />
meccanica e 100.000 di naviglio a vela, ma, dopo aver rimpiazzare le perdite,<br />
le prospettive erano nerissime per il crollo verticale dei noli.<br />
Il governo intervenne con una legge del 1926 che concedeva mutui agevolati<br />
per le nuove costruzioni e poi, malgrado la terribile crisi economica<br />
internazionale del ’29, la costituzione nel 1930 dell’Istituto per il Credito<br />
Navale consentì una graduale ripresa del settore.<br />
Nel frattempo nel 1924 si chiudeva un’altra vicenda che si era aperta subito<br />
dopo l’annessione di Napoli al Regno d’Italia: quella dell’Arsenale di Napoli.<br />
Era stato Murat che per primo aveva fatto eseguire degli studi sulle<br />
potenzialità di Taranto come base navale e sede di Arsenale al posto di<br />
Napoli, troppo decentrato rispetto alle rotte del Mediterraneo e non<br />
agevolmente difendibile in quanto incastonato in un’area densamente<br />
popolata.<br />
Fu proprio un napoletano, il Vice Ammiraglio barone Ferdinando Acton<br />
(nipote di John Acton fondatore della marina borbonica), che diede il via nel<br />
1881 alla proposta di costruire un nuovo arsenale a Taranto, che avrebbe<br />
dovuto sostituire nel tempo sia l’arsenale di Napoli che il cantiere di<br />
Castellammare e che sarebbe dovuto diventare anche sede del dipartimento<br />
marittimo.<br />
Portata in parlamento, tale proposta suscitò un vespaio di proteste da parte dei<br />
deputati napoletani che contestavano la validità di tali scelte.<br />
Alla fine si giunse nel 1882 ad una legge che, pur istituendo un nuovo<br />
Arsenale a Taranto, salvava per il momento sia quello di Napoli che il<br />
Cantiere di Castellammare.<br />
Per accontentare tutti, i dipartimenti marittimi passarono provvisoriamente da<br />
tre (La Spezia, Napoli e Venezia) a quattro, aggiungendo Taranto, e tali sono<br />
rimasti fino al 1° febbraio 1999, quando dopo più di cento anni quello di<br />
Napoli è stato abolito.<br />
Tra l’altro, sulla difendibilità della base di Taranto ci sarebbe, con il senno di<br />
poi, molto da ridire visto che proprio all’inizio dell’ultima guerra, nella notte<br />
tra l’11 e il 12 novembre 1940, gli inglesi violarono la base di Taranto<br />
mettendo fuori combattimento definitivamente la corazzata Cavour e<br />
togliendo di scena per tre mesi altre due corazzate Duilio e Vittorio Veneto.<br />
In seguito al rovinoso attacco la squadra navale fu spostata a Napoli…<br />
L’Arsenale di Napoli, che - giova ricordare - era stato fondato nel 1577 dal<br />
viceré spagnolo Don Giovanni Zunica, aveva impiegato a fine settecento 1340<br />
operai più 350 forzati (allora si usava far lavorare i detenuti) e a fine ottocento<br />
dava lavoro a ben 2.300 operai.<br />
Con Legge del 24 giugno 1923 fu chiuso l’Arsenale di Napoli.<br />
Fu una decisione dolorosa ma inevitabile anche perché l’area era in pieno<br />
centro urbano, a ridosso del Palazzo Reale, senza nessuna possibilità di<br />
espansione.<br />
Il Governo fece prevalere l’interesse della nazione che esigeva una<br />
razionalizzazione degli opifici miliari .<br />
D’altro canto la politica di grandi opere pubbliche, anche a Napoli, e le<br />
prospettive che venivano ad aprirsi per la città con il progettato sviluppo della<br />
politica industriale e coloniale, permise il riassorbimento di quella parte delle<br />
forze di lavoro che non rimase in servizio nella Base Navale.<br />
Fu così liberata una grossa area che in parte rimase, con la darsena, al porto<br />
militare, che fu anzi potenziato con la costruzione tra il 1925 e il 1932 della<br />
cosiddetta “Casermetta dei Sommergibili” che ospitava non solo uffici e<br />
camerate, ma anche locali per la manutenzione e l’armamento delle unità<br />
subacquee.<br />
Riguardo ai siluri si ricorda che a Baia si era installata sin dal 1914 la fabbrica<br />
di siluri “Società Anonima Italiana Whitehead”, in seguito rilevata dal<br />
“Silurificio Italiano”.<br />
Presso la Base Navale di Napoli era pure previsto che si potessero effettuare<br />
lavori diversi, come la trasformazione del naviglio mercantile requisito,<br />
l’allestimento di Navi Ospedale, di trasporto truppe, ecc., e nel secondo<br />
conflitto mondiale essa dimostrò in pieno tali capacità, svolgendo un lavoro di<br />
enorme importanza sia come sostegno logistico che come capolinea dei<br />
convogli per il teatro di guerra libico.<br />
Al momento della sua abolizione l’Arsenale Napoletano ricopriva un’area di<br />
circa 200mila mq e le banchine si sviluppavano per oltre 1.000 metri.<br />
Anche alcuni locali sotto la via Cesario Console e sotto il Palazzo Reale erano<br />
in uso alla struttura.<br />
Un’altra parte dell’area dimessa fu data alla città con una convenzione tra il<br />
Comune di Napoli, il Demanio e la Regia Marina. Si poteva così porre in<br />
esecuzione un progetto comunale che prevedeva la destinazione di una parte<br />
dell’area a giardini pubblici (gli attuali giardinetti del Molosiglio).<br />
Era prevista anche una nuova strada, che fu intitolata all’ammiraglio<br />
Ferdinando Acton (fratello minore di Guglielmo Acton), destinando a tale<br />
scopo una striscia di 15 metri, ottenuta anche con interramento di una parte<br />
dello specchio d’acqua della Darsena.<br />
Iniziò nel 1927 la demolizione degli antichi capannoni seicenteschi, mentre<br />
contemporaneamente alla costruzione della strada fu realizzata a tempo di<br />
record, dal 1927 al 1929, dall’Alto Commissario per Napoli la Galleria<br />
Vittoria, che mise finalmente in comunicazione la parte est con quella ovest<br />
della città .<br />
Nella lungimirante e concreta politica urbanistica attuata in quegli anni ci fu<br />
anche, in conseguenza, la sistemazione delle aree adiacenti e soprattutto quella<br />
del Maschio Angioino.<br />
La più bella reggia quattrocentesca d’Europa era assediata da un informe<br />
agglomerato di edifici e di tettoie in cui erano stati via via ospitati: l’ Arsenale<br />
di Artiglieria, le fonderie, la sala d’armi e persino un panificio, al punto che si<br />
era progettato di togliere e rimontare in un altro luogo della città il magnifico<br />
arco trionfale di Alfonso d’Aragona. Liberato da tutte le costruzioni che lo<br />
soffocavano, ripristinato il fossato e la merlatura, il Castello fu riportato alla<br />
sua forma migliore affacciandosi sulla grandissima piazza.<br />
Ritornando al settore della cantieristica in Campania intorno al 1930, il quadro<br />
era così definito:<br />
- a Castellammare operavano il Regio Cantiere con 2300 operai ed i<br />
cantieri minori Bixio, Bonifacio e Pozzano.<br />
- a Napoli oramai anche i cantieri Pattison erano entrati in crisi, confluendo<br />
nel 1931, insieme alla Bacini & Scali Napoletani, nella Società Officine<br />
& Cantieri Partenopei gestita dal gruppo Ansaldo.<br />
La cantieristica, malgrado le provvidenze governative, continuava ad avere<br />
una vita difficile sempre perseguitata dall’eccesso di offerta rispetto alla<br />
domanda. I cantieri giuliani, più efficienti, facevano la parte del leone,<br />
aggiudicandosi le maggiori commesse e ponendo quindi in difficoltà gli altri.<br />
Preoccupato per i risvolti sociali sulla occupazione e per il deperimento di un<br />
settore considerato strategico, lo Stato fascista intervenne e, tramite l’IRI -<br />
Istituto della Ricostruzione Industriale, prese sotto il suo ombrello protettivo<br />
l’industria cantieristica.<br />
Comunque in quegli anni la marineria Italiana collezionava delle prestigiose<br />
affermazioni.<br />
Il grande Transatlantico REX, varato nel 1931, conquistò l’11 agosto 1933<br />
l’ambito “ nastro azzurro”, viaggiando da Gibilterra a New York in 4 giorni,<br />
13 ore e 58 minuti alla media di 29 nodi.<br />
Altre navi prestigiose furono varate in quegli anni: il Conte di Savoia, la<br />
Vittoria, la Nettunia.<br />
Napoli fu in quegli anni un grande porto e, quando si avviò prima la<br />
colonizzazione della Libia e poi l’impresa etiopica, fu il naturale capolinea dei<br />
traffici che ne derivavano.<br />
A Napoli venne fondata la Navalmeccanica S.p.A., società del gruppo IRI che<br />
incorporò le Officine & Cantieri Partenopei, il Cantiere di Vigliena, le<br />
Officine Meccaniche e Fonderie (ex Hawthon e Guppy) e il cantiere navale di<br />
Castellammare.<br />
Il Cantiere comunque per tutti gli anni ’30, anche se non lavorò a pieno ritmo,<br />
costruì, oltre alla cisterna Tarvisio (1927), l’incrociatore Giovanni dalle Bande<br />
Nere da 5.334 t, che con i suoi 95mila hp sviluppò alle prove la velocità di 42<br />
nodi, straordinaria per un incrociatore.<br />
L’incrociatore Giovanni dalle<br />
Bande Nere, della classe Alberto da<br />
Giussano, composta da quattro<br />
unità, partecipò attivamente al<br />
secondo conflitto mondiale. Andò<br />
perduto il 1 aprile 1942 al largo di<br />
Stromboli, silurato dal sottomarino<br />
britannico Urge.<br />
Le costruzioni che diedero più fama<br />
al Cantiere e lo rendono anche oggi<br />
conosciuto ed ammirato in tutto il<br />
mondo furono quelle delle due navi<br />
scuola: Cristoforo Colombo (varata nel 1930) e Amerigo Vespucci (varata nel<br />
1931).<br />
La Colombo, centesima costruzione dell’allora Regio Cantiere, fu impostata il<br />
15 aprile del 1926 con il nome Patria, fu varata il 4 aprile 1928 ed entrò in<br />
servizio il successivo 1° luglio. Fu progettata dal tenente colonnello del genio<br />
navale Francesco Rotondi, che prese a modello l’ultimo vascello costruito in<br />
Italia, quel Monarca impostato proprio a Castellammare nel 1846 e varato nel<br />
1850.<br />
Le somiglianze tra le due unità sono molte. Il dislocamento del Monarca era<br />
di 3.669 t contro 3.513 t del Colombo; pressoché identica la larghezza (15,5<br />
m). L’altezza era di 6,7 m nel vascello borbonico contro 7 m della più<br />
moderna unità. La lunghezza dello scafo al netto del bompresso era di 58 m<br />
per il Monarca e di 70 m per il Colombo, differenza dovuta ai diversi materiali<br />
utilizzati per lo scafo (in legno con carena ramata per il Monarca e acciaio per<br />
il Colombo). Identica l’attrezzatura velica con tre alberi (maestra, trinchetto e<br />
mezzana) ed un bompresso.<br />
L’armamento originale per il vascello borbonico era costituito da 50 cannoni<br />
da 30 libbre, 28 obici Paixhans da 30 libbre e 6 cannoni da 60 libbre.<br />
Varo dell'incrociatore Giovanni dalle Bande<br />
Nere (27 aprile 1930)<br />
La Colombo svolse la sua attività come nave scuola fino al 1943, effettuando<br />
9 campagne addestrative in Mediterraneo, Atlantico e Nord Europa.<br />
Purtroppo, con il trattato di pace nel 1949 fu ceduta all’Unione Sovietica<br />
come risarcimento per danni di guerra insieme alla corazzata Cavour,<br />
all’incrociatore Duca d’Aosta ed altre unità minori.<br />
La bella unità, a cui fu posta la sigla Z 18, fu consegnata ad Odessa il 3<br />
marzo 1949. Fu ribattezzata Dunaj (Danubio in russo) ed utilizzata come<br />
nave scuola ad Odessa. Nel 1960 la Marina Russa la cedette all’Istituto<br />
nautico di Odessa, ma in attesa di lavori di manutenzione che non vennero<br />
mai effettuati, fu adibita al trasporto di legna. Nel 1963 fu vittima di un grave<br />
incendio e restò abbandonata e semidistrutta fino al 1971, quando fu demolita<br />
nel Cantiere Glavvtorcement delle isole Tutukhannye presso Leningrado<br />
(l’attuale San Pietroburgo).<br />
La nave Vespucci fu invece impostata nel 1930 e varata il 22 febbraio del<br />
1931, nel giorno anniversario della morte del navigatore (22 febbraio 1522),<br />
alla presenza delle autorità militari e di cento marinaretti dell’Opera Nazionale<br />
Balilla giunti da Napoli sulla<br />
nave Brenta.<br />
È stata sin dall’inizio destinata<br />
all’istruzione degli Ufficiali della<br />
Marina e nel corso delle sue<br />
Campagne addestrative ha<br />
toccato i porti di mezzo mondo. È<br />
attualmente la nave più anziana<br />
tra quelle in servizio nella Marina<br />
Militare, che nel giugno 2006 ha<br />
voluto festeggiare proprio a<br />
Castellammare il 75° compleanno<br />
della unità, giustamente definita<br />
“ la nave più bella del mondo”.<br />
Vogliamo anche ricordare che<br />
poco prima della guerra, il 3 aprile 1939, fu impostato a Castellammare<br />
l’incrociatore leggero Giulio Germanico da 5.334 t che fu varato il 12 gennaio<br />
Varo nave Amerigo Vespucci (22 febbraio 1931)<br />
1941. Lo scafo ancora incompleto fu affondato nel settembre 1943 durante<br />
l’occupazione del Cantiere da parte delle Forze Armate Tedesche.<br />
L’incrociatore Giulio Germanico faceva parte della classe Capitani Romani,<br />
che doveva comprendere 12 unità di cui però solo 3 unità furono completate<br />
(l’Attilio Regolo, lo Scipione Africano e il Pompeo Magno).<br />
Al momento dell’armistizio altre 4 unità (Germanico, Silla, Augusto e Caio<br />
Mario) furono catturate incomplete dai tedeschi.<br />
Il Traiano fu affondato durante l’allestimento, mentre Druso, Tiberio, Paolo<br />
Emilio e Agrippa furono smantellati prima del completamento.<br />
Il Silla fornì il suo apparto motore da 110.000 hp alla portaerei Aquila.<br />
Dopo la guerra il Regolo e lo Scipione furono ceduti alla Francia, che, con il<br />
nome di Chateaurenault e Guichen, li tenne in servizio fino agli anni 70.<br />
Il Pompeo Magno e il Giulio Germanico, recuperati dal Cantiere di<br />
Castellammare, furono ricostruiti nel 1950-1956 come caccia conduttori e<br />
con il nome di San Giorgio e San Marco prestarono servizio nella Marina<br />
rispettivamente fino al 1980 e<br />
1971.<br />
Nel dopoguerra il Cantiere,<br />
ricostruito dopo le devastazioni<br />
subite, riprese la costruzioni di<br />
navi con la Salernum (1953).<br />
Sempre nel 1953 ci fu il<br />
prestigioso incarico di<br />
assemblare ed assistere nelle<br />
prove in mare il batiscafo<br />
Trieste per lo scienziato<br />
Auguste Piccard, che tuttora detiene con 10.900 metri il record mondiale di<br />
immersione, conquistato il 23 gennaio 1960 nella Fossa delle Marianne.<br />
Nel 1962 fu varato l’incrociatore Caio Duilio e nel 1967 l’incrociatore Vittorio<br />
Veneto. Il cacciatorpediniere Ardito fu l’ultima nave militare varata nel 1971 a<br />
Castellammare.<br />
Dopo di allora il Cantiere si è specializzato nella costruzione di traghetti.<br />
Attualmente fa parte della Fincantieri S.p.A. ed occupa (nel 2006) circa 600<br />
persone.<br />
Il presidente Gronchi in visita al cantiere nel 1956<br />
(Da sinistra: l’on.Silvio Gava, il pres. Giovanni Gronchi, l’avv.<br />
Giorgio Tupini, presidente della Navalmeccanica. Ultimo a destra<br />
il direttore generale della Navalmeccanica, ing. Manlio Perrotta)<br />
<br />
Tratto da.<br />
ISTITUTO DI STUDI STORICI<br />
ECONOMICI E SOCIALI<br />
<br />
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<br /></div>
<br />Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-11032562903021205902019-12-16T19:34:00.000+01:002019-12-17T05:05:53.884+01:00I principi della Carta del lavoro nella legislazione sociale(a cura di I.S.S.E.S)<br />
<br />
I principi della “Carta del lavoro”, in parte anticipati da una serie di<br />
provvedimenti, tra cui fondamentale la legge 3 aprile 1926, n.563 (Disciplina<br />
giuridica dei rapporti collettivi di lavoro) che va considerata come documento<br />
preparatore della Carta stessa, furono tradotti nella legislazione positiva<br />
mediante una complessa ed articolata normativa che di seguito si specifica.<br />
<br />
1923 - Istituzione del sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze<br />
sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura).<br />
Maggio 1923 - Riforma della scuole “Gentile”.<br />
R.D. L. 26 – 4 – 1923, n.653 - Tutela del lavoratore a favore di donne e<br />
fanciulli.<br />
R.D.L. 30-12-1923, n.2841 - Assistenza ospedaliera ai poveri.<br />
R.D.L. 13-11-1924, n.1825 - Disposizioni relative al contratto d’impiego<br />
privato.<br />
R.D.L. 8–5-1925, n.798 - Assistenza illegittimi e abbandonati o esposti,<br />
R.D.L. 23-7-1925, n.1605 - Costituzione di un “Istituto nazionale a favore<br />
degli impiegati degli Enti locali e dei loro superstiti non aventi diritto a<br />
pensione”.<br />
R.D.L. 15-10-1925, n.2050 - Modificazioni al D.L.L. 23-8-1917<br />
sull’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro in agricoltura.<br />
Legge 10-12.1925, n.2277 - Sulla protezione e l’assistenza maternità ed<br />
infanzia.<br />
Legge 3-4-1926, n.563 - Sulla disciplina giuridica sui contratti collettivi di<br />
lavoro.<br />
R.D. 15-4-1926, n.718 - Regolamento d’esecuzione della legge.<br />
R.D. 1-7-1926, n.1130 - Norme di attuazione della legge 3-4-1926.<br />
R.D. 30-12-1926 n.3158 - Assicurazione contro la disoccupazione,<br />
R.D.L. 27-10-1927 n.2055 - Assicurazione obbligatoria contro la TBC<br />
(Tubercolosi).<br />
R.D. 29-3-1928, n.1003 - Sugli uffici di collocamento.<br />
R.D. 29-3-1928, n.1251 – Sul deposito e la pubblicazione dei contratti<br />
collettivi di lavoro.<br />
R.D. 14–5-1928 n.1312 - Esenzione tributaria per le famiglie numerose.<br />
59<br />
R.D. 15-11-1928, n.2762 – Sui fondi degli uffici di collocamento.<br />
R.D. 6-12-1928, n.3222 - Per l’esecuzione del decreto legislativo sulla<br />
disciplina nazionale della domanda e dell’offerta di lavoro.<br />
Legge 13-12-1928, n.2632 - Di autorizzazione al Governo ad emanare<br />
provvedimenti aventi forza di leggi per l’attuazione della “Carta del lavoro”.<br />
R.D. 13-5-1929, n.928 – Assicurazione obbligatoria contro le malattie<br />
professionali.<br />
R.D. 26–7-1929, n.1397 - Opera nazionale orfani di guerra.<br />
Legge 20-3-1930, n.206 - Sul Consiglio Nazionale delle Corporazioni.<br />
R.D. 12-5-1930, n.908 – Norme di attuazione della legge.<br />
R.D. 27-11-1930, n.1729 – Sulla competenza in materia di inquadramento.<br />
R.D. 1-12-1931, n.1644 - Sui contributi sindacali.<br />
Legge 29-6-1933, n.860 - Conversione in legge del R.D. L. 23-3-1933<br />
concernente l’unificazione degli Istituti per l’assicurazione obbligatoria contro<br />
gli infortuni degli operai sul lavoro.<br />
R.D. 6-7-1933, n.1033 - Ordinamento dell’Istituto nazionale per<br />
l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.<br />
R.D. 28-9-1933, n.1280 - Approvazione dello Statuto dell’INFAIL (Istituto<br />
Nazionale Fascista Assicurazioni Infortuni sul Lavoro).<br />
R.D.L. 12-10-1933, n.1399 - Sulla gestione economico-finanziaria delle<br />
associazioni sindacali.<br />
Legge 5-2-1934, n.163 - Sulla costituzione e funzionamento delle<br />
Corporazioni.<br />
Legge 22-2-1934, n.370 - Riposo domenicale e settimanale.<br />
Legge 26-4-1934, n.353 - Tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli.<br />
R.D. 24-12-1934, n.2316 - T. U. delle leggi sulla protezione ed assistenza<br />
della maternità e infanzia.<br />
Legge 10-1-1935, n.112 - Istituzione del libretto di lavoro.<br />
R.D. 17-8-1935, n.1765 (modificato con legge 1-6-1939, n.1012) -<br />
Disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e<br />
le malattie professionali.<br />
R.D.L. 19-3-1936, n.761 - Estensione assicurazione contro la tubercolosi ai<br />
mezzadri e ai coloni parziari.<br />
Legge 6-4-1936, n.1155 - Conversione in legge del R.D.L. 4-10-1935<br />
concernente il perfezionamento e coordinamento legislativo della previdenza<br />
sociale.<br />
R.D. 7-8-1936, n.1720 - Approvazione tabelle indicanti i lavori per i quali è<br />
vietata l’occupazione dei fanciulli e delle donne minorenni e quelli per i quali<br />
ne è consentita l’occupazione con le cautele e le condizioni necessarie.<br />
60<br />
R.D. 15-12-1936, n.2276 (con modificazioni nel R.D.L. 10-3-1938, n.503)<br />
- Disposizioni integrative del R.D. 17-8-1935, sull’assicurazione obbligatoria<br />
contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.<br />
R.D. 25-1-1937, n.200 - Regolamento per l’esecuzione dei RR.DD. 17-8-1935<br />
e 15-12-1936 sull’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e<br />
le malattie professionali.<br />
R.D.L. 29-5-1937, n.1778 - Riduzione della settimana lavorativa a 40 ore.<br />
R.D.L. 3-6-1937, n.817 - Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.).<br />
R.D.L. 17-6-1937, n.1048 - Assegni familiari,<br />
R.D.L. 24-6-1937, n.1334 - Concessione di congedo straordinario agi<br />
impiegati privati per contrarre matrimonio.<br />
R.D.L. 26/8/1937, n.1706 - Casse rurali e artigiane.<br />
R.D.L. 23-9-1937, n.1918 (convertito in legge 24-4-1938, n.831) -<br />
Assicurazione contro le malattie per la gente di mare.<br />
R.D. 10-3-1938, n.1054 - Disposizioni per la liquidazione di indennità e<br />
rendite per infortuni sul lavoro e malattie professionali del personale delle<br />
Ferrovie e per le risoluzioni delle controversie.<br />
D.M. 8-6-1938 - Determinazione delle attività per le quali è obbligatoria la<br />
visita medica periodica a donne e fanciulli che si sono occupati.<br />
R.D. 16-6-1938, n.1274 - Norme e condizioni di trattamento al personale<br />
dell’Azienda di Stato per i servizi telefonici nei casi di infortuni in servizio.<br />
R.D. 16-6-1938, n.1275 - Norme e condizioni di trattamento del personale<br />
dell’Amministrazione poste e telegrafi nei casi di infortuni in servizio.<br />
R.D.L. 28-11-1938, n.2138 - Unificazione dei contributi per l’assicurazione<br />
malattia, invalidità e vecchiaia, tubercolosi, maternità, infortuni sul lavoro e<br />
corresponsione assegni familiari in agricoltura.<br />
R.D.L. 21-12-1938 n.1934 - Riordinamento della disciplina nazionale della<br />
domanda e dell’offerta di lavoro.<br />
R.D.L. 21-12-1938, n.2202 - Estensione dell’assicurazione obbligatoria<br />
contro la tubercolosi ai maestri elementari e direttori didattici.<br />
Legge 5-1-1939, n.10 - Di modifica delle Corporazioni e del Consiglio<br />
Nazionale.<br />
D.M. 19-1-1939 - Assicurazione infortuni sul lavoro e malattie professionali<br />
dei salariati dipendenti da amministrazioni statali.<br />
R.D.L. 14-4-1939, n.636 (convertito in legge 6-7-1939, n.1272) - Modifiche<br />
alle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria per invalidità, vecchiaia,<br />
tubercolosi e disoccupazione involontaria.<br />
Legge 22-5-1939, n.961 - Nuove disposizioni sull’Opera Nazionale<br />
Protezione Maternità e Infanzia.<br />
61<br />
Legge 22-6-1939, n.1239 - Istituzione tessera sanitaria per le persone addette<br />
ai servizi domestici.<br />
R.D. 20-10-1939, n.1863 - Approvazione regolamento previdenza personale<br />
addetto alle imposte di consumo.<br />
R.D. 30-10-1939, n.2233 - Approvazione nuovo statuto Cassa nazionale<br />
fascista assistenza impiegati agricoli e forestali.<br />
R.D. 13-5-1940, n.818 - Approvazione statuto Cassa Marittima Meridionale<br />
per infortuni sul lavoro e malattie professionali, con sede in Napoli.<br />
R.D. 13-5-1940, n.819 - Approvazione statuto Cassa Marittima Tirrena per<br />
infortuni sul lavoro e malattie professionali, con sede in Genova.<br />
R.D. 13-5-1940, n.820 - Approvazione statuto Cassa Marittima Adriatica per<br />
infortuni sul lavoro e malattie professionali, con sede in Trieste.<br />
R.D. 4-9-1940, n.1483 - Approvazione regolamento esecuzione legge 28-7-<br />
1939 concernente riordinamento Ente nazionale fascista previdenza, assistenza<br />
per dipendenti enti parastatali.<br />
Legge 19-1-1941, n.22 - Istituzione di un Ente nazionale di previdenza e<br />
assistenza per i dipendenti statali (ENPAS).<br />
Legge 29-8-1941, n.1092 - Assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul<br />
lavoro degli alunni delle Regie Scuole derivanti dalle esercitazioni fatte in<br />
applicazione della “Carta della Scuola”.<br />
Legge 26-7-1942, n.917 - Regolamento per l’esecuzione della legge 19-1-<br />
1941, n.22, istitutiva dell’ENPAS.<br />
R.D.L. 25-3-1943, n.315 - Unificazione dell’assicurazione obbligatoria<br />
nell’industria e nell’agricoltura.<br />
R.D. 6-5-1943, n.400 - Istituto per l’assistenza di malattia ai lavoratori<br />
(INAM).<br />
<br />
Inoltre i principi della “Carta del Lavoro” trovarono applicazione normativa,<br />
oltre che nei contratti collettivi di lavoro, nelle ordinanze corporative e negli<br />
accordi economici collettivi, negli Statuti e nei regolamenti delle Associazioni<br />
sindacali.<br />
Attraverso la elaborazione degli Statuti e dei Regolamenti si manifestò in<br />
modo originale la capacità delle Associazioni sindacali di formulare norme<br />
con efficacia di leggi materiali. Le diverse associazioni sindacali diedero<br />
luogo a ordinamenti inizialmente diversi a seconda della loro estensione, dei<br />
bisogni e delle situazioni locali. Successivamente i vari statuti andarono<br />
assimilandosi tra loro, fino a raggiungere una quasi identità negli statuti<br />
confederali approvati con i RR.DD. 16-8-1934, nn.1379 e 1387.<br /><br />Tratto da:<br />Atti del Convegno di Studi Storici<br />tenutosi a Napoli il 28 febbraio 2008<br />NAPOLI<br />TRA LE DUE<br />GUERRE<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9bb_dIEi6w5Mc5UWEbnaBiS7TJ_NouptnR3Kzw40fvSyS1uFUO0-VMuum0hYPnkAiKfdTDRhnw5435E_B-GCR70DBdXItvY-bTxf6EQiQ51ap6P-rqCFR71awOXhi__L53xkV__fldSM/s1600/isses.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="107" data-original-width="84" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9bb_dIEi6w5Mc5UWEbnaBiS7TJ_NouptnR3Kzw40fvSyS1uFUO0-VMuum0hYPnkAiKfdTDRhnw5435E_B-GCR70DBdXItvY-bTxf6EQiQ51ap6P-rqCFR71awOXhi__L53xkV__fldSM/s200/isses.jpg" width="156" /></a>Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-82084732448523887212019-12-15T23:00:00.001+01:002019-12-17T05:16:49.600+01:00Napoli tra le due guerre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq9OgN_D2MdfPvHWATTp70OTMbr8j6sKyg1jhuydkgSX_XnufgEFLKeGcu73ySm39WriPNeVH_eAGsa_9aLwPQpSIfEBG9hLXAtEo2fLEHptm2SfSoaMGxp-EBTVJFk1cnwwgeNw33P54/s1600/9788868533151_0_0_658_75.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="658" data-original-width="466" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgq9OgN_D2MdfPvHWATTp70OTMbr8j6sKyg1jhuydkgSX_XnufgEFLKeGcu73ySm39WriPNeVH_eAGsa_9aLwPQpSIfEBG9hLXAtEo2fLEHptm2SfSoaMGxp-EBTVJFk1cnwwgeNw33P54/s400/9788868533151_0_0_658_75.jpg" width="282" /></a></div>
<br />
<br />
ISTITUTO DI STUDI STORICI ECONOMICI E SOCIALI<br />
via Salvator Rosa, 299 – 80135 Napoli<br />
tel 081 5495081 – 081 680755<br />
e-mail: isses@teletu.it<br />
www.isses.it<br />
<br />
Napoli tra le due guerre<br />
<br />
Napoli nell’Era Fascista<br />
<br />
Quando fu provocata criminalmente la crisi economica mondiale del 1929,1 i<br />
cui danni, in Italia, furono riassestati entro il 1933, l'Italia li affrontò meglio di<br />
tante altre nazioni più industrializzate. Mussolini sostenne l’intervento<br />
regolatore dello Stato nell’economia e volle quel "miracolo" economico che fu<br />
realizzato concretamente dal napoletano Alberto Beneduce, del quale<br />
Mussolini aveva grande stima nonostante fosse liberale. Ma quel liberale finì<br />
per agire da fascista, dirigendo con giudizio l’opera dello Stato in soccorso<br />
dell’economia nazionale. Il successo di questa operazione dimostrò come<br />
l’interventismo dello Stato fascista in economia fosse efficace rimedio ai<br />
disastri provocati dal lassismo dell'economia liberale mondiale.<br />
Mussolini, dopo gli anni Venti, creò nel 1931 l'IMI (Istituto Mobiliare<br />
Italiano), attraverso cui lo Stato acquistò le azioni quasi prive di valore delle<br />
banche, poi sostenne nel 1933, con l'IRI (Istituto per la Ricostruzione<br />
Industriale), gli investimenti industriali, guadagnandosi il plauso e la fiducia<br />
del popolo. Milioni di piccoli risparmiatori furono salvati dalla rovina a cui li<br />
1 Si provocò la grande depressione; fu una drammatica crisi economica provocata da continue e<br />
pervicaci speculazioni sui valori in borsa, che sconvolse l'economia mondiale e la vita stessa di<br />
milioni e milioni di uomini alla fine degli anni Venti, con gravissime ripercussioni nei primi<br />
anni successivi. L'inizio della Grande Depressione si suole associare al crollo della borsa valori<br />
del 29 ottobre dopo anni di boom azionari. Ma non è esatto: la vera causa fu un complotto tra le<br />
banche, una grossa truffa “all’americana”. sfacciatamente evidente. Infatti Émile Moreau,<br />
Governatore della Banca di Francia, registrava il 6 febbraio 1928 nel suo diario: « Le banche<br />
avevano ritirato improvvisamente dal mercato diciottomila milioni di dollari, cancellando le<br />
aperture di credito e chiedendone la restituzione». (Moreau Emile, Memorie di un governatore<br />
della Banca di Francia, Cariplo-Laterza, Roma-Bari, 1986). I banchieri avevano agito in modo<br />
da bloccare l'economia, e questo gravissimo complotto si sarebbe riversato anche sulla borsa di<br />
New York, con la crisi del 1929. E spieghiamo meglio: a seguito della catena di fallimenti, con<br />
la compiacenza corrotta di tribunali fallimentari, le banche entrarono in possesso di decine di<br />
migliaia di aziende, negozi, industrie e tenute agricole. Vennero gettati sul lastrico quasi 10<br />
milioni di artigiani, piccoli commercianti e contadini e si ebbero anche molti morti (di fame e<br />
di stenti), sacrificati sull’altare del loro forzoso e sfrenato liberismo.<br />
avrebbe portati il fallimento delle banche e la fiducia venne ristabilita; il Duce<br />
ottenne poi l'occupazione attraverso un forte programma di opere pubbliche.<br />
Con la costituzione dell'IMI e dell'IRI cambiò radicalmente il sistema del<br />
finanziamento all'economia. Nacque così una struttura di "capitalismo di<br />
Stato": questi due istituti pubblici si assunsero il compito di erogare il credito<br />
a medio e lungo termine e acquisirono il possesso di importanti pacchetti<br />
azionari in diversi settori fondamentali per l’economia nazionale. A Napoli<br />
l’IRI salvò dalla bancarotta, tra le altre imprese, l’ILVA di Bagnoli e<br />
l’Ansaldo di Pozzuoli, oltre a finanziare ex novo altre iniziative industriali.<br />
Napoli, come molte altre città d’Italia, ha partecipato passionalmente, com’è<br />
nel carattere dei napoletani, alla vita “nuova” della Nazione che tentava di<br />
uscire dalla crisi mondiale del 1929, proiettandosi in un impetuoso emergere<br />
di lavori pubblici e in un comune afflato di iniziative culturali, sociali e<br />
politiche, che travalicava il ristretto svolgersi provinciale della vita di una città<br />
del Mezzogiorno per sentirsi parte integrante di una nazione emergente che<br />
sorgeva a nuova vita e aspirava a conquistare il rispetto delle altre nazioni.<br />
Perciò il fervore dei cantieri, che davano lavoro a centinaia di disoccupati, si<br />
integrava e si amalgamava nel pensiero, nei dibattiti e nel rapido risolversi con<br />
una novella concretezza dei problemi nazionali.<br />
Il sorgere di nuovi quartieri popolari, ma anche di un intero moderno,<br />
prestigioso quartiere nel centro cittadino, la costruzione di nuovi edifici<br />
pubblici, di servizi e strutture, che venivano incontro ai bisogni materiali della<br />
città, non restavano fine a se stessi, ma si inserivano in un nuovo modo<br />
unitario di vivere, un afflato comune, che travalicava i limiti angusti del<br />
particolare per allargarsi nella consapevolezza di essere Nazione. Quando<br />
tutta l’Italia era fascista, Napoli era fascista, una delle città più fasciste: a<br />
Napoli il 24 ottobre 1922 ci fu l’adunata nazionale dei fascisti di tutta Italia in<br />
preparazione della Marcia su Roma; da Napoli partì la conquista dell’Impero<br />
in Etiopia; da Napoli partivano i legionari per l’intervento in Spagna; Napoli e<br />
la Campania diedero i natali a migliaia di volontari nelle imprese del fascismo;<br />
ma Napoli e la Campania ebbero anche l’attenzione, il particolare impegno del<br />
governo fascista per risolvere i problemi delle città e delle campagne. Le<br />
bonifiche integrali delle piane acquitrinose e malariche del Garigliano, del<br />
Volturno, dei Regi Lagni e del Sele, assieme alla bonifica e alla riforestazione<br />
delle montagne, resero abitabili e salutari zone difficili e abbandonate. Una<br />
vitalità condivisa pervadeva i gangli vitali della regione, in linea con l’attività<br />
corale della Nazione, nella frequenza delle scuole, nell’educazione dei<br />
giovani, nel sorgere di opere sociali, nel sentito il bisogno di ridistribuire la<br />
ricchezza al popolo lavoratore: Aurelio Padovani fu l’animatore di una prima<br />
epoca di rinnovamento sociale; seguirono tanti altri, uniti nel disciplinato<br />
concorso per eseguire le direttive del Capo del Governo: il Podestà Giovanni<br />
Orgera, Vincenzo Tecchio, Alfredo Rocco, il cardinale Alessio Ascalesi,<br />
Alberto Beneduce, napoletano, fondatore dell’IRI, il segretario federale<br />
Eduardo Saraceno e ancora tantissimi altri.<br />
Nel 1925 fu istituito l’Alto Commissariato per la città e la provincia di Napoli,<br />
al quale veniva attribuita la gestione tecnica, amministrativa e finanziaria di<br />
tutte le opere di competenza del Ministero dei Lavori Pubblici, di quelle<br />
eseguite per le amministrazioni dello Stato. Nel 1926 vennero affidate all’Alto<br />
Commissario le attribuzioni spettanti al comune di Napoli e al Regio<br />
Commissariato per il Porto per la sistemazione della zona industriale, la<br />
cessione delle aree per l’impianto o l’ampliamento di stabilimenti industriali.<br />
Alto Commissario fu nominato il prefetto Michele Castelli, che restò in carica<br />
fino al 1932, quando fu sostituito dal prefetto Pietro Baratono. Con<br />
l’istituzione dell’Alto Commissariato l’intervento dello Stato per Napoli e<br />
provincia fu reso più agile e l’esecuzione dei lavori assunse un ritmo più<br />
intenso, rapido e preciso, anche nel campo delle infrastrutture di base:<br />
fognature, servizi pubblici per la distribuzione dell’acqua, del gas,<br />
dell’elettricità, nonché nel campo dell’edilizia popolare, scolastica<br />
ospedaliera.<br />
Le federazioni fasciste della Campania, come del resto le federazioni di tutta<br />
l’Italia, erano partecipi della vita del popolo, sia con l’assistenza alle famiglie<br />
numerose, o agli orfani di guerra, o ai lavoratori disoccupati. Gli uffici<br />
provinciali del lavoro operavano per favorire l’occupazione, vegliavano<br />
sull’applicazione delle leggi sociali da parte degli imprenditori, o si<br />
adoperavano per assistere l’infanzia con manifestazioni come la Befana<br />
fascista o le colonie marine, montane ed elioterapiche.<br />
Il napoletano Alfredo Rocco, ministro della Giustizia dal 1925, rifece i codici<br />
penale, di procedura penale e dell‘ ordinamento giudiziario, che furono varati<br />
nel 1931: il cosiddetto “Codice Rocco”. Il concetto di delitto contro lo Stato<br />
venne notevolmente ampliato. L‘attenzione prevalente fu accordata alla difesa<br />
di interessi collettivi, di istituzioni quali la famiglia, la stirpe, l‘economia<br />
pubblica. Fu il risultato di un lavoro estremamente accurato dal punto di vista<br />
della tecnica giuridica e risultò utile per l’amministrazione della giustizia<br />
penale. Su sollecitazione di Mussolini si impostò una lotta adeguata alla<br />
camorra ed ai suoi sistemi, fu eliminata anche la piccola delinquenza, tanto<br />
che si diceva “si potesse dormire con la porta di casa aperta.”<br />
L’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI) fu istituito nel 1933, quale organo<br />
economico con il compito di fornire prestiti a scadenza ventennale alle<br />
industrie, usando il denaro ricavato attraverso l‘immissione sul mercato di<br />
obbligazioni garantite dallo Stato. La sezione smobilizzi acquisiva importanti<br />
partecipazioni azionarie di industrie; salvò dalla bancarotta l’ILVA e<br />
l’Ansaldo e finanziò l’impianto ex novo di un Centro Aeronautico tra i più<br />
importanti d’Italia a Pomigliano D’Arco (NA).<br />
L’acquedotto del Serino offriva ai napoletani direttamente dal rubinetto<br />
un’acqua la cui purezza e il sapore organolettico erano rinomati in tutta Italia.<br />
Oggi purtroppo l’acqua del Serino è stata strumentalmente appesantita dal<br />
manganese dei pozzi del Lufrano, obbligando i Napoletani ad assoggettarsi ala<br />
tirannia delle multinazionali, comprando a caro prezzo l’acqua cosiddetta<br />
“minerale”.<br />
Lo sport vero, provato sui propri muscoli, a cominciare dalle scuole, fu<br />
diffuso, esaltato, propagandato e reso accessibile a tutti; si ripeteva l’adagio<br />
latino «mens sana in corpore sano». Oggi è stato mercificato anche lo sport.<br />
Agli obesi “sportivi” di oggi resta la poltrona davanti al televisore, la droga e<br />
la bulimia. A Napoli furono realizzati palestre per l’educazione fisica, stadi, lo<br />
Stadio del Littorio, la piscina e lo Sferisterio di Fuorigrotta.<br />
Per l’assistenza sanitaria, oltre la ristrutturazione degli esistenti ospedali,<br />
furono costruiti tre grandi nuovi complessi ospedalieri, ambulatori rionali e<br />
specialistici e gli ambulatori e gli asili nido dell’Opera Nazionale Maternità ed<br />
Infanzia (O.N.M.I.) per l’assistenza della madre e del fanciullo, opera sociale<br />
nell’ottica di una politica demografica che oggi, invece, vediamo capovolta,<br />
con famiglie italiane senza figli e con l’afflusso di milioni di immigrati che<br />
imbastardiscono il popolo italiano, secondo le direttive dei dominatori<br />
mondialisti.<br />
L’Istituto Autonomo Case Popolari (I.A.C.P.) costruì alcuni nuovi rioni,<br />
l’Istituto Nazionale Case Impiegati Statali (I.N.C.I.S.) costruì nuove case per<br />
gli impiegati statali. Fu eliminata la piaga dei locali a piano terra, adibiti ad<br />
abitazione dei ceti proletari.<br />
L’Opera Nazionale Dopolavoro per la sana ricreazione dei lavoratori nel 1935<br />
disponeva di cinema, di un teatro, filodrammatiche, orchestre, associazioni<br />
professionali e culturali, biblioteche, scuole corali, sezioni sportive.<br />
Entusiastica fu la partecipazione dei napoletani alla conquista prima e alla<br />
valorizzazione poi dell’”Impero” in Africa Orientale Italiana; ne restò<br />
valorizzato anche il porto di Napoli, da cui partivano i collegamenti marittimi.<br />
I collegamenti ferroviari, furono potenziati con la “Direttissima” Napoli–<br />
Roma a trazione elettrica. Il tratto che passava nel sottosuolo di Napoli fu la<br />
prima metropolitana in Italia, attrezzata con scale mobili e stazioni. Fu<br />
ristrutturata e ammodernata la ferrovia Cumana, furono eseguiti lavori di<br />
ammodernamento della Circumvesuviana, e della ferrovia Piedimonte d’Alife<br />
e furono costruite le funicolari di Napoli. Una funicolare anche sul Vesuvio<br />
portava i turisti in vetta al cratere. Il Vesuvio allora emetteva un imponente<br />
pennacchio di fumo che caratterizzava il panorama napoletano. Fu realizzata<br />
la Galleria della Vittoria, che permetteva la comunicazione tra la zona<br />
orientale e la zona occidentale della città di Napoli: una galleria larga oltre<br />
sedici metri, con larga previsione delle esigenze future. L’esecuzione della<br />
galleria dovette superare varie e pesanti difficoltà tecniche. Mussolini, che<br />
seguiva l’esecuzione dei lavori con attenzione e interesse per qualsiasi impresa<br />
che recasse prestigio all’Italia, fece giungere all’ing. Guadagno del Genio<br />
Civile, autore del progetto e direttore dei lavori, il suo personale<br />
compiacimento. Si realizzarono nuove strade, tra cui, di particolare interesse<br />
per Mussolini, la via Litoranea. Fu realizzata rapidamente la seconda<br />
autostrada in Italia, la Napoli-Pompei, subito dopo l’autostrada Milano-Laghi.<br />
Fu incrementato il turismo di massa verso Napoli e dintorni, anche per i lavori<br />
di scavi archeologici e di sistemazione dei reperti. Fu incrementato e<br />
ristrutturato il Museo Nazionale, furono restaurate e valorizzate le regge di<br />
Capodimonte, di Caserta e di Portici assieme a molti altri monumenti<br />
interessanti per il prestigio della città e della Nazione. Ma il lavoro più<br />
impegnativo fu quello di ampliare il porto portandolo a dimensioni molto più<br />
grandi e con piena funzionalità, efficienza e adeguate attrezzature.<br />
Contemporaneamente in tutta la Campania venivano costruite centrali<br />
idroelettriche grandi e piccole, oggi, nell’era delle multinazionali, in parte<br />
abbandonate per usare l’obbligatorio petrolio nelle centrali termoelettriche.<br />
Il complesso fieristico della Mostra Triennale delle Terre d’Oltremare, iniziato<br />
nel 1939, fu compiuto, a tempo di record, in soli cinquecento giorni; la sua<br />
realizzazione era stata voluta da Mussolini e sostenuta dal segretario federale<br />
del PNF Eduardo Saraceno, che propose la nomina di Vincenzo Tecchio come<br />
Commissario Governativo per l’esecuzione dell’opera, il quale si impegnò con<br />
dedizione totale, superando difficoltà di ordine legale, amministrativo e di<br />
approvvigionamento dei materiali da costruzione, che già scarseggiavano<br />
mentre soffiavano venti di guerra. Egli ottenne anche la collaborazione più<br />
fervida delle maestranze, dei tecnici, degli artisti e dei dirigenti la cui<br />
abnegazione eguagliava l’entusiasmo di donare a Napoli un’opera che<br />
contribuiva ad incrementare notevolmente l’interesse artistico, culturale e<br />
turistico di Napoli e quindi ne accresceva il prestigio.<br />
Ha scritto Mario Bernardi Guardi: «La cultura italiana tra il’30 e il ’40? Una<br />
laboriosa officina, un laboratorio di idee, un frastagliato paesaggio dello<br />
spirito, dove ci si incontra e ci si scontra, si dibatte, si crea». Napoli non fu<br />
estranea a tanta “tensione inventiva”. La vita culturale, durante il Ventennio, si<br />
arricchì, a Napoli, come in tutte le città d’Italia, delle competizioni culturali<br />
dei Ludi Juveniles, a cui partecipavano gli studenti delle scuole superiori, e dei<br />
Littoriali a cui partecipavano gli studenti universitari. A proposito di studenti<br />
universitari, il Gruppo Universitario Fascista (G.U.F.) di Napoli pubblicava<br />
l’apprezzatissimo periodico “IX Maggio”, su cui scrivevano anche studenti<br />
che poi divennero illustri col passare degli anni, fino a scalare la Presidenza<br />
della Repubblica; noi ci limitiamo a citare, invece, soltanto uno di coloro che<br />
non cambiarono bandiera: Vito Videtta, giovane di assoluta fede, aderì alla<br />
Repubblica Sociale Italiana, e fu aggredito alle spalle con una scarica di mitra<br />
nelle cosiddette “radiose giornate” dell’aprile 1945. Aveva scritto anche sui<br />
quotidiani della Rsi.<br />
L’Istituto di Cultura Fascista aveva anche a Napoli una sua organizzazione:<br />
l’Istituto Provinciale di Cultura Fascista, in cui chiunque desiderava offrire il<br />
proprio contributo di pensiero e di opere alla cultura nazionale, trovava<br />
possibilità di operosa attività. Cooperavano alla diffusione culturale le<br />
seguenti Istituzioni: l’Istituto Nazionale per il Dramma Antico, con la<br />
rappresentazione delle opere drammatiche classiche greche e latine; l’Istituto<br />
per il Medio ed Estremo Oriente (varato nel 1933); l’Istituto Italo-Germanico<br />
(del 1932); il Consiglio Nazionale delle Ricerche (1923); l’Istituto Nazionale<br />
di Diritto Internazionale (1922); l’Istituto Fascista dell’Africa Italiana (1928);<br />
il Centro Italiano di Studi per le Scienze Amministrative (1934); la<br />
Commissione Nazionale per la Cooperazione Intellettuale (1928); l’Istituto<br />
Giovanni Treccani per la pubblicazione dell’Enciclopedia Italiana (1925) ;<br />
l’Istituto nazionale L.U.C.E. (1925) per diffondere la cultura mediante<br />
proiezioni cinematografiche; e vari altri Istituti culturali, che per brevità<br />
dobbiamo tralasciare. In tanto fervore di iniziative culturali furono potenziati a<br />
Napoli l’Istituto Universitario Orientale, a cui fu dato un grande impulso con<br />
l’aggiunta di molte lingue e di validissimi e illustri docenti, e l’Istituto<br />
Universitario Navale.<br />
Il nuovo mezzo della Radio cominciava a diffondersi e a contribuire<br />
all’attenuazione dei campanilismi e del dialetto, ma il dialetto napoletano, una<br />
lingua viva e capace di sonore espressività è rimasto ancora oggi vitale nei<br />
rapporti familiari e nell’intimità con gli amici.<br />
L’industria metalmeccanica annoverava gli stabilimenti operosi dell’Ilva,<br />
dell’Ansaldo, della Corradino, della De Luca, dell’Otis, della Stanzieri, de La<br />
Precisa, del Silurificio di Bacoli; l’IRI, grazie all'opera dell'ingegnere Ugo<br />
Gobbato, diede vita ad un Centro Aeronautico tecnologicamente<br />
all'avanguardia, in grado di produrre motori aeronautici Alfa Romeo per<br />
l'epoca tecnologicamente molto evoluti. Il complesso industriale appena<br />
ultimato era tra i più grandi e moderni in Europa. Per i dipendenti residenti in<br />
zona, fu realizzato un quartiere con circa cinquecento abitazioni ognuna delle<br />
quali disponeva di un piccolo giardino, mentre per i forestieri fu costruito un<br />
albergo di circa settecento posti. Nel 1939 operava nel porto di Napoli la<br />
Navalmeccanica che assorbì le preesistenti officine dei bacini di carenaggio.<br />
Da ricordare l’Istituto Italiano dei Motori, gli opifici delle Manifatture<br />
Tabacchi e le Cotoniere Meridionali; il comparto conserviero aveva<br />
centocinquanta stabilimenti con 14 mila lavoratori, oltre le industrie<br />
complementari, sorse uno zuccherificio a Capua; l’industria molitoria-pastaia<br />
soffrì a causa delle sanzioni la perdita di mercati per le tradizionali<br />
esportazioni; inoltre l’obbligo di acquisti di grano nazionale costrinse a<br />
spendere di più per la materia prima. Altra industria che soffrì disagi per le<br />
esportazioni fu quella guantaia; si cercò di ovviare con un programma<br />
imponente di opere pubbliche. L’industria chimica, oltre la Raffineria dei<br />
petroli, acquisì uno stabilimento per la produzione di fibre sintetiche..<br />
Il complesso edilizio del Collegio per i figli del popolo, a Bagnoli, opera<br />
realizzata con la disponibilità finanziaria del Banco di Napoli, avrebbe dovuto<br />
ricoverare, educare ed addestrare alle arti e ai mestieri, per avviarli al lavoro,<br />
duemila e cinquecento ragazzi e ragazze in difficili condizioni economiche e<br />
sociali. Purtroppo l’opera, per una delle tante sopraffazioni della NATO è stata<br />
sottratta ai suoi compiti di istituto, in piena combutta con la eliminazione<br />
consensuale e masochistica ancora in corso delle provvidenze sociali del<br />
Ventennio.<br />
<br />
TRATTO DA: <br />
<br />
I.S.S.E.S<br />
<br />
Atti del Convegno di Studi Storici<br />
tenutosi a Napoli il 28 febbraio 2008<br />
NAPOLI<br />
TRA LE DUE<br />
GUERRE<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per capire quale fu lo sviluppo
economico e industriale di Napoli nel ventennio fascista,ossia nel periodo tra
le due guerre mondiali,occorre premette che esso non può prescindere da quella
che fu la politica meridionalistica del Regime. Napoli,pur nella sua
particolarità di grande conglomerato urbano non era qualcosa di avulso dal
Mezzogiorno nel suo complesso. E,contrariamente a quanto si è detto in seguito
anche prendendo spunto da quanto scritto dal Tasca sulla questione meridionale
nell’Enciclopedia Italiana,il Fascismo non ignorò la questione meridionale,che
considerò però come qualcosa di variegato e non unitario e comunque parte
integrante di un'unica questione nazionale. Non a caso la più importante
rivista di studi al riguardo si chiamò “Questioni meridionali” fra il 1934 e il
1939, per sottolineare la pluralità di problemi che si nascondevano sotto il
termine “questione meridionale”. La rivista fu diretta da Giuseppe Cenzato e
Francesco Giordani,personaggi che in gran parte dopo la disfatta si
ricicleranno con l’antifascismo e giunsero pure a collaborare con il PCI.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
E ancora è da dire che,mentre in
campo politico in Italia nel corso del primo cinquantennio dello scorso secolo
vi sono stati tre regimi politici - quello liberale,quello fascista e quello
democratico -repubblicano - nel campo economico,e non solo per quel che
concerne Napoli e il Mezzogiorno, non vi è stata praticamente alcuna soluzione
di continuità. Spesso gli stessi personaggi che avevano collaborato con Nitti
ministro del Tesoro - tipici Beneduce, Menichella, Pasquale Saraceno - saranno
nel 1933 alla testa dell’IRI costituito dal Fascismo dopo la “grande crisi” e
nel secondo dopoguerra daranno vita alla Cassa del Mezzogiorno. Il Fascismo,che
costrinse Nitti all’esilio, adottò in politica economica gran parte del
programma nittiano, che già era stato definito da Gobetti l’unico serio
programma per un’Italia conservatrice. Basti pensare al riguardo proprio a
Napoli: il Fascismo attuò l’idea nittiana della “grande Napoli” con
l’accorpamento nella struttura municipale di Napoli di comuni limitrofi quali
Bagnoli, Secondigliano, Pianura, Soccavo, Barra, Ponticelli, San Giovanni a
Teduccio, Chiaiano. Occorre dire che fin dal primo momento il “problema Napoli”
fu considerato dal Fascismo così particolare che ritenne non bastasse, come per
altre città d’Italia, sostituire i sindaci elettivi con i podestà: a Napoli si
ebbero spesso gli “Alti Commissari” fra i quali si ricorda soprattutto
Castelli. E’ anche da dire che lo sviluppo economico a Napoli fu strettamente
collegato alle due fasi della politica economica fascista: quella “liberista”, impersonata
soprattutto dal ministro delle Finanze Alessandro de’ Stefani fino al 1930, e
quella “interventista” dopo la “grande crisi” con la costituzione dell’IRI,
del1’IMI, il complesso e originale sistema delle Partecipazioni Statali e la
legge bancaria del 1936.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nella prima fase, soprattutto nei
tre anni – 1925-26 - in cui fu ministro delle Finanze Giuseppe Volpi di Misurata,
successore del de’ Stefani ma in sostanza continuatore della sua politica, si
ebbe la ristrutturazione delle fabbriche del gruppo Cotoniere Meridionali e la
riapertura dell’Ilva nittiana di Bagnoli (polo siderurgico) anche in vista
della “direttissima” ferroviaria Napoli-Roma via Formia, che evitava la
deviazione per Cassino. Favorirono questa ripresa i buoni rapporti stabiliti
dal Volpi con gli Stati Uniti donde l’esuberanza di capitali stranieri che
favorirono anche l’industria napoletana, 1’istituzione appunto dell’Alto
Commissario della provincia di Napoli e alcune particolari provvidenze fiscali
che avvantaggiarono soprattutto l’industria conserviera che aveva allora a
Napoli il principale fulcro nella CIRIO<a href="http://www.isses.it/Convegno230208/fergola.htm#_ftn1" name="_ftnref1" style="mso-footnote-id: ftn1;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[1]</span></span></span></span></a>. L’Alto
Commissario fu istituito con decreto del 1925 per un periodo di cinque anni,ma
fu prorogato fino al 1935. Fino al 1932 fu Alto Commissario il pugliese Michele
Castelli, successivamente il genovese Pietro Baratono. Di particolare
giovamento alle industrie conserviere napoletane fu il RDL 23 ottobre 1924
n.1736 che riduceva di tre quarti l’imposta di fabbricazione dello zucchero da
marmellate e abbassava il dazio di confine relativo. Sempre in questo periodo
si costruiscono a Napoli i primi impianti per la produzione di benzina, come la
Benit (SA Benzina italiana) per l’estrazione della benzina dai residui della
distillazione degli oli minerali.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’impianto Benit si collegò al
ponte di Vigliena con due oleodotti della lunghezza di 1860 metri. Ma sorgono
altri depositi e punti di vendita quali quello dell’AGIP, primo nucleo del
futuro ENI, la SIPOM (Società impianti e provvista di oli minerali), la SIAP
(Società italoamericana per il petrolio). Riaprono o sorgono ex novo anche
industrie indotte o comunque collegate all’industria conserviera, quali la Società Lattografica
controllata da Signorini, “patron” della CIRIO, la Metalgraf, che produce
barattoli e recipienti di latta, la Dewey & Almy Chemical Company a
prevalente capitale americano che produce mastice, la Gold Seal Lining
Company, la
Metallurgica Meridionale, specializzata nei profilati di
ferro per l’edilizia e le macchine agricole, l’ACME (Anonima Costruzioni
MEridionali) che costruisce ville e abitazioni soprattutto a Bagnoli e Arco
Felice, la Vetreria Meccanica
Italiana, la Cristalleria Nazionale,
la Precisa che produce macchine utensili esportate soprattutto in Nord America,
la SAMSA (Società Anonima Meridionale Seta Artificiale) che produce viscosa e
fibre artificiali in genere.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La ripresa produttiva è favorita
anche dalla trasformazione del Banco di Napoli che perde sì il suo potere di
emissione, ma che diventa organismo finanziario operante a sostegno della
piccola, media e grande industria. È il Banco di Napoli a promuovere la
costituzione della Società Autostrade Meridionali con l’esecuzione del tratto
Napoli - Pompei, primo tratto della Napoli – Salerno, che sarà completata dopo la guerra. Al censimento
industriale del 1927 risultano nella città. di Napoli 75.002 addetti
all’industria su una popolazione di 843.751 abitanti, quindi quasi il 10% in
un’epoca in cui l’intera Italia e non solo il Sud era considerata un Paese
prevalentemente agricolo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La crisi del 1929 arrestò questo
sviluppo produttivo per almeno cinque anni sia per il mancato afflusso dei
capitali USA, sia perché fu danneggiato 1’interscambio commerciale. Molte
industrie furono costrette a chiudere o a ridimensionare impianti e produzione.
Persino le allora floride Manifatture Cotoniere meridionali ebbero il loro
momento di difficoltà, da cui uscirono grazie all’impulso del Banco di Napoli. Fu
quello il momento dell’IRI e dell’intervento dello Stato nell’economia
industriale. Il Fascismo, che aveva puntato soprattutto sull’agricoltura, sulla
ruralizzazione dell’economia italiana e su un rallentamento dello sviluppo
industriale, fu costretto dalla “grande crisi” ad accelerare
l’industrializzazione italiana per arginare un eventuale effetto disoccupazione.
Il che avvenne anche in seguito alla guerra d’Etiopia, alla scelta
dell’autarchia e al riarmo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La conquista dell’Impero
significò anche lo spostamento del baricentro politico - economico del Paese
verso il Mezzogiorno e l’assunzione da parte di Napoli del ruolo di principale
porto proiettato verso l’Africa. Già fra il 1934 e il 1935 le Officine Ferroviarie
Meridionali, in collaborazione con le Industrie Aeronautiche Romeo di
Pomigliano, avevano superato la crisi fornendo il 25% dei velivoli necessari
alla guerra d’Etiopia all’Aereonautica militare. Tali Officine nel 1926
passarono sotto il controllo del gruppo Breda con il nuovo nome di Industrie
Meccaniche e Aeronautiche Meridionali e costruirono l’aereo da combattimento
tutto metallico Breda 88, che fece buona prova nella guerra di Spagna. Il
vecchio opificio meccanico Catello Coppola di Castellammare di Stabia fu ristrutturato
con la
denominazione AVIS (Avioindustrie stabiesi) alla dipendenza
del gruppo Caproni. Ma l’iniziativa più importante fu l’apertura il 1° aprile
1939 dello stabilimento aeronautico dell’Alfa Romeo a Pomigliano che occupava
7.000 operai.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In campo cantieristico, sempre
nel 1939, si costituì grazie all’IRI la Navalmeccanica che assorbiva precedenti
industrie quali i cantieri Pattison, la Bacini e Scali, il cantiere di
Castellammare, le Officine meccaniche già Miani e Silvestri. Al posto delle
Officine e cantieri meridionali di Baia si impiantò il Silurificio italiano,
importantissimo durante tutto il corso della guerra, per non parlare
dell’impianto a Bagnoli da parte della Montecatini di un vero polo chimico. Alla
vigilia della seconda guerra mondiale dunque Napoli con la sua provincia era
una vera città industriale con 128.776 addetti su una popolazione di 875.855
abitanti, dunque il 14%. Per quanto concerne l’intera provincia gli addetti
all’industria erano il 34,53% della popolazione attiva contro il 30,65% degli
addetti all’agricoltura. Questo senza sottovalutare la prevalenza o di
industrie di Stato, dovute dunque all’IRI, o di industrie come la Montecatini
aventi i loro centri direzionali nel Nord.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Va detto che la gestione della
politica di sviluppo a Napoli fu mantenuta dal governo nazionale attraverso gli
organi dello Stato quali prefetti, alti commissari e al massimo podestà. Non vi
fu, come in altre città d’Italia quali Firenze o Ferrara, la gestione
strettamente politica da parte dei locali “ras” o dei federali. A Napoli non vi
fu un Pavolini che istituì il Maggio musicale fiorentino o un Di Crollalanza
che strutturò integralmente la Bari nuova. E questo perché il “ras” locale,
Aurelio Padovani, cadde ben presto in disgrazia e fu addirittura espulso dal
partito. Qualche eccezione però vi fu, come nel caso di Vincenzo Tecchio, cui
ancora miracolosamente è dedicata una piazza a Napoli, chefu il massimo
promotore e diremmo creatore della Mostra d’Oltremare, il cui significato era
quello della proiezione di Napoli, del Meridione e dell’Italia intera verso il
Mediterraneo.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Tecchio, già braccio destro di
Padovani e poi contrarissimo alla sua riammissione nel partito, oltre che
presidente della citata Mostra, fece parte del consiglio d’amministrazione
della irizzata Navalmeccanica e dell’Alfa Romeo di Pomigliano.Anche Tecchio
avrà un periodo di eclissi dopo la fine della segreteria Farinacci, ma
riemergerà nel 1934 con l’assunzione della carica di federale da parte di
Francesco Picone e chiuderà la sua stagione politica nella Repubblica Sociale.
Comunque tutti i più noti federali di Napoli, da Nicola Sansanelli a Niccolò
Castellino, da Natale Schiassi a Picone, da Edoardo Saraceno agli ultimi Fabio
Milone e Francesco Saverio Siniscalchi, anche per temperamento personale, non
furono se non marginalmente protagonisti dello sviluppo economico di Napoli in
quel periodo, mentre lo furono invece tecnocrati come Ivo Vanzi, Giuseppe
Paratore, Giuseppe Cenzato, Stefano Brun, e in genere<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>l’ambiente dirigenziale della SME (Società
Meridionale Elettrica), cui fu facile poi riciclarsi nella restaurata
democrazia.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
A titolo di curiosità va
ricordato che dal novembre 1927 al gennaio 1930 fu commissario al comune di
Napoli l’ebreo Dante Almansi, il quale nel 1939, dopo le leggi razziali,
diventerà presidente dell’Unione delle Comunità israelitiche. I tecnocrati come
Cenzato e Giordani dettero vita, oltre che alla menzionata rivista “Questioni
meridionali”, anche alla Fondazione Politecnica per il Mezzogiorno d’Italia, il
cui scopo era di promuovere la cultura tecnica e le attività industriali nel
Sud, in pratica la formazione di una classe dirigente adeguata.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Alla “Fondazione” si deve il
piano regolatore di Napoli, elaborato nel 1936 e approvato con legge nel 1939.
Da notare che quasi tutti i nomi dei dirigenti della “Fondazione” si
ritroveranno dopo il 1945 nel CEIM (Centro Economico Italiano per il
Mezzogiorno) promosso dal partito comunista cui parteciparono Giuseppe
Paratore, Giovanni Porzio, Giorgio Amendola ed Emilio Sereni. Il piano
regolatore, giudicato positivamente da esperti urbanisti, fu completamente
disatteso nel dopoguerra, anche da amministrazioni di destra, e travolto dalla
grande speculazione edilizia.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il periodo tra le due guerre è
anche contraddistinto a Napoli da uno sviluppo dell’edilizia che,se non è
paragonabile alla speculazione selvaggia del dopoguerra, fu notevole e
incisivo, anche perché accompagnò fenomeni di mobilità sociale. Lo sviluppo
edilizio non fu dovuto solo all’imprenditoria privata, ma anche alle
cooperative e allo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari). Le case
dell’Istituto furono date in genere a proletari specializzati, impiegati, militari
soprattutto sottufficiali. Quando si ebbe il risanamento del Rione Carità, la
massima opera urbanistica compiuta dal Fascismo a Napoli e nel dopoguerra completata
da Lauro, le famiglie sgombrate o furono alloggiate in case dell’istituto o
ricevettero un sussidio.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Le due opere maggiori sul piano
della ristrutturazione urbanistica furono dunque il Rione Carità e la Mostra
d’Oltremare cui si collegava la costruzione di un quartiere del tutto nuovo
quale Fuorigrotta, ben presto popolato da piccola borghesia. Furono curate le
infrastrutture, come dimostrano la galleria Laziale, uella della Vittoria, la funicolare
centrale e quella di Mergellina. Si vollero migliorare i collegamenti tra il
Vomero e il Centro oltre che tra la parte orientale e quella occidentale della
città. Grazie anche allo sviluppo edilizio cominciò lo spostamento della borghesia
benestante verso i quartieri Chiaia, Vomero e Posillipo, ove un tempo
esistevano solo ville per vacanze. Oltre la bonifica del rione Carità si ebbe
su scala minore quella del rione Betlemme alle spalle di via dei Mille. Si
tentò anche, ma con scarso successo, la chiusura dei “bassi” attraverso tre
diverse ordinanze del 1924, del 1928 e del 1934. I “bassi” erano, come sono
ancora, rifugio di sottoproletari,,di malavitosi e qualche volta anche di
artigiani. Le famiglie sgombrate furono alloggiate in case popolari o ricevettero
un sussidio. Ma non mancarono provvedimenti più drastici: nel 1928 furono
espulsi dalla città 1.400 pregiudicati e 5.000 persone che non avevano un
mestiere dichiarato<a href="http://www.isses.it/Convegno230208/fergola.htm#_ftn2" name="_ftnref2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[2]</span></span></span></span></a>.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Indubbiamente si puntava molto
alla “facciata” tanto da proibire addirittura di stendere i panni sui balconi. Ma
l’immagine reggeva molto più che con il “rinascimento” di Bassolino: nel 1928
la rivista municipale riportava un articolo della “Gazette de Lausanne” che
definiva Napoli irriconoscibi1e per la buona pavimentazione, la pulizia delle
strade, le facciate dei palazzi ripulite. Napoli dei “fondachi” e dei vicoli
descritta nelle “Lettere meridionali” di Pasquale Villari sembrava solo un
ricordo. Certo si sarebbe potuto fare di più e lo si sarebbe fatto se non fosse
sopravvenuta nel 1935 la stagione delle guerre: prima quella d’Etiopia, poi
quella di Spagna e infine il catastrofico secondo conflitto mondiale.</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gabriele Fergola</i></b></div>
<div style="mso-element: footnote-list;">
<br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText" style="text-align: justify;">
<a href="http://www.isses.it/Convegno230208/fergola.htm#_ftnref1" name="_ftn1" style="mso-footnote-id: ftn1;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[1]</span></span></span></span></a> V.
per tutto questo Michele Fatica in “Mezzogiorno e fascismo” – Edizioni
Scientifiche Italiane – Napoli 1978 – vol.I, pag.9<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e seg., soprattutto pag . 121-124.</div>
</div>
<div id="ftn2" style="mso-element: footnote;">
<div class="MsoFootnoteText">
<a href="http://www.isses.it/Convegno230208/fergola.htm#_ftnref2" name="_ftn2" style="mso-footnote-id: ftn2;" title=""><span class="MsoFootnoteReference"><span style="mso-special-character: footnote;"><span class="MsoFootnoteReference"><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 10.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">[2]</span></span></span></span></a> Per l’edilizia a Napoli in
quel periodo cfr. Laura Guidi “Le condizioni abitative e lo sviluppo edilizio a
Napoli tra le due guerre” in Mezzogiorno e Fascismo,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>op. cit. – vol . II – pag. 553 - 575.</div>
</div>
</div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-61505031795411533572019-12-15T04:58:00.000+01:002019-12-15T05:00:20.128+01:00I condottieri della disfatta. Intervista a Piero Baroni. (video)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ8NYjasl6HMCPdpZEzjWrxpHquC7CmgOjBUQEWMljOnKly4ZOppXkkqUFkUY2BCMWf0hHnvLwwY_dnw-Y0sePa4PQGl6ZDJ9hPiWuzH9jm6AtN_yc0nDXAMJBitaJ0MI-CdvSGTm2ilw/s1600/index.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="194" data-original-width="259" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJ8NYjasl6HMCPdpZEzjWrxpHquC7CmgOjBUQEWMljOnKly4ZOppXkkqUFkUY2BCMWf0hHnvLwwY_dnw-Y0sePa4PQGl6ZDJ9hPiWuzH9jm6AtN_yc0nDXAMJBitaJ0MI-CdvSGTm2ilw/s400/index.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<h1 class="title style-scope ytd-video-primary-info-renderer">
I condottieri della disfatta. Intervista a Piero Baroni.</h1>
<h1 class="title style-scope ytd-video-primary-info-renderer">
<span style="font-size: small;"> <a href="https://www.youtube.com/watch?v=CaNhmrxNRCU&t=189s" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?v=CaNhmrxNRCU&t=189s</a></span></h1>
<h1 class="title style-scope ytd-video-primary-info-renderer">
</h1>
<h2 class="c-libri droid">
Libri di Piero Baroni</h2>
<h1 class="title style-scope ytd-video-primary-info-renderer">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://www.unilibro.it/libri/f/autore/baroni_piero" target="_blank">https://www.unilibro.it/libri/f/autore/baroni_piero</a></span></span></h1>
<h1 class="title style-scope ytd-video-primary-info-renderer">
<span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;"> </span></span></h1>
<h1 class="title style-scope ytd-video-primary-info-renderer">
</h1>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-48383531333279311672019-12-13T02:01:00.003+01:002019-12-13T02:02:24.129+01:00Socialismo e sindacalismo rivoluzionario di Mussolini<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgswFXFW86XUc2h4UididKyMoFVtwucumyWHAwJ_uZkDxgXB5uPMNypVFtOtMo-9fUVd3lhbRL-Eqj9UypCDSpfujQZLSdhVb_5LZX1BIoAGX5ZcAQP3LvJXlGLfS0DMvgBxxNHtOrnM40/s1600/Forli1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="278" data-original-width="340" height="326" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgswFXFW86XUc2h4UididKyMoFVtwucumyWHAwJ_uZkDxgXB5uPMNypVFtOtMo-9fUVd3lhbRL-Eqj9UypCDSpfujQZLSdhVb_5LZX1BIoAGX5ZcAQP3LvJXlGLfS0DMvgBxxNHtOrnM40/s400/Forli1.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<br />
<span style="font-family: "arial"; font-size: medium;"></span><span style="font-family: "arial"; font-size: medium;"></span><br />
<div align="right" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: medium;"><i>Giuseppe Niccolai</i></span></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: medium;">
</span><br />
<div align="right" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: medium;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "arial"; font-size: medium;">
</span>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<b>Benito Mussolini viene espulso dalla Sezione socialista di
Milano, presenti Lazzari, Serrati, Bacci e Ratti.</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br />
Corre il 24 novembre 1914.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<b><br />Mussolini, fra clamori e invettive, replica: "Voi siete più
implacabili dei giudici borghesi. Voi credete di perdermi. Vi ingannate. Voi
oggi mi odiate perché mi amate ancora. I dodici anni della mia vita socialista
dovrebbero essere una garanzia sufficiente. Il socialismo è qualcosa che si
radica nel sangue. Quello che mi divide da voi non è una piccola questione, è
una grande questione che divide il socialismo tutto".</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
«Traditore!», «Fuori!», «Giuda!», «Rabagas!», gli
gridano.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
«Vedevo intorno a lui -scrive Paolo Valera ("La
Folla", 29.11.1914)- mani agitate, furiose, come udivo invettive che gli si
attorcigliavano al collo come se lo avessero voluto strangolare».</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
È così? Traditore?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br />
Il Congresso socialista di Reggio Emilia del 7 luglio 1912 si
era appena concluso, con il trionfo di Benito Mussolini contro «riformisti» e
«massoni», che quest'ultimo, su "La Folla" dell'11 agosto 1912,
scriveva:</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<b>"lo sono un primitivo anche nel socialismo. Io cammino
nell'attuale società di mercanti come un esule. Non sono un uomo di affari. Non
ho il gusto del commercio. Ora che il socialismo sta diventando un affare, per i
singoli e per la collettività, non lo capisco più. Io vivo in un altro mondo.
Sono cittadino di un'altra epoca".</b></div>
<i>
</i><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<i><br />Non lo capisco più, io vivo in un altro mondo</i>. Sono
parole di Benito Mussolini. Nel pieno del suo trionfo «socialista», quando il
sogno, tanto accarezzato, di diventare direttore di un grande quotidiano
nazionale, "l'Avanti!" (1.12.1912), si avvera. Ha ottenuto tutto,
eppure afferma: <b>"Mi sento un esule, questo socialismo che sa di affari, questo
socialismo mercantile, non lo capisco più. Mi sento cittadino di un'altra
epoca». Trionfava da socialista, in mezzo ai socialisti, ma la sua solitudine
si faceva più amara.</b></div>
<b>
</b><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<b>Ma la «sua» solitudine da che cosa derivava?</b></div>
<b>
</b><div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<b>Mussolini intuiva che quelli erano tempi di rottura, di
scelte precise, di decisioni drammatiche. E si poneva l'interrogativo,
angosciosamente: «Ma questo "socialismo" riformista delle mediazioni,
dei compromessi, e degli affari, messo su dagli avventurieri della media
borghesia e dai "balordi di Montecitorio", sarebbe stato, davanti alla
"prova" tremenda che si avvicinava, all'altezza dei tempi?".</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br />
Prevedeva. Anticipava. Sentiva l'uragano avvicinarsi. No,
questo socialismo riformista, collaborazionista, affarista, arrampicatore, non
ce l'avrebbe fatta. Era del tutto simile a preti, borghesi,
monarchici-giolittiani. Il Popolo sarebbe rimasto ancora senza Patria.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br />
La solitudine di Benito Mussolini del 1912 è tutta qui.
<br />
<b>Questo socialismo non lo capisco più... Vivo in un altro mondo...</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br />
Ed è guerra. Agosto 1914. L’uragano si scatena. Non più
scontro fra eserciti di mestiere come erano state le guerre del XIX secolo, ma
spaventosa, logorante prova di popoli.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
L'internazionalismo proletario, predicato in mezzo secolo di
pace dal socialismo, frantumato.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Le frontiere nazionali, che avrebbero potuto essere abolite
al canto dell'Internazionale, si levavano nuovamente minacciose e i
«proletari» tedeschi e francesi si fronteggiavano. Gli uni al canto del "DeutschIand
úber alles", gli altri della "Marsigliese".</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">Dinanzi al conflitto che impegnava ormai tutti i popoli, che
insanguinava i continenti, falcidiava il proletariato di tutti i Paesi, il
socialismo italiano che fa?</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Si rifugia nell'agnosticismo che Filippo Turati condenserà
nella frase «né aderire, né sabotare». È la formula che veniva ad
estraniare il socialismo dalle vicende nazionali e internazionali. In linea
culturale è la dimostrazione visiva di quanto avesse ragione Mussolini a
denunciare, nel socialismo, la crisi fra pensiero e azione. Fra dogmatismo e
vita. Fra socialismo degli avvocati e socialismo religioso. Fra riformismo e
mito, fra dogma e atto di fede. Fra diserzione (morotea) e partecipazione. Ciò
che conta è l'azione, non la fuga. La neutralità è dei castrati.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">È il 18 ottobre 1914 (in Francia infuria la battaglia della
Marna). Su "l’Avanti!", a firma del direttore (Mussolini), compare
un articolo dal titolo: «Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e
operante». Sarà l'ultimo. L'espulsione seguirà fra pochi giorni.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
«Abbiamo avuto -scrive Mussolini- il singolarissimo
privilegio di vivere nell'ora più tragica della storia del mondo. Vogliamo
essere, come uomini e come socialisti, gli spettatori inerti di questo dramma
grandioso? O non vogliamo essere, in qualche modo, in qualche senso, i
protagonisti?»</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
«Socialisti d'Italia, badate: talvolta è accaduto che la
lettera uccidesse lo spirito. Non salviamo la lettera del partito se ciò
significa uccidere lo spirito del socialismo». (vedi lettera di Gaetano
Salvemini, 18.10.1914).</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Resta solo. La Direzione socialista, riunita in Bologna,
all'unanimità respinge l'o.d.g. di Mussolini. Prevale la tesi della neutralità
assoluta. È la scelta che determinerà, nei destini dell'Italia e degli
Italiani, conseguenze politiche, sociali e storiche che ancora continuano.</div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">Mussolini, dunque, traditore?</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Mussolini è coerente con sé stesso. La guerra c'è, diceva.
Nessuno contesta che sia la guerra della borghesia. Ma perché, invece di fare
da spettatori, non trasformare questa guerra in guerra proletaria, in guerra
rivoluzionaria tesa a sostituire, nella direzione del Paese, la borghesia con il
proletariato? Non accettate questa scelta? Ed allora in piazza ad imporre, con
lo sciopero generale, al Parlamento, la neutralità assoluta! Quello che non si
può, che non si deve fare, è rimanere inerti, alla finestra. Questo sì che è
tradimento!</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ma come era possibile portare su queste «posizioni» il
partito socialista? Come era possibile portarlo al fronte, o sulle piazze, dopo
che più di dieci anni di riformismo lo avevano reso refrattario ad ogni
slancio? Come portarlo in piazza a rompere quella legalità che avrebbe
significato la rinunzia alle conquiste borghesi, conquistate con anni di
collaborazione con la borghesia?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ed allora fuori!</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
15 novembre 1914. Il primo numero del "Popolo
d'Italia" è nelle edicole. Il fondo ha un titolo: «Audacia!».</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
«Riprendendo la marcia, dopo la sosta che fu breve; è a voi
giovani d'Italia, giovani che appartenete alla generazione cui il destino ha
commesso di fare la storia, è a voi che io lancio il mio grido augurale. Il
grido è una parola fascinatrice: guerra!».</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">Guerra patriottica, dunque, così come gridavano i
nazionalisti?</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Siccome in Italia tutto va male, tutti hanno torto, nessuno
si salva: cosa resta? Paradossalmente l'Italia, ma separata e distinta dagli
Italiani che fanno tutti schifo. E sia, dunque, guerra. Per l'Italia!</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Questo non è l'interventismo-patriottico di Benito
Mussolini.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Per Mussolini fare la guerra allo straniero significa fare la
guerra anche al «nemico» interno. Vincere anche in Patria. Ce n'era bisogno.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Perché?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Perché il proletariato italiano era del tutto privo di
fiducia in sé stesso, nelle proprie forze. Non era popolo, era gente. A
renderlo «debole» era stata la stessa vicenda risorgimentale alla quale era
rimasto estraneo, essendo stata quella vicenda opera di minoranze e di
circostanze favorevoli, occasionali.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ciò aveva impedito quella «grande prova di popolo» che,
vaticinata da Mazzini, avrebbe sola consentito di gettare le premesse di una
autentica rivoluzione italiana, rivoluzione di caratteri e di volontà che
avrebbe rifatto gli Italiani.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Mussolini vede, nella guerra, la agognata «prova di popolo»
di mazziniana memoria. Una prova che avrebbe «líberato» il popolo italiano
dai suoi tradizionali nemici di sempre e che lo avevano, per secoli, tenuto
soggetto: la Casa d'Austria e la Curia romana, alleata degli Asburgo. E poi i
riformisti, i giolittiani, i doppiogiochisti, i vili, i conformisti.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Il concetto del primo Bonaparte: «La rivoluzione è un'idea
che ha trovato delle baionette» e quello successivo di Blanqui: «Chi ha del
ferro ha del pane», fu alla base della nuova azione del
socialista-interventista Benito Mussolini, così come del resto di quella
dell'altro grande rivoluzionario, Vladimiro Ulianov, detto Lenin.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Non c'è Patria senza popolo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
E attraverso la guerra, il sacrificio, la sofferenza, il
sangue, il Popolo conquista il diritto ad essere tale, ad essere classe
dirigente, a vincere anche internamente.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
È questo l'interventismo patriottico di Mussolini. Lo dirà
a Dalmine, cinque anni dopo (20.3.1919). Agli operai che anziché scioperare
alla vecchia maniera, restano al lavoro issando sulle ciminiere il Tricolore
d'Italia: «Mentre infuria l'immonda speculazione degli sciacalli che spogliano
i Morti, voi oscuri lavoratori di Dalmine avete aperto l'orizzonte. È il lavoro
che parla in voi, non il dogma idiota o la chiesa intollerante, anche se rossa.
È il lavoro che nelle trincee ha consacrato il suo diritto a non essere più
fatica, miseria, disperazione, perché deve diventare gioia, orgoglio,
creazione, conquista di uomini liberi nella Patria libera e grande, entro e non
oltre i confini».</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">Ma Mussolini, quel Mussolini era davvero fuori dai tempi, era
l'opportunista, l'avventuriero che, pur di arrivare, invocava la guerra, il
sangue?</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
La vocazione alla guerra era solo sua?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Era uno sradicato culturalmente?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Scrive Giorgio Bocca ("Mussolini, socialfascista",
Garzanti, pag. 2): «Gramsci, Togliatti, Montagnana e gli altri giovani torinesi
che fonderanno "I'Ordine nuovo" il gruppo dirigente del PCI, attendono
con ansia che esca il "Popolo d'Italia", pronti a seguire l'espulso di
quel 24 novembre 1914; e Gramsci invierà un articolo sui contadini meridionali,
e Mussolini lo inviterà a mandare altro».</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Scrive Renzo De Felice nel suo "Mussolini il
rivoluzionario" (pagg. 142-143): «... non è certo un caso che quasi tutti
i quadri migliori della generazione socialista del primo dopoguerra, che più
contribuì al rinnovamento ideologico e politico del socialismo e cooperò, in
misura determinante, prima alla elaborazione teorica dei due gruppi più
significativi sul piano culturale, quello torinese de "l'Ordine nuovo"
e quello napoletano del "Soviet", e poi alla costituzione del Partito
comunista, siano stati nel 1912-14 «mussoliniani» (e i più anziani, come
Bordiga e Tasca, collaboratori de "l'Avanti!" e addirittura de
"l'Utopia"). «Mussolini -ha scritto Tasca nel citato articolo- è,
dalla fine del 1912, direttore de "l'Avanti!" e se i
"vecchi" ne diffidano, i giovani sono quasi tutti con lui, su cui
contano per un rinnovamento del partito». Mentre il riformismo mostrava -è
sempre De Felice che scrive- ormai la corda ed era coinvolto nella crisi del
giolittismo e mentre le aspirazioni rivoluzionarie erano sempre più vive nel
Partito socialista, questi giovani andavano maturandosi culturalmente
soprattutto nella pagine de "La Voce" di Prezzolini e su
"l'Unità" di Salvemini; a questa maturazione contribuì però
indubbiamente anche "l'Avanti!" di Mussolini, sulle colonne del quale
la nuova sembrava prendere forma politica ed elaborare qualcosa di nuovo, di
più adatto ai tempi, alle necessità, alle aspirazioni del movimento operaio».</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">Non vi è alcun dubbio: l'interventismo mussoliniano si
sostanzia di una vocazione nazionalpopolare: vocazione rappresentata allora dal
cosiddetto «partito degli intellettuali» che voleva la guerra.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
E questa vocazione nazionalpopolare di che cosa si nutre, di
che cosa si sostanzia?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Si vuole il nuovo. Si vuole rompere con la vecchia Italia
corrotta, inconcludente, chiacchierona, rappresentata da un Parlamento, la
meretrice docile e pronta, la grande casa da tè.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Perché tutto questo?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Perché Francesco De Sanctis, Giosuè Carducci, Alfredo
Oriani, Gabriele d'Annunzio, Luigi Pirandello con il romanzo "I vecchi e i
giovani", lo stesso Giuseppe Mazzini («questa non è che il fantasma
d'Italia», Antonio Beltramelli con "il Cavalier Mostardo", le riviste
fiorentine del primo '900 ("Lacerba", "La Voce"), lo stesso
Benedetto Croce, in vari modi e accenti, affermano: «Questa Italia non ci
piace. C’è insofferenza, rabbia, autentico disprezzo per la mediocrità della
classe dirigente». E si intuisce, specie dal «partito degli intellettuali»
favorevoli alla guerra (la quasi totalità) che l'intervento può essere
l'occasione storica per ringiovanire e sostituire la classe politica, ammalata
di giolittismo; guerra di ragione e di fede.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
E se Mussolini prima, attraverso "l'Avanti!",
parlava al proletariato, ecco che ora, determinando l'intervento, parla,
attraverso gli intellettuali, alla Nazione tutta. In nome della guerra prima, in
nome della Nazione poi, Mussolini punta a costituire l'unità della società
italiana, incontrandosi, lui figlio del popolo, con le avanguardie più ardite e
più impazienti della borghesia intellettuale e con quelle che dovevano nascere
dal combattentismo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Nella trincea si realizza la sintesi dell'antitesi: Classe e
Nazione.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Si ha, nel fango delle trincee intriso di sangue, la
saldatura fra intellettuali (favorevoli alla guerra) e popolo. Nasce quel legame
interclassista da cui dovevano uscire le nuove gerarchie «catalinarie» dei
giovani ufficiali, protagonisti del dopoguerra. È nelle trincee che i giovani
assaporeranno il gusto del comando e la tentazione di non restituirlo più alla
corrotta classe politica.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ed è il fascismo. Ed è la dimostrazione che le origini del
fascismo sono un fatto di cultura predisposto, preparato da una confluenza di
fermenti intellettuali, i più vivi del tempo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Mussolini, interventista, ne è l'interprete primo ed
autentico.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">È uscito, in questi giorni, un libro di Italo Pietra, dal
titolo: "Moro, fu vera gloria?".</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
All'inizio, proprio nelle prime righe, Pietra introduce un
confronto a distanza fra Moro e Mussolini, una specie di filo conduttore che poi
si ripete più volte nel libro.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Pietra, se è stato pronto a cogliere la verità di questo
confronto Mussolini-Moro come lo spartiacque di due epoche, non sa capirne la
profondità storica, direi religiosa di questo raffronto.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
«Due tragedie -afferma Pietra in un`intervista-, due
personaggi molto lontani. Giustiziato Mussolini dai partigiani a Piazzale
Loreto, barbaramente rapito e trucidato Aldo Moro dalle BR».</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Giustizia per Mussolini, assassinio per Aldo Moro.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
È così?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
È questo il significato del confronto?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
C'è qualcosa di più, di più profondo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Quale «messaggio» gli Italiani che assassinarono Benito
Mussolini, vollero inviare all'Italia tutta? Quale fase storica chiudevano con
quell'assassinio, e quale fase storica aprivano?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Quei «partigiani» aprivano, per l'Italia, la vacanza, la
fuoruscita dell'Italia dalla Storia; chiudevano, con gli anni mussoliniani
appesi ai ganci di Piazzale Loreto, il protagonismo dell'Italia nel mondo, la
sua vitalità di nazione giovane e carica di destino, il suo dinamismo nelle
scelte, la sua volontà di camminare, di pesare nel mondo. Era la resa.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Macché storia, macché popolo, macché destini.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Tu hai tentato di portarci nella Storia, da protagonisti; no,
vogliamo vivere nella cronaca. Non ci importa di nulla. Vogliamo solo pane e
petrolio perché possiamo continuare a vivere, dimenticando di essere vivi.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ti assassiniamo, Benito Mussolini, perché, per venti anni,
hai tentato di darci memoria storica e dimensione di popolo. Hai sbagliato. Noi
vogliamo essere gente, un popolo spento.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
È per questo che ti appendiamo a Piazzale Loreto, con la
testa all'ingiù.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Questo è il messaggio che sale dal dramma mussoliniano.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">E per lunghi anni è germogliata l'Italia che si è presa la
vacanza dalla storia, l'Italia (ecco il confronto) interpretata dalla politica
mediatrice di Aldo Moro; l'Italia che abbiamo davanti, che tutti viviamo:
l'Italia spenta come Nazione, il paese delle mafie, come scriveva il 5 settembre
1982 il "Corriere della Sera", a ceneri ancora calde di Carlo Alberto
Dalla Chiesa; l'Italia dalle gloriuzze di Palazzo Montecitorio; l'Italia «...
un territorio abitato da 56 milioni di uomini uniti dal caso, senza storia,
senza radici e, quindi, senza immaginazioni e senza speranze per il futuro,
rassegnati ad essere sballottati dai facitori, dai costruttori di storia: dagli
americani, dai russi, dai tedeschi, dai persiani, dai libici, dai sauditi.
Tornati ad essere la Terra dei Morti di risorgimentale memoria».</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Questo è durato per tanti lunghi anni.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">9 maggio 1978: Via Caetani, in Roma. Il corpo di Moro, la sua
tragedia.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Finisce l'Italia della mediazione, finisce l'Italia che aveva
perduto la memoria storica, finisce la vacanza degli Italiani dalla storia.
Riappare, sia pure timidamente, il protagonismo italiano: si riprova la gioia di
vivere in senso comunitario, storicamente; tornano a pulsare i destini d'Italia.
Tricolore e Popolo fanno la loro riapparizione. Siamo stanchi di essere
comparse, oggetto di politica altrui.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ed ecco la rivísitazione storica del ventennio mussoliniano;
ecco che gli Italiani vogliono saperne di più degli anni del diavolo; ecco che
dalla fase delle contrapposizioni che hanno marcato a ferro e a fuoco intere
generazioni di Italiani, si passa alla ricucitura, alla ricomposizione, alla
ritessitura -in senso unitario- della nostra storia nazionale. E si torna a
meditare la lezione di Benito Mussolini.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ritorna la storia, la vita.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
</span>
<br />
<div align="center" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">* * *</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
</span>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial";">Le rievocazioni, le rivisitazioni storiche hanno un
significato se si proiettano nel futuro in un insegnamento di vita.</span></div>
<span style="font-family: "arial";">
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
È per questo che io dico -e vorrò essere confutato- che
tutte le volte che il fascismo ha saputo tornare alle fonti battesimali del suo
fiorire, all'incontro fra Patria e Popolo, l'Italia è stata grande. Tutte le
volte che se n'è allontanato ha determinato la caduta verticale sua e
dell'Italia.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Stato, Nazione. Il pendolo fra i valori permanenti della
nazione e valori che passano (la statolatria); fra la vocazione nazionalpopolare
e lo stato-caserma; fra il dato comunitario della società e le strutture
burocratico- amministrative; fra lo stato che sa interpretare e realizzare la
più autentica tradizione nazionalpopolare e lo stato-oppressore, agnostico,
espressione di concezioni che snaturano la Nazione, ne tradiscono i suoi
destini. L'oscillazione fra questi valori, Stato-Nazione, batte il tempo della
vicenda storica -nelle luci e nelle ombre- del fascismo di Benito Mussolini.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Il Mussolini-interventista interpretò l'anima nazionale e
popolare dell'Italia. La sua azione fu coronata dal successo. Non poteva essere
diversamente.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Poi la caduta, la sconfitta, la guerra civile, il martirio di
Piazzale Loreto, di cui abbiamo detto.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Tutto finito? No. Vi è un momento tragico in ogni grandezza
politica. Ogni opera che porta il segno della novità (e quella di Mussolini
quel segno ce l'ha) passa attraverso la porta del dolore, del sacrificio, della
morte. E della momentanea sconfitta.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Ma vale la parola di Cristo: il seme per germogliare, per
dare frutti, deve essere sepolto.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Il seme sepolto di Piazzale Loreto darà i suoi frutti.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
Mussolini non è un ricordo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
È una speranza.</div>
</span>
<br />
<div align="right" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<span style="font-family: "arial"; font-size: medium;"><i>Giuseppe Niccolai</i></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-family: "arial";"><i>TRATTO DA:<br /><a href="http://beppeniccolai.altervista.org/" target="_blank">http://beppeniccolai.altervista.org/</a></i></span></span></div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div align="right" style="margin-bottom: 0; margin-top: 0;">
<br /></div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-71392998112070193122019-12-12T18:46:00.000+01:002019-12-12T18:47:30.321+01:00<br />
<br />
STRAGISMO & ORDINE NUOVO <br />
NE’ DEMONIZZAZIONI, NE’ INDULGENZA <br />
PER I RESPONSABILI, MA FACCIAMO CHIAREZZA.<br />
<br />
Di Maurizio Barozzi<br />
<br />
Affrontiamo una volta per tutte
il discorso su ORDINE NUOVO e lo stragismo, senza demonizzazioni e
indulgenze, perché troppa gente, magistrati e giornalisti soprattutto,
hanno inzuppato il pane in un immaginario criminoso in parte da loro
stessi creato.<br />
Sono state così non solo criminalizzate le persone, ma anche le idee che quel movimento portava avanti.<br />
Ora se noi divergiamo dalla politica e dalle posizioni interpretative
di una certa ideologia espresse da Ordine Nuovo, non per questo mettiamo
in discussione, per esempio, la netta contrarietà alla democrazia o la
difesa dei valori europei, di razza e di cultura che ci sono propri,
laddove trattasi di “idee” e di “ideali” che, scusate il gioco di
parole, solo la criminalità democratica, poteva criminalizzare. <br />
In
ogni caso si deve osservare, che Ordine Nuovo superficialmente, viene
definito, da magistrati, ricercatori e giornalisti, come un continuatore
dell’ala dura della RSI (in alternativa ai “moderati” del MSI), ma non è
affatto così. <br />
ON non è proprio in linea e nel solco del fascismo
rivoluzionario repubblicano e socialista RSI, ma semmai con i dettami
della “rivoluzione conservatrice” vaticinati da Julius Evola, che non a
caso non condivideva e non aderì alla politica sociale e repubblicana
della RSI, quindi ON tendeva ad assimilarsi ad alcuni aspetti elitari
del nazionalsocialismo, come le SS, e nella attualità alle destre
europee, alle fazioni militari modello OAS. <br />
Nel bene e nel male,
comunque ON ha portato in una certa area, totalmente priva di contenuti
culturali, un certo linguaggio in massima parte mutuato dal
“Tradizionalismo”. <br />
Personalmente quei pochi camerati di ON che ho
avuto modo di conoscere posso ritenerli tra il meglio che quell’area
potesse esprimere, essendo anche persone di alto valore umano ed etico
non assimilabili a quel putridume missista che si cannibalizzavano tra
loro per le briciole di un seggio elettorale.<br />
Purtroppo il pensiero
“evoliano”, pur apprezzabile se considerato come un “supporto” per la
“dottrina del fascismo”, conteneva alcune “tare” che, a mio avviso,
hanno instradato ON su posizioni politiche non accettabili. <br />
A
cominciare dal presupposto che il “Mondo libero” fosse il “male minore”,
per cui bisognava, al limite, difenderlo per evitare il “male peggiore”
del comunismo. <br />
A parte il fatto che questa considerazione non era
affatto vera, inevitabilmente si sarebbe finiti con il collaborare con
l’Occidente, che non è scindibile dall’americanismo e che viceversa era
il male peggiore per il genere umano (basti vedere come sono oggi
spettralmente ridotti tutti i paesi di quel cosiddetto “mondo libero”).<br />
Questo ha portato ON a solidarizzare con le destre reazionarie e con
una specie di “Internazionale nera”, tra l’altro sotto influssi delle
Intelligence USA, anche tramite la famigerata e criminale Aginter Press
di Guerin Sèrac), che allargavano idealmente il concetto di “Civiltà
Europea” in “Civiltà Occidentale” per difendere la razza bianca
dall’assalto dei popoli afro asiatici ed ovviamente del comunismo. <br />
Ed è proprio qui una delle nostre nette divergenze da ON, che indusse i
fascisti della FNCRSI, a suo tempo, a criticare ferocemente quell’uscita
di “Noi Europa”, il foglio di ON, che contava sui “centurioni
americani” i quali reduci, secondo questa demenziale speranza, dalla
disfatta vietnamita, avrebbero salvato l’America.<br />
Del resto noi fascisti della FNCRSI eravamo dalla parte dei Vietcong contro il peggior nemico del genere umano: gli yankee.<br />
A proposito delle scellerate e reazionarie posizioni internazionali di
ON, vale quanto ha osservato il prof. Aldo Giannuli: «in questo modo
l’operazione storiografica si mutava in una raffinata operazione
politica, il fascismo, espunto ogni tratto specifico, diventava così una
forma di generico autoritarismo in funzione d’ordine, e dunque
perfettamente solubile in ampie coalizioni anticomuniste». (Vedesi:
Aldo Giannuli, Elia Rosati: “La storia di Ordine Nuovo”, Ed. Mimesis,
2017).<br />
Non fu casualmente che ON divenne, da subito,
collaboratore dello Stato Maggiore e non fu causalmente che furono
proprio personaggi di ON a organizzare il famigerato Convegno Pollio
del maggio 1965 (la “chiamata a raccolta” di tutti i conservatori
italiani, invitati a far “qualcosa” per fermare l’ascesa dei comunisti
al potere) o da parte di Giannettini e Rauti, a editare il libello “Le
mani rosse sulle forze armate” funzionale alla carriera del capo di
Stato Maggiore generale Giuseppe Aloja.<br />
Forze Armate, lisciate da
ON, quando erano, non solo subordinate agli Alti comandi Nato, ma le
dirette eredi di quelle badogliane per una Italia democratica e
antifascisti, e per di più quasi tutti i generali in orbita di Stato
Maggiore avevano fatto, anche se magari si fa per dire, la Resistenza.<br />
Ma peggio ancora noi oggi sappiamo che la “collaborazione” di Ordine
Nuovo arrivò a partecipare, a latere, alle stay behind, Gladio, la
struttura statunitense che con la scusa di fronteggiare una eventuale
(in realtà, stante Jalta, assurda e impossibile) invasione sovietica, in
realtà erano atte a controllare tutte le ns. FF.AA. e la nostra
politica. <br />
La collaborazione consisteva, tra l’altro, nel reclutare
elementi nazionalisti, di destra, anticomunisti viscerali, militarmente
adatti, per le Gladio, che erano un perverso gingillo per gli
americani.<br />
Già negli anni ’60 i reduci fascisti della FNCRSI,
capivamo benissimo che ON era colluso con lo Stato Maggiore, quindi con i
Servizi e lo scrissero in vari modi.<br />
Non fu a caso che la FNCRSI
nei suoi “Fogli di orientamento”, pur considerando che in politica i
“duri” e “puri” non esistono, espresse queste considerazioni: <br />
<<coloro anzi="" br="" buona="" commessi="" concilianti="" di="" duttili="" e="" ecc.="" errori="" essere="" fede.="" fede="" filosofica="" generosi="" giudicare="" hanno="" i="" in="" inosservanze="" linea="" nessuno="" non="" o="" politica="" principio="" quali="" quando="" religiosa="" respingono="" sanno="" si="" tratti="" una="" vera=""> Quando,
però, come è avvenuto nel Convegno tenutosi a Roma nel maggio del 1965
presso l'Istituto A. Pollio, l'intera intellighènzia neofascista passò
alle dipendenze dello Stato Maggiore, al fine di ingannare i propri
compagni di lotta e di concorrere ad assoggettare ulteriormente la
Patria al nemico, allora è sacrosanto dovere l'essere
inflessibili>>.<br /> Il gesto di Vincenzo Vinciguerra poi, che in
quei primi anni ’70 aveva capito e toccato con mano questa collusione di
ON con gli Apparati dello Stato, decidendo quindi di compiere un
attentato contro i “camerati in divisa”, i carabinieri, fu un gesto
veramente rivoluzionario, finalizzato a stroncare questi squallidi
connubi.<br /> Fu principalmente Pino Rauti, uscito dal MSI nel 1956, di
cui del resto è oggi nota e acquisita la sua collaborazione con il Sid, a
collocare ON dietro lo Stato Maggiore, che a sua volta era subordinato
agli Alti comandi Nato e quindi nel campo statunitense, laddove
c’erano evidenti precedenti: una testimonianza infatti ci racconta:<br />
"Nel 1952 cioè nell’ultimo periodo del Tlt [Territorio Libero di
Trieste nato nel 1947 e cessato nel 1954, N.d.A], un colonnello inglese
che si era qualificato come responsabile dell’Intelligence di tutto il
fronte della guerra fredda nell’Est in Europa, convocò: Pino Rauti,
Guida, Ierra o Jerra [probabilmente Enzo Erra direttore della rivista
“Imperium”, N.d.A.], lo zio materno di Ranieri Mamalchi, noto esponente
della destra italiana, e un quinto che al momento non ricordo, tutti ex
della RSI (…).<br /> Ne vennero chiamati cinque perché erano persone di indubbia intelligenza ed erano esponenti della destra italiana. <br />
Con Guida intendo riferirmi a colui che fu anche Prefetto a Milano. Ho
ragione di ritenere che sia gli incarichi che i luoghi di destinazione
dei quattro siano stati studiati a tavolino. Ho detto quattro perché lo
zio di Ranieri Mamalchi si alzò disgustato dalla riunione ricordando
proprio al Rauti che erano seduti davanti ai loro ex nemici". <br />(
Vedesi: Stefania Limiti: “Doppio Livello”, Ed. Chiarelettere 2013).<br /> <br />E tutto questo nonostante che, apparentemente, la posizione di ON fosse descritta equidistante sia dagli Usa che dall’Urss.<br />
Questo mascheramento ha fatto si che la maggioranza degli ordinovisti
non percepirono bene la reale posizione strategica del movimento e
rimasero estranei alle pratiche terroristiche che una minoranza di
ordinovisti o addirittura anche non esplicitamente iscritti a ON,
soprattutto nel Triveneto, sotto controllo delle basi Nato Fatse di
Verona e Setaf di Vicenza prese a compiere nell’ottica di quella “guerra
non ortodossa” praticata dai nostri colonizzatori al fine di
destabilizzare il paese per tenerlo stabilizzato nell’Alleanza
Atlantica.<br /> <br />Oramai non possono esserci più dubbi: le bombe del 1969
(aprile e agosto sui treni) e poi la strage di Piazza Fontana, furono
opera di personaggi di / o attigui a Ordine Nuovo del Triveneto, coperti
dai nostri Servizi e sotto controllo di quelli statunitensi e
atlantici. <br /> La enunciazione della Cassazione, nell’ultimo processo
per Pz. Fontana, del 3 maggio 2005, per cui la strage di Piazza
Fontana fu realizzata da "un gruppo eversivo costituito a Padova
nell'alveo di Ordine Nuovo" e "capitanato da Franco Freda e Giovanni
Ventura", non più processabili in quanto già «irrevocabilmente assolti
con la formula della insufficienza di prove dalla Corte d'assise
d'appello di Bari» (nel 1987), ha avuto oramai evidenti riscontri, anche
se abbisogna di una puntualizzazione su quel termine “Ordine Nuovo”
ivi richiamato. <br /> <br />Ma questo non deve criminalizzare tutto un
movimento, ma un gruppo minoritario di esaltati personaggi che si
ritennero investiti dal compito “divino” di ripristinare l’ordine
gerarchico sulla terra e fermare il comunismo, per il qual fine le
vittime civili, italiani innocenti, non contavano. Era il risultato di
certe “teorie” superomistiche, di razzismo suprematista con venature
darwiniste da selezione dei migliori. <br /> <br />Oltretutto non è neppure
certa l’appartenenza a ON di personaggi come Franco Freda e Delfo Zorzi,
assolti definitivamente con formule di insufficienza di prove, quindi
non più processabili, ma oggi, per tutto quello che si è scoperto dopo,
considerati dai magistrati, dai ricercatori storici e dagli studiosi di
quei fatti, degli stragisti. <br /> <br />Tempo addietro un caro amico e
camerata che aveva lavorato al Centro studi ON, libreria di Roma,
insisteva nel dirmi che Freda non risultava iscritto a O.N. Non avendo
riscontri in tal senso non lo avevo riportato. Oggi, invece me lo
conferma anche Rainaldo Graziani, figlio di Clemente uno dei capi di ON,
e ci aggiunge anche la non partecipazione a ON di Delfo Zorzi come
risulterebbe dalle stesse note giudiziarie.<br /> Rimandiamo ad una
interessante intervista video ad Affari Italiani a Rainaldo Graziani che
giustamente difende la memoria di un movimento per il quale tanti
militanti si sono generosamente battuti e hanno pagato un caro presso<br /> (Vedesi: <a data-ft="{"tn":"-U"}" data-lynx-mode="asynclazy" href="https://l.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.affaritaliani.it%2Fcronache%2Fstrage-di-piazza-fontana-graziani-g-salvini-doveva-chiedere-ad-andreotti-641718.html%3Frefresh_ce%26fbclid%3DIwAR1apt-rfORZG7ZdnVZMVD2sbYoBfEYxHnDHyj_YqPlFHMxDH7qSmO0ss30&h=AT1nr5aON5FdQb0MOM2yiyALg0liv6zaCBtN86JkDqCTEns5gpJ58W1wkEZJRmrNaLbbKTQKMvBIvTzjiNpTuhtlNBn80suz9TqWYGiPFVA6OkwMtJXqGUTK3Ti1acG956_-x8vsJ27Yx7roVoeE70Lkx5e-blg" rel="noopener nofollow" target="_blank">http://www.affaritaliani.it/…/strage-di-piazza-fontana-graz…</a>).<br />
<br />E questo cambia molte cose, evidenziando inoltre che, come accennato
sopra, magistrati e mass media hanno costruito un “immaginario
criminale” in buona parte inventato ed esagerato, usando allegramente il
nome di ON.<br /> </coloro><br />
Non tutto il triveneto bombarolo, infatti, può
definirsi di Ordine Nuovo. Di certo lo era Carlo Maria Maggi, reggente
di ON per quell’area e subordinato a Rauti. Ma tutti gli altri
personaggi inquisiti, che ci sono stati descritti dai magistrati, hanno
collocazioni molto dubbie.<br />
<br />
Si prenda un elemento chiave per tutte le
inchieste su Piazza Fontana, quel Carlo Digilio, esperto di armi,
sodale di Maggi in quel di Mestre e Venezia. Digilio, figlio di una spia
dell’OSS, viene definito di Ordine Nuovo e spia della Cia. Che fosse
informatore degli americani non ci sono dubbi, ma per quanto possa
definirsi di Ordine Nuove, è una attribuzione del tutto superficiale se
non inesatta.<br />
<br />
Per quanto riguarda invece Freda, elemento chiave di quelle vicende, ecco tutto quello che abbiamo trovato:<br />
• 4 agosto 1966 A Padova, una nota del Sid indica Franco “Giorgio”
Freda come responsabile locale del centro Ordine nuovo; Gastone Romani,
come responsabile di quello di Venezia.<br />
• 30 novembre 1969 Come
risulta dall’agenda di Franco Freda, si svolge in questa data alle ore
10.30, una riunione in via Mestrina, a Mestre, degli elementi di Ordine
nuovo del Veneto.<br />
• 8 marzo 1970 Si svolge a Venezia una riunione
dei quadri di Ordine nuovo delle Tre Venezie per valutare la situazione a
4 mesi dal rientro nel Msi. Tra i tanti partecipanti vi è anche Franco
Freda.<br />
Come si vede si tratta di “informative” che sono sempre
approssimate, di partecipazioni di Freda a riunioni di ordinovisti, di
frequentazioni, ecc., ma non ci sono precisi riferimenti di una sua
iscrizione ad Ordine Nuovo.<br />
<br />
E questo vale anche per altri inquisiti del Triveneto per quei fatti.<br />
In ogni caso noi non nascondiamo la testa sotto la sabbia, a noi preme
solo ristabilire la verità dei fatti, non siamo magistrati e quindi non
dobbiamo difendere le Istituzioni né la democrazia, che anzi ci sono
idealmente estranei, né dobbiamo considerare i militanti rivoluzionari
con gli occhi del “borghese buon padre di famiglia”, anche perché la
Storia non la fanno i “borghesi”, ma proprio i “rivoluzionari”, i
“sovversivi”, che poi se vincono passano da eroi, se perdono vengono
criminalizzati.<br />
Giusto che un Magistrato faccia il suo dovere e
difenda le istituzioni che ha trovato, ma questo non annulla o demonizza
ogni possibile rivoluzione.<br />
<br />
Parliamoci chiaro: un certo numero dii
neofascisti fino a tutti gli anni ’70, protetti dagli Apparati dello
Stato, praticarono una strategia delle tensione, anche con attentati
bombaroli, in genere dimostrativi, tranne l’ultimdi di Piazza Fontana,
tutti con bombe che dovevano apparire “sovversive”, “anarchiche”, dietro
input dei Servizi e in base alla demenziale strategia che terrorizzando
il paese si potevano indurre i militari (all’uopo spronati dai Nuclei
di Difesa dello Stato), a realizzare un Golpe come in Grecia (Golpe a
cui da tempo si dedicava il Fronte di Valerio Borghese), o in subordine a
costringere i politici di centro e conservatori a proclamare un “stato
di emergenza”, con sospensione delle garanzie costituzionali, in modo
che loro, questi cialtroni, potevano essere chiamati a fare da sciuscià
recitando un certo ruolo; la presidenza di Nixon in America, e di
Saragat e Rumor ai vertici del nostro Stato, induceva questi coglioni a
nutrire speranze in proposito. <br />
<br />
Ma gli americani, in realtà non
avevano alcuna convenienza ad un Golpe in Italia, che gli avrebbe creato
più problemi che altro, gli bastavano gli attentati dimostrativi,
neppure stragisti, per la destabilizzazione, quindi usarono, abusarono e
poi scaricarono questa squallida manovalanza neofascista.<br />
<br />
Ma
qualcuno alzò la posta e si ebbe la strage di Piazza Fontana, che fu
voluta, non casuale perché a parte che si sapeva dell’orario al pubblico
pomeridiano nel venerdì, che era in vigore per questa banca
dell’Agricoltura dal 1921, lo attesta l’esplosivo impiegato che
avrebbe, comunque, fatto una strage anche a banca chiusa, tra i
lavoratori rimasti come sempre al lavoro.<br />
<br />
Ma con i primi anni ’70
tutto è cambiato, in conseguenza dei grandi cambiamenti negli Usa. Gli
americani scaricarono tutti i regimi dittatoriali di destra in Europa
(Spagna, Grecia, Portogallo), utili nei momenti di crisi, ma poco idonei
per gli assetti delle politiche internazionali. <br />
In Italia i
neofascisti vennero scaricati, alcuni divennero “schegge impazzite”,
come ci dice il Generale Gianadelio Maletti del Sid, (vedesi: A.
Sceresini, N. Palma, M. E. Scandaliato: “Piazza Fontana. Noi sapevamo”,
Ed. Alberti, 2010). e tutta l’area neofascista venne presa in un
tritacarne spaventoso dalla magistratura e dai mass media. <br />
Tanti
militanti furono ingiustamente accusati, molti trascinati in galera con
accuse pretestuose venute da teoremi o da infami “pentiti” appositamente
manipolati. <br />
<br />
Quel che accadde per le bombe degli anni ’70, bombe
che ora era utile dipingere come “nere”, deve ancora avere una sua vera
collocazione e bisogna anche fare chiarezza quando si parla di Ordine
Nuovo.<br />
Per esempio, nella Ordinanza di Guido Salvini del 18 marzo
1995, è riportato che Clemente Graziani, uno dei capi del Movimento
Politico Ordine Nuovo, messo fuorilegge (mentre il Centro Studi di Rauti
e Maggi era rientrato nel MSI proprio alla vigilia di Piazza Fontana),
secondo Marco Affatigato, ex di ON, oggetto di condanne penali, divento
poi informatore dei Servizi, e che aveva condiviso una parte di
latitanza a Londra con Graziani, nell’ occasione dell’attentato fallito
di Nico Azzi (aprile 1973), al treno Roma - Torino, aveva detto che
«”iniziatore della strategia delle stragi era stato il gruppo Freda e
continuatore quello romano di Signorelli dopo l’arresto di molti del
gruppo veneto”». Aveva aggiunto Graziani; "“questi sono dei pazzi, non
sanno più quello che fanno”".<br />
<br />
In questo racconto, forse l’Affatigato
puo averci inserito nomi a suo sghiribizzo, ma sostanzialmente ci
sembra veritiero e in linea con quanto possiamo oggi sapere.<br />
Si dava
il caso, infatti, che ora le strategie interne e internazionali erano
mutate, ora occorreva “cambiare” la cultura del paese e i suoi standard
politici e sociali, in senso progressista, con l’unico freno di non
poter far entrare il Pci al governo finchè vigeva Jalta. <br />
<br />
Era
l’avvento delle ideologie neoradicali e per far tutto questo era utile
un immaginario di criminalità neofascista, ora le bombe false flag non
dovevano più essere “rosse”, ma “nere”. <br />
<br />
Le centrali del terrore, a
destra, come a sinistra, controllate dalle Intelligence Occidentali,
come la cellula ordinovista del Triveneto o la Hyperion di Parigi, erano
sempre all’opera e sempre le stesse, ma la musica era cambiata, il
motivetto da suonare adesso era quello della “eversione nera”, da
ridere, visto che i “neri” erano sempre stati sotto controllo degli
apparati di sicurezza dello Stato. <br />
<br />
Resta il tatto che la politica,
la militanza, non si possono giudicare con gli occhi di un magistrato
preposto a tutelare la Legge e le Istituzioni, né con quelle di un “buon
padre di famiglia” della borghesia, perché chi sceglie la via della
militanza, ha giustamente desideri rivoluzionari e le rivoluzioni non
si fanno con i cioccolatini. Anche essere antidemocratici, per
convinzioni ideali, ha una sua legittimità e non vuol dire essere
criminali.<br />
<br />
Non è quindi giusto criminalizzare tutti come, fanno con sporca prassi, i mass media che si spacciano per “antifascisti”.<br />
Non dimentichiamoci mai che tra i peggiori criminali, bombaroli da
strage ci sono . i governi, le amministrazioni di Stato di rispettabili
nazioni democratiche, soprattutto anglo americani, che hanno lastricato
il mondo di civili uccisi, dilaniati da bombardamenti aerei. <br />
Occorre in ogni caso condannare inesorabilmente e senza alcuna
attenuante lo STRAGISMO, l’uso del terrorismo bombarolo per conseguire
alcuni obiettivi: nessun fine scusa questo mezzo.<br />
Come si pronunciò
la Federazione Nazionale Combattenti della RSI, reduci del fascismo
repubblicano, a nessun fascista poteva venire in mente di deporre una
bomba che poteva uccidere altri italiani. Chi lo ha fatto è squalificato
moralmente e passibile di pena di morte.<br />
<br />
Non si possono additare
gli anarchici storicamente “bombaroli”, i comunisti quali “gappisti” che
sparavano alle spalle, gli yankee quali macellatori di civili con i
bombardamenti, e poi fare le stesse cose, quando il fascismo nella sua
storia ha usato violenza e sistemi drastici, ma ha sempre combattuto
lealmente, a viso aperto e con una divisa indosso.<br />
<br />
Il bello è che se
oggi andiamo poi a soppesare i soggetti che risultano implicati nello
stragismo, tutti definitisi “nazisti” e ritenutisi superuomini, o uomini
differenziati, vediamo che in fin dei conti sono dei borghesi, che
bene o male si sono poi sposati, con mogli figli e miserie umane a
carico. E molti alla fine li ritroviamo pentiti o dissociati a “cantare”
con gli inquirenti o ad uscire di anzi tempo di galera, anche scrivendo
la brava letterina di ravvedimento alla direzione del penitenziario. Di
fatto sono, sul piano esistenziale, quello che tra i comunisti sono i
“compagni al caviale” o meglio come quelle femministe arrabbiate degli
anni ’70, riviste dopo 40 anni quali grasse mogli tutta casa, letto e
chiesa. La propria ontologicaa natura non si può mai tradire e ci si
realizza sempre per quello che si è.<br />
<br />
NOI TUTTI DOBBIAMO VERAMENTE FARE CHIAREZZA, MA IL CAMMINO E’ ANCORA LUNGO E TORTUOSO. <br />
QUELLO CHE VOLEVO DIRE L’HO DETTO, SENZA REMORE, NÉ’ PARAOCCHI<br />
<br />
TRATTO DA:<br />
<a href="https://www.facebook.com/maurizio.maubar.1/posts/159050935322236" target="_blank">https://www.facebook.com/maurizio.maubar.1/posts/159050935322236</a>Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-42864480479401970962019-12-10T09:44:00.003+01:002019-12-10T10:38:56.896+01:00FEMMINICIDI PARTIGIANI: ORRORI ROSSI IN TEMPO DI PACE<br />
<b> </b><br />
<ul class="post_meta">
<li class="post_author">
<b>di Fabio Giuseppe Carlo Carisio </b><br />
<div class="p1">
<br />
“I giovani facciano propri i valori costituzionali. La
festa del 25 aprile ci stimola a riflettere come il nostro Paese seppe
risorgere dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Un vero
secondo risorgimento”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella al Quirinale ricevendo gli ex-combattenti. “Conoscere la
tragedia il cui ricordo è ancora vivo ci aiuta a comprendere le tante
sofferenze che si consumano alle porte dell’Europa che coinvolgono
popoli a noi vicini”. Tanto è bastato all’Ansa per scrivere il titolo
fazioso “No a riscritture della storia”. Siccome per passione (e studi)
faccio lo storiografo trovo molto opportuno ripubblicare un articolo di
alcuni mesi fa nella speranza che il Capo dello Stato impari tutta la
storia e non solo quella che gli piace.</div>
<br />
<h5>
<span style="color: red;">I FEMMINICIDI PARTIGIANI</span></h5>
Il femminicidio è una grave piaga della società contemporanea,
epifenomeno di un retaggio culturale che nei secoli legittimò gli abusi
maschilisti ma anche, o forse soprattutto, di una generale inaudita
recrudescenza di belluina violenza sociale che miete vittime tra
genitori anziani come tra bambini in culla. In Parlamento si sta
cercando di dare una risposta legislativa al fenomeno con la nuova legge
sul <a href="https://www.studiocataldi.it/articoli/32721-codice-rosso.asp">Codice Rosso</a>
in difesa delle donne che, però, come la precedente normativa sullo
stalking, rischia di rivelarsi solo un vacuo tentativo di smorzare gli
effetti, a volte davvero imprevedibili, più che una reale soluzione per
affrontare le vere cause. Se diamo uno sguardo alla nostra storia,
inoltre, scopriamo purtroppo che il femminicidio è antico quanto la
libertà d’Italia,<br />
<br />
<h5>
<b><span style="color: red;">VIOLENTATE ANCHE LE VERGINI COME AI TEMPI DI NERONE</span></b></h5>
Tutti oggi si scandalizzano per episodi che balzano sulle prime
pagine, a volte senza nemmeno conoscere il vortice di tensioni e
violenze psicofisiche reciproche che ha portato ad un aggressione o
peggio ad un omicidio, ma pochi s’indignano per le stragi di donne
civili compiute dopo il 25 aprile 1945 dai partigiani liberatori e
rimaste quasi tutte senza giustizia ed occultate nell’oblio storico: una
delle rarissime lapidi in memoria di una vittima, quella per la 13enne <b>Giuseppina Ghersi di Savona</b>, è stata vandalizzata di recente da un vindice odio mai sopito che nessuno persegue né punisce come meriterebbe.<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="cAGgznS5gj">
<a href="http://www.gospanews.net/2019/10/23/a-processo-il-branco-nero-che-ha-stuprato-e-ucciso-desiree-da-vergine/">A PROCESSO IL BRANCO NERO CHE HA STUPRATO E UCCISO DESIREE DA VERGINE</a></blockquote>
Ma di casi simili al suo ce ne sono decine, centinaia… Secondo lo storico e giornalista <b>Gian Paolo Pansa furono 2.365 le vittime. </b>Si
tratta di uno dei femminicidi più vergognosi d’Italia: un ricordo che,
certamente, crea un po’ d’imbarazzo tra le stesse femministe, nella
maggior parte dei casi di vocazione comunista e quindi magari figlie,
sorelle, nipoti di coloro che quei crimini li perpetrarono con
efferatezza: aggiungendo alla sanguinaria violenza omicida anche la
sevizia e l’onta eterna dello stupro.<br />
<figure aria-describedby="caption-attachment-5256" class="wp-caption alignnone" id="attachment_5256" style="width: 700px;"><img alt="" class="wp-image-5256" src="http://www.gospanews.net/wp-content/uploads/2019/04/La-vittima-di-un-femminicidio-partigiano.jpeg" height="197" width="400" /><figcaption class="wp-caption-text" id="caption-attachment-5256">La vittima di un femminicidio partigiano violentata e poi trucidata</figcaption></figure>
Come ai tempi di Nerone le vergini cristiane venivano deflorate dai
gladiatori prima di essere uccise, come nella ignominiosa guerra di
Bosnia le donne furono selvaggiamente violentate per giorni prima di
essere sgozzate (o costrette a partorire il figlio dello stupro), anche
nell’Italia liberata avvennero simili scempi. Con alcune sostanziali
differenze: ai tempi di Roma vigeva una tirannide, in Bosnia c’era una
cruenta guerra etnica, nel nostro paese, invece, si era in tempo di
pace: il dittatore, il duce Benito Mussolini era infatti stato
giustiziato il 28 aprile 1945, le forze militari fasciste si erano
arrese, quelle tedesche si erano ritirate. L’Italia era stata liberata
dall’occupazione il 25 aprile 1945.<br />
Ma proprio il mese di maggio fu uno sei più sanguinari e ferali tanto
che il 7 maggio, ricorre l’anniversario della morte di ben quattro
donne trucidate dagli orrori rossi in tempo di pace. La memoria ritorna
alla provincia di <b>Cuneo</b>, seguendo la china dei racconti
di un giornalista che da bambino andava ad assistere ai processi ai
“neri” per vedere i “cattivi” puniti; uno storico che solo dopo aver
scritto tanto sulla <b>Resistenza</b> e sui <b>partigiani</b>, ha narrato il suo viaggio nella Seconda Guerra mondiale attraverso il libro di alto valore storiografico <b>“Il sangue dei Vinti” </b>di Gian Paolo Pansa.<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="EPFZWhLgAs">
<a href="http://www.gospanews.net/2018/11/07/lolocausto-comunista-creato-dai-massoni/">L’OLOCAUSTO COMUNISTA VOLUTO DAI MASSONI</a></blockquote>
Molteplici aneddoti, che giungono quindi da un ricercatore col cuore
partigiano, raccontano di semplici civili, rapiti in casa all’improvviso
da squadriglie di giustizieri improvvisati, a volte seviziati, poi
uccisi; e donne con la sola colpa di presunti e mai provati
collaborazionismi: bastava l’odore del sospetto a sancire la morte che
giungeva persino benedetta quando era immediata. Ora alle vittime di
questo immane femminicidio nascosto dalla storia vogliamo rendere un
poco giustizia ricordando il loro martirio. A volte anche in nome di <b>Gesù Cristo</b> dinnanzi ai quei guerriglieri della Resistenza in larga parte atei e capaci di scegliersi Satana come nome di battaglia..<br />
<br />
<h5>
<b><span style="color: red;">MICHELINA, 12 GIORNI DI VIOLENZE FEROCI</span></b></h5>
Non fu immediata per Francesca G., 42 anni, e sua figlia Michelina di
20, di Borgo San Dalmazzo, in quella provincia Granda di Cuneo dove la
guerriglia tra partigiani e fascisti-tedeschi fu asperrima come in tutte
le zone prealpine. Furono prelevate di casa il 29 aprile insieme al
marito Giuseppe G. A difenderli non bastò nemmeno la circostanza che
loro figlio Biagio morì fucilato dalle Brigate nere in quanto…
partigiano! Michelina faceva la dattilograva saltuaria per guadagnare
qualche soldo nei tempi duri della guerra, la sua colpa fu farlo per un
capitano della Polizia militare della Littorio. Il 29 aprile i carnefici
entrarono nella loro casa, portarono fuori il padre e la madre insieme a
lei: il genitore fu subito giustiziato, le due donne furono rapate a
zero e poi riportate in casa «per essere violentate a turno da una banda
partigiana. Questa tortura andò avanti per qualche giorno» scrive
Pansa. Il 7 maggio fu uccisa la mamma, l’11 toccò a Michelina. Solo Dio
sa quante volte quella giovane invocò la morte in quei 12 giorni…<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="XnzGRBcVhX">
<a href="http://www.gospanews.net/2019/11/10/la-mia-bimba-malata-di-cuore-rapita-dallo-stato-e-imbottita-di-psicofarmaci/">«LA MIA BIMBA MALATA DI CUORE RAPITA DALLO STATO E IMBOTTITA DI PSICOFARMACI»</a></blockquote>
Lo stesso giorno in cui moriva Francesca, a Vercelli si consumava una
delle più cruente stragi rosse, di cui si trova notizia su numerosi
giornali locali. I giustizieri entrarono in una casa del rione Isola e,
per futili motivi, freddarono Luigi Bonzanini, insieme alle sue nipoti
di 16 e 21 anni, Elsa e Laura Scalfi, inerme e innocenti sorelle
inseguite e uccise sul ballatoio. La vicenda mi fu raccontata
direttamente dalla superstite dell’eccidio (<i>vedi pdf in fondo all’articolo</i>).
Per non lasciare testimoni gli assassini tornarono poi in casa per
eliminare anche la suocera del Bonzanini, Luigia Meroni, paralizzata a
letto. I corpi furono buttati nel fiume Sesia. Fu uno dei pochi massacri
ad avere parziale giustizia perché l’efferatezza dei partigiani fu tale
che i mattatori di quell’eccidio, Felice Starda ed un suo complice,
furono misteriosamente uccisi giorni dopo, si sospetta da loro stessi
compagni: ma il nome di Starda fu inspiegabilmente iscritto tra le
vittime per la Liberazione nella lapide del cimitero di Billiemme e la
moglie ricevette l’indennizzo riservato ai caduti per la patria…<br />
<figure aria-describedby="caption-attachment-96" class="wp-caption alignnone" id="attachment_96" style="width: 546px;"><img alt="" class="wp-image-96 size-full" src="http://www.gospanews.net/wp-content/uploads/2018/07/Laura-ed-Elsa-Scalfi.png" height="293" width="400" /><figcaption class="wp-caption-text" id="caption-attachment-96">Laura ed Elsa Scalfi, vittima di una strage a Vercelli</figcaption></figure>
<br />
<h5>
<b><span style="color: red;">IL CADAVERE DELL’ATTRICE MILANESE</span></b></h5>
Al fine di evidenziare gli assurdi femminicidi dei liberatori rimasti
senza giustizia e persino dimenticati dalla storia, non racconterò
volutamente di tutte quelle ausiliarie giustiziate, per non fare
confusione tra le donne combattenti e quelle civili. Ed ovviamente
tacerò dei crimini avvenuti in tempo di guerra, prima del 25 aprile,
sebbene quelli fascisti siano stati ampiamente propagandati ad infamia
eterna e quelli partigiani passati sotto silenzio. Tra le vittime ce ne
fu anche una famosa: l’attrice milanese Luisa Ferida, 31 anni, fu
assassinata insieme al collega Osvaldo Valenti di 39, all’alba del 30
aprile in via Poliziano, giustiziata per accuse mai provate.<br />
Per una donna, nell’Italia liberata, era esiziale anche solo aver
fatto la segretaria di redazione in un giornale, se era quello
sbagliato. Pia Scimonelli aveva 36 anni, e lavorava per Repubblica
Fascista: «moglie di un ufficiale disperso in guerra nell’Africa
orientale, era rimpatriata in Italia dall’Eritrea con la nave Vulcania,
insieme ai suoi tre bambini. Aveva bisogno di lavorare per mantenerli ed
era riuscita a trovare quel posto nel giornale…» precisa Pansa. Fuggì
con due colleghi del giornale, trovò rifugio in un alloggio poi
perquisito dai partigiani. Qualche giorno dopo di loro non si seppe più
nulla: i loro tre cadaveri furono riconosciuti all’obitorio di via
Ponzio.<br />
<br />
<h5>
<span style="color: red;"><b>GIUSTIZIATA SEBBENE INCINTA DI 5 MESI</b></span></h5>
Nessuna pietà nemmeno davanti ad una donna in gravidanza. Accadde il
27 aprile a Cigliano quando i partigiani fecero capitolare un gruppo di
fascisti che, dopo aver tentato una breve resistenza, si arrese. Tra
loro c’erano due giovani donne che si erano recate a trovare i mariti
ufficiali. Una delle due, Carla Paolucci, era incinta di cinque mesi e
lo disse ai suoi giustizieri improvvisati. Ma questo non bastò a
salvarla. «Si poteva essere giustizia anche per colpe da poco o
inesistenti – evidenzia Pansa – Cito un esempio solo: quello di un
gruppo di donne che, per campare, lavorava alle mense tedesche di via
Verdi (Torino), cuoche, cameriere, sguattere. I partigiani della Sap le
raparono a zero e le rilasciarono. Il giorno successivo furono trovate
uccise al Rondò della Forca».<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="LENB18l9M8">
<a href="http://www.gospanews.net/2019/11/22/mia-figlia-yaska-segregata-con-dannosi-psicofarmaci-e-costretta-ad-abortire-dallo-stato/">“MIA FIGLIA DEVASTATA DAGLI PSICOFARMACI, SEGREGATA E COSTRETTA AD ABORTIRE DALLO STATO”</a></blockquote>
Inevitabile quindi la morte per le parenti dei presunti
collaborazionisti. Forse per non lasciare testimoni in cerca di
giustizia. E’ il caso di Luisa, figlia di un albergatore di Bra il cui
hotel, il rinomato Gambero d’oro, fu requisito dai tedeschi, non si sa
se con il consenso o meno del titolare (e se avesse espresso dissenso
che fine avrebbe fatto?). Fatto sta che «il 26 aprile i partigiani lo
arrestarono, insieme alla figlia adottiva, Luisa di 19 anni. Fonti
fasciste sostengono che la ragazza fu violentata e poi uccisa con il
padre e gli altri alla Zizzola».<br />
<br />
<h5>
<span style="color: red;"><b>GIUSEPPINA, VIOLENTATA E UCCISA A 13 ANNI</b></span></h5>
<figure aria-describedby="caption-attachment-1116" class="wp-caption alignnone" id="attachment_1116" style="width: 700px;"><img alt="" class="wp-image-1116" src="http://www.gospanews.net/wp-content/uploads/2018/10/timthumb.php_.jpeg" height="266" width="400" /><figcaption class="wp-caption-text" id="caption-attachment-1116">Un’immagine della piccola Giuseppina esibita come trofeo dai partigiani rossi che poi la uccisero</figcaption></figure>
Ma c’è una storia che fa rabbrividire. «A Savona, la fine della
guerra civile vide esplodere subito un’ottusa barbarie. La mattina del
25 aprile una ragazzina di 13 anni, Giuseppina Ghersi, venne sequestrata
in viale Dante Alighieri e scomparve. Apparteneva a una famiglia
agiata, commercianti in ortofrutticoli». Non erano nemmeno iscritti al
Partito Fascista Repubblicano, ma aveva un parente iscritto cui avrebbe
riferito “qualcosa che non doveva vedere”, secondo Pansa, secondo altre
fonti in qualità di allieva delle magistrali Rossella era stata premiata
per un concorso scolastico direttamente da Mussolini.<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="syb9YOng23">
<a href="http://www.gospanews.net/2019/07/23/forteto-e-bibbiano-orrori-annunciati-nel-solco-della-cultura-di-sinistra/">“FORTETO E BIBBIANO: ORRORI ANNUNCIATI NEL SOLCO DELLA CULTURA DI SINISTRA”</a></blockquote>
«I rapitori di Giuseppina decisero subito che lei aveva fatto la spia
per i fascisti o per i tedeschi. Le tagliarono i capelli a zero. Le
cosparsero i capelli di vernice rossa» si narra nel libro. La condussero
in una scuola media di Legino (Savona) adibita a campo di
concentramento: «Qui la pestarono e la violentarono. Un parente che era
riuscita a rintracciarla a Legino la trovò ridotta allo stremo». Aveva
solo tredici anni, tredici! Era in un campo di prigionia dove, ammesso e
non concesso che fosse una prigioniera di guerra, in qualche modo
avrebbe dovuto essere difesa dalla Convenzione di Ginevra del 1929. Dopo
essere stata picchiata e violentata non sfuggì all’uccisione che forse
giunse a toglierle dal destino una vita nel ricordo degli orrori. Dei
tanti parlamentari uomini e soprattutto donne che si agitano per i
diritti dell’uomo a Guantamano non rammento nessuno che abbia mai
riaperto la storia della piccola Giuseppina sebbene vi sia una denuncia
depositata alla Questura di Savona dal 1949…<br />
<figure aria-describedby="caption-attachment-98" class="wp-caption alignnone" id="attachment_98" style="width: 1831px;"><img alt="" class="wp-image-98 size-full" src="http://www.gospanews.net/wp-content/uploads/2018/07/Targa-Giuseppina-Gherzi.jpg" height="141" width="400" /><figcaption class="wp-caption-text" id="caption-attachment-98">La
targa deposta solo alcuni anni orsono a Noli in memoria della
giovanissima Giuseppina Gherzi vittima delle violenze partigiane
vandalizzata di recente</figcaption></figure>
<br />
<span style="color: red;"><b>AD ALASSIO OCCULTAMENTO DI UNA STRAGE DI DONNE</b></span><br />
<br />Vicino ad Alassio i crimini senza senso si perpetrarono fino al 29
maggio. A Stella in località San Martino, furono giustiziate tre donne
non più giovani: di loro si conoscono solo nomi ed età, nulla più.
D’altronde molte vittime furono tumulate nelle fosse comuni addirittura
camuffate. E’ il caso di altre liguri, Maria Naselli, 54 anni, della
figlia Anna Maria di 22, e della domestica Elisa Merlo di 35. Furono
arrestate a Legino con il capofamiglia Domingo Biamonti di 61 anni,
capitano della Croce Rossa, reo di avere un figlio tenente nella San
Marco. Furono giustiziati a colpi di mitra al cimitero di Zinola e
tumulati in un’unica fossa con una finta lapide: “Qui riposa la salma di
Luigi Toso, di anni 84. La famiglia pose”. Un occultamento che prova la
consapevolezza dei carnefici di compiere un gesto violento ed illecito,
scoperto 4 anni dopo per il senso di colpa dei becchini.<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="sFwYkFu4Yb">
<a href="http://www.gospanews.net/2018/10/30/stupri-musulmani-e-partigiani/">STUPRI MUSULMANI E PARTIGIANI</a></blockquote>
Sterminate anche la moglie e le tre figlie poco più che ventenni di
un benestante agricoltore di Lavagnola (Savona). Giuseppina Turchi, la
maggiore delle ragazze, pare che fosse legata ad un ufficiale della San
Marco. «E come accadeva a molte donne, in quei giorni, la si accusava di
aver fatto la spia» nota Pansa. Per questo era stata rapata a zero e
poi rimandata a casa. Ma ciò non placò la sete di sangue e vendetta:
nella notte tra il 13 ed il 14 maggio, una squadra di armati irruppe
nella cascina della famiglia Turchi e uccise tutti (la più giovane morì
dissanguata in un bosco), persino il cane.<br />
<br />
<span style="color: red;"><b>NELL’ECCIDIO DI SCHIO PER… MOROSITA’</b></span><br /> </li>
<li class="post_author">Nel mistero morì Clotilde Biestra, 45 anni, di Loano: imprigionata
dai partigiani e scomparsa nel nulla in un giorno imprecisato del maggio
1945. Il motivo? Aveva una nipote ausiliaria che ebbe fortuna di
scamparla, nei giorni successivi alla Liberazione, ma fu poi freddata da
un killer il 15 gennaio 1946: forse avrebbe potuto testimoniare contro
chi aveva deciso l’esecuzione della zia?<br />
Come si è potuto leggere si è trattato di donne inermi, civili, senza
implicazioni dirette con una militanza di guerra: uccise perché madri,
mogli, sorelle, zie. Nella sola Genova furono 71 le donne uccise tra i
456 civili. Ci furono 15 femmine anche tra le 53 vittime dell’eccidio di
Schio (Vicenza) del luglio 1945. Fra i giustiziati anche una casalinga
di 61 anni, Elisa Stella, vittima di una vicenda assurda – narra sempre
Pansa che fa riferimento anche al libro “L’eccidio di Schio. Luglio
1945: una strage inutile” – Aveva affittato un aloggio a un tizio che,
dopo un po’, si era rifiutato di pagarle l’affitto. Alle proteste della
padrona di casa l’inquilino moroso, nel frattempo diventato partigiano,
pensò bene di denunciarla come pericolosa fascista. La donna fu
arrestata, rinchiusa nel carcere di via Baratto e qui finì nel mucchio
dei trucidati il 6 luglio».<br />
<br />
<b><span style="color: red;">STUPRATA IN CASA DAVANTI AI TRE BAMBINI E SEPOLTA VIVA</span></b><br />
<br />Tra tutte forse la più “colpevole” fu una infermiera di Conselice,
Anselma G. di 25 anni. Rea di essere fidanzata con un militare fascista e
di aver curato soldati tedeschi. Fu stuprata e poi uccisa con
un’iniezione di veleno, forse per una cinica legge del contrappasso… Nel
triangolo rosso, nella provincia di Bologna comunista furono ben 42 le
vittime del femminicidio tra i 334 civili. Stragi di donne non di rado
compiute per «antipatie famigliari, contrasti sul lavoro, ruggini
antiche. E anche per faccende del tutto private come storie d’amore
finite male o questioni di gelosia» si scrive ne “Il sangue dei vinti”
evocando quelle ragioni di “femminicidi” che ai nostri giorni suscitano
le reazioni indignate di politici e opinione pubblica ma che allora
furono passate sotto silenzio e ancora oggi sono relegate nell’oblio.<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="pVm1sfRki6">
<a href="http://www.gospanews.net/2019/05/30/ergastolo-allo-squartatore-di-pamela/">ERGASTOLO ALLO SQUARTATORE DI PAMELA: resta l’ombra della mafia nera</a></blockquote>
Tra di loro ci fu anche Ida, 20 anni, sposata e madre di un bambino:
strangolata col fino telefonico insieme ai suoi sei fratelli, tutti
colpevoli perché due di loro avevano la tessera del Pfr, e gettata in
una fossa comune con altre dieci vittime. Nel Modenese, a Liberazione
ormai conclamata, non fu da meno il trattamento riservato al gentil
sesso che si ritrovò a pagare una doppia empietà per la sua natura: alla
condanna a morte si aggiunse infatti l’empietà dello stupro. Pansa
narra di omicidi «che qui non possiamo ricordare neppure in parte. Tutti
o quasi senza una parvenza di processo. E spesso preceduti da
efferatezze barbariche, specialmente nei confronti delle donne
catturate». «Rosalia P., 32 anni, segretaria del fascio di Medolla, il
27 aprile fu presa in casa, violentata davanti al marito e ai tre
bambini…», fu poi obbligata a scavarsi la fossa in giardino e «sepolta
viva». «Il 2 maggio a Cavezzo, madre e figlia, Bianca e Paola C.,
vennero seviziate a lungo, sino alla morte. Poco tempo fece la stessa
fine un’insegnante cinquantenne che stava cercando notizie sulla
scomparsa delle sue amiche di Cavezzo».<br />
<br />Come detto in questta narrazione ho volutamente espunto le storie di
coloro che, per citare un paragrafo del libro, seppero “Morire da
uomini” avendo militato e creduto nel fascismo. Tra loro ci fu anche
un’insegnante, sospettata di essere ausiliaria ma di certo terziaria
francescana, che lasciò parole toccanti. Angela Maria Tam annunciò così
la sua morte in una lettera ad un sacerdote: “Durante tutto il viaggio
da Sondrio a Buglio ho cantato le canzoni della Vergine. Ho passato in
prigione ore di raccoglimento e di vicinanza a Dio. Viva l’Italia! Gesù
la benedica e la riconduca all’amore e all’unità per il nostro
sacrificio. Così sia!”».<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="7j6TgUR17Y">
<a href="http://www.gospanews.net/2019/04/13/rolando-rivi-martire-per-cristo-dei-demoni-rossi-partigiani/">BEATO ROLANDO: A 14 ANNI MARTIRE CRISTIANO DEI PARTIGIANI ROSSI</a></blockquote>
Per molte ci fu l’onta dello stupro che prima avevano già conosciuto
anche le partigiane o staffette catturate dai fascisti. Con macroscopica
differenza: per 90 di esse, ausiliarie della Saf, la morte, in molti
casi preceduta da inaudita violenza, giunse dopo il 25 aprile, in tempo
di pace, ad opera di quei partigiani che liberarono l’Italia proprio
dalle violenze e dai soprusi del fascismo e dell’occupazione
nazista. Una mobilitazione contro il femminicidio dovrebbe quindi
cominciare dal passato, riconoscendo le vittime inermi di una vindice
carneficina ideologica che pagarono doppio… Solo perché erano donne.<br />
<b>Fabio Giuseppe Carlo Carisio</b><br />
© COPYRIGHT GOSPA NEWS<br />
<i>divieto di riproduzione senza autorizzazione</i><br />
<br /><br />
FONTI<br />
fonte bibliografica: <i>Il Sangue dei vinti di Giampaolo Pansa</i><br />
fonte giornalistica: <i>Intervista di Fabio Carisio alla sopravvissuta all’eccidio</i><br />
<br />
<img alt="" class="alignnone size-large wp-image-100" src="http://www.gospanews.net/wp-content/uploads/2018/07/Strage-Isola-861x1024.jpg" height="400" width="336" /><br /><br /><br />TRATTO DA:<br /><a href="https://www.gospanews.net/2019/04/24/mattarella-straparla-ma-tace-sui-femminicidi-partigiani/?fbclid=IwAR2iKlEhGfqyMKW69VPzRV6Y3UgIbmxBX4wrqLXPYEVlsGrJixX9XKvlL8I" target="_blank">https://www.gospanews.net/2019/04/24/mattarella-straparla-ma-tace-sui-femminicidi-partigiani/?fbclid=IwAR2iKlEhGfqyMKW69VPzRV6Y3UgIbmxBX4wrqLXPYEVlsGrJixX9XKvlL8I</a><br /> </li>
</ul>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-49339808566699598522019-12-07T10:52:00.004+01:002019-12-07T10:58:51.520+01:00Le leggi del Ventennio per normare e tutelare le migrazioni 1931<div class="">
<h4 class="_1mf _1mj" style="text-align: justify;">
<span style="color: var(--color-text);">Come
il Ministero dell’Africa italiana gestì le prime immigrazioni di massa. </span></h4>
<h4 class="_1mf _1mj" style="text-align: justify;">
<span style="color: var(--color-text);"> Nel codice del lavoro i diritti e i doveri degli emigranti italiani
nelle colonie</span></h4>
<img alt="1938- Coloni sbarcano a Tripoli copia" class=" size-medium wp-image-10093 alignleft" data-attachment-id="10093" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="1938- Coloni sbarcano a Tripoli copia" data-large-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938-coloni-sbarcano-a-tripoli-copia.jpg?w=667" data-medium-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938-coloni-sbarcano-a-tripoli-copia.jpg?w=300" data-orig-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938-coloni-sbarcano-a-tripoli-copia.jpg" data-orig-size="667,464" data-permalink="https://italiacoloniale.com/2019/12/06/1931-le-leggi-del-ventennio-per-normare-e-tutelare-le-migrazioni/1938-coloni-sbarcano-a-tripoli-copia/#main" height="278" src="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938-coloni-sbarcano-a-tripoli-copia.jpg?w=300&h=209" style="color: var(--color-text);" width="400" /></div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
Durante il fascismo vennero varate dal <b>Ministero dell’Africa italiana</b> e pubblicate nel <b>Codice del lavoro dell’Africa italiana</b> delle apposite leggi per disciplinare le migrazioni che portarono migliaia di italiani nelle colonie.</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
La legge del 9 aprile 1931 n° 358 </div>
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
<b>“Norme per la disciplina e lo sviluppo delle migrazioni e della colonizzazione interna”</b> <i>(1)</i> ci fornisce un’idea chiara di quanto qualunque movimento verso l’Africa forse rigidamente coordinato e controllato.</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
Questa legge razionalizzava la distribuzione dei
migranti nei diversi territori (art. 2) in funzione delle reali
necessità di lavoro (art. 3) ed i loro spostamenti (art. 7). </div>
<div class="_1mf _1mj">
Inoltre
garantiva che i migranti fossero idonei e atti al lavoro (art. 8) e che
non fossero portatori di malattie (art. 10). </div>
<div class="_1mf _1mj">
Infine concedeva premi
(art. 13) ai migranti la cui permanenza fosse accertata.</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<span style="color: white;">.</span></div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<b>Art. 2</b> – Il Commissariato per le
migrazioni e la colonizzazione interna ha la scopo di provvedere – di
concerto col Ministero delle corporazioni – all’<b>accertamento e alla razionale distribuzione della mano d’opera disponibile</b>
al fine di ottenere il più conveniente impiego in tutto il Regno, e, di
concerto con il Ministro per le colonie, anche nelle colonie. <i>(2)</i></div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<b>Art. 3</b> – Il Ministro per le
corporazioni e i prefetti del Regno, in base ai dati forniti dai
Consigli provinciali delle corporazioni, dalla Cattedre ambulanti di
agricoltura, dagli Osservatori di economia agraria, dalla Associazioni
sindacali e dagli Uffici di collocamento, trasmettono al Commissariato
rapporti mensili con la indicazione della situazione provinciale del
lavoro, specificando il <b>numero dei lavoratori disponibili e la possibilità di assorbimento locale</b>,
nonché il numero delle famiglie coloniche che possono trovare uno
stabile collocamento nel territorio della provincia, e quello delle
famiglie disposte a trasferirsi in altre provincie.<br />
</div>
<div class="_1mf _1mj">
</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<b><img alt="Libia_Coloni del villaggio Crispi" class=" size-medium wp-image-10095 alignright" data-attachment-id="10095" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"11","credit":"","camera":"FinePix S3Pro","caption":"","created_timestamp":"1216447296","copyright":"","focal_length":"60","iso":"100","shutter_speed":"0.25","title":"","orientation":"1"}" data-image-title="Libia_Coloni del villaggio Crispi" data-large-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/libia_coloni-del-villaggio-crispi.jpg?w=726" data-medium-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/libia_coloni-del-villaggio-crispi.jpg?w=300" data-orig-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/libia_coloni-del-villaggio-crispi.jpg" data-orig-size="726,538" data-permalink="https://italiacoloniale.com/2019/12/06/1931-le-leggi-del-ventennio-per-normare-e-tutelare-le-migrazioni/libia_coloni-del-villaggio-crispi/#main" height="296" src="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/libia_coloni-del-villaggio-crispi.jpg?w=300&h=222" width="400" /> </b></div>
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
<b>Art. 7</b>
– Lo spostamento di gruppi di lavoratori e di famiglie coloniche da una
Provincia per l’impiego in altra Provincia dovrà essere sempre disposto
o autorizzato dal Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione
interna.</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
<b>Art. 8</b> – Il Commissariato per le
migrazioni e la colonizzazione interna, curerà, per mezzo dei suoi
funzionari e dei suoi organi, che le squadre di operai migranti siano
formate di <b>individui fisicamente idonei e pratici del mestiere</b>, per il quale sono chiamati e darà agli operai stessi l’assistenza morale, sanitaria e economica.</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
<b>Art. 10</b> – I lavoratori migranti da zone colpite da malattie di carattere diffusivo possono essere assoggettati a <b>visita medica prima dell’arruolamento e sottoposti a controllo medico durante i viaggi e nella zona d’impiego</b>, e, se riscontrati affetti da malattie gravi e contagiose, essere rinviati ai luoghi d’origine.</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
</div>
<div class="_1mf _1mj">
<br />
<b>Art. 13</b> – Alle famiglie
coloniche che a decorrere dal 28 ottobre 1927 si siano trasferite o si
trasferiranno in modo permanente in zone di colonizzazione il
Commissariato per le migrazioni e la colonizzazione interna potrà
concedere, con le modalità stabilite nel regolamento, un premio di
colonizzazione nella misura non eccedente le L. 6.000, da corrispondersi
in quattro rate annuali eguali dopo il primo anno di accertata
permanenza della famiglia nella zona della colonizzazione.</div>
<div class="_1mf _1mj">
</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<br />
<b>di <i>Alberto Alpozzi</i></b></div>
<div>
<span style="color: white;">.</span></div>
<div>
<img alt="1939, Libia- Coloni a Ras Hilal copia" class=" size-full wp-image-10092 aligncenter" data-attachment-id="10092" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="1939, Libia- Coloni a Ras Hilal copia" data-large-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1939-libia-coloni-a-ras-hilal-copia.jpg?w=663" data-medium-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1939-libia-coloni-a-ras-hilal-copia.jpg?w=300" data-orig-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1939-libia-coloni-a-ras-hilal-copia.jpg" data-orig-size="663,297" data-permalink="https://italiacoloniale.com/2019/12/06/1931-le-leggi-del-ventennio-per-normare-e-tutelare-le-migrazioni/1939-libia-coloni-a-ras-hilal-copia/#main" src="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1939-libia-coloni-a-ras-hilal-copia.jpg?w=812" /></div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<span style="color: white;">.</span></div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<b>NOTE</b></div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<b>1)</b> Gazzetta Ufficiale 27 aprile 1931, n. 96</div>
</div>
<div class="" style="text-align: justify;">
<div class="_1mf _1mj">
<b>2)</b> V. decreto del Capo del
Governo 18 luglio 1931. Istituzione in Tripolitania di un ufficio del
Commissariato per la migrazione e la colonizzazione interna (Boll. Uff.
Tripolitania 16 aprile 1932, n. 8)</div>
<div>
<span style="color: white;">.</span></div>
<div>
<div class="wp-caption aligncenter" data-shortcode="caption" id="attachment_10096" style="width: 706px;">
<img alt="1938. Coloni e agricoltori italiani emigrano in Libia" aria-describedby="caption-attachment-10096" class="alignnone size-full wp-image-10096" data-attachment-id="10096" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="1938. Coloni e agricoltori italiani emigrano in Libia" data-large-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938.-coloni-e-agricoltori-italiani-emigrano-in-libia.jpg?w=696" data-medium-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938.-coloni-e-agricoltori-italiani-emigrano-in-libia.jpg?w=218" data-orig-file="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938.-coloni-e-agricoltori-italiani-emigrano-in-libia.jpg" data-orig-size="696,960" data-permalink="https://italiacoloniale.com/2019/12/06/1931-le-leggi-del-ventennio-per-normare-e-tutelare-le-migrazioni/1938-coloni-e-agricoltori-italiani-emigrano-in-libia/#main" height="400" src="https://italiacoloniale.files.wordpress.com/2019/12/1938.-coloni-e-agricoltori-italiani-emigrano-in-libia.jpg?w=812" width="290" /><br />
<div class="wp-caption-text" id="caption-attachment-10096">
1938. Coloni e agricoltori italiani emigrano in Libia<br />
<br />
TRATTO DA:<br />
<a href="https://italiacoloniale.com/2019/12/06/1931-le-leggi-del-ventennio-per-normare-e-tutelare-le-migrazioni/" target="_blank">https://italiacoloniale.com/2019/12/06/1931-le-leggi-del-ventennio-per-normare-e-tutelare-le-migrazioni/</a></div>
</div>
</div>
</div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-65666167678695803892019-12-06T17:30:00.000+01:002019-12-06T17:35:47.553+01:00COME E PERCHE’ LA MASSONERIA DECRETO’ LA FINE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6hjJYUpFEIlqKT_5NdlCVMHVz6vZK7xMl_ySzrDqtcGLwsTXqgAkRaDn5BWZviqWoofwiCcen-IMniPSRxO4YAOAN-Xbx_yACzq6L3rXORbPWHjKEyESwrdDNgKo-facwlcZJyfyReaE/s1600/Screenshot_2017-05-30-01-38-13.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="800" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6hjJYUpFEIlqKT_5NdlCVMHVz6vZK7xMl_ySzrDqtcGLwsTXqgAkRaDn5BWZviqWoofwiCcen-IMniPSRxO4YAOAN-Xbx_yACzq6L3rXORbPWHjKEyESwrdDNgKo-facwlcZJyfyReaE/s400/Screenshot_2017-05-30-01-38-13.png" width="400" /></a></div>
<div>
<b>La spedizione garibaldina, per la storiografia ufficiale,
ha il sapore di un’avventura epica quasi cinematografica, compiuta da
soli mille uomini che salpano all’improvviso da nord e sbarcano a sud,
combattono valorosamente e vincono più volte contro un esercito molto
più numeroso, poi risalgono la penisola fino a giungere a Napoli,
Capitale di un regno liberato da una tirannide oppressiva, e poi più su
per dare agli italiani la nazione unita.</b></div>
<div>
<b>Troppo hollywoodiano per essere vero, e difatti non lo è.
La spedizione non fu per niente improvvisa e spontanea ma ben
architettata, studiata a tavolino nei minimi dettagli e pianificata
dalle massonerie internazionali, quella britannica in testa, che
sorressero il tutto con intrighi politici, contributi militari e
cospicui finanziamenti coi quali furono comprati diversi uomini chiave
dell’esercito borbonico al fine di spianare la strada a Garibaldi che
agli inglesi non mancherà mai di dichiarare la sua gratitudine e
amicizia.</b><br />
</div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/partenza_da_quarto-horz.jpg"><img alt="partenza_da_quarto-horz" class="alignnone wp-image-774" data-attachment-id="774" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="partenza_da_quarto-horz" data-large-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/partenza_da_quarto-horz.jpg?w=750" data-medium-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/partenza_da_quarto-horz.jpg?w=705&h=204&resize=705%2C204" data-orig-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/partenza_da_quarto-horz.jpg" data-orig-size="1190,347" data-permalink="https://infoalternativablog.wordpress.com/2014/08/04/come-e-perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/partenza_da_quarto-horz/" height="205" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/partenza_da_quarto-horz.jpg?w=705&h=204&resize=705%2C204" width="705" /></a></div>
<br />
I giornali dell’epoca, ma soprattutto gli archivi di Londra, Vienna,
Roma, Torino e Milano e, naturalmente, Napoli forniscono documentazione
utile a ricostruire il vero scenario di congiura internazionale che
spazzò via il Regno delle Due Sicilie non certo per mano di mille prodi
alla ventura animati da un ideale unitario.<br />
<div>
Il Regno britannico, con la sua politica imperiale espansionistica
che tanti danni ha fatto nel mondo e di cui ancora oggi se ne pagano le
conseguenze (vedi conflitto israelo-palestinese), ebbe più di una
ragione per promuovere la fine di quello napoletano e liberarsi di un
soggetto politico-economico divenuto scomodo concorrente.</div>
<div>
<br />
<b>Innanzitutto furono i sempre più idilliaci rapporti tra il
Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio a generare l’astio di
Londra. La massoneria inglese aveva come priorità politica la
cancellazione delle monarchie cattoliche e la cattolica Napoli era ormai
invisa alla protestante e massonica Londra che mirava alla
cancellazione del potere papale. I Borbone costituivano principale
ostacolo a questo obiettivo che coincideva con quello dei Savoia,
anch’essi massoni, di impossessarsi dei fruttuosi possedimenti della
Chiesa per risollevare le proprie casse. Massoni erano i politici
britannici Lord Palmerston, primo ministro britannico, e Lord Gladstone,
gran denigratore dei Borbone. E massoni erano pure Vittorio Emanuele
II, Garibaldi e Cavour.</b><br />
</div>
<div>
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<div>
<br />
<b>In questo conflittuale scenario di potentati, la nazione
Napoletana percorreva di suo una crescita esponenziale ed era già la
terza potenza europea per sviluppo industriale come designato
all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1856. Un risultato frutto
anche della politica di Ferdinando II che portò avanti una politica di
sviluppo autonomo atto a spezzare le catene delle dipendenze straniere.</b></div>
<div>
<br />
La flotta navale delle Due Sicilie costituiva poi un pericolo per
la grande potenza navale inglese anche e soprattutto in funzione
dell’apertura dei traffici con l’oriente nel Canale di Suez i cui scavi
cominciarono proprio nel 1859, alla vigilia dell’avventura garibaldina.</div>
<div>
<br />
<b>L’integrazione del sistema marittimo con quello
ferroviario, con la costruzione delle ferrovie nel meridione con cui le
merci potessero viaggiare anche su ferro, insieme alla posizione
d’assoluto vantaggio del Regno delle Due Sicilie nel Mediterraneo
rispetto alla più lontana Gran Bretagna, fu motivo di timore per Londra
che già non aveva tollerato gli accordi commerciali tra le Due Sicilie e
l’Impero Russo grazie ai quali la flotta sovietica aveva navigato
serenamente nel Mediterraneo, avendo come basi d’appoggio proprio i
porti delle Due Sicilie.</b></div>
<div>
<br />
Proprio il controllo del Mediterraneo era una priorità per la
“perfida Albione” che si era impossessata di Gibilterra e poi di Malta, e
mirava ad avere il controllo della stessa Sicilia quale punto più
strategico per gli accadimenti nel mediterraneo e in oriente. L’isola
costituiva la sicurezza per l’indipendenza Napolitana e in mano agli
stranieri ne avrebbe decretata certamente la fine, come fece notare
Giovanni Aceto nel suo scritto “De la Sicilie et de ses rapports avec
l’Angleterre”.<br />
</div>
<div>
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<div>
<br />
<b>La presenza inglese in Sicilia era già ingombrante e
imponeva coi cannoni a Napoli il remunerativo monopolio dello zolfo di
cui l’isola era ricca per i quattro quinti della produzione mondiale;
con lo zolfo, all’epoca, si produceva di tutto ed era una sorta di
petrolio per quel mondo. E come per il petrolio oggi nei paesi
mediorientali, così allora la Sicilia destava il grande interesse dei
governi imperialisti.</b></div>
<div>
<br />
<b>I Borbone, in questo scenario, ebbero la colpa di non fare
tesoro della lezione della Rivoluzione Francese, di quella Napoletana
del 1799 e di quelle a seguire, di considerarsi insovvertibili in Italia
e di non capire che il pericolo non era da individuare nella penisola
ma più in la, che nemico era alle porte, anzi, proprio in casa.</b>
Il Regno di Napoli e quello d’Inghilterra erano infatti alleati solo
mezzo secolo prima, ma in condizione di sfruttamento a favore del
secondo per via dei considerevoli vantaggi commerciali che ne traeva in
territorio duosiciliano. Fu l’opera di affrancamento e di progressiva
riduzione di tali vantaggi da parte di Ferdinando II a rompere
l’equilibrio e a suscitare le cospirazioni della Gran Bretagna che si
rivelò così un vero e proprio cavallo di Troia. Per questo fu più comodo
per gli inglesi “cambiare” l’amicizia ormai inimicizia con lo stato
borbonico con un nuovo stato savoiardo alleato.</div>
<div>
Questi furono i motivi principali che portarono l’Inghilterra a
stravolgere gli equilibri della penisola italiana, propagandando idee
sul nazionalismo dei popoli e denigrando i governi di Russia, Due
Sicilie e Austria.<b> </b><br />
<br />
<b>La mente britannica armò il braccio
piemontese per il quale il problema urgente era quello di evitare la
bancarotta di stampo bellico accettando l’opportunità offertagli di
invadere le Due Sicilie e portarne a casa il tesoro.</b></div>
<div>
<br />
Un titolo sul “Times” dell’epoca, pubblicato già prima della morte
di Ferdinando II, è foriero di ciò che sta per accadere e spiega
l’interesse imperialistico inglese nelle vicende italiane. “Austria e
Francia hanno un piede in Italia, e l’Inghilterra vuole entrarvi essa
pure”.</div>
<div>
<br />
<b>Lo sbarco a Marsala e l’invasione del Regno delle Due
Sicilie sono a tutti gli effetti un “gravissimo atto di pirateria
internazionale”, compiuto ignorando tutte le norme di Diritto
Internazionale, prima fra tutte quella che garantisce il diritto
all’autodeterminazione dei popoli. </b><br />
<br />
<b>Il fatto che nessuna nazione
straniera abbia mosso un dito mentre avveniva e si sviluppava fa capire
quale sia stata la predeterminazione di un atto così grave.</b></div>
<div>
<br />
<b>Garibaldi è un burattino in mano a Vittorio Emanuele II
Cavour, l’unico che può compiere questa invasione senza dichiarazione
non essendo né un sovrano né un politico. E viene manovrato a dovere dal
conte piemontese, dal Re di Sardegna e dai cospiratori inglesi, fin
quando non diviene scomodo e arriva il momento di costringerlo a farsi
da parte.</b><br />
</div>
<div>
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<div>
<br />
Di soldi, nel 1860, ne circolano davvero parecchi per l’operazione.
Si parla di circa tre milioni di franchi francesi solo in Inghilterra,
denaro investito per comprare il tradimento di chi serve allo scopo, ma
anche armi, munizioni e navi. A Londra nasce il “Garibaldi Italian Fund
Committee”, un fondo utile ad ingaggiare i mercenari che devono formare
la “Legione Britannica”, uomini feroci che aiuteranno il Generale
italiano nei combattimenti che verrano.</div>
<div>
Garibaldi diviene un eroe in terra d’Albione con una popolarità
alle stelle. Nascono i “Garibaldi’s gadgets”: ritratti, composizioni
musicali, spille, profumi, cioccolatini, caramelle e biscotti, tutto
utile a reperire fondi utili all’impresa in Italia.</div>
<div>
<br />
In realtà, alla vigilia della spedizione dei mille, tutti sanno
cosa sta per accadere, tranne la Corte e il Governo di Napoli ai quali
“stranamente” non giungono mai quei telegrammi e quelle segnalazioni che
vengono inviate dalle ambasciate internazionali. In Sicilia invece,
ogni unità navale ha già ricevuto le coordinate di posizionamento nelle
acque duosiciliane.</div>
<div>
<br />
<b>La traversata parte da Quarto il 5 Maggio 1860 a bordo
della “Lombardo” e della “Piemonte”, due navi ufficialmente rubate alla
società Rubattino ma in realtà fornite favorevolmente dall’interessato
armatore genovese, amico di Cavour. Garibaldi non sa neanche quanta
gente ha a bordo, non è una priorità far numero; se ne contano 1.089 e
il Generale resta stupito per il numero oltre le sue stime. Sono persone
col pedigree dei malavitosi e ne farà una raccapricciante descrizione
lo stesso Garibaldi.</b>Provengono da Milano, Brescia, Pavia,
Venezia e più corposamente da Bergamo, perciò poi detta “città dei
mille”. Ci sono anche alcuni napoletani, calabresi e siciliani, 89 per
la precisione, proprio quelli sfrattati dalla toponomastica delle città
italiane.<br />
</div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/q_piemontelombardo.jpg"><img alt="q_piemontelombardo" class="alignnone wp-image-778" data-attachment-id="778" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="Screenshot_2017-06-12-23-18-22" data-large-file="https://i2.wp.com/www.ninconanco.info/wp-content/uploads/2017/06/Screenshot_2017-06-12-23-18-22.png?fit=800%2C450&ssl=1" data-medium-file="https://i2.wp.com/www.ninconanco.info/wp-content/uploads/2017/06/Screenshot_2017-06-12-23-18-22.png?fit=300%2C169&ssl=1" data-orig-file="https://i2.wp.com/www.ninconanco.info/wp-content/uploads/2017/06/Screenshot_2017-06-12-23-18-22.png?fit=1280%2C720&ssl=1" data-orig-size="1280,720" data-permalink="https://www.ninconanco.info/storia-del-concentrato-pomodoro-prodotto-cina-venduto-italiano/screenshot_2017-06-12-23-18-22/" data-recalc-dims="1" height="378" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/q_piemontelombardo.jpg?w=962&h=378&resize=481%2C378" width="481" /></a></div>
<div>
<br />
La rotta non è casuale ma già stabilita, come il luogo dello
sbarco. Marsala non è la terra scorta all’orizzonte ma il luogo
designato perché li c’è una vastissima comunità inglese coinvolta in
grandi affari, tra cui la viticoltura.</div>
<div>
<br />
Il 10 Maggio, alla vigilia dello sbarco, l’ammiragliato inglese a
Londra dà l’ordine ai piroscafi bellici “Argus” e “Intrepid”, ancorati a
Palermo, di portarsi a Marsala; ufficialmente per proteggere i sudditi
inglesi ma in realtà con altri scopi. Ci arrivano infatti all’alba del
giorno dopo e gettano l’ancora fuori a città col preciso compito di
favorire l’entrata in rada delle navi piemontesi. Navi che arrivano alle
14 in punto, in pieno giorno, e questo dimostra quanta sicurezza
avessero i rivoltosi che altrimenti avrebbero più verosimilmente scelto
di sbarcare di notte.<br />
</div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/mille.jpg"><img alt="MILLE" class="alignnone wp-image-779" data-attachment-id="779" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="MILLE" data-large-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/mille.jpg?w=623" data-medium-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/mille.jpg?w=514&h=295" data-orig-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/mille.jpg" data-orig-size="623,346" data-permalink="https://infoalternativablog.wordpress.com/2014/08/04/come-e-perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/mille/" data-recalc-dims="1" height="295" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/mille.jpg?w=1028&h=295&resize=514%2C295" width="514" /></a></div>
<div>
<br />
L’approdo avviene proprio dirimpetto al Consolato inglese e alle
fabbriche inglesi di vini “Ingham” e “Whoodhouse” con le spalle coperte
dai piroscafi britannici che, con l’alibi della protezione delle
fabbriche, ostacolano i colpi di granate dell’incrociatore napoletano
“Stromboli”, giunto sul posto insieme al piroscafo “Capri” e la fregata a
vela “Partenope”.</div>
<div>
Le trattative che si intavolano fanno prendere ulteriore tempo ai
garibaldini e sortiscono l’effetto sperato: I “mille” sbarcano sul molo.
Ma sono in 776 perché i veri repubblicani, dopo aver saputo che si era
andati a liberare la Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II, si sono
fatti sbarcare a Talamone, in terra toscana. Contemporaneamente sbarcano
dall’Intrepid dei marinai inglesi anch’essi di rosso vestiti che si
mischiano alle “camicie rosse”, in modo da impedire ai napoletani di
sparare.</div>
Napoli invia proteste ufficiali a Londra per la condotta dei due bastimenti inglesi ma a poco serve.<br />
<span class="mghead"><br /></span>
<div>
Garibaldi e i suoi sbarcano nell’indifferenza dei marsalesi e la prima cosa che fanno è saccheggiare tutto ciò che è possibile.<br />
Il 13 Maggio Garibaldi occupa Salemi, stavolta nell’entusiasmo perché il
barone Sant’Anna, un uomo potente del posto, si unisce a lui con una
banda di “picciotti”. Da qui si proclama “dittatore delle Due Sicilie”
nel nome di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia”.<br />
</div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/trevisangaribaldi1.jpg"><img alt="trevisangaribaldi1" class="alignnone wp-image-780" data-attachment-id="780" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="trevisangaribaldi1" data-large-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/trevisangaribaldi1.jpg?w=750" data-medium-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/trevisangaribaldi1.jpg?w=582&h=302" data-orig-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/trevisangaribaldi1.jpg" data-orig-size="937,467" data-permalink="https://infoalternativablog.wordpress.com/2014/08/04/come-e-perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/trevisangaribaldi1/" data-recalc-dims="1" height="302" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/trevisangaribaldi1.jpg?w=1164&h=302&resize=582%2C302" width="582" /></a></div>
<div>
<br />
Il 15 Maggio è il giorno della storica battaglia di Calatafimi. I
mille sono ora almeno il doppio; vi si uniscono “picciotti” siciliani,
inglesi e marmaglie insorte, e sfidano i soldati borbonici al comando
del Generale Landi. La storiografia ufficiale racconta di questo
conflitto come di un miracolo dei garibaldini <b>ma in realtà si tratta del risultato pilotato dallo stesso Generale borbonico, un corrotto accusato poi di tradimento.</b></div>
<div>
<br />
I primi a far fuoco sono i “picciotti” che vengono decimati dai fucili dei soldati Napoletani.</div>
<div>
Il Comandante borbonico Sforza, con i suoi circa 600 uomini,
assalta i garibaldini rischiando la sua stessa vita e mentre il Generale
Nino Bixio chiede a Garibaldi di ordinare la ritirata il Generale
Landi, che già ha rifiutato rinforzi e munizioni a Sforza scongiurando
lo sterminio delle “camicie rosse”, fa suonare le trombe in segno di
ritirata. Garibaldi capisce che è il momento di colpire i borbonici in
fuga e alle spalle, compiendo così il “miracolo” di Calatafimi. Una
battaglia che avrebbe potuto chiudere sul nascere l’avanzata garibaldina
se non fosse stato per la condotta di Landi che fu accusato di
tradimento dallo stesso Re Francesco II e confinato sull’isola d’Ischia;
non a torto perché poi un anno più tardi, l’ex generale di brigata
dell’esercito borbonico e poi generale di corpo d’armata dell’esercito
sabaudo in pensione, si presenta al Banco di Napoli per incassare una
polizza di 14.000 ducati d’oro datagli dallo stesso Garibaldi ma scopre
che sulla sua copia, palesemente falsificata, ci sono tre zeri di
troppo. Landi, per questa delusione, è colpito da ictus e muore.<br />
</div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/cats.jpg"><img alt="cats" class="alignnone wp-image-781" data-attachment-id="781" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="cats" data-large-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/cats.jpg?w=747" data-medium-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/cats.jpg?w=397&h=346&resize=397%2C346" data-orig-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/cats.jpg" data-orig-size="747,647" data-permalink="https://infoalternativablog.wordpress.com/2014/08/04/come-e-perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/cats/" data-recalc-dims="1" height="346" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/cats.jpg?w=397&h=346&resize=397%2C346" width="397" /></a></div>
<div>
<br />
Garibaldi, ringalluzzito per l’insperata vittoria di Calatafimi,
s’inoltra nel cuore della Sicilia mentre le navi inglesi, sempre più
numerose, ne controllano le coste con movimenti frenetici. In realtà la
flotta inglese segue in parallelo per mare l’avanzata delle camicie
rosse su terra per garantire un’uscita di sicurezza.</div>
<div>
<br />
Intanto sempre gli inglesi fanno arrivare in Sicilia corposi
rinforzi, armi e danari per i rivoltosi e preziose informazioni da parte
di altri traditori vendutisi all’invasore per fare del Sud una colonia.
Le banche di Londra sono piene di depositi di cifre pagate come prezzo
per ragguagli sulla dislocazione delle truppe borboniche e di
suggerimenti dei generali corruttibili, così come di tante altre
importantissime informazioni segrete.</div>
<div>
<br />
Garibaldi entra a Palermo e poi arriva a Milazzo ormai rafforzato
da uomini e armi moderne e l’esito della battaglia che li si combatte, a
lui favorevole, é prevalentemente dovuto all’equipaggiamento
individuale dei rivoltosi che hanno ricevuto in dotazione persino le
carabine-revolver americane “Colt” e il fucile rigato inglese modello
“Enfield ‘53”.<br />
</div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/felicecerrutibauduc-garibaldientra_a_palermo_da_portatermini-litografia_-_ca_1861.jpg"><img alt="FeliceCerrutiBauduc-Garibaldientra_a_Palermo_da_PortaTermini-litografia_-_ca_1861" class="alignnone wp-image-782" data-attachment-id="782" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="FeliceCerrutiBauduc-Garibaldientra_a_Palermo_da_PortaTermini-litografia_-_ca_1861" data-large-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/felicecerrutibauduc-garibaldientra_a_palermo_da_portatermini-litografia_-_ca_1861.jpg?w=629" data-medium-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/felicecerrutibauduc-garibaldientra_a_palermo_da_portatermini-litografia_-_ca_1861.jpg?w=607&h=420" data-orig-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/felicecerrutibauduc-garibaldientra_a_palermo_da_portatermini-litografia_-_ca_1861.jpg" data-orig-size="629,427" data-permalink="https://infoalternativablog.wordpress.com/2014/08/04/come-e-perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/felicecerrutibauduc-garibaldientra_a_palermo_da_portatermini-litografia_-_ca_1861/" data-recalc-dims="1" height="420" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/felicecerrutibauduc-garibaldientra_a_palermo_da_portatermini-litografia_-_ca_1861.jpg?w=1214&h=420&resize=607%2C420" width="607" /></a></div>
<div>
<br />
Quando l’eroe dei due mondi passa sul territorio peninsulare, le
navi inglesi continuano a scortarlo dal mare e anche quando entra a
Napoli da Re sulla prima ferrovia italiana ha le spalle coperte
dall’Intrepid (chi si rivede) che dal 24 Agosto, insieme ad altre navi
britanniche, si muove nelle acque napoletane.</div>
<div>
<div>
<br />
Il 6 Settembre, giorno della partenza di Francesco II e del
concomitante arrivo di Garibaldi a Napoli in treno, il legno britannico
sosta vicino alla costa, davanti al litorale di Santa Lucia, da dove può
tenere sotto tiro il Palazzo Reale. Una presenza costante e incombente,
sempre minacciosa per i borbonici e rassicurante per Garibaldi, una
garanzia per la riuscita dell’impresa dei “più di mille”. l’Intrepid
lascia Napoli il 18 Ottobre 1860 per tornare definitivamente in
Inghilterra dando però il cambio ad altre navi inglesi, proprio mentre
Garibaldi, “dittatore di Napoli”, dona agli amici inglesi un suolo a
piacere che viene designato in Via San Pasquale a Chiaia su cui viene
eretta quella cappella protestante che Londra aveva sempre voluto
costruire per gli inglesi di Napoli ma che i Borbone non avevano mai
consentito di realizzare. Lo stesso accadrà a Palermo nel 1872.<br />
</div>
</div>
<div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/34149_5big.jpg"><img alt="34149_5big" class="alignnone wp-image-783" data-attachment-id="783" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="34149_5big" data-large-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/34149_5big.jpg?w=375" data-medium-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/34149_5big.jpg?w=296&h=390" data-orig-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/34149_5big.jpg" data-orig-size="375,500" data-permalink="https://infoalternativablog.wordpress.com/2014/08/04/come-e-perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/34149_5big/" data-recalc-dims="1" height="390" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/34149_5big.jpg?w=592&h=780&resize=296%2C390" width="296" /></a></div>
<div>
<br />
Qualche mese dopo, la città di Gaeta che ospita Francesco II nella
strenua difesa del Regno è letteralmente rasa al suolo dal Generale
piemontese Cialdini, pagando non solo il suo ruolo di ultimo baluardo
borbonico ma anche e soprattutto l’essere stato nel 1848 il luogo del
rifugio di Papa Pio IX, ospite dei Borbone, in fuga da Roma in seguito
alla proclamazione della Repubblica Romana ad opera di Giuseppe Mazzini,
periodo in cui la città assunse la denominazione di “Secondo Stato
Pontificio”.</div>
<div>
<br />
Scompare così l’antico Regno di Ruggero il Normanno sopravvissuto
per quasi otto secoli, non a caso nel momento del suo massimo fulgore.</div>
<div>
<br />
<b>Dieci anni dopo, nel Settembre 1870, la breccia di Porta
Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia decreta la fine anche dello
Stato Pontificio e del potere temporale del Papa, portando a compimento
il grande progetto delle massonerie internazionali nato almeno quindici
anni prima, volto a cancellare la grande potenza economico-industriale
del Regno delle Due Sicilie e il grande potere cattolico dello Stato
Pontificio. Il Vaticano, proprio da qui si mondanizza per sopravvivenza e
comincia ad affiancarsi alle altre supremazie mondiali che hanno
cercato di eliminarlo.</b><br />
</div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/brecciaportapia2.jpg"><img alt="brecciaportapia2" class="alignnone wp-image-784" data-attachment-id="784" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="brecciaportapia2" data-large-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/brecciaportapia2.jpg?w=670" data-medium-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/brecciaportapia2.jpg?w=503&h=348" data-orig-file="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/brecciaportapia2.jpg" data-orig-size="670,456" data-permalink="https://infoalternativablog.wordpress.com/2014/08/04/come-e-perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/brecciaportapia2/" data-recalc-dims="1" height="348" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/brecciaportapia2.jpg?w=1006&h=348&resize=503%2C348" width="503" /></a></div>
<div>
<br />
Garibaldi, pochi anni dopo la sua impresa, è ospite a Londra dove
viene accolto come un imperatore. I suoi rapporti con l’Inghilterra
continuano per decenni e si manifestano nuovamente quando, intorno alla
metà del 1870, il Generale è impegnato nell’utopia della realizzazione
di un progetto faraonico per stravolgere l’aspetto di Roma: il corso del
Tevere entro Roma completamente colmato con un’arteria ferroviaria
contornata da aree fabbricabili. Da Londra si tessono contatti con
società finanziarie per avviare il progetto ed arrivano nella Capitale
gli ingegneri Wilkinson e Fowler per i rilievi e i sondaggi. È pronta a
realizzare la remunerativa follia la società britannica Brunless &
McKerrow che non vi riuscirà mai perché il progetto viene boicottato del
Governo italiano.</div>
<div>
L’ideologia nazionale venera i “padri della patria” che operarono
il piano internazionale, dimenticando tutto quanto di nefasto si
raccontasse di Garibaldi, un avventuriero dal passato poco edificante.<br />
<br />
<b>L’Italia
di oggi festeggia un uomo condannato persino a “morte ignominiosa in
contumacia” nel 1834 per sentenza del Consiglio di Guerra Divisionale di
Genova perché nemico della Patria e dello Stato, motivo per il quale
fuggì latitante in Sud America dove diede sfogo a tutta la sua natura
selvaggia.</b><br />
</div>
</div>
<div>
<div>
<a href="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/garibaldi-massone.jpg"><img alt="garibaldi-massone" class="alignnone wp-image-785" data-attachment-id="785" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="Screenshot_2017-06-12-23-59-22" data-large-file="https://i0.wp.com/www.ninconanco.info/wp-content/uploads/2017/06/Screenshot_2017-06-12-23-59-22.png?fit=800%2C450&ssl=1" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.ninconanco.info/wp-content/uploads/2017/06/Screenshot_2017-06-12-23-59-22.png?fit=300%2C169&ssl=1" data-orig-file="https://i0.wp.com/www.ninconanco.info/wp-content/uploads/2017/06/Screenshot_2017-06-12-23-59-22.png?fit=1280%2C720&ssl=1" data-orig-size="1280,720" data-permalink="https://www.ninconanco.info/centrali-nucleari-europee-catorci-atomici/screenshot_2017-06-12-23-59-22/" data-recalc-dims="1" height="297" src="https://infoalternativablog.files.wordpress.com/2014/08/garibaldi-massone.jpg?w=838&h=297&resize=419%2C297" width="419" /></a></div>
<div>
<br />
<b>In quanto a Cavour, al Conte interessava esclusivamente
ripianare le finanze dello Stato piemontese, non certo l’unità di un
paese di cui non conosceva neanche la lingua, così come Vittorio
Emanuele II primo Re d’Italia, benché non a caso secondo di nome nel
solco di una continuazione della dinastia sabauda e non italiana. Non a
caso il 21 Febbraio 1861, nel Senato del Regno riunito a Torino, il
nuovo Re d’Italia fu proclamato da Cavour «Victor-Emmanuel II, Roi
d’Italie», non Re d’Italia.</b></div>
</div>
<br />
<br />
TRATTO DA: <a href="https://www.ninconanco.info/perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/?fbclid=IwAR1gKFrqv-KYPhTfcCwoKieUs2nw9gEtTbrzThVDHwD29hriiQJNJJoSz6c" target="_blank">https://www.ninconanco.info/perche-la-massoneria-decreto-la-fine-del-regno-delle-due-sicilie/?fbclid=IwAR1gKFrqv-KYPhTfcCwoKieUs2nw9gEtTbrzThVDHwD29hriiQJNJJoSz6c</a><br />
<span class="mghead"></span><br />
<span class="mghead"></span>Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-19245577577494097032019-12-03T02:39:00.000+01:002019-12-03T02:40:29.221+01:00L’Anpi contro Fabrizio Quattrocchi: se questo è odio<div class="post-meta">
<div class="col-md-6">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiwPgmWOACprHw9IBrRJgdwGKldk5W5mS_Wy_BCOqQCFnKPNw40qpniOxx6GEvmTkrnHrwFAEC77lwLZYBPnlZhhyphenhyphenijmu3G0PSprqbYGlnABqrCrs0NBuDFPVBNpBBDpnJwZwlksQL6rA/s1600/anpi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="272" data-original-width="370" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiwPgmWOACprHw9IBrRJgdwGKldk5W5mS_Wy_BCOqQCFnKPNw40qpniOxx6GEvmTkrnHrwFAEC77lwLZYBPnlZhhyphenhyphenijmu3G0PSprqbYGlnABqrCrs0NBuDFPVBNpBBDpnJwZwlksQL6rA/s400/anpi.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="author-name">
<a href="http://opinione.it/politica/2019/12/02/cristofaro-sola_anpi-partigiani-antifascismo-politically-correct-genova-targa-fabrizio-quattrocchi-sindaco-bucci/?fbclid=IwAR2UQbXoMCesqjLDQjbJIsgHkT9FjO3ARj76_QVsleT-2rL1dHfMBchS-eU#">Cristofaro Sola</a></div>
</div>
<div class="data-pub col-md-6">
02 dicembre 2019</div>
</div>
<div class="post-content">
<br />
Gli
esperti della mente umana dicono che non bisogna tenersi niente dentro:
fa male.<br />
Tirare fuori è la migliore terapia.<br />
Magari non per farsi degli
amici ma per sentirsi in pace con la propria coscienza, sì.<br />
<br />
Allora
sputiamo il rospo: quelli dell’<b>Anpi</b> – <b>l’Associazione nazionale partigiani d’Italia </b>– hanno rotto, di loro non se ne può più. Quelli che detengono il <b>brand dell’antifascismo “doc”</b> non sono gli stessi che hanno fatto la <b>Resistenza</b>,
sono gli epigoni appropriatisi del marchio.<br />
<br />
Di partigiani ne sarà
rimasto qualcuno, sub-centenario.<br />
<br />
Coloro di cui sentiamo parlare
quotidianamente sono <b>i possessori di un copyright grazie al quale si sono ritagliati un posto nella vita degli italiani</b>: decidono di volta in volta a chi spetti <b>il bollino blu del perfetto antifascista</b> e a chi no.<br />
<br />
Insomma, <b>una casta di censori</b> di cui non si avverte il bisogno.<br />
<br />
Per conservare un potere indebito, costoro tengono accesa <b>la fiamma dell’odio e della divisione tra gli italiani</b>
a più di settant’anni dai fatti che condussero il Paese a spaccarsi e a
combattersi in una sanguinosa guerra civile all’interno di un più vasto
conflitto mondiale tragicamente distruttivo.<br />
<br />
Gli <b>sputasentenze</b> ce l’hanno particolarmente con le <b>amministrazioni comunali</b> che si occupano di <b>toponomastica</b>.<br />
<br />
L’Anpi rivendica un diritto morale a esprimere un parere preventivo e
vincolante sull’opportunità o meno di titolare strade e piazze delle
nostre città a figure che abbiano avuto rilievo o notorietà presso le
comunità interessate.<br />
<br />
Il personaggio da onorare, deve, a giudizio di
quelli dell’Anpi, passare l’esame di gradimento dell’“<b>antifascismo politically correct</b>”:
se piace, il suo nome viene immortalato sulla targa; se non piace
finisce nello sversatoio della damnatio memoriae.<br />
<br />
Non basta che, illo
tempore, il candidato agli onori toponomastici sia stato dalla parte
giusta della Storia o, se troppo giovane per aver attraversato
quell’infame periodo per l’Italia, sia stato con i vincitori e contro i
vinti negli anni della <b>Repubblica</b>.<br />
<br />
Si valuta la
collocazione politica, la postura, il modo di porsi nel vivere
quotidiano perché stando a questi Soloni non basta essere antifascisti,
bisogna apparire tali.<br />
<br />
Capita così che a <b>Genova</b>, dove per iniziativa dell’amministrazione comunale si sia deciso di dedicare una strada a <b>Fabrizio Quattrocchi</b>, l’operatore della sicurezza privata trucidato nel <b>2004</b> in <b>Iraq</b> da feroci <b>ribelli islamisti</b>,
l’Anpi s’indigni e ponga il niet.<br />
<br />
Fabrizio non era uno della banda
Koch, i torturatori nazifascisti macchiatisi di indicibili crimini
contro le popolazioni civili di Roma e dell’Alta Italia tra il 1943 e il
1945.<br />
<br />
La sua vicenda fece scalpore perché, prima di essere ammazzato,
Quattrocchi volle guardare in faccia i suoi aguzzini e consegnargli
un’espressione eroica destinata alla storia migliore del nostro Paese: “<b>Vi faccio vedere come muore un italiano</b>”.<br />
Si dirà: bene che la città di Genova l’onori dedicandogli una strada.<br />
Invece, no. Si sono fatti sentire i faziosi che hanno avuto da ridere
sulla commemorazione del caduto italiano. Il motivo? Delirio puro.<br />
<br />
L’Anpi s’indigna perché dedicare a Fabrizio un attraversamento pedonale
del <b>fiume Bisagno</b> che collegherebbe <b>corso Galliera</b> e <b>piazzetta Attilio Firpo</b>,
sarebbe un oltraggio alla memoria di Firpo.<br />
<br />
Bisogna sapere che Attilio
Firpo è stato un partigiano della Resistenza italiana durante la Seconda
guerra mondiale.<br />
Appartenente alla Brigata Sap "Mirolli", nome di
battaglia di Attila, fu fucilato dai nazisti proprio in corso Galliera
il 14 gennaio 1945.<br />
<br />
Per l’Anpi l’accostamento del ricordo di Fabrizio a
quello di “Attila” sarebbe sacrilego. Perché? “Firpo è stato ucciso per
liberare la propria patria, mentre Quattrocchi era una persona impegnata
su teatri di guerra stranieri per scelta professionale”.<br />
<br />
Per l’Anpi ci sono <b>morti di serie A e morti di serie B</b>. <b> </b><br />
<b>E Fabrizio non merita gli onori della memoria perché faceva il contractor e non il partigiano</b>.<br />
<br />
Non importa che sia stato ucciso per il fatto di essere un italiano.<br />
Il
non detto è che Quattrocchi si sospetta che fosse in Iraq per difendere
chissà quali oscuri interessi e, potenzialmente, pronto a fare fuori
qualche canaglia islamista, sempre cara ai <b>terzomondisti della sinistra</b>.<br />
Se non è delirio questo, non sapremmo come altro definire il
comportamento degli autonominati guardiani della memoria e dell’Ethos
degli italiani. <b> </b><br />
<br />
<b>Questi faziosi, custodi sì ma dell’odio</b>, si sono spinti a chiedere al sindaco di Genova, <b>Marco Bucci</b>,
di annullare la cerimonia e di cercare per la targa a Quattrocchi
un’altra collocazione.<br />
<br />
Semplicemente ridicoli. Ma si leggano “’A
livella” di Totò, almeno capiranno qualcosa dei morti. E anche dei vivi.<br />
<br />
La cerimonia di <b>apposizione della targa</b> si sarebbe
dovuta tenere questa mattina, ma è stata sospesa. Il sindaco ha preso
atto della richiesta della sorella di Fabrizio che, con un gesto di
stile, ha chiesto che la commemorazione non diventasse un momento
divisivo per Genova.<br />
<br />
Tuttavia, la nobiltà del gesto della signora
Gabriella non manda assolti i “custodi dell’odio” dell’Anpi dalla
mascalzonata compiuta.<br />
Fabrizio Quattrocchi fu preso in ostaggio a
Baghdad il 13 aprile <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/2004">2004</a>, con i colleghi Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, da un sedicente gruppo islamista denominato "<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Falangi_Verdi_di_Maometto">Falangi Verdi di Maometto</a>".<br />
<br />
I rapitori e assassini non vennero mai identificati. Il 21 maggio <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/2004">2004</a>,
grazie a una mediazione della Croce Rossa italiana, vennero rinvenuti i
resti di Fabrizio, occultati nei pressi dell'ospedale gestito a Baghdad
proprio dalla Cri.<br />
Gli ultimi strazianti momenti di Fabrizio furono
resi noti da un suo sequestratore, tale Abu Yussuf (nome di battaglia)
che in un’intervista al Sunday Times del giugno 2004 non solo rivelò di
essere l’autore del video dell’esecuzione dell’italiano, ma ne riferì le
ultime parole: “Quattrocchi mi disse:<br />
<br />
Tu che parli italiano concedimi
un desiderio, toglimi la benda e fammi morire come un italiano”.<br />
<br />
Nel
gennaio <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/2006">2006</a> il <b><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/TG1">Tg1</a> della <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Rai">R</a>ai</b>
trasmise il filmato relativo all’uccisione di Quattrocchi omettendo
però la sequenza dello sparo.<br />
<br />
Fu Pino Scaccia, il giornalista che curò
il servizio, a rendere noto il contenuto delle ultime parole pronunciate
da Fabrizio: “...Quattrocchi è inginocchiato, le mani legate,
incappucciato.<br />
<br />
Dice con voce ferma: ‘Posso toglierla?’, riferito alla <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Kefiah">kefiah</a>.
Qualcuno gli risponde ‘no’.<br />
<br />
E allora egli tenta di togliersi la benda e
pronuncia: ‘Adesso vi faccio vedere come muore un italiano’.<br />
<br />
Passano
secondi e gli sparano da dietro con la pistola. Tre colpi. Due vanno a
segno, nella schiena. Quattrocchi cade testa in giù. Lo rigirano, gli
tolgono la kefiah, mostrano il volto alla telecamera, poi lo buttano
dentro una fossa già preparata. ‘È nemico di Dio, è nemico di Allah’,
concludono in coro i sequestratori”.<br />
<br />
Con <b>Decreto del 13 marzo <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/2006">2006</a></b>, su proposta del <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Ministero_dell%27interno">ministro dell'Interno</a> <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Pisanu">Giuseppe Pisanu</a>, il <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Presidente_della_Repubblica_Italiana">presidente della Repubblica</a> <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Azeglio_Ciampi">Carlo Azeglio Ciampi</a> ha conferito a Fabrizio Quattrocchi la <b>medaglia d'oro al valor civile alla memoria</b>.<br />
<br />
La motivazione: “ Vittima di un brutale atto terroristico rivolto
contro l'Italia, con eccezionale coraggio ed esemplare amor di Patria,
affrontava la barbara esecuzione, tenendo alto il prestigio e l'onore
del suo Paese”.<br />
<br />
Ecco perché Fabrizio è <b>un eroe che merita di essere ricordato</b>
e questi dell’Anpi devono smetterla di soffiare sul fuoco di una
divisione tra italiani che dopo settant’anni non ha più ragione
d’essere.<br />
<br />
È il momento di una riscrittura di “Bella ciao!” da dedicare
ai distributori seriali di patenti di antifascismo: “O partigiano,
portali via/o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!/ O
partigiano, portali via, ché mi sento di morir”.<br /><br />TRATTO DA:<br /><a href="http://opinione.it/politica/2019/12/02/cristofaro-sola_anpi-partigiani-antifascismo-politically-correct-genova-targa-fabrizio-quattrocchi-sindaco-bucci/?fbclid=IwAR2UQbXoMCesqjLDQjbJIsgHkT9FjO3ARj76_QVsleT-2rL1dHfMBchS-eU" target="_blank">http://opinione.it/politica/2019/12/02/cristofaro-sola_anpi-partigiani-antifascismo-politically-correct-genova-targa-fabrizio-quattrocchi-sindaco-bucci/?fbclid=IwAR2UQbXoMCesqjLDQjbJIsgHkT9FjO3ARj76_QVsleT-2rL1dHfMBchS-eU</a></div>
<div class="col-lg-3 col-sm-12 sidebar">
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.</div>
</div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-83395313676080891192019-11-28T08:31:00.000+01:002019-11-28T08:31:39.369+01:00Come portare a zero la disoccupazione nel giro di 2 anni – Il successo delle politiche monetarie di Schacht in Germania negli anni ’30<span class="byline">By <span class="author vcard"><a class="url fn n" href="https://www.attivismo.info/author/dgionco/">DGionco</a></span></span><br />
<span class="byline"><span class="author vcard"> </span></span> <br />
<div class="entry-content">
<div class="image-full">
<img alt="" class="attachment-full size-full wp-post-image" data-attachment-id="4919" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"1"}" data-image-title="Hjalmar_Schacht" data-large-file="https://i2.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2018/08/Hjalmar_Schacht.jpg?fit=640%2C395&ssl=1" data-medium-file="https://i2.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2018/08/Hjalmar_Schacht.jpg?fit=300%2C185&ssl=1" data-orig-file="https://i2.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2018/08/Hjalmar_Schacht.jpg?fit=750%2C463&ssl=1" data-orig-size="750,463" data-permalink="https://www.attivismo.info/come-portare-a-zero-la-disoccupazione-nel-giro-di-2-anni-il-successo-delle-politiche-monetarie-di-schacht-in-germania-negli-anni-30/hjalmar_schacht-2/" height="246" src="https://i2.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2018/08/Hjalmar_Schacht.jpg?fit=750%2C463&ssl=1" width="400" /></div>
<ol>
<li><strong>Premessa</strong></li>
</ol>
Per
rompere la spirale che ci sta trascinando a fondo è vitale far
ripartire la domanda aggregata: questa è la strada per trainare
l’espansione della produzione e dell’occupazione e per creare nuove
occasioni d’investimento nell’economia reale. La crescita dell’economia
rappresenta l’unico modo per rendere sostenibile il debito pubblico,
come è accaduto negli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. Alla
fine del conflitto il rapporto tra debito e PIL aveva raggiunto un
valore del 110%; dopodiché, la crescita del prodotto interno,
dell’occupazione e dei redditi soggetti a tassazione ha fatto sì che il
peso del debito sul PIL diventasse progressivamente irrilevante, ma per
far ripartire un nuovo ciclo di crescita bisogna prendere posizione in
merito ad alcune grandi questioni che possono essere sintetizzate nei
punti seguenti.<br />
<ol>
<li>Come va risolto il problema dei rapporti tra stati debitori e stati creditori che paralizza l’economia europea?</li>
<li>Come
si può contrastare il potere dei mercati finanziari che con i loro
obiettivi di brevissimo periodo penalizzano le finanze pubbliche,
disincentivano gli investimenti delle imprese e mettono a rischio la
coesione sociale?</li>
<li>A chi deve essere affidato il compito di finanziare l’economia in una fase di crisi?</li>
</ol>
Il
debito ha assunto i connotati di una forma di dominio che non riguarda
più i rapporti interpersonali come accadeva nell’antichità, ma interessa
le istituzioni che hanno perso la loro libertà. Tra le istituzioni si
crea un <em>nexus</em> che diventa un fattore ideologico, come dimostra
l’atteggiamento della Germania nei confronti dei paesi con elevato
debito pubblico che vengono considerati dissoluti, mentre i paesi
creditori sarebbero virtuosi. La verità è che la responsabilità del
debito deve essere ripartita in modo paritario tra debitori e creditori
poiché il debito non è stato imposto ai creditori; anzi, questi ultimi
hanno spesso incentivato l’indebitamento per lucrare sui prestiti. Per
questi motivi vi deve essere un impegno comune per risolvere il problema
del debito e per ridurre gli squilibri finanziari che paralizzano
l’economia europea. Abbiamo, invece, la sensazione che oggi sia in corso
una regressione verso una situazione precapitalistica: il debito sta
tornando a essere uno strumento di oppressione e sta riconducendo ampie
fasce della popolazione in una situazione di schiavitù. Intendiamoci,
non una schiavitù cosi manifesta come poteva essere quella sulla persona
nell’antichità, bensì uno stato di alterazione dei rapporti tra
capitalismo e democrazia che limita la capacità dello Stato di offrire
servizi e assistenza alle fasce più deboli della popolazione e che
quindi determina una riduzione della libertà di scelta di molte persone
sia sul piano materiale sia su quello morale.<br />
Inoltre, quando vi è
una crisi profonda, la libera circolazione dei capitali genera dei
rischi troppo grandi che vanno contrastati. Al riguardo, è di grande
interesse l’esperienza della Germania nel periodo intercorso tra il 1933
e lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Attraverso una politica di
sovranità monetaria indipendente che impediva la convertibilità della
moneta nazionale sui mercati valutari e un programma di lavori pubblici
che garantiva la piena occupazione, in cinque anni il Terzo Reich riuscì
a trasformare un’economia in bancarotta, gravata da rovinosi obblighi
di risarcimento postbellico e dall’assenza di prospettive per il credito
e gli investimenti stranieri, nell’economia più forte d’Europa.<br />
In <em>Billions for the Bankers, Debts for the People</em>, Sheldon Emry ha commentato:<br />
<em>La
Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli
interessi ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla
depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La
Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche
senza aver bisogno di oro né debito e fu necessaria l’unione di tutto il
mondo capitalistico e comunista per distruggere il potere della
Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei
banchieri.</em><br />
<ol start="2">
<li><strong><em>L’ec</em>onomia della Germania tra le due guerre</strong></li>
</ol>
Tra
il 1933 e il 1938, dunque, si realizzò uno dei più grandi miracoli
economici della storia moderna, persino più significativo del tanto
celebrato New Deal di F.D. Roosevelt, e questo miracolo fu promosso da
Hjalmar Schacht che ricoprì sia la carica di presidente della Banca
Centrale del Reich sia quella di ministro dell’Economia.<br />
<br />
<img alt="" class="alignnone size-full wp-image-1300" data-attachment-id="1300" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="téléchargement (2)" data-large-file="https://i0.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/téléchargement-2.jpg?fit=261%2C193&ssl=1" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/téléchargement-2.jpg?fit=261%2C193&ssl=1" data-orig-file="https://i0.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/téléchargement-2.jpg?fit=261%2C193&ssl=1" data-orig-size="261,193" data-permalink="https://www.attivismo.info/il-successo-delle-politiche-monetarie-di-schacht/telechargement-2/" height="193" src="https://i0.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/téléchargement-2.jpg?resize=261%2C193" width="261" /><br />
<br />
<strong>L’obiettivo fondamentale di Schacht fu quello di eliminare la disoccupazione</strong>,
e fino al 1939 ebbe carta bianca da Adolf Hitler. Ciò gli permise di
gestire la politica monetaria e finanziaria del regime nazista in modo
assolutamente geniale e fuori dagli schemi.<br />
In una lettera del 1° settembre 1938 ad Adolf Hitler, il ministro delle Finanze, conte Schwerin von Krosigk, scrisse:<br />
<em>Sin
dai primi giorni di governo è stata coscientemente seguita la strada
del finanziamento di grandi progetti per la creazione di nuovi posti di
lavoro e per il riarmo, mediante l’assunzione di crediti. Quando ciò non
era possibile col normale intervento del mercato dei capitali, il
finanziamento veniva effettuato a mezzo di cambiali MEFO che erano
scontate dalla Reichsbank.</em><br />
La creazione di nuovi posti di
lavoro dunque richiedeva una grande quantità di danaro di cui però non
esisteva alcuna disponibilità. Poiché i crediti diretti allo Stato
avrebbero messo a rischio il controllo della Reichsbank sulla politica
monetaria, Schacht escogitò un sistema monetario non convenzionale. In
questo sistema, i fornitori dello Stato emettevano ordini di pagamento
che venivano accettati da una compagnia denominata <em>Metallforschungsgesellschaft</em> (MEFO,
società per la ricerca in campo metallurgico), creata dal Terzo Reich
per finanziare la ripresa economica tedesca e, nel contempo, il riarmo,
aggirando i limiti e le imposizioni del Trattato di Versailles. Da qui
l’origine delle cambiali-MEFO che erano garantite dallo Stato, potevano
circolare nell’economia ed essere scontate presso la Reichsbank. In
pratica, le cambiali MEFO rappresentarono uno strumento monetario
parallelo, come lo potrebbero essere oggi i Certificati di Credito
Fiscale. Con la ripresa dell’economia e il conseguimento della piena
occupazione, le nuove entrate fiscali e la crescita del risparmio
permisero allo Stato di riscattare le obbligazioni MEFO in scadenza
senza determinare l’esplosione del debito pubblico (Schacht 1967).<br />
«MEFO»
era dunque l’acronimo riferito a una scatola vuota formalmente privata,
dotata di un capitale di appena un milione di marchi e partecipata da
Siemens S.p.A., Gutehoffnungshutte, Rheisenstahl S.p.A. e Krupp, in nome
della quale vennero create obbligazioni senza gravare sul bilancio
pubblico. Al riguardo, vi è chi ha sottolineato che non si trattò né di
un diretto finanziamento monetario del Tesoro, né di un immediato
aumento del debito pubblico. Tuttavia, tanto lo Stato quanto la
Reichsbank ebbero un ruolo determinante perché autorizzarono le
emissioni e diedero la garanzia. Così venne creato un meccanismo
monetario in grado di fornire i capitali all’industria tedesca.<br />
Ripercorriamo le vicende più importanti degli anni successivi alla fine della Prima guerra mondiale.<br />
Nel
1921, in seguito al Trattato di Versailles, la cifra per le riparazioni
della Prima guerra mondiale che doveva essere pagata dalla Germania fu
quantificata in 33 miliardi di dollari. John Maynard Keynes criticò
duramente il trattato: non prevedeva alcun piano di ripresa economica e
l’atteggiamento punitivo e le sanzioni contro la Germania avrebbero
provocato nuovi conflitti e instabilità, invece di garantire una pace
duratura. Keynes espresse questa visione nel suo saggio <em>The Economic Consequences of the Peace</em>.
Queste misure punitive furono all’origine di tutte le sciagure che
seguirono – dall’iperinflazione di Weimar (1921-1923) all’austerità
deflattiva del governo Bruning (1930-1932) – le quali generarono un
profondo sentimento di rivalsa nel popolo tedesco, che si manifestò
pienamente con il sostegno al nazionalsocialismo di Adolf Hitler.<br />
Quando
Hitler salì al potere nel gennaio del 1933, la Germania si trovava in
una situazione economica disastrosa: oltre 6 milioni di persone (circa
il 25% della forza lavoro) erano disoccupate e al limite della soglia
della malnutrizione, mentre la Germania era gravata da debiti esteri
schiaccianti con riserve monetarie ridotte quasi a zero. Ma, tra il 1933
e il 1938, si verificò una spettacolare ripresa dell’economia e
dell’occupazione (Fig. 7.1). E non furono le industrie d’armamento ad
assorbire la quota più grande di manodopera: i settori trainanti furono
quello dell’edilizia, dell’automobile e della metallurgia. L’edilizia,
grazie ai grandi progetti sui lavori pubblici e alla costruzione della
rete autostradale, creò la maggiore occupazione (+209%), seguita
dall’industria dell’automobile (+117%) e dalla metallurgia (+83%).<br />
<br />
<h4>
Fig.
7.1 – Andamento del PIL e dell’indice dei prezzi al consumo in Germania
e in Olanda nel periodo 1922-1939 (tassi di variazione %). (Da: Mahe,
2012.)</h4>
<img alt="" class="alignnone size-medium wp-image-4915" data-attachment-id="4915" data-comments-opened="1" data-image-description="" data-image-meta="{"aperture":"0","credit":"","camera":"","caption":"","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"","orientation":"0"}" data-image-title="jaren-dertig" data-large-file="https://i1.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/jaren-dertig.png?fit=640%2C417&ssl=1" data-medium-file="https://i1.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/jaren-dertig.png?fit=300%2C196&ssl=1" data-orig-file="https://i1.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/jaren-dertig.png?fit=744%2C485&ssl=1" data-orig-size="744,485" data-permalink="https://www.attivismo.info/il-successo-delle-politiche-monetarie-di-schacht/jaren-dertig/" height="261" src="https://i1.wp.com/www.attivismo.info/wp-content/uploads/2017/12/jaren-dertig.png?resize=300%2C196&ssl=1" width="400" /><br />
<ol start="3">
<li><strong>La politica economica di Hjalmar Schacht e gli effetti MEFO</strong></li>
</ol>
Per
il commercio estero, Schacht ideò un ingegnoso sistema fondato sulla
compensazione per trasformare gli acquisti di materie prime da altri
paesi in commesse per l’industria tedesca. Il meccanismo, di stimolo al
settore manifatturiero, funzionava come un baratto: le materie prime
importate erano pagate con prodotti finiti dell’industria nazionale,
evitando così il peso dell’intermediazione finanziaria e fuoriuscite di
capitali. Questo meccanismo fu provvidenziale perché la Germania doveva
far fronte alle riparazioni di guerra soltanto con le eccedenze della
sua bilancia commerciale (il Piano Dawes), mentre la crisi economica
mondiale del 1929-1932 aveva fatto innalzare barriere protezionistiche
incredibilmente alte attorno a quegli stati che assorbivano i quattro
quinti dei prodotti tedeschi portando l’export a un livello bassissimo.
In una situazione di carenza di domanda aggregata come quella successiva
alla Grande Crisi del 1929, i produttori non potevano però permettersi
il lusso di imporre le proprie condizioni per vendere le materie prime,
il petrolio e le derrate alimentari. In tal modo la Germania riuscì ad
assicurare quell’offerta di materie prime per i processi produttivi e di
prodotti alimentari per la popolazione svincolando il valore interno
del marco (il suo potere d’acquisto per i lavoratori) dal prezzo esterno
che si determinava sui mercati valutari angloamericani.<br />
J.M. Keynes ha scritto:<br />
<em>Il
dottor Schacht è inciampato per disperazione in qualcosa di nuovo che
aveva in sé i germi di un buon accorgimento tecnico. L’accorgimento
consisteva nel risolvere il problema eliminando l’uso di una moneta con
valore internazionale e sostituendola con qualcosa che risultava un
baratto, non però fra individui, bensì fra diverse unità economiche. In
tal modo riuscì a tornare al carattere essenziale e allo scopo
originario del commercio, sopprimendo l’apparato che avrebbe dovuto
facilitarlo, ma che di fatto lo stava strangolando. Tale innovazione
funzionò bene, straordinariamente bene, per coloro che l’avevano
introdotta, e permise a una Germania impoverita di accumulare le riserve
senza le quali non avrebbe potuto imbarcarsi nella guerra. Tuttavia,
come osserva Henderson, il fatto che tale metodo sia stato usato a
servizio del male non deve impedirci di vedere il vantaggio tecnico che
offrirebbe al servizio di una buona causa.</em><br />
Così la Germania
riuscì a sottrarsi alla morsa dei mercati finanziari internazionali
senza ricorrere a prestiti con interessi elevati ed evitando che la
popolazione fosse colpita da quel segnale di sfiducia che sarebbe
scaturito dalla svalutazione del marco. In questo quadro, lo Stato
tedesco fu in grado di creare quella moneta di cui aveva bisogno, ma in
realtà non venne praticata la stampa diretta di moneta, poiché, come
detto, il principale provvedimento di Schacht fu l’emissione degli
effetti MEFO, obbligazioni destinate al mercato interno per finanziare
nuove attività economiche.<br />
Schacht era fermamente convinto che il
compito della banca di emissione consistesse nel mettere a disposizione
tanto denaro quanto fosse sufficiente allo scambio di beni. Per questa
ragione, scrive in <em>The Magic of Money, </em>tutte le leggi che
regolano le banche di emissione hanno introdotto la cambiale a pagamento
delle merci quale elemento fondamentale della loro politica. La
cambiale-merci attesta la vendita e lo scambio di una merce; pertanto,
la concessione di crediti da parte della banca di emissione contro
cambiali merci non comporta alcun pericolo d’inflazione.<br />
I
fornitori dello Stato, dunque, iniziarono a emettere ordini di pagamento
(tratte) che venivano accettati dalla società MEFO che pagava con
«cambiali-MEFO». Trattandosi di forniture di merci, le cambiali MEFO
erano effetti commerciali cui prestavano triplice garanzia i fornitori,
la società MEFO e lo Stato, giustificando così il loro sconto presso la
Reichsbank. I funzionari della società MEFO controllavano che tutte le
cambiali fossero state emesse solamente per forniture di merci e non
per altri motivi: a ogni cambiale MEFO era legato uno scambio di merci
proprio per compensare la circolazione monetaria con quella di beni. Le
cambiali, che normalmente erano a tre mesi, ricevevano dalla Reichsbank
il permesso di rinnovo fino a 19 volte per un periodo complessivo di 5
anni. Ciò era necessario perché la ricostruzione economica avrebbe
richiesto un certo numero di anni.<br />
Con queste promesse di
pagamento spendibili come il denaro ma unicamente entro i confini
nazionali, gli imprenditori pagavano i fornitori. In teoria, questi
ultimi potevano scontarle presso la Reichsbank in ogni momento e per
qualsiasi importo a un interesse del 4% il che rendeva le cambiali MEFO
non solo una «quasi moneta corrente» ma anche un denaro fruttifero che
poteva essere ritenuto da banche, casse di risparmio e aziende. Non vi è
dubbio che se gli effetti MEFO fossero stati presentati all’incasso
massicciamente e rapidamente, oltre al rischio di inflazione, sarebbe
diventato evidente ai paesi stranieri che la Germania stava
incrementando le emissioni di moneta accrescendo i sospetti che la
finalità fosse anche il riarmo. Ciò però non avvenne nel Terzo Reich
poiché gli industriali tedeschi si servirono degli effetti MEFO come
mezzo di pagamento fra loro: fino al 1938, in media, la metà degli
effetti MEFO fu sempre assorbita dal mercato senza passare all’incasso
presso la Reichsbank. Insomma, queste obbligazioni diventarono una vera
moneta esclusivamente per uso delle imprese a circolazione fiduciaria
che si protrasse per 4 anni, raggiungendo nel 1938 l’importo complessivo
di 12 miliardi di marchi, con una media annuale di erogazioni pari a
circa 3 miliardi l’anno.<br />
Il segreto dell’operazione MEFO stava
nell’ossequio alla legge fondamentale della politica monetaria: la
concessione del credito avveniva contro cambiale (la cambiale MEFO),
vale a dire che alla base di ogni erogazione di denaro c’era un
movimento di merci. Il denaro non veniva concesso per una spesa
qualsiasi, ma soltanto quando alla somma richiesta corrispondeva una
certa quantità di merce la cui prova era fornita dagli effetti
sottoscritti. Le voci attive della Reichsbank consistevano
principalmente in cambiali a pagamento merci.<br />
Questa fu la mossa
determinante che fece ritornare sotto il controllo politico la
sovranità monetaria della Germania. Si realizzò in tal modo un
mutamento fondamentale della strategia economica nazionale che permise
allo Stato di riprendere in mano le leve del finanziamento dello
sviluppo sostituendo la sua autorità a quella del mercato. Un esempio
da manuale di come una politica di sostegno alla domanda finanziata da
un’espansione monetaria non convenzionale abbia permesso all’economia di
uscire dalla trappola della liquidità e dalla depressione ritornando
alla piena occupazione.<br />
La nuova moneta emessa dal Governo non
produsse affatto l’inflazione prevista dalla teoria classica poiché
offerta e domanda crebbero di pari passo lasciando i prezzi inalterati.<br />
Schacht in <em>The Magic of Money </em>ha scritto:<br />
<em>L’economista
inglese John Maynard Keynes ha studiato il problema dal punto di vista
teorico e l’operazione MEFO ha dimostrato possibile la sua applicazione.
Ma le condizioni alle quali l’applicazione del sistema può essere
effettuata senza danno non sussistono sempre. Sussistevano in Germania
nel periodo della depressione economica degli anni trenta quando
mancavano del tutto le scorte di materie prime, le fabbriche e i
depositi erano vuoti, le macchine erano ferme e sei milioni e mezzo di
lavoratori erano disoccupati. Non si aveva a disposizione neppure
capitale liquido risparmiato da poter investire. Con una produzione
tanto limitata anche la produzione di nuovo capitale era evidentemente
impossibile. Soltanto quando le inoperose ma ingenti forze produttive
furono rimesse all’opera, fu possibile una rapida formazione di
capitale. Questo capitale “sperato” fu, nell’operazione MEFO, anticipato
dal credito. Mancando la produzione che con questo credito era stata
avviata, l’esperimento MEFO sarebbe fallito. Il sistema MEFO non poteva
essere un “perpetuum mobile”. Raggiunta la piena occupazione ogni altra
concessione di credito avrebbe portato a eccedenze di circolante e
all’inflazione. (pp. 160, 162.)</em><br />
In un periodo di depressione
erano proprio i fondi a mancare nelle casse delle imprese e Schacht
sapeva che la prosperità della finanza internazionale dipende
dall’emissione di prestiti con elevato interesse a nazioni in
difficoltà economica. Egli conosceva bene il precedente storico
statunitense dettato dalla Guerra di secessione, quando, sul finire del
1862, il governo nordista si trovò ad aver necessità della cifra
colossale di 449 milioni di dollari (equivalenti a circa 39 miliardi di
dollari del 2011). Le banche americane chiesero un interesse del 30% su
quella cifra in quanto il corso bellico rendeva elevato il rischio
d’insolvenza dello Stato. Allora il presidente Abraham Lincoln ricorse
al potere conferitogli dall’articolo primo della Costituzione americana,
ovvero, stampare cambiali di prestito («greenback») – che il popolo
sovrano può concedere al proprio governo (vale a dire a se stesso) senza
pagare interessi di sorta e coperto non da riserva aurea, ma unicamente
dalla forza lavoro del popolo medesimo. Le banconote stampate dallo
Stato permisero di finanziare le spese militari dell’esercito nordista,
che nel giro di un paio di anni riuscì a prevalere sulla confederazione
sudista.<br />
Gli economisti si sono chiesti come sia potuto avvenire
il miracolo economico della Germania nazista e alla fine la risposta è
stata che il sistema funzionava grazie alla fiducia che il regime
riscuoteva presso i suoi cittadini e le sue classi dirigenti, una
fiducia ottenuta non solo con la propaganda nazionalista e con il
terrore, ma anche attraverso il progressivo miglioramento delle
condizioni economiche della popolazione.<br />
Un economista britannico,
C.W. Guillebaud, ha spiegato in modo chiaro il meccanismo che consentì
di rilanciare l’economia tedesca negli anni trenta:<br />
<em>Nel Terzo
Reich, all’origine, gli ordinativi dello Stato forniscono la domanda di
lavoro nel momento in cui la domanda effettiva è quasi paralizzata e il
risparmio è inesistente; la Reichsbank fornisce i fondi necessari agli
investimenti (con gli effetti MEFO che sono pseudocapitale);
l’investimento rimette al lavoro i disoccupati; il lavoro crea redditi e
risparmi grazie ai quali aumentano le entrate nelle casse dello Stato e
si possono pagare gli interessi sul debito.</em><br />
La ripresa
dell’economia dunque determinò l’aumento delle entrate fiscali e la
formazione di patrimoni che permisero di pagare le cambiali alla loro
scadenza dopo 5 anni. Negli anni dal 1933 al 1938, le entrate dello
Stato crebbero a oltre 10 miliardi di marchi. I mezzi per il pagamento
delle MEFO furono largamente disponibili: a partire dal 1939 e per 5
anni vennero pagati annualmente 3 miliardi di marchi.<br />
Hitler,
così, raggiunse il suo scopo primario: il riassorbimento della
disoccupazione e la crescita dei salari del popolo tedesco senza
alimentare l’inflazione e senza far esplodere il debito pubblico. I
risultati furono spettacolari per ampiezza e rapidità: nel gennaio 1933,
quando Hitler salì al potere, i disoccupati erano oltre 6 milioni; a
gennaio 1934, si erano quasi dimezzati e a giugno erano ormai 2,5
milioni; nel 1936 diminuirono ancora, a 1,6 milioni e all’inizio del
1938 non erano più di 400 mila. Fu questa ripresa economica ad
accrescere il consenso di Adolf Hitler e a permettere, purtroppo, alla
Germania di lanciare negli anni successivi una politica di riarmo ancora
più massiccia che portò allo scoppio della Seconda guerra mondiale.<br />
Schacht
decise di chiudere l’esperienza delle cambiali MEFO nel 1938 quando la
piena occupazione aveva iniziato a determinare i primi aumenti dei
prezzi. Questa decisione fu motivata anche dal fatto che le banche, a
causa della crescente richiesta di crediti e della conseguente scarsità
di capitali, non furono più in grado di trattenere gli effetti MEFO in
portafoglio e si videro costrette a presentarli sempre in maggior numero
alla Reichsbank. Ma il <em>F</em><em>ührer</em> si oppose e il 19
gennaio 1939 estromise Schacht dalla carica di presidente della
Reichsbank. Dopo la guerra Schacht fu processato a Norimberga, ma venne
assolto dalle accuse di crimini contro l’umanità e cospirazione a danno
della pace grazie alla sua seppur tardiva opposizione al regime. Morì
nel 1970 a 93 anni.<br />
<ol start="4">
<li><strong>Conclusioni</strong></li>
</ol>
Per
concludere, la formula ideale per favorire la ripresa dell’economia
europea sarebbe quella di combinare gli interventi di Schacht con il New
Deal di Roosevelt. Però, considerando l’avversione del governo tedesco a
qualsiasi forma di politica monetaria e fiscale espansiva, il nostro
paese deve procedere in modo autonomo per rilanciare la crescita
ispirandosi proprio al miracolo economico della Germania negli anni
trenta. Si tratta di un’esperienza che purtroppo è stata completamente
rimossa dal popolo tedesco, che continua a essere ossessionato
dall’iperinflazione degli anni venti.<br />
Siamo convinti che oggi un
risultato analogo potrebbe essere conseguito con i Certificati di
Credito Fiscale. Ovviamente, l’intervento che proponiamo tiene conto
delle grandi differenze con gli anni trenta, prima fra tutte il peso
molto più alto della spesa pubblica e della tassazione sul PIL nel
periodo attuale (il 50% contro il 30% degli anni trenta). La nostra
proposta della moneta fiscale si differenzia da quella di Schacht perché
i MEFO bond circolavano solo tra aziende e pubblica amministrazione,
mentre i CCF sono assegnati anche ai consumatori e hanno quindi un
impatto sulla domanda finale. Nel nostro progetto, dunque, viene dato
ampio spazio alla crescita del potere d’acquisto delle fasce sociali più
deboli e alla riduzione delle tasse delle imprese, anche se non è
certamente trascurato il sostegno alla domanda nel senso più keynesiano
del termine (espansione della domanda pubblica). Un’altra differenza
sostanziale sta nel fatto che il valore monetario dei CCF viene
garantito dallo Stato, che si impegna ad accettarli per il pagamento
delle tasse al valore nominale dell’emissione, mentre nel progetto MEFO
era la Banca Centrale del Reich che garantiva il valore monetario delle
cambiali permettendo la conversione in marchi con un tasso di interesse
fissato al 4%. Entrambi i progetti comunque sono basati sull’emissione
di titoli a circolazione interna, paralleli alla valuta ufficiale (il
marco degli anni trenta e l’euro al giorno d’oggi), e hanno lo stesso
obiettivo: riportare l’economia in una situazione di piena occupazione.<br />
E’
fondamentale, dunque, che l’espansione monetaria proceda di pari passo
con l’espansione fiscale: il maggiore reddito disponibile generato dalle
assegnazioni di CCF si deve tramutare in acquisti di beni e servizi
proprio per compensare la maggiore quantità di moneta con la crescita
dell’attività economica. In questo quadro, si potrebbe immaginare che i
CCF si possano convertire in euro solo quando vi è l’intenzione di
comprare un bene di consumo o d’investimento. In tal caso, i CCF
assumerebbero la funzione di «buoni merce» anche se questa opzione li
renderebbe meno liquidi e quindi potrebbe provocare un aumento dello
sconto sul mercato finanziario. Per questo si potrebbero studiare dei
meccanismi per favorire l’uso diretto dei CCF senza che siano convertiti
in euro. Infine, è cruciale stabilire un forte vantaggio nell’aliquota
di assegnazione ai lavoratori con redditi inferiori, per esempio, a
15.000/20.000 euro, i quali hanno un’elevata propensione al consumo. Le
possibilità operative sono dunque molteplici e vanno considerate con la
massima attenzione per valutarne i pro e i contro.<br />
In
conclusione, l’espansione monetaria deve essere strettamente associata
all’espansione della spesa per merci e servizi al fine di ottenere i
massimi benefici in termini di ripresa delle attività economiche,
aumento del gettito fiscale e creazione di occupazione stabile e ben
retribuita.<br />
<strong>Riferimenti bibliografici</strong><br />
Keynes
J.M., «Il problema degli squilibri finanziari globali. La politica
valutaria del dopoguerra (8 Settembre 1941)», in Keynes J.M., <em>Eutopia</em>, Luca Fantacci et al. (a cura di), 2011, pp. 43-55.<br />
Mahe E., «Macro-economic policy and votes in the thirties: Germany (and The Netherlands) during the Great Depression», <em>Real-World Economics Review Blog</em>, 12 June 2012.<br />
Ruffolo G., Sylos Labini S., <em>Il film della crisi. La mutazione del capitalismo</em>, Einaudi, Torino 2012.<br />
Schacht H.H.G. <em>The Magic of Money</em>, Oldbourne, London 1967.<br />
<br />
<br />
Tratto da:<br />
<blockquote class="wp-embedded-content" data-secret="qlAO0ibb0l">
<a href="http://www.syloslabini.info/online/il-mago-schacht-le-cambiali-mefo-e-la-ripresa-economica-della-germania-negli-anni-trenta/">Il mago Schacht: le cambiali MEFO e la ripresa economica della Germania negli anni trenta</a></blockquote>
Il Capitolo VII del libro <strong><a href="http://download.kataweb.it/micromega/monetafiscalegratuita.pdf">Per una moneta fiscale gratuita</a> </strong>a cura di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Enrico Grazzini, Stefano Sylos Labini, con la prefazione di Luciano Gallino.<br />
Per approfondimenti sulla proposta dei CCF (Certificati di Credito Fiscale):<br /> http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/<br />
<br />
TRATTO DA:<br /><a href="https://www.attivismo.info/come-portare-a-zero-la-disoccupazione-nel-giro-di-2-anni-il-successo-delle-politiche-monetarie-di-schacht-in-germania-negli-anni-30/?fbclid=IwAR0j9yuXQisAYH06EzMR0x7klRV22cZA5hOAQdxoJJrcrVdhEGVtJxbTUtc#" target="_blank">https://www.attivismo.info/come-portare-a-zero-la-disoccupazione-nel-giro-di-2-anni-il-successo-delle-politiche-monetarie-di-schacht-in-germania-negli-anni-30/?fbclid=IwAR0j9yuXQisAYH06EzMR0x7klRV22cZA5hOAQdxoJJrcrVdhEGVtJxbTUtc#</a> </div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-86301799436026048502019-11-24T20:24:00.001+01:002019-11-24T20:24:04.662+01:00GUERRA ALL'ITALIA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinlS799N6tBrKxYtZMKNMhsVnb4d8ezgzm7pny1YcgK84uuU-_9PmJA43r6xBRi5is1E1Tf79MNjiKUzjYotb4grrvbLOnj0oKEn0dEtK9B-5cffze3ZIcEQt6keMg00mW6JAY22fFml8/s1600/12348166_10207288542164568_5183710219682484682_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="288" data-original-width="288" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinlS799N6tBrKxYtZMKNMhsVnb4d8ezgzm7pny1YcgK84uuU-_9PmJA43r6xBRi5is1E1Tf79MNjiKUzjYotb4grrvbLOnj0oKEn0dEtK9B-5cffze3ZIcEQt6keMg00mW6JAY22fFml8/s1600/12348166_10207288542164568_5183710219682484682_n.jpg" /></a></div>
<br />
<br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">di Enrico Montermini</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Mentre
in Italia le Sardine cantano in piazza "Bella ciao", da Parigi, Berlino
e Bruxelles trapelano i dettagli della riforma del MES, il meccanismo
di stabilità finanziaria dell'Unione Europea - e non sono buone notizie. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A quanto pare l'asse Parigi-Berlino che controlla la politica europea
continua la sua guerra senza quartiere all'Italia utilizzando la finanza
come arma per indebolire il Paese. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nulla, quindi, è cambiato dal primo
al secondo governo Conte, se non il fatto che ora la pillola amara ci
viene ora somministrata con larghi sorrisi e pacche sulle spalle.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
MES è l'organismo preposto ad aiutare gli Stati a finanziarsi quando
sono sotto attacco da parte dei mercati. <br />Non starò a tediare il lettore
con una descrizione troppo tecnica, che potete trovare qui: <a href="https://www.agi.it/fact-checking/mes_polemiche-6590775/news/2019-11-21/" target="_blank">Che cos'è il Mes e perchè la sua riforma fa discutere</a>. <br />Mi limiterò a evidenziare le dimensioni inaudite dell'attacco che si sta preparando contro l'Italia.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Il
MES è finanziato da 19 stati membri dell'Unione in proporzione al
proprio PIL. <br />L'Italia è il terzo finanziatore in ordine di importanza
dietro a Francia e Germania. <br />Secondo una simulazione, tra i 19
sottoscrittori del fondo solo 10 hanno le carte in regola per accedervi e
tra questi l'Italia non figura. <br /><br />La clausola capestro introdotta nella
riforma è stata fortemente voluta dall'amministratore delegato del MES,
il tedesco Klaus Regling. <br />Essa prevede che il debito pubblico degli
Stati che possono accedere ai finanziamenti deve essere intorno al 60%
del PIL: un dato studiato su misura per agevolare Francia e Germania e
punire l'Italia.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />Qualora
un paese "non virtuoso" come l'Italia dovesse chiedere aiuti al MES,
sarebbe costretto a sottoscrivere un memorandum d'intesa per la
riduzione del debito pubblico.</span><br />
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><br />Gli Stati non
virtuosi saranno quindi incoraggiati a ridurre, precauzionalmente, il
proprio debito pubblico, cosa che nessun governo italiano farà mai
perché significherebbe arginare la corruzione, il nepotismo e gli
sprechi nella pubblica amministrazione, che è un bacino elettorale e un
concentrato di interessi economici che nessuno vuol toccare. </span><br />
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><br />Il pericolo è
che il semplice annuncio della riforma del MES possa scatenare la
speculazione dei mercati contro il debito sovrano italiano, costringendo
il governo ad accettare un memorandum d'intesa con il MES. <br /><br />Tale
memorandum - come insegnano i precedenti - comprenderebbe dure misure di
austerity, che di solito portano a due conseguenze. <br /><br />La prima: un
drammatico crollo del prodotto interno lordo a fronte di una modesta
riduzione del debito pubblico. <br />La cura, insomma, si rivela sempre più
dannosa della malattia. <br /><br />La seconda conseguenza: il taglio del welfare,
la deregolamentazione del mercato del lavoro e la svendita degli asset
pubblici a soggetti privati o a stati esteri. <br /><br />Sono le cosiddette
riforme, da sempre invocate dai falchi di Parigi, Berlino, Bruxelles e
appena iniziate dal governo Monti. <br /><br />Riforme, che vogliono anche i grandi
istituti finanziari, le agenzie di rating e la Confindustria. Misure, i
cui effetti, economici e politici, equivalgono a quelli di una guerra
perduta.</span><br />
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><br />Il lettore si
domanderà probabilmente perché il sottoscritto accredita
un'interpretazione complottista alla riforma del MES. <br /><br />Innanzitutto
perché i maggiori sottoscrittori del debito pubblico italiano sono le
due più importanti banche francesi. <br /><br />Un attacco speculativo provocato dal
semplice annuncio delle clausole capestro descritte trasformerebbe
immediatamente i titoli di stato italiani in titoli tossici: da qui la
necessità di disfarsi degli stessi, facendosi rimborsare dal MES. <br /><br />E'
quanto è accaduto alla Grecia, dove i prestiti della Troika sono serviti
a rimborsare le banche francesi e tedesche, ma sono stati pagati con la
rovina del popolo greco. <br /><br />In secondo luogo, perché la strategia
dell'asse franco-tedesco è sviluppata dall'Ecole de Guerre Economique:
la scuola di guerra economica fondata da un generale francese. <br /><br />In terzo
luogo perché, da un lato, Macron è il prodotto degli interessi della
famiglia Rothschild, per la quale ha lavorato prima di entrare in
politica; dall'altro perché in Germania le banche sono state in gran
parte nazionalizzate e sono quindi un asset a disposizione del governo
di Angela Merkel. <br /><br />Quella stessa Merkel che, ordinando la vendita dei
titoli di stato italiani detenuti da Deutsche Bank, ha provocato
l'attacco dei mercati contro l'Italia che ha portato alle dimissioni
dell'ultimo governo Berlusconi. <br /><b><br />E' lecito ipotizzare, quindi, che esista
un piano franco-tedesco per muovere guerra all'Italia servendosi della
finanza e delle strutture politiche e finanziarie europee come
strumento.</b> <br /><br />La riforma del MES sarebbe solo l'ultima offensiva di una
guerra iniziata addirittura all'epoca della caduta del Muro di Berlino.
<br /><br />Che di guerra si tratti, purtroppo, non pare che se ne siano accorti né i
politici né la stampa, che sono troppo presi dalle beghe domestiche.</span><br />
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><br />Perché mai, è
lecito chiedersi, la Francia e la Germania vogliono la rovina economica
dell'Italia? <br /><br /><b>Perché qualora il governo accettasse la riforma del MES il
Paese, prima o poi, sarebbe costretto ad accettare il piano di riforme
di cui si è detto: perderebbe, insomma, quel poco che le resta della sua
sovranità e della democrazia. </b><br /><br />Come accaduto alla Grecia, quando
Tsipras, dopo aver indetto un referendum per dire "no" agli ordini della
Troika, fu costretto a piegarsi ai ricatti della stessa. <br /><br />L'arrivo in
Italia della Troika, sempre paventato dalla Cassandra di turno, è però
l'estrema ratio: molto meglio avere un governo nazionale sostanzialmente
docile agli ordini di Parigi e Berlino. <br /><br /><b>In gioco c'è il dominio
dell'Europa: l'obbiettivo vanamente perseguito da Napoleone, Guglielmo
II e Hitler con i loro eserciti e che ora pare a portata di mano con
l'arma della finanza. <br /><br /></b>TRATTO DA:<br /><a href="https://enricomontermini.blogspot.com/2019/11/guerra-allitalia-di-enrico-montermini_22.html" target="_blank">https://enricomontermini.blogspot.com/2019/11/guerra-allitalia-di-enrico-montermini_22.html</a></span><br />
<span style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-330950129670444292019-11-16T10:46:00.001+01:002019-11-16T10:46:26.232+01:00 DELITTI PARTIGIANI Compagno Drago e gli altri: i serial killer protetti dal Pci<div class="post_content page_margin_top_section clearfix">
<div class="content_box">
<div class="text ">
<div style="font-style: italic;">
Con il libro <em>Compagno mitra</em>
hanno nome e volto quei partigiani che uccisero nemici politici e
innocenti padri di famiglia. Molti fatti raccontati dallo storico
Gianfranco Stella sono noti. Quel che non era noto erano i nomi dei
killer e delle bande di gappisti che agivano indisturbati in nome della
giustizia proletaria con omicidi, razzie, sequestri ed estorsioni
riuscendo a sfuggire alla giustizia o salvandosi con pochi anni di
carcere. Come il partigiano <em>Drago: </em>un killer spietato che
ammazzò 150 persone, tra cui il sacerdote don Dante Mattioli, il cui
corpo non venne mai trovato. Coperto dal Pci, sconosciuto ai libri di
storia, nessuno lo disturbò mai e morì nel suo letto con al collo una
medaglia al valor militare.<br />
</div>
<div class="post_image_box">
<img alt="" height="292" src="https://lanuovabq.it/storage/imgs/compagno-mitra2-large.jpg" title="" width="400" />
</div>
<br />
Molti di loro vennero
decorati con la medaglia d’oro, altri diventarono persino deputati del
Pci o segretari dell’Anpi locale. Ad altri ancora la vita non fu facile,
dovettero conoscere la dura fatica nei campi di patate nella
Cecoslovacchia sovietica, ma poi dopo pochi anni tornarono a casa dove
poterono così ricominciare la loro vita, come se niente fosse.<br />
<br />
<strong>C’è anche chi fu condannato all’ergastolo subito </strong>dopo
la fine della guerra, ma potè godere dell’amnistia di Togliatti già dal
1950 e così ripulirsi per gli anni a venire. La carrellata di killer
spietati raccolta <a href="https://lanuovabq.it/it/chi-sa-ha-parlato-dagli-archivi-pci-la-verita-sui-crimini-rossi">nel libro <em>Compagno mitra</em></a> (<em>in uscita su Feltrinelli e Amazon il 15 novembre; per info stella.gianfranco46@libero.it</em>)
rappresenta un documento impressionante di come la Resistenza di marca
comunista si sia macchiata di crimini orrendi che rimasero impuniti
allora e oggi sono stati semplicemente derubricati ad azioni di guerra.<br />
<br />
<strong>Con questo libro, il suo autore</strong>, lo storico
Gianfranco Stella, ha completato l’anello mancante che serviva per una
completa pacificazione nazionale: dire i nomi di chi, approfittando del
caos seguito all’8 settembre, regolò i conti in vista di una imminente
rivoluzione bolscevica. E’ per questo che la presentazione di sabato
scorso a Reggio Emilia ha in un certo senso chiuso finalmente il
cerchio. Un cerchio iniziato molti decenni fa con la pubblicazione dei
nomi delle vittime della violenza partigiana. Semplici nomi, a quali
dopo molti decenni si aggiunsero le dinamiche nelle quali maturarono i
crimini più efferati. Tutto questo ha alimentato la cosiddetta
storiografia revisionista alla quale però mancava spesso un cappello
finale: il nome, appunto degli assassini.<br />
<br />
<br />
<br />
<img alt="" src="https://lanuovabq.it/storage/imgs/compagno-mitra-copia-medium.jpg" style="border-style: solid; border-width: 1px; float: left; height: 242px; margin: 6px; width: 330px;" /><br />
<br />
<strong>Ebbene, i nomi spesso c’erano</strong>, in molti casi si
conoscevano perché le inchieste giudiziarie fecero il loro corso prima
dell’amnistia. Ma l’amnistia, oltre a salvare centinaia di killer
spietati dall’ergastolo, produsse anche un fenomeno ingiusto: mettere al
riparo quelle persone delle quali poi nessuno potè parlare, perché in
fondo protette dalla cappa onnipresente del partitone rosso, che
garantiva loro di poter ricominciare indisturbati la loro vita per non
macchiare la vulgata resistenziale che nel frattempo si imponeva nelle
scuole, nei libri di testo e nei comuni.<br />
<br />
<strong>In questo libro di 600 pagine i nomi sono la cosa più significativa</strong>.
Molte dinamiche, molti eccidi, si conoscevano. Ma ad esse mancava
giusto il responsabile. Ed è per questo che l’Anpi sabato ha manifestato
davanti all’albergo delle Notarie di Reggio Emilia dove dentro Stella
presentava il suo libro con il Centro Studi Italia e la Fondazione
Azzolini: perché quei nomi, riportati alla luce da Stella, sono la prova
che nel Triangolo della morte, ma anche in Liguria, in Veneto, in
Lombardia e in generale in tutto il nord Italia, i partigiani comunisti
hanno ucciso innocenti per puro odio ideologico e politico. Dal punto di
vista storico, bisognerà dunque arrivare anche ad una revisione di
quella stagione che tenga conto appunto anche delle coperture di cui
questi criminali hanno goduto.<br />
<strong>Basterà, per far comprendere questi silenzi lunghi oltre 70 anni</strong>,
raccontare anche solo un caso degli oltre 200 resi noti e messi in fila
da Stella. E’ quello di un partigiano fantasma, il cui nome non compare
neppure nella storia della Resistenza reggiana di Guerrino Franzini,
che rappresenta la “bibbia” della vulgata resistenziale.<br />
<br />
<strong>Di Licinio Tedeschi </strong>(in foto)<strong>, nome di battaglia <em>Drago<img alt="" src="https://lanuovabq.it/storage/imgs/licinio-tedeschi1-medium.JPG" style="border-style: solid; border-width: 1px; float: right; height: 242px; margin: 6px; width: 330px;" /></em></strong>, ma anche <em>Marat</em>,
nessuno sapeva nulla. Il suo nome si perde nell’aneddotica delle
famiglie vittime, che da troppi anni piangono i loro cari ben sapendo il
nome di chi uccise così barbaramente un padre o un fratello. Ma nessuno
ebbe mai il coraggio di parlare.<br />
<br />
<strong>Eppure, la figura di Licinio Tedeschi </strong>è
impressionante per crudeltà a cui si aggiunse nel tempo una impunità
sprezzante e sicura per un uomo cui, a conti fatti, Stella attribuisce
la bellezza di 111 vittime nell’immediato dopoguerra e 39 prima del 25
aprile. Numeri che non si spiegano senza mettere in conto una copertura
di una struttura di livello più alta.<br />
<strong>Tedeschi nasce a Castelnovo Sotto</strong> in provincia di
Reggio Emilia nel 1914. Di lui, Stella dice: “Licinio Tedeschi può
essere considerato tra i più spietati serial killer della Resistenza
italiana e il maggior assassino del Reggiano. Suoi pari vi saranno
stati, ma nessuno ho trovato più assassino di lui. Uccise preti, medici,
carabinieri, donne, presunte spie, ex fascisti, professionisti,
facoltosi imprenditori che nulla avevano a che fare col Fascismo e anche
partigiani”.<br />
<br />
<strong>Con un curriculum del genere si comprende bene</strong>
perché il Pci reggiano avesse interesse a coprirlo. Perché con Drago ad
uccidere c’era un nutrito squadrone della morte che ha seminato il
terrore nelle campagne della Bassa reggiana per un triennio almeno. Una
squadra di killer che qualcuno consentiva operasse indisturbata e che,
subito dopo la guerra potè riscuotere come una cambiale impunità e
protezione. Stella racconta infatti che Tedeschi fu impiegato alla
segreteria dell’Anpi “grazie alle contribuzioni forzate che riusciva
egregiamente a incassare e parzialmente a versare”. Il suo primo
omicidio lo compie a Udine nelle caotiche giornate dell’armistizio
all’interno della caserma del 23esimo reggimento dove era soldato. E’ il
9 settembre, appena il giorno dopo la destituzione del regime, quando
uccide il sottoufficiale addetto all’armeria che si era opposto alla sua
pretesa di prelevare armi. Ne riempì due borsoni e il sottoufficiale
venne derubricato a vittima dei tedeschi che quel giorno avevano
occupato la caserma. Da quel giorno Tedeschi non smise più di ammazzare.
“Le sue azioni piacevano al partito comunista e meno ai membri del
Comitato di Liberazione provinciale i quali denunciavano l’inutilità di
quelle sciagurate iniziative e finivano sempre col provocare reazioni
dei tedeschi”. Ma lui andò avanti. <img alt="" src="https://lanuovabq.it/storage/imgs/compagno-mitra-medium-0.jpg" style="border-style: solid; border-width: 1px; float: left; height: 242px; margin: 6px; width: 330px;" />Ad
esempio: il 13 aprile del 1945, proprio nello stesso giorno in cui
veniva ucciso il seminarista Rolando Rivi, prelevò tre persone: il
commissario prefettizio del comune di Castelnovo Sotto, un residente e
il parroco don Dante Mattioli e il nipote. Furono uccisi tutti con colpi
di pistola e i corpi non vennero mai ritrovati.<br />
<strong>La morte di don Dante Mattioli </strong>è sempre rimasta un
mistero. Il suo nome è finito nel martirologio delle vittime del clero
per mano partigiana, ma ora, con questi documenti scoperti da Stella, si
può finalmente avere un colpevole che uccise per odium fidei un parroco
che nulla aveva a che fare con il Regime e aveva come unica colpa
quella di non essere comunista.<br />
<br />
<strong>Di storie del genere, la cartella di Tedeschi</strong> è
piena e finalmente per tanti famigliari si può dare un nome ai killer
rimasti nell’ombra per 70 anni. Il 25 aprile ad esempio, tanto per
festeggiare la Liberazione pensò di ammazzare il medico condotto del
Paese di Gattatico, il dottor Enrico Alberti e così fece nei giorni
seguenti con la sua squadra della morte per cittadini che avevano come
unica colpa l’avere la tessera del partito fascista. Le sue azioni non
si limitavano agli anti-comunisti. Un partigiano rosso, Mario Bertozzi
di Boretto, durante un periodo di detenzione, fece il suo nome in
riferimento ad alcuni delitti. Appena uscì venne freddato da una
raffica. La stessa sorte toccò ad un altro compagno di armi che aveva
rivelato alle autorità la base segreta di Drago.<br />
<strong>E ancora: taglieggiava per conto del partito comunista</strong>
gli imprenditori della zona e chi non si piegava veniva ucciso,
sequestrò molti possidenti in nome della giustizia proletaria. Nessuno
poteva fermarlo: uccise ancora il maresciallo dei carabinieri di
Brescello, il cui corpo venne ritrovato soltanto negli anni ’60 durante
uno scavo.<br />
<br />
<strong>A lui è legato un episodio della carriera</strong> del
celebre giornalista Enzo Biagi. Il nome di Licinio Tedeschi era
nell’aria, ma nessuno lo faceva per paura. Così, per controbilanciare la
linea editoriale scelta dalla Rizzoli che con il settimanale Epoca
aveva documentato molte efferatezze partigiane, volle sentire anche
l’altra campana. Andò a Poviglio, dove negli anni ’60, Tedeschi si era
trasferito e si presentò a casa sua per chieder un’intervista. Per nulla
intimorito dalla fama del grande giornalista rifiutò qualunque tipo di
incontro. Allora Biagi gli fece prospettare il pagamento di una somma di
denaro. Ma neppure questo lo smosse: “Il killer gli rispose che se
avesse voluto denaro, gli sarebbe bastato girare durante il giorno di
mercato per le strade di quei comuni dove era conosciuto e con il
cappello in mano avrebbe riscosso tanto denaro da riempirlo”, riferisce
Stella.<br />
<br />
<strong>Una ricchezza che il Drago non teneva soltanto per sé</strong>.
Stella sostiene che parte delle contribuzioni forzate che Tedeschi
versò all’Anpi servirono al Pci per acquistare l’antico palazzo di Rocca
Saporiti in via Toschi, che nel ’54 diventerà la nuova sede del
partito.<br />
<br />
<strong>Da ultimo va detto che quando nel ’46 </strong>gli venne
revocata la medaglia d’argento al valor militare, fu proprio l’Anpi a
fare pressioni perché potesse riottenerla. Ebbene: la riebbe nel 1988
con un decreto presidenziale apposito nelle cui motivazioni viene
ricordato un episodio di un combattimento valoroso contro i tedeschi.
Nessun cenno, ovviamente, alla seriale attività di killer in nome e per
conto della Resistenza rossa.<br />
<strong>Surreale la chiosa di Stella</strong>, citando Orwell: “<em>Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario</em>”.<br />
<br />
</div>
<div class="author_box_fisso ">
<div class="author">
<a class="thumb" href="https://lanuovabq.it/it/andrea-zambrano" title="Andrea Zambrano">
<img alt="img" src="https://lanuovabq.it/storage/imgs/foto-andrea-per-blog-thumb.jpg" /> </a>
<div class="details">
<h5>
Andrea Zambrano<br /><br />TRATTO DA:<br /><br /><a href="https://lanuovabq.it/it/compagno-drago-e-gli-altri-i-serial-killer-protetti-dal-pci?fbclid=IwAR29Z36LGtrT0QJNd_QOVj9Inpg5MTvU7MBeG3B7rk53Xj5MjMi_gDAHiV0" target="_blank">https://lanuovabq.it/it/compagno-drago-e-gli-altri-i-serial-killer-protetti-dal-pci?fbclid=IwAR29Z36LGtrT0QJNd_QOVj9Inpg5MTvU7MBeG3B7rk53Xj5MjMi_gDAHiV0</a></h5>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
<div class="row page_margin_top_section">
<div class="share_box clearfix">
<br /></div>
</div>
Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com40tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-63451610822261198022019-11-15T13:54:00.002+01:002019-11-15T14:43:23.761+01:00«Il Duce? Uomo di sinistra fino alla fine»<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYRRNByzgL7Du-UWoGee5nWRV-s4LpyG59vJlPJnJtW_WH_H3tVfKlH1pHK3e4HY94hm6zm4rps7vNq2bTRmt9omevQl5sxVB4ZCmf346j11xBWt4iqZNjthyphenhyphenRzaGaIx9u2S4ltOOenbA/s1600/is22.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="202" data-original-width="341" height="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYRRNByzgL7Du-UWoGee5nWRV-s4LpyG59vJlPJnJtW_WH_H3tVfKlH1pHK3e4HY94hm6zm4rps7vNq2bTRmt9omevQl5sxVB4ZCmf346j11xBWt4iqZNjthyphenhyphenRzaGaIx9u2S4ltOOenbA/s320/is22.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Prego? «Sì, ha capito bene. <br /><b>Il duce non ha mai smesso di essere di
sinistra e rimase socialista fino all'ultimo dei suoi giorni». </b><br />
Che fa,
esagera? <br />
«Macché. Le dirò di più. <b>Classificare di destra il regime
fascista è completamente sbagliato».
</b><br />
<br />
È il pirotecnico inizio di una conversazione che abbiamo avuto con
Nicholas Farrell, ex firma di punta del Sunday Telegraph, autore di una
biografia del duce (<b>«Mussolini, A New Life»</b>, uscita in Gran Bretagna
presso Weidenfeld and Nicolson) che ha scatenato oltremanica un vero e
proprio putiferio. <br />
<br />
Per «colpire al cuore» questo simpatico quarantenne
inglese con il gusto della provocazione e con la passione della Romagna
(vive a Predappio da sei anni) a Londra sono scese in campo le firme più
blasonate. <br />
<br />
Fra le tante, la più feroce è stata quella dello storico
Denis Mack Smith. <br />Questi, proprio dalle colonne del Sunday Telegraph, ha
parlato di Farrell come «di uno scrittore velleitario e ignorante che
si ostina a presentare un Mussolini non reazionario, non corrotto e non
tiranno».
<br />
<br />
Farrell riparte proprio dallo storico inglese. <br />
<br />
«Nel suo libro -
spiega - tratteggia la figura del duce in chiave grottesca. <br />
<b>Si tratta di
un'alterazione propagandistica di marca inglese, che risale alla
seconda guerra mondiale e di cui Mack Smith si è fatto portavoce. </b><br />
<br />
Si può
essere d'accordo o meno con le scelte di Mussolini, ma è sbagliato
parlarne come di un saltimbanco». <br />
<br />
Farrell scandisce le parole in
perfetto italiano e quando chiediamo il perché di tante «armi» puntate
contro di lui, risponde: «<b>La verità è che io ribalto la visione che del
duce hanno gli inglesi. </b><br />
<b>Sono partito da questa considerazione: un uomo
"ridicolo e grottesco" non può prendere il potere e conservarlo per
vent'anni. Mussolini aveva un carisma strepitoso. Egli governò godendo
di un vasto consenso da parte del popolo italiano, almeno fino alla fine
degli anni Trenta».
</b><br />
<br />
Di qui, però, a sostenere che il duce sia stato un socialista mai
pentito ne corre.<br />
<b>«Il duce con il fascismo - risponde Farrell - tentò di
costruire una terza via fra il capitalismo e il comunismo. Il
corporativismo era un progetto di sinistra e suscitò molto interesse
presso diversi ambienti fuori dell'Italia».
</b><br />
<br />
Intanto, c'è un altro capitolo della biografia scritta dal
giornalista londinese che ha mandato su tutte le furie i commentatori
britannici. <br />
<br />
Si tratta delle pagine in cui si attacca la politica estera
inglese a partire dalla metà degli anni '30. <br />
<br />
<b>Il 7 ottobre del '35 la
Società delle Nazioni, su iniziativa della Gran Bretagna, vota una
risoluzione di condanna dell'Italia come Paese aggressore dell'Etiopia.
Quattro giorni più tardi, 51 Stati su 54 decidono di colpire l'Italia
con sanzioni economiche. Contro di esse si scatena la reazione del
regime. Scendono in campo finanche Croce e Albertini. Entrambi nella
«giornata della fede»</b>, in cui gli italiani consegnano le fedi nuziali
alla patria, donano la loro medaglia di senatori. Pirandello offre
quella del premio Nobel. <br />
<br />
<b>«In quei giorni il governo britannico commise
un gravissimo errore - spiega Farrell - spingendo il duce nelle braccia
di Hitler e impedendo all'Italia di percorrere, al momento della seconda
guerra mondiale, una strada simile a quella scelta dal generale
Franco». </b><br />
<br />
Il dubbio che coglie l'interlocutore, ascoltando il nuovo
biografo di Mussolini, è quello di trovarsi di fronte a un nostalgico
del Ventennio. <br />
<br />
Glielo diciamo, ma Farrell smentisce. <br />
<br />
<b>«Ho solo studiato
una delle figure più importanti del '900, senza lasciarmi condizionare
dai conformismi. Sono anche convinto che Mussolini, al di là delle leggi
razziali del '38, fino a quando esercitò appieno la sovranità sul suo
Paese, rifiutò ogni cooperazione attiva alla deportazione degli ebrei.
L'ho scritto e lo ripeto: salvò più ebrei il duce che Schindler. Io non
sono né un nostalgico del regime, né un fascista. Sono solo un inglese».
</b> <br />
<br />
Non ci resta che attendere la versione italiana del «Mussolini» di
Farrell. <br />
<br />
Quel giorno ne vedremo delle belle.
<br />
<br />
TRATTO DA:<br />
<a href="https://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2003/08/01/news/il-duce-uomo-di-sinistra-fino-alla-fine-218444/?fbclid=IwAR0pMlti0TNPGU5ICp403p9jL9WR9WCY3YIzITvAs6ltZG7zCeCHYNoga8s" target="_blank">https://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/2003/08/01/news/il-duce-uomo-di-sinistra-fino-alla-fine-218444/?fbclid=IwAR0pMlti0TNPGU5ICp403p9jL9WR9WCY3YIzITvAs6ltZG7zCeCHYNoga8s</a>Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-36685374830823203022019-11-15T13:13:00.002+01:002019-11-15T13:23:19.183+01:00PERCHE’ DA NOI CI VOLLE L’IRI.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifbvLcVz3FIXAPrWI7rs0Ur8jTeB84gavc-puFYFJfTReVVQSjXyk1P-kob_Esk9sDyjQdIu6BN5PzZw16JVOVgwlZGdPmbKco2G67HfbwvUkhe4H_ogjTpuF_YF1MolZ1A9iw9Npmjek/s1600/is.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="216" data-original-width="304" height="284" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifbvLcVz3FIXAPrWI7rs0Ur8jTeB84gavc-puFYFJfTReVVQSjXyk1P-kob_Esk9sDyjQdIu6BN5PzZw16JVOVgwlZGdPmbKco2G67HfbwvUkhe4H_ogjTpuF_YF1MolZ1A9iw9Npmjek/s400/is.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<b>Maurizio Blondet</b><br />
<br />
Probabilmente pochi sanno che, prima del 1940, lo Stato “cercò di
ritrasferire alla proprietà privata le imprese IRI salvate dal
disastro: il tentativo non andò a buon fine perché <u>mancavano le persone fisiche dotate di capitale</u> proprio, e non preso a prestito dalle banche” (Antonio Venier, <i>Il disastro di una Nazione</i>, Ar, 2000).<br />
Già: il regime (non a caso Male Assoluto) aveva questa pretesa, che i
capitalisti ci mettessero del loro capitale. Oggi che l’IRI è stata
svenduta a credito a indebitati esteri, bisogna ricordare il motivo
della fascistica pretesa. Consentire le privatizzazioni a capitalisti
senza capitale indebitati, significava tornare alla condizione per cui
l’IRI dovette essere creato. Una condizione disastrosa che ricorda
molto da vicino quella attuale.<br />
I privati, che non ebbero mai i mezzi propri per finanziare lo
sviluppo industriale italiano, ricorsero alle grandi banche –
straniere, tipicamente la Comit dei “tedeschi” Otto Joel Federico Weil
, detentori dei capitali finanziari internazionali – che
raccoglievano il risparmio: le quali ovviamente – le norme “liberiste”
lo permettevano – usarono i depositi a vista o a <u>breve,</u> per finanziare le industrie, a <u>medio-lungo termine</u>.
Le banche commerciali erano insomma diventate, senza dirlo ai
clienti, le “banche d’affari” che portarono alla crisi del ’29, ed
hanno riportato alla Depressione del 2007 ossia otto anni dopo che
Clinton cancellò la Glass-Steagall, che (visti i disastri della
commistione) negli anni ‘30 aveva separato per legge imperativa
l’attività bancaria normale e quella d’investimento, speculativa: atto
di nascita del liberismo selvaggio.<br />
<b>Persino Giovanni Malagodi</b>, che più
liberista non si può (fu segretario del Partito Liberale, allora era
rintanato cin La Malfa all’ufficio-studi della Comit, covo di pensiero
antifascista) ha scritto che in quelle banche “<i>del lavoro ordinario, con la clientela piccola o media, s’era perduto il gusto, la tecnica, la tradizione</i>”: biasimo che si può oggi applicare da Montepaschi a Deutsche Bank, passando per qualunque banca internazionale.<br />
<div class="teads-inread teads-display-format sm-screen" style="height: 351px; margin: 0px 0px 20px; max-width: 585px; transition-duration: 0s;">
<div style="margin-left: 0px; margin-right: 0px; position: relative;">
<div class="teads-ui-components-label">
PUBBLICITÀ<b>Non sapevano più fare il mestiere di prima</b>, le
banche, ma nemmeno sapevano fare il mestiere di grandi imprenditori, di
cui erano divenute consocie. “Onnipresenti in ogni azienda, a ogni
impresa, ad ogni speculazione – i depositanti, i clienti delle quattro
banche [Banca Commerciale, Credito Italiano, Banco di Roma, Banca
Italiana di Sconto] sono i<u>nconsciamente</u> soci di una serie
svariatissima di aziende” (Riccardo Bachi, economista). Per contro, nel
1919, i fratelli Perrone (Ansaldo) rastrellarono azioni della
Commerciale nel 1920 gli Agnelli fecero lo stesso col Credit: onde
acquisire il controllo delle banche di cui erano debitori fino al
collo, e assicurarsene i finanziamenti . Le banche si difesero: “gruppi
amici” acquistarono i pacchetti – con soldi prestati delle banche
stesse. Le famose partecipazioni incrociate incestuose.Uno degli effetti fu nel 1921 la bancarotta scandalosa della Banca
Italiana di Sconto, per la quale il Senato costituì una speciale
commissione, con prerogative di alto tribunale: tutti assolti nel
1926. E non c’erano ancora Matteo Renzi, Elena Boschi e il PD
liberista. I governi liberisti allora, almeno non facevano finta di
essere “di sinistra”.I governi liberisti – Bonomi e Facta (l’ultimo) – non spesero
denaro pubblico per “salvare” la banca, il che significa: lasciarono che
fossero svendute le partecipazioni industriali dell’istituto fallito,
come oggi i “liberisti” impongono di svendere i crediti dubbi, ossia a
10 ciò di cui è recuperabile il 20%.</div>
</div>
</div>
<h3 class="font-headlines">
<b>Contro la svendita dei crediti dubbi</b></h3>
Una soluzione poteva essere di costituire un ente <u>pubblico </u>che
si assumesse la smobilizzazione della attività principali della
banca”; invece di abbandonarle ai predatori dei “mercati”, tipo gli
odierni fondi avvoltoio.<br />
<br />
<figure class="wp-caption aligncenter" id="attachment_17715"><a class="img-hyperlink" data-rel="lightbox-image-0" data-rl_caption="" data-rl_title="" href="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/04/alberto-beneduce.jpg?ssl=1" title=""><img alt="" class="wp-image-17715 size-full lazyloaded" data-sizes="(max-width: 660px) 100vw, 660px" data-src="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/04/alberto-beneduce.jpg?resize=660%2C227&ssl=1" data-srcset="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/04/alberto-beneduce.jpg?w=660&ssl=1 660w, https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/04/alberto-beneduce.jpg?resize=300%2C103&ssl=1 300w, https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/04/alberto-beneduce.jpg?resize=600%2C206&ssl=1 600w" height="400" src="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/04/alberto-beneduce.jpg?resize=660%2C227&ssl=1" width="400" /></a><figcaption class="wp-caption-text font-secondary">Alberto Beneduce</figcaption></figure>
Nel 1922, pochi mesi dopo la presa di potere fascista, crolla il
Banco di Roma, dell’aristocrazia nera. Mussolini lo fa salvare dal
Tesoro, “<b>cambiando le persone</b>”: già. I banchieri,
divenuti d’affari, prestavano alle imprese privilegiate con cui avevano
partecipazioni incrociate (solo un centinaio , secondo Raffaele
Mattioli) ma senza penetrare nei loro problemi tecnici – <u>non sanno farlo</u> – e i capitalisti imprenditori puntavano alla loro espansione aumentando i propri debiti.<br />
Per di più, vollero speculare <i>da finanzieri</i>, scommettendo
sulla svalutazione della lira, secondo loro resa inevitabile dalla crisi
economica. Come disse il “polacco” Giuseppe Toeplitz al consiglio
d’amministrazione della Comit nell’ottobre ’24, il momento è propizio
per “tenere valori effettivi invece di crediti in lire”, ossia titoli e
partecipazioni invece di liquidità: con la svalutazione, i titoli e
le azioni si sarebbero rivalutate.<br />
<b>Invece Mussolini decise di difendere la lira</b>: “quota
90” (90 lire per 1 sterlina, contro le 153), operazione criticata con
più di una ragione – furono ridotti i salari – ma accompagnata da misure
di riduzione dell’importazioni e di autarchia: fu “lanciata la <a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_del_grano" target="_blank">battaglia del grano</a>; il <a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Pane" target="_blank">pane</a> doveva essere d’un tipo unico, con la <a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Farina" target="_blank">farina</a> abburattata con un tasso dall’80% all’85%; la <a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Benzina" target="_blank">benzina</a> doveva essere miscelata con alcool ricavato con gli scarti della <a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Viticoltura" target="_blank">viticoltura</a>; la <a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Siderurgia" target="_blank">siderurgia</a> doveva impiegare, di preferenza, minerali italiani; i giornali, per risparmiare <a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cellulosa" target="_blank">cellulosa</a>, dovevano diminuire a sei le loro pagine. Assieme alle molte misure economiche vi fu il <i><a class="external external_icon" href="https://it.wikipedia.org/wiki/Prestito_del_Littorio" target="_blank">prestito del Littorio</a></i>,
propagandato con tutti i mezzi. Il risultato fu soddisfacente: 3
miliardi e 150 milioni.” (wikipedia). La piccola borghesia vide di
fatto aumentare un poco il suo potere d’acquisto. Gli operai, no.<br />
Ma alla luce della speculazione dei banchieri privati contro la
lira, ossia la moneta nazionale, lo sforzo della rivalutazione
acquista un senso. La recessione del 1929 ebbe un aggravamento nel
’31; una ondata di fallimenti cominciata con il C<i>reditanstalt</i>
(Vienna, dei Rotschild) travolse a cascata una serie di banche europee
ed americane, provocò l’uscita della sterlina dal tallone aureo, e mise
alle corde anche la Banca Commerciale. Toeplitz si presentò al
governo con un piano di salvataggio, il solito (pensate al “salvataggio
della Grecia”, in realtà di Deutsche Bank e Paribas ): far pagare allo
Stato le speculazioni sbagliate della banca privata.<br />
La risposta che ottenne l’ha raccontata lo stesso Toeplitz: “<b>Le urla incomposte di Beneduce mi hanno portato alla realtà</b> ….Già prima della riunione tutto era stato preordinato e deciso, dietro le mie spalle, con la solita disciplina fascista”.<br />
Dare del fascista ad Alberto Beneduce – il <i>deus ex machina</i>
della strategia mussoliniana – suona oggi imperdonabile: il suocero di
Enrico Cuccia, che aveva chiamato le tre figlie rispettivamente Idea,
Libera e Socialista, era sicuramente un massone, ma patriota. In qualche
modo possiamo paragonarlo all’ariano d’onore Hjalmar Schacht, il
nazionalista tedesco che Hitler pose a capo della sua banca centrale.<br />
Ma cosa avevano deciso Beneduce, il duce, il ministro Alberto De
Stefani “dietro le spalle” di Toeplitz? Semplicemente questo: tutte le
partecipazioni in imprese industriali vennero sottratte al controllo
della Comit (e delle altre grandi banche) e trasferite all<b>’Istituto di Liquidazione</b>,
un ente di diritto pubblico, ma autonomo, fondato nel 1926: questi
attivi furono così temporaneamente salvati dalla svendita (la stessa
che la finanza internazionale esige oggi per i “crediti inesigibili”; <i>non performing loans</i>), e le competenze del personale delle aziende, salvaguardato.<br />
<h2 class="font-headlines">
<b>I nostri Effetti MeFo</b></h2>
Ma per finanziare le imprese, stante la scarsità di capitali privati
nazionali (dei capitalisti senza capitale), occorrevano grandi
capitali. Da investire (e quindi immobilizzare) a medio-lungo termine.
Dove trovarli? L’idea fu di mobilitare il risparmio. Già nel 1924 era
stato creato <b>l’ICIPU (istituto di Credito per le imprese di pubblica utilità</b>)
al precipuo scopo di aumentare gli investimenti per la produzione di
energia elettrica dalle cadute d’acqua (il “carbone bianco”); Beneduce
e Bonaldo Stringher, direttore della Banca d’Italia, avevano fatto
nascere l’INA, Istituto Nazionale Assicurazioni, allo stesso fine,
raccolta del risparmio vincolato.<br />
<br />
<figure class="wp-caption alignleft" id="attachment_17716"><a class="img-hyperlink" data-rel="lightbox-image-1" data-rl_caption="" data-rl_title="" href="https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?ssl=1" title=""><img alt="" class="wp-image-17716 size-medium lazyloaded" data-sizes="(max-width: 300px) 100vw, 300px" data-src="https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?resize=300%2C239&ssl=1" data-srcset="https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?resize=300%2C239&ssl=1 300w, https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?resize=768%2C611&ssl=1 768w, https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?w=1024&ssl=1 1024w, https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?resize=600%2C478&ssl=1 600w, https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?resize=628%2C500&ssl=1 628w" height="300" src="https://i1.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/1937-istituto-ricostruzione-industriale-1-obbligazione_mini.jpg?resize=300%2C239&ssl=1" width="300" /></a><figcaption class="wp-caption-text font-secondary">Obbligazione IRI 1937</figcaption></figure>
Il 9 gennaio 1933 (la Borsa aveva subito un collasso pochi mesi
prima, come in tutto l’Occidente), Mussolini istruì per iscritto il
ministro delle Finanze Guido Jung: l’Istituto di Liquidazione avrebbe
dovuto essere assorbito da un nuovo ente di diritto pubblico. Quello che
nacque (nello stesso mese, il 23 gennaio ’33) fu <b>l’Istituto per la Ricostruzione Industriale</b>,
IRI, di cui mise a capo Beneduce (del resto l’idea era sua). Il
direttore esecutivo fu Donato Menichella, un alto funzionario della
Banca d’Italia. Ancora pochi mesi, e le tre grandi banche vennero
nazionalizzate, e conferite all’IRI: ad essere salvata fu la Banca
d’Italia, che aveva aperto alle tre banche private crediti 8 miliardi
di lire, quando l’intera circolazione monetaria nel valeva 13. Questo
immane credito inesigibile era poi stato trasferito all’Istituto
Liquidazioni, praticamente quella che oggi chiamiamo “bad bank”. I
banchieri privati superstiti dovettero giurare di limitarsi a
“investimenti di pronta liquidità, <b>escluso ogni immobilizzo industriale</b> anche sotto forma di partecipazioni azionarie”. La nostra <i>Glass- Steagall Act. </i><br />
Al finanziamento industriale, telefoni, elettricità, cantieri navali,
siderurgia, provvidero appunto gli enti pubblici di medio credito
appositamente creati. Beneduce risolse la perenne scarsità dei capitali
di rischio privati, facendo emettere obbligazioni industriali garantite
dallo Stato: i risparmiatori potevano partecipare a finanziare le
industrie nazionali, con la tranquillità che il rischio era coperto
dallo Stato.<br />
Queste obbligazioni garantite “<b><u>erano allora un’assoluta novità”,</u></b>
scrive Massimo Pini (1). Infatti erano l’analogo – e sicuramente il
precursore – dei celebri “Effetti MEFO” che la banca centrale del
Terzo Reich introdusse di lì poco, nel 1934. Erano questi delle
cambiali tratte da una ditta fittizia, la <b>Metallurgische Forschungsgesellschaft m.b.H</b>
(“Società per la ricerca in campo metallurgico”), anch’esse garantite
dallo Stato; di fatto con esse gli industriali si pagavano tra loro e
pagavano i fornitori. Era inteso che se gli effetti MeFo fossero stati
portati all’incasso, lo Stato li avrebbe liquidati, stampando moneta dal
nulla (e provocando inflazione): ma essi erano fruttiferi (davano un
interesse del 4%) e l’incasso avrebbe fatto perdere lo sconto che la
Reichsbank avrebbe imposto – come per ogni cambiale. Per cui conveniva
tenere e usarle come moneta – moneta fra industriali. Così fu finanziato
il Miracolo Economico di Hitler – il solo vero miracolo economico del
decennio della Grande Depressione, 1929-39 – con la messa al lavoro
dell’enorme disoccupazione. Quando il Fuehrer prese il potere, i
disoccupati erano il 25% della popolazione attiva, e il 44% dei giovani:
quasi 7 milioni. “A gennaio ’34, sono calati a 3,7 milioni. A giugno,
sono ormai 2,5 milioni. Nel 1936 calano ancora, a 1,6 milioni. Nel
1938 non sono più di 400 mila” (Maurizio Blondet, S<i>chiavi delle Banche, </i>Effedieffe).<br />
<h2 class="font-headlines">
<b>A chi fa danni la sovranità</b></h2>
Pieno impiego. E non che la manodopera fosse assorbita dal riarmo: “è
l’edilizia ad assorbire più disoccupati (+209%) seguita dall’automobile
(+117%), la metallurgia solo al terzo posto (+83%).<br />
<b>Ecco cosa si può fare quando uno Stato ha la sovranità monetaria.</b>
Come riconosce un nemico del Terzo Reich, il generale britannico J.F.C.
Fuller, “La prosperità della finanza internazionale dipende
dall’emissione d prestiti ad interesse a nazioni in difficoltà
economica; l’economia di Hitler significava la sua rovina. Se gli fosse
stato permesso di completarla col successo, altre nazioni avrebbero
certo seguito il suo esempio […] i prestatori finanziari avrebbero
dovuto chiudere bottega”.<br />
Ma torniamo alla nostra Italia e IRI. Il miracolo economico fu meno
pronunciato: il paese essendo più arretrato come industrie e meno
istruito, ed essendo di altra natura i capitalisti privati, rispetto a
quelli germanici: privi di capitale, ma anche di patriottismo, di
inventiva, di larghezza di vedute e genialità previsionale. In un
documento del 1937 (5 maggio), la direzione dell’IRI scrive: che nel
nostro paese <i>“ la maggior parte degli esponenti delle classi
plutocratiche e capitalistiche ha concepito sempre la funzione dei
rapporti con lo Stato come un continuo tentativo di depredazione dello
Stato</i>”, l’IRI doveva lottare non solo per industrializzare il
paese coi poteri forti internazionali (le sanzioni sono del ’37), ma
anche con la piccineria dei privati. Ai quali le aziende “pubbliche”
sotto l’IRI, risanate e profittevoli, tornarono a far gola. E
cominciarono le invocazioni della loro libera stampa alla
“privatizzazione”, al “libero mercato”. Nel ’34 Mussolini
ordinava:”Nessuna vendita agli Agnelli da parte dell’IRI di azioni
Edison o ILVA”. Nel 1937 l’IRI, concepito come una escogitazione in
qualche modo temporanea, fu per legge dichiarato ente “permanente”.<br />
Caduto il regime, nel 1944 Donato Menichella dovette giustificare,
davanti ai vincitori statunitensi, come mai in Italia fosse cos poco
sviluppato il “mercato libero” e poco applicata la “efficienza del
capitale privato”, e come mai aveva permesso che il regime fosse
anti-liberista. Menichella spiegò che da noi non sono mai esistiti
finanzieri puri, desiderosi di rischiare il capitale che solo gli
industriali avevano interesse a diventare azionisti delle grandi banche,
ma perché “miravano a trovare nelle banche il denaro versato dai
depositanti e correntisti … per coprire gli esborsi (che in tal modo
diventavano fittizi) per le loro sottoscrizioni delle azioni
bancarie”. Insomma spiegò che gli industriali si prendevano le banche
con i soldi che trovavano, e saccheggiavano, nelle banche stesse. Non
so se questo vi ricorda qualcosa. Non restava che “tirare le
conseguenze”, disse Menichella, “e riconoscere che lo Stato era,
puramente e semplicemente, il padrone delle banche e il vero padrone
delle industrie possedute dalle banche stesse”.<br />
<br />
<a class="img-hyperlink" data-rel="lightbox-image-2" data-rl_caption="" data-rl_title="" href="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/Istituto-per-la-Ricostruzione-Industriale-IRI-in-1987-The-IRI-a-state-controlled.png?ssl=1" title=""><img alt="" class="alignright wp-image-17717 size-full lazyloaded" data-sizes="(max-width: 850px) 100vw, 850px" data-src="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/Istituto-per-la-Ricostruzione-Industriale-IRI-in-1987-The-IRI-a-state-controlled.png?resize=850%2C494&ssl=1" data-srcset="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/Istituto-per-la-Ricostruzione-Industriale-IRI-in-1987-The-IRI-a-state-controlled.png?w=850&ssl=1 850w, https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/Istituto-per-la-Ricostruzione-Industriale-IRI-in-1987-The-IRI-a-state-controlled.png?resize=300%2C174&ssl=1 300w, https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/Istituto-per-la-Ricostruzione-Industriale-IRI-in-1987-The-IRI-a-state-controlled.png?resize=768%2C446&ssl=1 768w, https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/Istituto-per-la-Ricostruzione-Industriale-IRI-in-1987-The-IRI-a-state-controlled.png?resize=600%2C349&ssl=1 600w" height="400" src="https://i2.wp.com/www.maurizioblondet.it/wp-content/uploads/2018/05/Istituto-per-la-Ricostruzione-Industriale-IRI-in-1987-The-IRI-a-state-controlled.png?resize=850%2C494&ssl=1" width="400" /></a><br />
<h2 class="font-headlines">
<b>L’esempio di Italo</b></h2>
Ecco perché ci volle l’IRI. Il liberismo e il “mercato” in Italia
sono limitati dalla tirchieria e piccineria dei “capitalisti”, che non
vogliono rischiare mai niente; che vediamo anche adesso, appena
possono, liberarsi delle loro imprese di famiglia vendendole appena
diminuiscono i profitti a capitali stranieri Penultimo caso
esemplare: Italo, impresa neonata venduta al gruppo americano <b>Global Infrastructure Partners (Gip): </b>il
quale s’è accollato il mezzo miliardo di debiti bancari che i
“capitani coraggiosi” Montezemolo e Della Valle e amici erano riusciti a
contrarre con le banche in pochissimi anni di vita dell’impresa di
treni veloci privata. L’hanno gestita dunque maluccio, a credito; per
poi incassare 2,7 miliardi dalla vendita, e pure distribuire ai soci
dividendi per 30 milioni.<br />
Insomma gli imprenditori italiani non aspirano a imprendere.
Aspirano a vivere di rendita consumando i corrispettivi delle loro
vendite, di aziende fatta vivere con i crediti bancari non restituiti
(come ci insegna Montepaschi). Solo uno Stato può avere la visione per
realizzare strategie di lunga durata a favore della Nazione, intesa
come comunità che vuole lasciare a figli, nipoti e bisnipoti futuri un
destino all’altezza dei tempi -ossia non di pizzaroli, mandolinari e
consegnatori di pizze a domicilio; o zappator<b>i. </b>Oggi l’abbandono del paese alla dogmatica del “mercato” ci ha portato nello stato di “semicolonia in declino irreversibile”.<br />
Spero di aver spiegato perché “ci vuole l’IRI”. Anche se ha cessato
di funzionare egregiamente nel pluripartitismo, in quanto doveva non
tanto pagare tangenti a troppi partiti, ma dare posti di lavoro
clientelari che ne appesantirono la gestione (rigorosamente privatista
durante il fascismo) con quelli che nella neolingua
democratico-sindacale si chiamano “oneri impropri”, stipendi superflui.<br />
Proprio perché la popolazione italiana ha debole o inesistente il
senso della responsabilità nazionale, e forte l’egoismo piccino, le
occorre un governo “autoritario” nazionale e sovrano per correggere la
sua assenza di amor di patria. Naturalmente non aggiungo a “perché ci
vuole l’IRI” il “perché ci vuole un duce”. E’ una orma di governo che
abbiamo giustamente aborrito e rigettato. Ora che ci lasciamo
governare dalle oligarchie transnazionali, converrà segnalare che
l’aborrito sistema di governo “autoritario” è quello che in Ungheria e
Polonia resiste ai diktat dell’eurocrazia, e in Russia e Cina prova a
creare un sistema di dirigismo svincolato dal capitalismo terminale
globale e adatto ai tempi.<br />
———<br />
1 – Tutto questo articolo è ispirato dal saggio di Massimo Pini: “I<i> giorni dell’IRI – Storie e misfatti da Beneduce a Prodi”,</i>
Mondadori , 2000. Massimo Pini (1937-2012) che ho avuto l’onore di
conoscere personalmente, da editore che era (fondatore della SugarCo)
fu piazzato da Bettino Craxi nel consiglio d’amministrazione dell’IRI
dal 1986 al 1992, a sorvegliare ed impedire le svendite dette
privatizzazioni delle industrie a partecipazione statale, in una visione
di interesse nazionale. Nel 1992, l’attacco sincronizzato di Mani
Pulite e dell’ideologia della “efficienza del mercato” come più morale
del corrotto potere socialista, spazzò via il gruppo patriottico. La
presidenza del consiglio fu data a n altro tipo di socialista, Giuliano
Amato, che operò immediatamente le privatizzazioni, lo smantellamento
delle industrie IRI. Benchè formalmente “consigliere alle
privatizzazioni” per Giuliano Amato, Massimo Pini non aveva più la
forza, né la copertura politica, per esercitare la resistenza e il
freno che aveva esercitato negli anni precedenti.<br />
<br />
TRATTO DA:<br />
<a href="https://www.maurizioblondet.it/perche-da-noi-ci-volle-liri/?fbclid=IwAR0rg8oVOgjJPm-Z4Z2MHcjSDl1ZZshLlfF0JyejMeK5lEJzFG-Z-pXpWQU" target="_blank">https://www.maurizioblondet.it/perche-da-noi-ci-volle-liri/?fbclid=IwAR0rg8oVOgjJPm-Z4Z2MHcjSDl1ZZshLlfF0JyejMeK5lEJzFG-Z-pXpWQU</a>Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-73579735630830216092019-11-15T12:48:00.001+01:002019-11-15T12:48:21.412+01:00La democrazia limitata dell’Italia nel dopoguerra stabilita a Yalta.<span style="font-size: small;"><b>Giovanni Fasanella </b></span><br />
<h2>
<span style="font-size: small;">racconta il fallito attentato a Berlinguer e i retroscena della Storia </span></h2>
<a href="http://www.bellunopress.it/wp-content/uploads/2014/09/trabucco-fasanella-dinc%C3%A0-rossato.jpg"><img alt="trabucco fasanella d'incà rossato" class="alignleft size-full wp-image-62286" height="170" src="http://www.bellunopress.it/wp-content/uploads/2014/09/trabucco-fasanella-dincà-rossato.jpg" width="350" /></a><br />
<br />
«Quanti
di voi sono a conoscenza che nell’ottobre del 1973 a Sofia i servizi
segreti bulgari tentarono di assassinare Enrico Berlinguer
(Sassari, 25.05.1922 – Padova, 11.06.1984, segretario
generale del Partito Comunista Italiano dal 1972 ndr)»?<br /><br />
Lo ha detto ieri sera in Sala Bianchi, <a class="st_tag internal_tag" href="http://www.bellunopress.it/belluno%20press%20bellunopress/giovanni-fasanella/" rel="tag" title="Posts tagged with Giovanni Fasanella">Giovanni Fasanella</a>, giornalista investigativo, scrittore, ha lavorato all’Unità e a Panorama, ospite dell’appuntamento letterario del ciclo “<a class="st_tag internal_tag" href="http://www.bellunopress.it/belluno%20press%20bellunopress/gabelli/" rel="tag" title="Posts tagged with Gabelli">Gabelli</a> estate” organizzato dall’Associazione Cittadini per il recupero della <a class="st_tag internal_tag" href="http://www.bellunopress.it/belluno%20press%20bellunopress/gabelli/" rel="tag" title="Posts tagged with Gabelli">Gabelli</a> presieduta dall’ingegner <a class="st_tag internal_tag" href="http://www.bellunopress.it/belluno%20press%20bellunopress/marco-rossato/" rel="tag" title="Posts tagged with Marco Rossato">Marco Rossato</a>.<br />
Che ha moderato l’incontro dal titolo “Moro, Berlinguer: la rivoluzione
mancata“, con il contributo del costituzionalista dell’Università di
Padova <a class="st_tag internal_tag" href="http://www.bellunopress.it/belluno%20press%20bellunopress/daniele-trabucco/" rel="tag" title="Posts tagged with Daniele Trabucco">Daniele Trabucco</a> e dell’onorevole Federico D’Incà, deputato del Movimento 5 Stelle.<br />
<br />
<a href="http://www.bellunopress.it/wp-content/uploads/2014/09/giovanni-fasanella.jpg"><img alt="giovanni fasanella" class="alignleft size-full wp-image-62285" height="400" src="http://www.bellunopress.it/wp-content/uploads/2014/09/giovanni-fasanella.jpg" width="345" /></a><br />
<br />
Fasanella ha raccontato i dettagli contenuti nel suo ultimo libro “<a class="st_tag internal_tag" href="http://www.bellunopress.it/belluno%20press%20bellunopress/berlinguer-deve-morire/" rel="tag" title="Posts tagged with Berlinguer deve morire">Berlinguer deve morire</a>”
ricavati dall’esame degli atti d’archivio desecretati, contenuti al
National Archives di Kew Gardens di Londra tra i 30 milioni di
documenti, dall’anno Mille in poi, (<a href="http://www.nationalarchives.gov.uk/">www.nationalarchives.gov.uk</a>).<br /><br />
A rivelare per primo la notizia del fallito attentato a Berlinguer nella
capitale bulgara fu Emanuele Macaluso, all’epoca numero due del Pci,
circostanza inizialmente smentita da tutti, ma confermata dalla moglie
di Berlinguer Letizia Laurenti la quale disse che suo marito era certo
che si fosse trattato di un attentato progettato dai servizi segreti
russi del Kgb.<br />
<br />
Anche la dinamica dei fatti, del resto, avvalora questa
tesi. «La Chaika blindata di rappresentanza nella quale viaggiava
Berlinguer da Sofia verso l’aeroporto insieme all’interprete e due
dirigenti comunisti bulgari venne centrata da un camion militare carico
di pietre – racconta Fasanella – e solo per caso non volò dal cavalcavia
perché si fermò su un pilastro d’acciaio.<br />
<br />
L’interprete morì
nell’impatto e i due dirigenti rimasero feriti gravemente e anche
Berlinguer riportò delle ferite. I servizi segreti bulgari misero a
disposizione un aereo a Berlinguer per rientrare in Italia, ma dopo
quello che era accaduto egli rifiutò e ritornò con un jet italiano dei
nostri servizi segreti. Dall’ospedale militare a Sofia dov’era
ricoverato, in relazione ai fatti accaduti, annoterà “Ecco perché è
necessario un compromesso storico tra le forze di area comunista,
socialista e cattolica”».<br />
Ma perché i servizi russi volevano eliminare Berlinguer?<br /><br />
«Berlinguer – spiega Fasanella – sosteneva una indipendenza del Pci,
secondo un modello che era inconcepibile per il blocco sovietico.<br />
<br />
Tant’è
che al 12mo congresso del Pci del 1969 sosterrà tutte le sue posizioni
eretiche, con la condanna dell’invasione sovietica in Cecoslovacchia
dell’agosto ’68.<br />
<br />
Oltre a destituire Cossutta che avrebbe dovuto prendere
il suo posto e quindi rafforzare il legame con Mosca se l’attentato
fosse riuscito. Insomma, il socialismo dal volto umano di Berlinguer era
devastante per l’Urss per un possibile effetto domino sui paesi
satelliti.<br />
<br />
Berlinguer voleva staccarsi progressivamente dall’influenza
sovietica, in cambio la Dc con Aldo Moro, avrebbe rinunciato al
cosiddetto fattore K ossia all’esclusione del Pci dal governo.<br />
<br />
Un
progetto che non poteva essere accettato né dai russi né dagli inglesi,
che con un’Italia indipendente vedevano minacciata la loro sovranità nel
Mediterraneo».<br />
<br />
L’Italia dunque, doveva rimanere uno stato a sovranità
limitata così come era stato stabilito alla conferenza di Yalta fra il 4
e l’11 febbraio del 1945 dai vincitori della II^ Guerra mondiale
Franklin Delano Roosevelt , Winston Churchill e Iosif Stalin. Ma c’è di
più. Dai documenti desecretati dell’archivio Kew Gardens di Londra
consultati da Fasanella, c’è il resoconto del dialogo tra Winston
Churchill e monsignor William Godfrey, delegato apostolico a Londra,
datato 7 novembre 1945, nel quale il premier inglese dice che l’Italia
nel dopoguerra potrà godere di eccellenti condizioni di pace e sarà
sostenuta da una concreta assistenza per la ricostruzione e un periodo
di benessere.<br />
<br />
Ma le saranno impedite tre cose:<br />
1) Avere un regime politico pienamente democratico (il Pci non poteva governare);<br />
2) Non potrà avere una propria politica estera e una politica energetica autonoma.<br />
3) Non potrà avere una politica propria della sicurezza. I vertici
delle Forze armare risponderanno alla Gran Bretagna e alla catena di
comando del Patto Atlantico. Quelle clausole segrete, insomma, già
pattuite alla Conferenza di Yalta.<br />
<br />
Ebbene, l’Italia negli anni ’70 è la quinta potenza economica, e
all’orizzonte si profila un’apertura al Pci di Berlinguer verso la Dc di
Moro in aperta violazione ai patti di Yalta riferiti da Churchill al
nunzio apostolico che riferì alla Santa sede.<br />
<br />
Ecco allora che scatta il
piano per mantenere saldi gli equilibri di Yalta. Alle elezioni del
20-21 giugno 1976 il Pci punta al sorpasso della Dc, che però non gli
riesce. Ma raggiunge il 34,4% mentre la Dc ottiene il 38,7%. I servizi
segreti britannici progettano un colpo di stato militare per impedire
che Berlinguer attui il compromesso storico con Moro.<br />
<br />
L’idea viene però
abbandonata perché considerata rischiosa. E, in accordo con gli altri
paesi della Nato, si passa alla seconda opzione che un memorandum
segreto del Foreign Office datato 6 maggio 1976 definisce “sostegno a
una diversa azione sovversiva”.<br />
<br />
«L’assassinio di Moro – afferma Fasanella – avrà per l’Italia lo
stesso effetto di un colpo di stato. Da paese egemone, quinta potenza
economica che eravamo, diventiamo via via quello che siamo oggi, un
paese a pezzi, senza classe dirigente e senza credibilità.»<br />
<br />
E’ una storia vista attraverso i documenti segreti d’archivio, quella
raccontata da Fasanella, giornalista investigativo. Dove Berlinguer e
Moro rappresentano dei politici di razza che lavorano per restituire la
sovranità al loro Paese. Così come quei coraggiosi manager
dell’industria, come Enrico Mattei, che muore guarda caso quando va
nell’area del Mediterraneo a scalfire gli interessi anglo-americani del
petrolio.<br /><br />
Sollecitato da una richiesta del pubblico, Fasanella risponde anche
sulla questione Ucraina. Sono ancora validi oggi gli accordi di Yalta?
L’Ucraina deve ritenersi sempre un territorio della sfera d’influenza
dell’ex Unione Sovietica e dunque è un affare di Putin dove l’Occidente
non può avanzare pretese?<br /><br />
«L’Urss non c’è più – ha detto Fasanella precisando che questa, a
differenza della ricostruzione del libro fondata su documenti
d’archivio, è la sua personale opinione – e dunque non so se la Russia
di Putin può rivendicare a pieno titolo quei diritti nei confronti
dell’Occidente e quindi dell’Ucraina».<br />
Sul piano squisitamente giuridico della questione interviene il
costituzionalista Daniele Trabucco.<br />
<br />
«Gli accordi di Yalta, come il
Trattato di Osimo del 1975 – ha detto – hanno ancora piena validità. La
questione giuridica è stata affrontata di recente in relazione al
referendum del Veneto per l’indipendenza. Per effetto di tali trattati,
infatti, l’Italia non avrebbe alcun titolo nel mettere in discussione i
confini con l’ex Jugoslavia».<br /><br />
Trabucco completa il ragionamento di Fasanella esaminando l’Italia del
dopoguerra sotto il profilo politico-giuridico.<br />
<br />
«Negli anni ’70 c’era
l’esigenza che la democrazia italiana diventasse veramente pluralista,
che acquisisse una maturità che ancora non aveva.<br />
<br />
Dalla democrazia
maggioritaria Dc-Pci siamo passati al sistema bipolare che però ha
portato una ulteriore frammentazione, la crisi dei partiti e la
personalizzazione della politica. La sfida del compromesso storico era
quella di allargare la rappresentanza.<br />
<br />
Oggi ho l’impressione che si stia
ritornando a quella democrazia maggioritaria del primo dopoguerra». Il
riferimento di Trabucco è anche all’Europa dell’euro, dove il Parlamento
italiano ha solo il compito di ratificare i parametri imposti
dall’economia globale.<br />
<br />
L’onorevole D’Incà, deputato del Movimento 5 Stelle mette sul tavolo la questione morale e cita Eugenio Scalfari nell’<a href="http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=EnriBerlinguer">intervista a Berlinguer su Repubblica del 28.07.1981 </a><br /><br />
D’Incà prosegue idealmente quell’intervista per chiedere a Berlinguer
come giudichi la comunicazione di oggi.<br />
Quanto essa sia importante nella
politica.<br />
<br />
Per arrivare a chiedere «Siamo pronti ad una democrazia
diretta e con quali mezzi possiamo ottenere la partecipazione dei
cittadini alla vita politica».<br />
<br />
E qui, posto che l’interrogativo proviene
da un politico del Movimento di Beppe Grillo, entriamo pure noi nella
finzione per far rispondere a Berlinguer: “E’ sicuro, caro collega, che
la rete sia davvero il metodo più rappresentativo per la partecipazione e
la selezione dei cittadini alla politica?”<br /><br />
Roberto De Nar<br />
<br />
<br />
TRATTO DA:<br /><a href="http://www.bellunopress.it/2014/09/06/la-democrazia-limitata-dellitalia-nel-dopoguerra-stabilita-a-yalta-giovanni-fasanella-racconta-il-fallito-attentato-a-berlinguer-e-i-retroscena-della-storia/?fbclid=IwAR0AxgcbM74BPJSeSvZHH3WoadG_bhf3DI7W5tIct0uvd6SQ-MPTp0iDWps" target="_blank">http://www.bellunopress.it/2014/09/06/la-democrazia-limitata-dellitalia-nel-dopoguerra-stabilita-a-yalta-giovanni-fasanella-racconta-il-fallito-attentato-a-berlinguer-e-i-retroscena-della-storia/?fbclid=IwAR0AxgcbM74BPJSeSvZHH3WoadG_bhf3DI7W5tIct0uvd6SQ-MPTp0iDWps</a> Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2530413556136240366.post-2108394175646320392019-11-13T13:04:00.003+01:002019-11-13T13:04:53.933+01:00Mazzucco: lo Stato si riprenda acciaio, energia e medicina<div style="text-align: center;">
<img alt="Mazzucco" height="324" src="https://www.libreidee.org/prova/wp-content/uploads/2019/11/Mazzucco.png" title="Mazzucco" width="400" /> </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
La drammatica vicenda dell’Ilva dimostra come non sia possibile,
semplicemente, lasciare nelle mani dei privati le risorse strategiche di
un paese: non perché l’operatore privato sia da demonizzare, ma perché è
ovvio (nonché legittimo) che l’azienda intenda ricavarne un vantaggio
economico per sé, anche a scapito del servizio destinato ai cittadini.
Questo vale per una “materia prima semilavorata” come l’acciaio, che
supporta l’intero <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/sistema/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con sistema">sistema</a>
industriale nazionale, e vale a maggior ragione per il settore
dell’energia. Lo afferma Massimo Mazzucco, esaminando mestamente il caso
di Taranto, classico esempio di coperta troppo corta: o tuteli
l’ambiente della città e la salute dei lavoratori, oppure – se invece
pensi al profitto, cioè alla tua sopravvivenza come impresa – finisci
per trascurare sia la sicurezza degli operai che quella degli sfortunati
abitanti dei quartieri che sorgono a ridosso dello stabilimento
inquinante. Discorso che Mazzucco estende all’immenso settore della
sanità e della farmaceutica: come sperare che non si esca dalla logica
del business, a scapito della salute, se l’intero, smisurato comparto
medico-farmaceutico è completamente nelle mani delle multinazionali?<span id="more-66087"></span><br />
In modo decisamente inconsueto, tra i servizi “di costume” che
corredano i telegiornali a margine delle news principali, persino il Tg1
si è appena occupato dell’emblematica situazione di isolamento dei
tanti villaggi disseminati sull’Appennino. Spopolamento
vertiginoso, bambini costretti a percorrere decine di chilometri per
raggiungere la scuola, intere borgate completamente isolate anche
telefonicamente (circostanza per nulla rassicurante sul piano della
sicurezza, nel caso di emergenze sanitarie o di calamità naturali). Un
sindaco del Piacentino indica un palo telefonico divelto, in mezzo al
bosco: questo stato di degrado, accusa, è letteralmente esploso da
quando le compagnie telefoniche sono state privatizzate, cessando di
garantire il servizio a tutti e penalizzando le aree dove vivono pochi
utenti, cittadini trasformati in semplici clienti (assisterli, a quel
punto, è diventato poco conveniente). C’è una sorta di deriva, di cui
non si vede la fine: è caduta nel vuoto, in Parlamento, la mozione
presentata dall’ex grillina Sara Cunial per chiedere una moratoria
sull’installazione della rete wireless 5G. La richiesta: sospendere le
operazioni per tre anni, periodo indicato da scienziati e sanitari per
consentire di valutare le analisi in corso, circa l’impatto del 5G sul
corpo umano. Tutto inutile: a nulla serve invocare il sacrosanto
“prinicipio di precauzione”.<br />
Era stato lo stesso Mazzucco, mesi fa, a “scoprire” che aveva
dimensione nazionale lo strano fenomeno dell’abbattimento dei grandi
alberi nei centri abitati. Operazione condotta in modo quasi
clandestino, spesso senza spiegazioni o con vaghi pretesti. «Succede
anche nella vostra città?». All’appello di Mazzucco, via web, hanno
risposto decine di persone, fornendo immagini e video: una vera e
propria “strage” silenziosa, condotta all’insaputa degli italiani. Dai
grandi <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/media/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con media">media</a>, silenzio di tomba – così come dalla <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/politica/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con politica">politica</a>. E’ stato Mazzucco, ancora lui, a scovare un inidizio: documenti governativi della <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/gran-bretagna/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con Gran Bretagna">Gran Bretagna</a>
raccomandano l’abbattimento degli alberi frondosi, nei centri abitati,
perché la loro chioma ostacola la propagazione del segnale wireless di
quinta generazione. Il mutismo della <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/politica/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con politica">politica</a>
si fa addirittura assordante nel caso dell’obbligo vaccinale, anche se
130.000 bambini italiani (non vaccinati) nel 2019 sono stati esclusi
dall’asilo, per la prima volta nella <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/storia/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con storia">storia</a>.
La Regione Puglia, unico caso italiano, ha monitorato le “reazioni
avverse”: 4 bambini su 10 hanno avuto problemi di salute, anche seri,
dopo la somministrazione delle vaccinazioni polivalenti. Di questo,
naturalmente, non si parla. La <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/politica/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con politica">politica</a> – tutta – recita il suo atto di dolore sull’Ilva. Ma il <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/sistema/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con sistema">sistema</a>-Italia è senza governo, a monte del rito sempre più inutile delle <a class="st_tag internal_tag" href="https://www.libreidee.org/tag/elezioni/" rel="tag nofollow" title="Post taggati con elezioni">elezioni</a>. Comanda il “pilota automatico”, a cui nessuno osa opporsi.<br />
<em>(Massimo Mazzucco anima con Giulietto Chiesa ogni sera alle ore 21 le trasmissioni di “<a href="https://contro.tv/" target="_blank" title="Contro Tv">Contro Tv</a>“,
neonata voce indipendente dell’informazione italiana. Il pensiero di
Mazzucco, reporter e documentarista, è rintracciabile sul blog “<a href="https://www.luogocomune.net/" target="_blank" title="Luogo Comune">Luogo Comune</a>“. Ogni sabato, infine, l’autore dà vita con Fabio Frabetti di “Border Nights” alla diretta web-streaming su YouTube “<a href="https://www.youtube.com/playlist?list=PLpsv_zToI0qwcVmp_1nUkyOvqKzoxdYfI" target="_blank" title="Mazzucco Live su YouTube">Mazzucco Live</a>“).</em><br />
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Antonio Pocobellohttp://www.blogger.com/profile/15546540075017442816noreply@blogger.com0